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Autore: The_Grace_of_Undomiel    17/11/2014    2 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Sam non ebbe neppure il tempo di realizzare che cosa stesse succedendo, che si ritrovò le labbra carnose di Debby sulle proprie. La ragazza nuovamente non perse tempo, approfittò dell’attimo di sbigottimento del giovane per aggrapparsi ancora di più a lui e tirarlo con ancora più prepotenza verso di sé, per poi prendergli una mano e portarsela sul fianco sinistro.  Se prima si era appoggiata contro il muro, adesso ne era diventata parte integrante.
Ma pochi secondi furono sufficienti a Sam per riacquistare la lucidità mentale e la padronanza delle sue azioni. Interruppe bruscamente lo sgradevole bacio di Deborah, allontanandola con freddezza, e facendo lui stesso qualche passo indietro.
-Si può sapere che diamine ti prede?- sfuriò la ragazza con voce stridula, non appena ebbe realizzato la situazione, guardandolo scandalizzata.
-Che mi prende!? Sono io che dovrei chiederlo a te! Cosa credevi di fare?- ribatté a sua volta esterrefatto, oltre che evidentemente scocciato.
-Che razza di domande sono, non era chiaro? Ti stavo baciando- rispose quella con ovvietà.
-E cosa ti ha fatto pensare che mi andasse una cosa del genere!?- proseguì il ragazzo, sbalordito. Ancora non riusciva a credere che fosse successo tutto per davvero, un attimo prima stavano parlando, mentre un attimo dopo se l’era ritrovata letteralmente incollata  addosso. Fortuna che era riuscito a fermarla in tempo, altrimenti chissà cosa avrebbero fatto, o meglio, chissà cosa lei gli avrebbe fatto!
Deborah sgranò gli occhi, probabilmente non aspettandosi una risposta del genere -L’avevo presa come una cosa assolutamente scontata, chi rinuncerebbe ad un’occasione del genere? Solo un idiota potrebbe rifiutarmi. Sono bellissima, ho un fisico da urlo, dovresti sentirti onorato di aver attirato la mi attenzione!- strepitò.
-Mi dispiace deluderti, ma non mi sento affatto onorato, la parola giusta è “adescato”, se vogliamo essere precisi-
-Quindi, per farla breve, mi stai respingendo?-
-Precisamente-
A quelle parole gli occhi di Debby divennero improvvisamente gelidi e intrisi di spietatezza. Si allontanò dal muro e si rimise in posizione eretta, avvicinandosi lentamente a Sam. Quest’ultimo sentì di perdere buona parte della sicurezza acquistata poco prima e gli parve che la ragazza fosse diventata ancora più alta e statuaria, quasi minacciosa. Si fermò a pochi passi da lui e, invece di rompergli qualcosa in testa, come Sam si era aspettato, batté violentemente un tacco sul pavimento con un movimento stizzito del piede.
-Inaudito! TU non puoi rifiutarmi, nessuno può farlo! Nessuno!- strillò come una bambina capricciosa -Hai capito!?-
-In verità, l’unica cosa che ho capito è che tu sei...PAZZA!- e detto questo, le voltò le spalle e se la diede a gambe, rifugiandosi in mezzo alla calca.  In lontananza, coperto dalla confusione e alla musica, sentì uno strepitare di insulti e di bestemmie.
Vagò in mezzo a quell’assembramento di gente scatenata per minuti interi, con l’unico scopo di allontanarsi il più possibile da quella fuori di testa di Deborah. Se mai Luke fosse venuto a conoscenza di ciò che era appena successo, lo avrebbe utilizzato come pallina da baseball e usato un badile a mo’ mazza. Il programma “segui” del suo amico era fallito su tutta la linea, ma non aveva potuto fare altrimenti: non avrebbe resistito un secondo di più con quella tizia. E il suo bacio era stato così sgradevole...orrore, raccapriccio! Urgeva uno sciacquone immediato per dimenticare.
“Che situazione d’inferno” imprecò interiormente, sbuffando innervosito, e chiedendosi per l’ennesima volta che diamine ci fosse andato a fare in quel postaccio. Camminava con la testa incassata nelle spalle e con le mani in tasca, non curandosi degli insulti che, essendo elemento di intralcio, gli rivolgeva la gente. Orbitò ancora per un po’, con l’obbiettivo di ritrovare i suoi amici, quando andò nuovamente a scontrarsi con una ragazza di spalle.
-Ehy, sta’ un po’ attento...- brontolò con voce torva.
“Oh no, un’altra volta no!” si ritrovò ad implorare Sam, trovando la situazione orribilmente analoga a quella precedente. Si rese però conto di aver totalmente errato, non appena vide un viso famigliare, ma che mai si sarebbe aspettato di incontrare, fissarlo tra il perplesso e il corrucciato.
-Kyda!- esclamò incredulo. La ragazza infatti si trovava proprio di fronte a lui; indossava una t-shirt nera, che le lasciava la spalla sinistra scoperta, e un paio di pantaloni grigio scuro. I capelli erano raccolti con un pinza, ma alcuni ciuffi le erano sfuggiti e le ricadevano qua e là sulla fronte e sul viso. Gli occhi erano delineati da un sottile strato di matita nera e le palpebre erano cosparse di ombretto del medesimo colore.
Il cuore di Sam, nel vederla, parve fermarsi di colpo, per poi riprendere a palpitare ad una velocità incontrollata. In quel momento era in balia di una moltitudine di emozioni, passando dall’incredulità allo stupore, dalla felicità alla curiosità, fino ad arrivare all’impazienza. Desiderava chiederle come si sentisse, se stesse bene, che cosa avesse fatto in quegli ultimi giorni, come si fossero risolte le cose con sua madre, che ci facesse a quella festa. Gli sembrava passata una vita da quel giorno in cui l’aveva stretta tra le braccia, in cui lei gli aveva raccontato il suo passato e in cui tutto il suo dolore era infine uscito. Si ricordò in quel momento di come si fossero separati, con lei sfinita e a pezzi sul divano.
Di conseguenza, tutte le emozioni vennero sostituite da una unica: l’imbarazzo.
-Guarda un po’, allora ci sei anche tu. È proprio vero che si può incontrare chiunque a queste feste- disse la ragazza con il suo solito sorriso sarcastico.
-Si beh, a quanto pare- fu l’unico commento che gli uscì –Che fai qua?- soggiunse subito dopo.
-La stessa cosa che fai tu, sto girovagando senza meta- rispose scrollando le spalle. Al contrario, Kyda ostentava tranquillità e pareva non provare alcun tipo di disagio.
-In realtà io una meta ce l’avrei, sto cercando i miei amici, sono venuto qua con loro- spiegò, alzando la voce per sovrastare la musica incalzante.
-Ti riferisci a Lipton? Perché se è così l’ho visto che si dava da fare con una stangona, seduti su un divanetto-
-Ah...- fu il lapidario commento di Sam, che decise di sorvolare la questione –E tu invece? Sei...sei venuta da sola?-
-No, sono con qualche persona- rispose la ragazza, iniziando a guardarsi attorno con circospezione -Ma li ho persi di vista...-
Sam rimase per qualche attimo in silenzio, un po’ teso, non riuscendo a decidersi sul da farsi. Kyda in quel momento era sola e lo stesso valeva per lui...quindi, perché non chiederle se le andava di andare al bar insieme a lui, giusto qualche minuto? Tentar non nuoceva.
Fece per proporglielo, ma la giovane lo interruppe immediatamente, perentoria.
-Sta fermo-
Il ragazzo la guardò perplesso -Cosa?- domandò, ma lei non gli rispose, impegnata a guardare verso un punto indefinito alle sue spalle.
-Che succede?- insistette, girando leggermente la testa.
-Non voltarti- ordinò nuovamente Kyda.
-Ma perché? Che c’è?-
La ragazza continuò a guardare oltre di lui e rispose -A meno di tre metri da te c’è Travis insieme a Kay, mentre ad una distanza di circa cinque ci sono Tony, Hazel e Oliver-
Con lo sguardo il ragazzo cercò di scorgere i Dark, ma non vi riuscì, poi posò nuovamente gli occhi su Kyda -Capisco...- asserì, tentando di rimanere tranquillo -Sono loro le persone con cui sei venuta-
-Esattamente- rispose abbassando il capo, come per non farsi riconoscere –Seguimi- lo afferrò per il polso e lo allontanò da lì, conducendolo in mezzo alla folla. Sam si ritrovò a constatare che quella sera dovevano averlo scambiato per un sacco di patate, visto che non facevano altro che trascinarlo da una parte all’altra della sala. Camminarono ancora per un po’, poi Kyda decise finalmente di fermarsi e di lasciargli andare la manica della felpa.
-Qui dovremmo essere abbastanza lontani...- mormorò la ragazza fra sé e sé.
-Dici che se mi avessero visto ne avrebbero approfittato per darmi il ben servito?- 
-Questo è poco ma sicuro. Ti avrebbero preso e portato sul retro. Lascio a te il seguito...-
Sam sospirò -Beh, forse da un lato sarebbe stato meglio...- non poté fare a meno di dire, dando voce ai proprio pensieri.
Kyda  si voltò lentamente verso di lui.
-Che vuoi dire?- chiese accigliata.
-Ormai da quant’è che cerco di sfuggirgli? Un mese? Comincio a non poterne più, tutto questo fuggire e cercare di nascondermi mi sta esaurendo, tanto so per certo che si tratta solo di rimandare l’inevitabile. Quindi, sarebbe meglio che mi trovasse e si vendicasse, così da farla finita una volta per tutte- rispose, senza sapere nemmeno lui da dove gli giungesse tutto quel coraggio.
La giovane lo osservò per un attimo con scetticismo -Non sai quello che dici- ribatté poco dopo, scuotendo la testa –Tu non hai mai visto Travis arrabbiato, e adesso è a dir poco incazzato. Se ti avesse tra le mani ti spezzerebbe e ti ridurrebbe peggio di una macchina allo scatafascio. Quella volta con Lipton ci è andato leggero, era solo un pretesto per farti uscire allo scoperto e darti una piccola dimostrazione di quello che è in grado di fare. Un consiglio spassionato: prendi Lipton e il resto dei tuoi amici e andatevene subito di qui-
-Ma...- cercò di protestare.
-Se stasera vuoi sopravvivere, io non me lo farei ripetere due volte, Sam-
Il ragazzo tacque. Non aveva la più pallida idea di cosa fare, era stufo di continuare a scappare, ma allo stesso tempo voleva evitare di essere massacrato.
-Allora?- lo riscosse lei.
-Okay, farò come dici tu- si rassegnò.
-Ottimo, però è meglio che ti sbrighi: Travis sta venendo qui-
Sam sobbalzò -Cosa!?- 
-Mi ha vista, ma non credo che ti abbia ancora riconosciuto-
-Merda...- si allarmò -Che faccio ora?-
Doveva trovare una scappatoia e in fretta, altrimenti quella discussione sarebbe stata del tutto vana.
-Ti mimetizzi- rispose lei, prima di dargli una lieve spintarella e buttarlo così in mezzo alla massa di ballerini scatenati. In quel preciso istante arrivò Travis, che si fermò di fronte alla ragazza.
-Eccoti, era ora. Si può sapere dov’eri finita? Io e i ragazzi ti abbiamo cercata ovunque- ringhiò.
-Mi sono allontanata un attimo e vi ho persi di vista, mi spiace-
L’altro scrollò le spalle seccato –Non importa, l’importate è che ci siamo ribeccati. Notato qualcosa di interessate?-
-Se ti riferisci a Wild o qualcuno della sua combriccola, no, desolata-
Travis fece una smorfia –Dovevo immaginarlo, quell’idiota non è il tipo da feste del genere. Pazienza, troverò un’altra occasione per sbriciolarlo, anche se comincio a non poterne più di aspettare- sbottò, ignaro del fatto che Sam si trovasse a nemmeno un  metro di distanza da lui e  che stesse ascoltato l’intera conversazione, ben nascosto.
-Avrai la tua vendetta, devi solo avere un po’ di pazienza- lo “incoraggiò” Kyda, apatica.
-Lo so, ma sto iniziando a rompermi. Se non ce l’ho a tiro tra qualche giorno, va a finire che lo spiaccico contro il muro della classe, anche a costo di venir sospeso- sputò rabbioso.
Sam ebbe un brivido.
Kyda emise un lungo sospiro, poi si avvicinò ancora di più a Travis e gli pose un mano sulla spalla -Adesso rilassati, cerca di goderti la festa...-
Travis lanciò un’occhiata alla mano di lei, poi la guardò con un ghigno mellifluo.
 -Sei un vero schianto stasera, lo sai?-
-Da quando uno come te si è messo a fare i complimenti?-
-Da quando ho deciso io- replicò lui, senza perdere quello strano sorriso.
-Interessante...-
Kyda si avvicinò ancora di più e la sua mano scivolò lentamente lungo la spalla di Travis fino ad arrivare al torace, lasciando di sasso sia Sam che lo stesso Dark.
-Posso sapere come mai sei così stasera? Cosa c’era nel drink che hai preso?- chiese lui, con un tono che era tutto tranne che di rimprovero.
-Nessun drink, solo che, non so, adesso mi andava così...- rispose provocante la ragazza, inclinando di poco la testa.
Travis ghignò malizioso -Beh, era ora direi...-
L’attirò con rapidità verso di sé e le stampò un bacio dietro l’orecchio. Ma la giovane, a differenza dell’ultima volta, lo lasciò fare liberamente, sotto gli occhi sconvolti di Sam.
Nel frattempo Travis, approfittandosi del momento di accondiscendenza della ragazza, aveva preso a baciarle anche la spalla scoperta. Poi si ritirò di scatto e afferrò con veemenza Kyda per un polso.
-Vieni...- e si incamminò, con lei al seguito. E Sam, uscito allo scoperto, li guardò allontanarsi, incredulo e sbigottito. Perché lei lo aveva lasciato fare? Da quel che gli risultava, Kyda non era minimamente interessata a Travis, per usar parole sue erano semplici collaboratori. Tuttavia molte cose non erano chiare, la ragazza si era rivelata tutt’altro che una perfida aguzzina senza cuore, perciò, cos’aveva da spartire con gente come quella? Perché faceva parte di quel gruppo e perché non faceva che stare in loro compagnia? Quello era un mistero che ancora non era riuscito a risolvere. Sentì l’ira investirlo da capo a piedi al ricordo di quell’energumeno baciare quella spalla candida. Maledetto.
Stava ancora guardando i due Dark allontanarsi, quando la ragazza si voltò indietro verso di lui e gli indirizzò una lunga occhiata piena di significato, quasi spronante, accompagnata da uno dei suoi classici sorrisi. E fu allora che Sam capì. Kyda aveva inscenato quel teatrino per allontanare Travis e dargli la possibilità di uscire allo scoperto per poi andarsene.
Il ragazzo rispose allo sguardo. Si impose di stare tranquillo, Kyda era un tipo che si faceva valere, non si sarebbe fatta problemi a respingere la più che intuibile proposta di Travis, avrebbe trovato sicuramente una scusa.
Non poteva più permettersi di perdere tempo, doveva ritrovare gli altri e poi uscire da lì, senza contare che mancava pochissimo al coprifuoco indetto da sua madre.
Per prima cosa urgeva ritrovare Daniel, imboscato su chissà quale divanetto con chissà quale ragazza del gruppetto che era venuto a rapirlo. Non ci mise molto tempo a trovarlo: il biondo era letteralmente accasciato su una poltroncina rossa, con imbraccio una ragazza dalla fluente chioma nera e dallo striminzito abitino giallo limone. Seduta a fianco c’era un’altra tipa che...aspettava il proprio turno! Sam guardò la scena allibito, ma a cosa si era ridotto Daniel!? Si avvicinò di un poco e non appena l’amico si fu un attimo allontanato dalle labbra della mora, Sam gli fece un segno per attirare la sua attenzione, cosa che funzionò.
Daniel gli lanciò un eloquente sguardo, che lo invitava a rimandare a dopo e a non interrompere il momento fortuito. Ma Sam non demorse, era ora che il compagno di banco si decidesse ad alzarsi e a mettere da parte il suo momentaneo ruolo da playboy per diversi motivi: prima di tutto doveva avvertirlo della presenza dei Dark, secondo era quasi scattato il coprifuoco e terzo, ma non meno importante, doveva farlo riflettere sul modo in cui aveva abbandonato Hetty, tra l’altro invitata da lui stesso! A proposito, chissà dov’era andata a finire quella ragazza.
Gli bastò far vagare un attimo lo sguardo sulla sala, per rispondersi da solo: Hetty si trovava a qualche metro di distanza dal divanetto su cui Daniel era comodamente seduto. Aveva il viso stravolto dalle lacrime e assisteva alla scena come in una sorta di trance, gli occhi spenti e vuoti.
Sam la osservò perplesso, poi spostò un paio di volte l’obbiettivo da lei a Daniel, ed ebbe una seconda ma importante illuminazione. Hetty, la timida e talentuosa ragazza, era innamorata dello scapestrato e sognatore Daniel. Come lo avesse capito solo ora, non sapeva spiegarselo nemmeno lui stesso. Adesso molti degli interrogativi che erano sorti a proposito di quella giovane erano stati finalmente risolti: lo strano comportamento di Hetty nei confronti del suo amico non era antipatica, bensì il tipico imbarazzo e impaccio che si hanno quando una persona è innamorata; gli occhi che si era sentito addosso quella volta che Dan era stato assente erano quelli di lei, indecisa se chiedergli o no informazioni riguardo al biondo. Non era da escludere nemmeno l’ipotesi che fosse stata lei a fare quella breve telefonata, né che fosse lei la misteriosa pasticcera di Daniel. Ed ora quest’ultimo le stava frantumando il cuore a metà.
In quel momento il suo sguardo si incrociò con quello di Hetty, la quale sobbalzò, colta in fragrante. Le sfuggì un ultimo e doloroso singhiozzo, poi scappò. Sam ci mise poco tempo a raggiungerla.
-Aspetta!- la chiamò.
La ragazza si bloccò, ma non accennò a voltarsi.
-Io...credo sia ora per me di andare a casa. È evidente che qui sia di troppo, e che questo non sia il mio posto- gli rispose poco dopo, la voce che sapeva di pianto e delusione.
-No, no non è così. Daniel, lui...non lo fa per cattiveria, quello che hai visto, insomma...-
-Non ha più importanza ormai- lo interruppe la ragazza con un sorriso amaro, girandosi –Lo ha visto anche tu, no? Per me non c’è spazio nel suo cuore, è ora che me ne faccia una ragione. Uno si illude fino a un certo punto. E io credo di aver superato il limite-
-Hetty...-
-Devo andare a casa. Ti chiedo solo una cosa, Sam...-
Lui la guardò, in attesa.
-Ora che hai scoperto tutto, per favore, non dirlo a Daniel-
-D’accordo, come farò come desideri- la rassicurò greve. La giovane gli voltò le spalle e scomparve.
Sam sospirò, ritornando sui propri passi. Arrivò nuovamente in prossimità del divanetto, su cui vi era ancora seduto Daniel in compagnia della stangona e dell’altra tizia, che aveva preso a muovere ritmicamente la gamba, impaziente.
Il biondo allontanò momentaneamente la fanciulla, probabilmente per riprendere fiato, e i suoi occhi si scontrarono con l’occhiataccia che Sam gli aveva appena indirizzato. E Sam, soddisfatto che l’amico avesse recepito, si incamminò verso l’uscita, pronto per andare a casa. Aveva scoperto, dagli otto messaggi che Mark gli aveva mandato, che sia lui che Jade erano andati a casa, dopo che li avevano cercati in lungo e in largo e chiamati trecentomila volte, ma nessuno aveva mai risposto.
Finalmente il ragazzo giunse all’uscita. Si stava già pregustando l’aria frizzantina della sera, ma qualcuno lo afferrò per un braccio, bloccandolo.
-Ehi, ma dove vai?- Daniel lo guardava stralunato.
-Guarda un po’ chi si è degnato di alzarsi- commentò con sarcasmo.
L’altro alzò le mani in segno di resa -Lo so, lo so, mi sono fatto un po’ prendere-
-Alla faccia di un po’, sei scomparso per tutta la sera! Comunque sto andando a casa-
-Cosa? A casa? Perché?- farfugliò Daniel, confuso.
-Perché sono le dieci e mezza nel qual caso tu non te ne fossi accorto, perché è scattato il coprifuoco, perché in giro ci sono i Dark ed è all’incirca da mezz’ora che cerco di dirtelo!- ribatté Sam coi nervi a fior di pelle.
Il biondo sgranò gli occhi e rispose -Cavolo, non lo sapevo...-
-Lo so che non lo sapevi, per questo volevo informarti!- Sam si sbatté una mano in faccia.
-Ops, scusami, è che ero troppo impegnato con Gwen e Tanya...Va beh, allora adesso andiamo a casa, siamo ancora in tempo- sorrise Daniel.
-Sei senza speranza- Sam scosse la testa e, quando vide l’altro guardarlo confuso, si affrettò ad aggiungere –Non noti qualcosa di strano?-
-No...- rispose tentennante.
-Lo immaginavo. Si da il caso che non siamo venuti in due in questo posto, ma in cinque, ti suona famigliare? Se per caso adesso te lo stai chiedendo, Jade e Mark sono andati a casa, lo stesso vale per...-
-...Hetty- l’amico pronunciò quel nome in un soffio.
-Esatto, proprio lei. Avevi tutti i diritti per divertiti con qualche ragazza, di certo non te ne faccio una colpa, ma potevi evitare di farlo stasera, non dopo che avevi portato Hetty con noi. L’hai lasciata completamente da sola-
Sam si girò, troncando sul nascere il più che scontato fiume di parole di Daniel, e si incamminò verso casa. Non venne seguito.
Forse era stato troppo duro con Daniel, ma il suo comportamento nei confronti di Hetty era stato deplorevole. L’aveva ferita così profondamente che Sam dubitava che sarebbe bastato un semplice “scusa” per risistemare le cose. Perché non l’aveva solo fatta sentire dimenticata, le aveva (seppur inconsapevolmente) anche ridotto il cuore a brandelli.
In conclusione la serata non era stata delle migliori: prima era stato adescato da una pazzoide, per un pelo non finiva in bocca ai Dark, aveva mezzo-litigato con Dan e per finire si era sentito per l’ennesima volta uno stupido, perché di nuovo era stato costretto a darsela a gambe di fronte a Travis e Kyda, pur di aiutarlo, aveva dovuto far credere al Dark che le sue attenzioni fossero gradite. Chissà come erano andate a finire le cose, la ragazza era riuscita a calmare Travis oppure...lui l’aveva obbligata a fare qualcosa contro la sua volontà?
Al pensiero il ragazzo venne scosso da un brivido, oltre che da un’accesa rabbia. Aveva deciso, al più presto le avrebbe chiesto qualcosa tra la righe, anche se si trattava di una domanda estremamente personale e imbarazzante. Magari alla fine lei aveva ceduto non perché obbligata, ma perché in realtà era quello che voleva...
Scosse la testa con vigore, doveva smetterla di pensare a quelle cose. Kyda non avrebbe mai desiderato un delinquente come Travis, ne era certo. O almeno, sperava.

Il suo odio per i Dark, in particolare per Travis, era diventato ormai viscerale. Ma non li detestava più come un tempo per via dei soprusi e delle prepotenze, ma perché loro rappresentavano l’ostacolo insormontabile che lo teneva separato da Kyda. Non poteva muovere nemmeno un passo verso di lei, che quei maledetti subito lo linciavano con lo sguardo, come se la ragazza fosse stata di loro proprietà. Era perennemente circondata da quegli avvoltoi, per cui era costretto a mantenere le debite distanze, anche per evitare di mettere Kyda nei guai.
Era già arrivato Giovedì e ancora non riuscito a parlare con lei per far chiarimenti su quello che era successo la sera della festa, tuttavia avrebbe potuto farlo quel pomeriggio, visto che si sarebbero visti per fare l’ultimo cartellone. L’ultimo, poi le uniche occasioni per lui di vedere Kyda sarebbero sparite per sempre. All’inizio aveva visto quel progetto come la propria condanna a morte, l’idea di passare del tempo con la famigerata Kyda Stowe lo aveva terrorizzato a morte, ma poi le cose avevano preso una piega del tutto inaspettata e aveva scoperto quanto quella ragazza fosse straordinaria, fredda ma allo stesso tempo buona, indifferente ma anche altruista, forte ma tutto sommato fragile.
Una volta terminato il progetto come sarebbero rimaste le cose tra loro due? Probabilmente non si sarebbero più rivolti la parola e in breve sarebbero ritornati due perfetti estranei, eppure Sam era convinto che ormai fosse impossibile cancellare il passato, avevano condiviso troppe cose e molto sapevano l’uno dell’altra. Per lui Kyda era diventata un’amica e...anche qualcosa di più, anzi, molto di più. Se ne era innamorato. Ci aveva messo del tempo per rendersene conto, ma alla fine, facendo luce suoi sui sentimenti, lo aveva capito, e accettato.
Ma sapeva anche che Kyda non avrebbe mai ricambiato, lo considerava solo come...un amico? Forse adesso poteva essere definito tale, ed era già un grande traguardo considerando il carattere di quella ragazza.
Avrebbe taciuto, non le avrebbe mai rivelato i suoi sentimenti, troppo complicato. Lei di sicuro non era interessata e poi c’erano i Dark di mezzo. Quel pomeriggio si sarebbero salutati definitivamente, ognuno per la sua strada. Faceva male, ma prima ne prendeva atto, meglio era.
Il trillare della campanella dell’ultima ora lo riportò alla realtà. In breve tutti i suoi compagni di classe furono fuori dall’aula, tranne lui e Daniel, che come al solito erano rimasti gli ultimi.
Le cose col suo amico si erano risolte piuttosto velocemente, come se non fosse mai successo nulla. Dan aveva ammesso di aver sbagliato e tutto era ritornato alla normalità, anche se il biondo era diventato pensieroso, spesso taciturno e meno allegro del solito.
Quel giorno avrebbero pranzato insieme e Daniel lo avrebbe anche accompagnato a comprare l’occorrente per il disegno, era certo di riuscire a estorcergli qualcosa in tutto quel tempo.
Uscirono da scuola chiacchierando e arrivarono al bar quasi correndo talmente era la fame.
Per la maggior parte del tempo parlarono di cose futili e generali, fino a quando il biondo non si fece d’un tratto serio.
-Sam, ho bisogno del tuo parere riguardo una cosa...- esordì.
-Certo, dimmi pure- lo incitò il ragazzo, cercando di nascondere il proprio interesse e curiosità.
Daniel sorseggiò la coca-cola, poi rispose –Ecco, il fatto è che io non ci sto capendo più una mazza! Tutto è iniziato ieri pomeriggio, quando sono andato al corso di poesia. Me ne stavo appoggiato contro il muro del corridoio insieme agli altri in attesa che iniziasse il corso, e fin qui tutto normale. Poco dopo è arrivata Hetty soltanto che, invece di mettersi vicino a me come di consuetudine, è andata completamente da un’altra parte, senza rivolgermi mezzo sguardo. Decido allora di raggiungerla e la saluto, ma lei non alza lo sguardo dal libro che stava leggendo e non mi risponde, esattamente come le prime volte! Così le chiedo se sta bene e lei mi risponde che va tutto a meraviglia. A quel punto mi sono messo a parlare per cercare di rompere un po’ il ghiaccio, ma lei mi ha fulminato con lo sguardo e mi ha detto se potevo andare a disturbare qualcun altro e di lasciarla leggere in pace! È stata scostante anche per tutta la lezione, io cercavo di parlarle ma lei non mi considerava! La botta finale è stata all’uscita quando le ho chiesto se le andava di fare un breve giro insieme a me,  mi ha risposto di no, che doveva studiare, e che non dovevo mostrarmi amichevole con un persona come lei, ovvero una sfigata-
Il ragazzo fece una lunga pausa, poi sospirò -Ci sono rimasto di sasso! Punto primo non credo affatto che sia una sfigata, punto secondo non vedo perché non dovrei parlare con lei, punto terzo... perché all’improvviso è diventata così? Temo che sia arrabbiata per il modo un cui l’ho tratta alla festa, gliel’ho anche chiesto, ma ha negato tutto!-
-E’ ovvio che abbia negato, davvero credevi che ammettesse di avercela a morte con te? Nessuno lo avrebbe fatto, sarebbe come mostrarsi feriti e vulnerabili- gli spiegò Sam con logica.
-Mh, sì, questo è vero...Quindi secondo te si comporta così per quello? Ma allora cosa c’entra il fatto che non debba più parlare con lei perché pensa di essere una sfigata? Non capisco- Daniel si grattò la nuca perplesso.
“Forse perché le hai spezzato il cuore e ora cerca in tutti i modi di dimenticarti?”
Sam avrebbe voluto tanto raccontargli le cose per filo e per segno e dargli finalmente una svegliata, ma aveva fatto una promessa ad Hetty.
-Non lo so Dan, so solo che ora prova rancore nei tuoi confronti. E non ha tutti i torti-
Per tutta risposta l’amico sospirò.
Calò tra loro il silenzio, che durò per buona parte del pranzo. Non parlarono nemmeno lungo la strada che portava alla cartoleria di Hugh, essendo entrambi persi nei propri pensieri.
Sam comprò tutto l’occorrente (Kyda gli aveva dato carta bianca), parlò un po’ con Hugh e insieme a Daniel ritornò indietro, verso la biblioteca della scuola dove, tra circa mezz’ora, avrebbe parlato con Kyda per l’ultima volta.
-C’è un modo con cui io possa farmi perdonare?- mormorò il biondo, rompendo così quell’interminabile silenzio.
-Ti riferisci ad Hetty?-
Daniel annuì.
-L’hai delusa, potrebbe non esserci nessun modo, temo... Però adesso però devi spiegarmi una cosa- soggiunse subito dopo –Perché all’improvviso tutto questo interesse nei suoi confronti?-
L’amico aggrottò le sopracciglia -Che vuoi dire?- chiese di rimando, quasi sulla difensiva.
-Tu ed Hetty non siete mai stati grandi amici, vi siete solo avvicinati negli ultimi tempi, o meglio sei stato tu ad avvicinarti per “non farti odiare”, ma nulla di più. Come mai ora ti importa così tanto che lei sia o non sia arrabbiata con te?-
-Che razza di domande sono, è ovvio che non voglia che ce l’abbia con me. Non è mio intento far soffrire inutilmente una persona-
-Allora ammetti che si tratta semplicemente di legittimo interesse a mettere a posto le cose con qualcuno, e non perché questo è un tuo amico-
-Anche, ma sia da il caso che Hetty sia mia amica- puntualizzò Daniel con leggero fastidio.
-Eppure in generale non si direbbe, anche prima non sembrava poi molto...C’è differenza dal considerare un persona tua amica o una semplice compagna di corso- continuò Sam, constatando che il suo piano stava funzionando alla grande. Era giunto il momento che Daniel aprisse gli occhi, ma per farlo era prima necessario che lui stesso capisse prima i propri sentimenti.
-Questo lo so anch’io- rispose l’altro sorridendo nervoso -Ma come ti ho già detto per me lei non è una semplice compagna di corso!- lo disse quasi sibilando. Adesso stava iniziando realmente ad arrabbiarsi.
-Allora non sembra-
A quel punto Daniel digrignò i denti e di scatto gli si avvicinò a meno di qualche centimetro -Che ne sai tu, eh? Niente! Assolutamente niente!-
-Ti sto solo riportando quello che ho visto!- replicò Sam alzando la voce -Quindi è inutile che te la prenda con me! Dici tanto di essere suo amico, ma allora perché l’hai abbandonata lì e te la sei dimenticato come se si fosse trattato di uno straccio vecchio!? Rispondi!-
Gli occhi azzurri dell’amico si spalancarono. Indietreggiò di colpo, come se si fosse scottato. -Non lo so, dannazione, non lo so!- disse con rabbia –Il mio intento all’inizio era completamente un altro! Ciò che volevo fare era di passare la maggior parte della serata con lei, per la miseria-
-Ma allora perché poi sei andato con quelle ragazze?- lo interruppe Sam incredulo. Quella risposta dall’amico non se la sarebbe mai aspettata, ora iniziava ad essere confuso.
-In quel momento la mia testa era in preda al casino più totale!- sospirò con esasperazione - Non sono stato del tutto sincero con te e adesso voglio dirti la verità: negli ultimi tempi... mi capitava spesso di pensare ad Hetty. All’inizio non l’ho presa molto in considerazione questa cosa, poi però mi sono reso conto che mi succedeva spesso. E anche ciò che in un primo momento doveva essere solo un piano per “non farmi odiare”, è diventato un vero interesse per conoscerla meglio e...mi trovavo bene con lei, la scuola di poesia era diventata un qualcosa di più, non solo un luogo per imparare, ma anche per divertirmi, per parlare con lei! Hetty era...è così intelligente, così creativa, piena di talento, che a volte mi sentivo quasi a disagio in sua compagnia, ma quella sensazione non durava tanto, spariva quasi subito.
Poi è arrivata la sera della festa e quando sono venute quelle tizie...ho visto in loro Chanel e tutte quelle che precedentemente mi avevano respinto, e mi sono sentito lusingato, mi sono lasciato trasportare- fece una pausa per riprendere fiato, dato che aveva parlato senza fermarsi una sola volta -Ma non è solo per quello...C’è stato un momento tempo fa in cui ho pensato alla possibilità che...che potesse nascere qualcosa tra me e Hetty, poi però mi sono reso conto che era troppo per me, che meritava qualcuno di più brillante, di più sensibile e più affidabile. Ed io sono l’esatto opposto. Per cui non volevo un’altra delusione, e allora ho ripiegato su quelle ragazze.
Ma ho fatto un casino colossale, perché se all’inizio Hetty non mi sopportava, ora mi detesta-
Daniel trasse un lungo respiro e tacque.
Lo sbigottimento di Sam era talmente tanto che dapprima gli impedì di parlare, poi gli fece cascare la mascella quasi fino a terra.
-Non ci posso credere...- mugugnò  sbattendosi una mano in faccia. Tutta quella situazione era solo un assurdo e disastroso malinteso! Chi l’avrebbe mai detto che in realtà anche Daniel provasse qualcosa nei confronti di Hetty, certo che il suo amico era davvero complicato!
-Nemmeno io riesco ancora a crederci, solo un mese fa non avrei mai pensato di ritrovarmi in questa condizione, preso com’ero da Chanel!-
-No, no non è quello- continuò a mugugnare.
-Allora cosa?- il biondo lo guardava perplesso.
-Il problema è che non solo l’hai messa da parte, ma l’ hai anche fatta soffrire come non so cosa!-
-Ehm, continuo a non capire-
-Aaah, ma non ci arrivi ancora!? Hetty non ti ha mai odiato, sei tu che ti sei fatto i tuoi castelli! Lei è innamorata di te Daniel! Anzi credo che lo sia sempre stata!-
L’altro lo guardò per un attimo scioccato, prima di mettersi a farfugliare frasi scollegate.
-Eh? Ma no..ma cosa..che dici? Perché lei dovrebbe...ma quando? Come lo sai? Io non...-
-Me lo ha detto lei stessa, la sera della festa. Prima di andarsene in lacrime-
-In lacrime? Ma perché avrebbe dovuto...- si interruppe bruscamente, mentre lentamente una consapevolezza si faceva largo in lui. Si mise le mani in testa per poi iniziare a camminare avanti e indietro.
-Mi ha visto con Tanya e Gwen, quindi ora lei pensa che...Dio, oh Dio, che ho fatto? Ora è tutto chiaro-
-Alla buon ora- sbuffò Sam.
 L’amico continuò a girovagare lì intorno in preda a frenetici ragionamenti, finché non si fermò di colpo. Si voltò con un sorriso da folle verso Sam, che lo guardò dubbioso.
-Forse non servirà a nulla, ma devo provarci. Sì, è così- annuì con forza –Scusami Sam, ma adesso devo proprio andare!- si voltò e si mise a correre.
Sam lo chiamò a gran voce, ma l’unica cosa che Daniel gli rispose in lontananza fu -Dimmi in bocca al lupo!- e scomparve all’orizzonte.
Ecco, ora sì che ritornava fuori il vero lato Liptese. Sam sorrise divertito e riprese la strada verso la scuola. Ma non fece nemmeno un paio di passi che andò a sbattere contro qualcosa, talmente massiccio da sembrar marmo. Il ragazzo indietreggiò appena e una voce terribilmente famigliare lo investì da capo a piedi.
-Per caso vai di fretta? Oh, ma sono sicuro che potrai dedicare qualche minuto ad un tuo ‘amico’, non è così?-
Sam alzò lo sguardo, e capì di essere perduto.


*Note dell'Autrice*

Ciao, allora che ne dite di questo capitolo, vi è piaciuto? Ormai lo storia è quasi giunta al termine, mancano 1 o 2 capitoli... Che cosa strana! O.O mi fa un effetto assurdo! Va boh, a presto, un saluto!

The_Grace_of_Undomiel


  
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