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Autore: 365feelings    17/11/2014    4 recensioni
11. That's the trick (o di come tutto va per meglio)
Quando sente la mano di Will sfiorare la propria, non si sottrae al contatto anzi lo cerca ed è bello sentire le dita dell'altro intrecciarsi alle sue. Pelle contro pelle. C'è un tempo per ogni cosa e quello di fuggire e nascondersi è finito già da un pezzo.
«Che ne dici, li raggiungiamo? Credo che sia arrivata anche tua sorella».
Quello, è il tempo di vivere.

Will/Nico | post-Blood of Olympus | headcanons
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Out of the darkness, brighter than a thousand suns
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: generale, commedia, sentimentale
Avvertimenti: oneshot, headcanons
Note: incredibile ma vero, questa volta non ho molto da dire. Non ho nulla da dire. Se non che ho questo headcanon di Nico terribile nel giardinaggio, che fa morire tutte le piante che tocca (un po come mia nonna).
 
 
 
 
 
He’d always thought of Will as easygoing and laid back. Apparently he could also be stubborn and aggravating.
The Blood of Olympus, Rick Riordan
 
 
 
«Lo sai che tutti credono che stiamo insieme?»
A sentire quella frase, pronunciata con un tono così rilassato e disinvolto, Nico rischia di soffocarsi. Il succo che sta bevendo, infatti, gli va di traverso e quasi gli esce dal naso; passa i successivi cinque minuti a tossire ed asciugarsi, evitando qualsiasi contatto visivo con Will e cercando disperatamente una risposta da dare.
Ma quando il pericolo passa (senza che l'altro abbia fatto alcunché e Nico è grato di questo, non sarebbe riuscito a sopportare il contatto) la risposta ancora non ce l'ha e non ha idea di come uscire da quella situazione imbarazzante.
«Ah sì?» chiede con più noncuranza possibile, fingendo indifferenza. Nonostante siano amici non hanno mai parlato di interessi amorosi e cose del genere. Nico non gli ha detto di Percy e Will non ha mai nominato ragazze (o ragazzi) che possano piacergli. E ora il figlio di Apollo se ne esce con un argomento simile, a colazione per di più, quando tutti possono sentirli.
Will annuisce e lo guarda dritto negli occhi: troppo tardi per scappare o anche solo per distogliere lo sguardo.
La sua salvezza è alta un metro e forse cinquanta, ha i capelli rosa e passa accanto il tavolo di Ade al momento giusto, cercando aiutanti per qualcosa. Nico non si preoccupa nemmeno di ascoltare ciò che la ragazza sta dicendo, si offre volontario immediatamente. Tutto pur di non dover affrontare quella situazione.
 
Quando Lou Ellen gli mette una vanga in mano guarda stranito prima lei e poi l’attrezzo, quindi il campo soleggiato in cui si trova.
«Come ci sei finito in tutto ciò?» gli chiede Cecil. Lui la vanga la tiene sulle spalle e ha un’aria molto rilassata, come se tra qualche minuto non dovesse scavare e sudare.
Nico ha sul volto la sua miglior espressione da me lo chiedo anch’io.
«Ero nei paraggi» risponde evasivo «Tu?»
«Sono un habitué. Aiutare nei campi è il modo migliore per poter ammirare quelle belle pollastrelle delle figlie di Demetra, non so se mi spiego».
 
«Senti per l’incidente…» inizia dopo un po’ che stanno scavando, fermandosi per qualche secondo e appoggiandosi alla vanga – possibile che sia già stanco? E possibile che abbia già le vesciche?
«Mi hai già chiesto scusa» lo interrompe Cecil e gli rivolge uno sguardo rassicurante «E io le ho accettate. Quindi davvero, stai tranquillo. Inoltre durante la degenza ho ricevuto un discreto numero di visite, a quanto pare le donzelle di questo Campo vanno pazze per i figli di Ermes infortunati».
Nico annuisce, un accenno di sorriso ad increspargli le labbra perché Cecil è incorreggibile, e riprende a vangare.
I pensieri tornato a quella mattina e a Will – in quell’ultimo periodo non riesce a toglierselo dalla testa. Will che è sempre così rilassato e sereno da essere irritante, Will testardo che non ha mai smesso di cercare un rimedio all’oscurità che gli si annida nel petto, Will che non si è mai arreso con lui. Conta i mesi che sono passati da quando le loro strade si sono incrociate dietro le linee nemiche, da quando gli ha preso le mani e gli ha chiesto se avesse mai fatto nascere un bambino, perché lui lo aveva fatto e ancora tremava. Senza rendersene conto sorride al ricordo, perché erano in guerra, Gea stava per risorgere e Octavian stava per distruggere il loro Campo, ma Will gli aveva preso le mani. Si chiede se anche il figlio di Apollo avesse sentito la scossa che lo aveva attraversato in quel momento, ma più ancora si chiede cosa ci abbia visto Will (Will che è sempre stato nella luce, che non ha conosciuto altro) in uno come lui.
 
«Non andiamo a pranzo?» chiede guardandosi attorno. Gli altri semidei sono ancora intenti a vangare e togliere erbacce e lo fanno di buona lena, come se quella fosse l’attività più bella del mondo.
«Pranziamo qui» gli spiega Cecil, osservando Miranda dare indicazioni a due figlie di Iris «Fra poco Lacy arriverà con i cestini».
Non lo entusiasma l’idea di fare un pic-nic, ma trova ancora meno all’allettante dover tornare al Campo dove Will lo starà aspettando. Al momento fronteggiare il figlio di Apollo è la cosa che più lo spaventa.
«Lo sai che tutti credono che stiamo insieme?»
Il solo pensiero lo fa arrossire.
 
«Scusatemi» mormora mentre Miranda guarda con orrore la fila di piantine morte. Mai come in quel momento vorrebbe un po’ di ombra per nascondersi, ma nei campi il sole batte a picco da quella mattina. È un incubo.
«Non ti preoccupare» lo tranquillizza Katie «Sono cose che possono capitare, non è successo nulla».
«Non è successo nulla?» sfiata l’altra ragazza, indicando i cadaveri verdi e risecchiti davanti a lei.
«Esatto» replica la maggiore delle figlie di Demetra con tranquillità «Sistemiamo noi».
Nico è mortificato; sembra che ovunque vada, qualsiasi cosa faccia le cose vadano storte. È piuttosto sicuro che parte (buona parte) della colpa sia da attribuire a suo padre e ai poteri che da lui ha ereditato, il che non migliora la situazione.
 
Molto diplomaticamente Katie lo ha assegnato alla costruzione della nuova rimessa degli attrezzi. È grato alla ragazza per non averlo cacciato in malo modo e per avergli impedito di tornare al Campo dove c’è Will (e non è ancora pronto per affrontarlo), tuttavia non comprende perché quel lavoro non venga svolto dalla Cabina 9. I figli di Efesto sono sicuramente più indicati di lui per un simile lavoro, ma ben presto realizza tutti sono più indicati di lui.
«Hey Nico!» lo chiama Jason «Cosa stai facendo?»
Non lo so, vorrebbe rispondergli.
«Do una mano, credo».
 
Il tentativo di aiutare le figlie di Demetra, dopo una giornata particolarmente soleggiata e costellata di incidenti, termina con Nico e Cecil in infermeria. Questa volta per motivi diversi: il figlio di Ermes sembra aver cercato di abbordare una delle semidee e senza molto successo, il figlio di Ade, invece, si è procurato un’insolazione che per poco non lo faceva stramazzare al suolo con i due ceste di fragole – e poi chi l’avrebbe più sentita Miranda.
Ad aspettarli con il camice addosso (e infradito ai piedi) c’è Will, sul volto un'espressione indecifrabile che forse vuol dire vi sta bene o forse idioti, avevo di meglio da fare che badare a voi. Il figlio di Ade non è certo di quale sia la corretta interpretazione e considerando che da quel «Lo sai che tutti credono che stiamo insieme?» non hanno più parlato, è ben felice di ubbidire agli ordini del semidio senza fiatare e aspettarlo dietro il paravento.
Allo stesso tempo, però, l'idea di restare da solo con lui una volta che avrà finito di sistemare Cecil lo fa rabbrividire perché sa che Will vorrà affrontare l'argomento, mentre lui vuole solo continuare a far finta di niente.
Intento com'è a suturare il braccio del figlio di Ermes, Nico decide di tentare la fuga. Ripetendosi ora o mai più, scende dal letto e facendo meno rumore possibile (cosa in cui eccelle) si avvia all'uscita. Ora...
«Dove credi di andare?» gli chiede Will, senza nemmeno alzare lo sguardo.
...o mai più.
«Mi sento meglio» mente, perché la nausea non è diminuita e ha mal di testa e potrebbe ancora avere le vertigini. Il guaritore ovviamente non si lascia ingannare.
«Tu. Letto. Subito» gli dice lapidario, lanciandogli un'occhiata che non ammette repliche. E per quanto Nico sia tentato di protestare e ribattere che non può trattarlo così, che è il figlio di Ade e lui non vuole avere a che fare con un figlio di Ade arrabbiato, torna sui propri passi perché è tropo stanco e i capogiri sono aumentati. È in quel momento che sente il commento di Cecil e desidera essere inghiottito dalla terra in quel preciso istante.
«Solace, che diretto. Ti credevo uno da cena e film e poi letto».
 
Non riesce nemmeno a guardarlo e lo stesso si sente il volto andare a fuoco, più di quanto lo sia già.
La situazione è talmente imbarazzante che Nico vorrebbe... A quel punto non sa nemmeno lui cosa vorrebbe. Scomparire? Uccidere Cecil? Tornare indietro nel tempo?
Da quando lo ha raggiunto, Will non ha detto una parola e la cosa dovrebbe fargli piacere, se non fosse che teme possa essersi arrabbiato. E lui non sa cosa fare.
Sempre in silenzio, il figlio di Apollo inizia a visitarlo e a curarlo. Ed è così strano, di solito Will parla: dice cose, scherza, lo rimprovera. Di solito sorride e anche se si rifiuta di alzare il capo per guardarlo, è certo che ora non stia sorridendo.
«Sei arrabbiato — Ahi
Nico è quasi certo che lo abbia fatto apposta a stringere così forte la fasciatura.
«Che ti prende?!» chiede senza pensarci, ritirando la mano «Di solito sei più gentile».
«Sono gentile con chi se lo merita» ribatte Will «E tu mi hai ignorato per tutto il giorno».
Nico apre la bocca per ribattere, ma poi la richiude. È stato così spaventato dall'idea di dover chiarire la loro situazione che ha finito per fare la cosa che gli riesce meglio — scappare.
«Scusa» mormora senza guardarlo negli occhi — se lo facesse Will sarebbe in grado di leggere la verità nei suoi e non è ancora pronto per questo.
«Scusa» ripete.
E grazie. Questo non lo dice (grazie per non aver insistito, grazie per aver fatto un passo indietro, grazie per avermi ricordato che non devo più scappare) ma è sicuro che Will abbia sentito lo stesso.
   
 
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