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Autore: BettyLovegood    18/11/2014    1 recensioni
Alice è una semidea.
Il suo migliore amico Lucas è un satiro.
Ha un fratellastro gemello che non ha mai conosciuto.
Suo padre è un dio.
La morte di sua madre non è stata casuale.
Dal capitolo 5:
Alice si era definitivamente stancata. –Mi sapete dire chi diamine è questo Percy?- urlò improvvisamente.
 Ma la ragazza non dovette aspettare una risposta. Qualcuno uscì dalla porta.
 Era un ragazzo alto con i capelli neri scompigliati e gli occhi verde mare. Era la copia esatta di Alice.
La ragazza lo studiò: il modo in cui curvava le spalle, il viso, i lineamenti , tutto era così simile a lei.
Era come vedere se stessa in versione maschile.
Dal capitolo 14:
-Alice, domani posso dire a tutti di essere andato a letto con te?- Mi ha chiesto improvvisamente.
 Ho alzato la testa per guardarlo e lui é scoppiato a ridere.
 -Sto scherzando!- ha detto.
 Ho riso insieme a lui. Se c'é una cosa che Leo sa fare é farmi ridere nei momenti più tristi e io lo adoro per questo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Mostri, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Il piano di Lucas sta funzionando. - Si disse Alice.
 In effetti era vero. Durante tutto il tragitto dal parco a casa d Lucas non aveva incontrato nessun essere malvagio che voleva ucciderla. Era stata molto attenta, forse fin troppo dato che aveva rischiato di mandare all'ospedale un vecchietto che si era avvicinato. Beh, scommetto che avreste reagito male anche voi se subito dopo essere stati attaccati da un mostro un anziano signore vi si presenta improvvisamente alle spalle e vi chiama per nome. Alice aveva urlato una cosa tipo - Brutto mostro vai via!-.
 Dopo essersi accorta che era solo il suo anziano vicino di casa, che stava per avere un infarto dopo la sua reazione, era scappata via. Ovviamente si era fermata qualche metro più avanti per vedere se il signore stava bene e quando lo vide urlare una cosa tipo - I giovani di oggi sono tutti matti- decise che si era ripreso bene.
 Alice scrutò nuovamente la strada deserta e infilò le chiavi nella porta.
 Fu subito investita dal profumo di fiori freschi mischiato all'odore di pelo di animale. L'odore di Lucas.
 Alice non  aveva mai badato a questa cosa dato che l'amico di solito portava a casa ogni genere di animale ferito o senza rifugio che trovava. Un altro aspetto che amava di Lucas era questo. Non gli importava niente di quello che quegli animali gli combinavano in casa, ciò che era essenziale è che avessero un rifugio.
 Alice si abbandonò sul divano e iniziò a pensare a tutti gli animali che Lucas si era portato lì. Cani, gatti, uccellini e una volta persino un maialino che aveva rubato da un recinto di animali destinati al macello.
 Il suono dell'orologio a pendolo che batteva l'una fece tornare alla realtà Alice. Stava perdendo troppo tempo. Si alzò in fretta dal divano e entrò in una piccola stanzetta.
 La stanza, come il resto della casa, era immersa nel caos totale. Sul letto disfatto notò qualche carta di merendina, vestiti e una specie di flauto. Alice si avvicinò alla piccola scrivania piena di libri e aprì il secondo cassetto come gli aveva detto l’amico. Dentro trovò una busta gialla con sopra scritto a caratteri cubitali ALICE.
 Era grande e pesante. Voltò la busta e vide che dietro c’era scritto qualcos’altro: APRIRE IN AEREO.
 Si infilò la busta in borsa e nel cassetto comparve un biglietto aereo. Mise anche quello in borsa e fece per andarsene ma le venne in mente una cosa.
 Prese un foglio di carta e una penna e scrisse:

Grazie di tutto amico.
 P.S: Dai una pulita alla casa, è un disastro.
 Alice.

Rovistò nei cassetti ed estrasse un rotolo di scotch. Prese il foglio di carta e uscì dalla stanza.
 Arrivò alla porta principale e attaccò il biglietto, dopodiché nascose le chiavi sotto lo zerbino (dove le metteva sempre Lucas) e uscì in strada.

 Il taxi si fermò di botto davanti all’aeroporto di Roma Fiumicino. Alice pagò la corsa e si allontanò il più velocemente possibile dall’autista. Non era un mostro, era solo un signore sui quarant’anni che puzzava di fumo, ma Alice aveva il vago sospetto che volesse comunque ucciderla. Aveva guidato ad una velocità sicuramente oltre la norma e ogni volta che arrivava ad un semaforo rosso inchiodava il piede sul freno facendo sbattere Alice contro il sediolino. Dopo appena cinque minuti di corsa la ragazza si era stufata e aveva chiesto gentilmente all’uomo di rallentare ma lui l’aveva ignorata.
 Allora lei si era infuriata minacciandolo di chiamare la polizia, ma l’uomo fece una mezza risata.
-Ragazzina vuoi arrivare si o no all’aeroporto?- le aveva semplicemente detto.
 Alice non aveva risposto, si era ritirata nel suo sediolino cercando di sopportare quella folle corsa.
 Entrata in aeroporto fu invasa dai suoni e dalle voci delle persone. Si incamminò verso il banco informazioni e chiese di Kate come le aveva detto Lucas.
 Una donna pesantemente truccata la invitò ad aspettare nella sala d’attesa. Alice ci andò e si lasciò cadere su una comoda poltroncina rossa che si trovava dietro una parete. Si guardò intorno. Una vecchietta stava frugando nella sua borsa alla ricerca di qualcosa, una bambina cantava una canzone con la sa mamma e un vecchietto tentava di finire il suo cruciverba domandando a tutti le risposte. Nulla di strano.
 -Non la troveremo mai qui Al- stava dicendo la voce di una ragazza.
-Mi sa che hai ragione. Il satiro non è qui,non può averla lasciata sola,ma Ottaviano continua a insistere.- rispose un ragazzo
 Sentendo la parola satiro Alice s’irrigidì. Si affacciò oltre la parete, attenta a non farsi vedere. A parlare erano stati una ragazza con una folta chioma bionda e un ragazzo alto dai capelli mori. I due avevano entrambi una T-shirt viola con sopra scritto CAMPO GIOVE ed entrambi avevano un tatuaggio sul braccio come quello del ragazzo romano della libreria.
 Alice si ritirò sulla sua poltrona. Doveva andare via di lì subito. Ma non poteva uscire, non senza attirare l’attenzione di quei due.
 -Forse non verranno qui- si disse.
 Ma si sbagliava, sentì il ragazzo (che si chiamava Al) invitare la ragazza a controllare oltre la parete.
 Alice imprecò. Si guardò intorno cercando una via di fuga. Pensa Alice, pensa.
 Sentì i passi della bionda avvicinarsi, tra pochi secondi sarebbe stata lì e l’avrebbe scoperta.
 Due poltrone più in là l’anziana signora aveva smesso di cercare nella sua borsa ed ora stava tentando di  leggere un libro, ma non ci riusciva. Da come aveva capito dalle parole che urlava, aveva dimenticato gli occhiali. Alice si infilò immediatamente vicino a lei e le stappò il libro di mano.
-Lì c’era un campo di fiori. Erano papaveri rossi, belli…-iniziò a leggere ad alta voce. In realtà non stava leggendo, non poteva leggere così veloce con la sua dislessia,stava semplicemente inventando un racconto. –Nonna mi stai ascoltando?- si rivolse all’anziana signora che la guardava storto. –Allora, stavo leggendo. Lì c’era un campo di fiori…- con la coda dell’occhio Alice vide entrare la ragazza bionda che si guardò intorno. Continuò il suo racconto. – E poi la giovane donna cadde in un profondo sonno, proprio lì in mezzo a quel campo di papaveri. Nonna mi stai ascoltando?- si rivolse nuovamente alla povera vecchietta confusa di fronte a lei. La donna fece per parlare ma Alice la interruppe con il suo racconto. –Sognò di essere con il suo amato, un ragazzo alto e muscoloso…-
La bionda soffermò lo sguardo su Alice, ancora intenta a leggere il suo racconto. Studiò per un po’ la ragazza e Alice pregò con tutta se stessa che il pano funzionasse.
 Dopo qualche minuto la bionda decise che lì era tutto normale, si voltò e se ne andò.
 Alice trasse un sospiro di sollievo.
-Niente di là,tu hai trovato qualcosa?- sentì la voce della ragazza.
 -Nulla. Solo anziani. Andiamocene di qui, sapevo che era uno spreco di tempo.-
 Alice si affacciò nuovamente alla parete e vide i due uscire. Rise, ce l’aveva fatta.
-Scusi signorina, può continuare? Era arrivata alla parte del giovane alto e muscoloso.-
Alice si girò. Aveva ancora in mano il libro della vecchietta.
-Mi scusi signora, non volevo disturbarla.- le ridiede il libro e si alzò.
 -No, aspetta. Continua pure.-
 Alice fu salvata da una giovane donna che disse il suo nome. Si voltò convinta di dover affrontare chissà quale mostro ma si trovò di fronte una bella ragazza sui venti anni che le sorrideva.
 Aveva una divisa da hostess e due paia di alti tacchi ai piedi. Sulla sua camicia azzurra era appuntato un cartellino dorato con su scritto KATE.
-Io sono Kate,tu devi essere Alice.- Kate la squadrò dalla testa ai piedi – Si sei tu, Lucas mi ha parlato tantissimo di te, e devo dire che quel satiro ha proprio ragione.-
Kate l’osservò ancora per qualche secondo mormorando qualcosa del tipo – Incredibile.- -Aveva davvero ragione- -Sei praticamente identica.-
Alice si schiarì la gola, come per dire –Hey, sono qui!- e Kate si riprese dalla sua osservazione.
-Allora, hai il biglietto?- le chiese. Alice frugò nella borsa ed estrasse il biglietto aereo di Lucas.
-Bene, seguimi. C’è un volo che parte tra circa quindici minuti, se facciamo in fretta puoi prendere quello.- Kate si incamminò leggera fuori dalla porta.
 Alice salutò la vecchietta, ancora in attesa della fine del racconto e seguì fuori la donna. Osservó meglio la sua accompagnatrice e notó che non poggiava mai i piedi a terra. Praticamente volava a pochi centimetri dal pavimento. Alice stava per chiederle -Cosa sei?- ma si trattenne,non sembrava una cosa molto carina da dire.
 -Allora, come conosci Lucas?- le chiese affiancandola.
 La donna si voltó e sorrise. Aveva un sorriso bellissimo. Spostó una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio e Alice notó due orecchie a punta da elfo. Nonostante quel piccolo particolare era comunque molto carina.
-Oh, beh io e Lucas siamo molto intimi.- disse ridacchiando. -É il mio ragazzo-
Alice si fermó all'improvviso e una grossa signora le andó a sbattere contro.
-Sta un pó attenta ragazzina- le urló contro.
 Ma Alice la ignoró.
-Lucas aveva una ragazza e non me l'ha mai detto?- era sbalordita. Il suo migliore amico le aveva nascosto una cosa del genere. Improvvisamente si sentì in colpa per tutte le volte che aveva cercato di farlo uscire con qualche ragazza.
 -Beh, di certo non poteva dirti di avere un'aura come fidanzata- disse semplicemente lei.
 -Una che?- disse Alice. -Scusami, non volevo.- aggiunse guardando l'aria offesa della ragazza.
 Kate sospiró e riprese a camminare. Alice la seguí.
 -Io sono un'aura, uno spirito del vento.-
 -Beh almeno tu sei carina rispetto alle ragazze con cui volevo farlo uscire.-
 Kate la guardó con aria minacciosa. Sembrava sul punto di scatenare una tempesta
  -Tu volevi far uscire il mio ragazzo con qualche stupida mortale?-
Alice si maledisse per quel che aveva detto.
 -Beh, io non sapevo avesse una fidanzata. Mi preoccupavo semplicemente per lui. - disse sulla difensiva. -Comunque non ha mai accettato nessun appuntamento. Non ha neanche mai voluto guardare qualche altra ragazza.- aggiunse.
 Kate sorrise tra se contenta della fedeltà del suo ragazzo.
 Proseguirono il tragitto in silenzio.
 Una volta sull'aereo Alice sprofondó nel sediolino e Kate si sistemó aggraziatamente al suo fianco. Una giovane hostess si avvicinó a chiedere se volessero il pranzo. Alice si rese conto di aver fame. Non aveva mangiato praticamente niente a parte la merendina di soia a casa di Lucas. Specificó all'hostess che mangiava cibo vegetariano e lei con un sorriso sparí in una saletta.
 -Sei vegetariana?- le chiese Kate.
 Alice annuí.  -Lucas mi ha praticamente convinta che mangiare animali è uno schifo.-
Alice ricordó le mille volte che Lucas l'aveva minacciata di disconoscerla come amica se avesse continuato a mangiare carne in sua presenza. E dato che praticamente passavano ogni santo giorno insieme era riuscita ad abbandonare la carne. In realtá non le dispiaceva affatto. Condivideva in pieno le idee di Lucas sull'uccisione degli animali, aveva solo bisogno di aiuto per togliersi quella pessima abitudine.
 Dopo aver divorato il panino che le avevano portato si rese conto di essere su un aereo. La fame gliel'avevo fatto dimenticare. Alice odiava volare. Le faceva venire il mal di testa e soprattutto il voltastomaco. Cercó di fissare un punto davanti a se e di non pensare al movimento dell'aereo.
 -Allora, come te la cavi con l'americano?- le chiese improvvisamente Kate.
 Non ci aveva pensato:gli americani non parlano di certo l'italiano!
-Beh, in realtá me la cavo molto bene. Mia madre era italo-americana e praticamente sono cresciuta con l'inglese.-
Ricordó le mille volte che la madre la sgridava in inglese e lei non capiva. Sua madre le mancava molto, non avendo mai conosciuto suo padre si sentiva molto vicina a lei. Nonostante le mille volte che litigavano Alice non poteva fare a meno di lei. Dopo che una stupida malattia se l'era portata via Alice era rimasta sola. Non aveva zii o nonni da cui andare. Non aveva un padre con cui sfogare il suo dolore. Venne affidata ad una giovane famiglia  ma Alice scappó via. Non voleva nessuna nuova famiglia, voleva sua madre, ma lei non c'era piú. All'etá di quattordici anni aveva iniziato le scuole superiori in una sorta di college. Condivideva una stanza con una ragazza di nome Giulia ovvero miss-ordine, come la chiamava lei. La parte di stanza di Alice era un disastro:libri e vestiti dappertutto, mentre quella della sua coinquilina era precisa in tutto. Il letto, la scrivania e l'armadio erano sempre in ordine. Ogni sera ed ogni mattina seguiva una specie di rituale per riordinare la sua stanza. Alice non era mai andata d'accordo con Giulia. Dopo che lei aveva tentato di costringerla a mettere in ordine e Alice le aveva dato della pazza si limitavano a Buongiorno e Buonanotte. Cosa che non sembrava dispiacere a nessuna della due.
 Alice non aveva amici, solo compagni di classe che solitamente la prendevano in giro. Ma lei non era certo il tipo che si faceva prendere in giro. Rispondeva a tono a tutti, dal ragazzino di prima a quello di quinta. Non le importava niente se veniva messa in punizione.
 Fu durante quel periodo di solitudine che conobbe Lucas.
 Aveva passato una giornata orribile dopo che la preside l’aveva chiamata per l’ennesima sgridata e le aveva gentilmente ricordato che dato che non aveva genitori era era praticamente ospite della scuola. Se i suoi voti non miglioravano lei poteva cacciarla dalla scuola. Alice se ne era andata sbattendo la porta. Per lei potevano anche cacciarla, non le importava niente.
 Mentre camminava per i corridoi un grosso ragazzone di quarta l’aveva fermata.
-Ehi miss-solitudine come va la vita?- disse sprezzante. –Sai mi chiedevo se potevi leggermi questo.- le mostrò un piccolo pezzettino di carta con su scritto qualcosa.
 Alice era sconvolta, sapeva della sua dislessia, ma non si scoraggiò.
-Sai Marco, pensavo che in quarta superiore si sapesse già leggere, ma a quanto pare mi sbagliavo.- gli disse a sua volta in tono sprezzante. Molti ragazzi risero.
 Il ragazzo ringhiò, sembrava un pitbull di 100 Kg.
-Leggi.- le disse avvicinandosi al suo orecchio. –Se no dirò a tutti il tuo segreto.- scoppiò in una sonora risata.
 Gli occhi di Alice riempirono di lacrime. Non voleva che tutta la scuola sapesse che era dislessica. Ogni pomeriggio faceva del suo meglio per non farsi notare quando andava a quelle stupide lezioni di ripasso. Gli unici a sapere della dislessia erano i suoi professori e la preside, ma sapeva benissimo che loro non avrebbero mai svelato il suo segreto.
 Tentò di leggere la minuscola scritta ma come al solito le parole si mischiarono. Si concentrò, poteva farcela.
 Ma non ci riusciva. Calde lacrime le scendevano sulle guance. Marco rideva.
-Cosa c’è? Non sai leggere?-
Era allora che era arrivato Lucas, con la sua solita T-Shirt anti vivisezione, i jeans e i cappello che gli schiacciava i ricci. Affiancò Alice e le prese da mano il biglietto leggendolo.
 -Sai Marco non sapevo che avessi intenzione di iniziare una dieta. Era ora.- disse rivolgendosi al ragazzone.
- Lei è la tua dietologa?- fece un gesto verso Alice. – Perché mi sa che non sta facendo un ottimo lavoro.-
Marco divenne rosso di rabbia. Tutti i ragazzi presenti ridevano,qualcuno si azzardò anche a dire –Si, Marco era ora!-
 -Tu, stupido marmocchio ti disintegro.- Marco strinse i pugni.
 -Beh io direi di aver fatto abbastanza. Ora che ne dici se ce la filiamo?- disse Lucas rivolto ad Alice.
 La ragazza lo guardò e annuì. Corsero per qualche metro e quando si fermarono scoppiarono a ridere.
 -Piacere io sono Lucas.- il ragazzo le porse una mano e Alice la strinse.
 -Io sono Alice e credo che noi due diventeremo grandi amici.-
 
 L'aereo sussultó e Alice ritornò alla realtà. Strinse forte i braccioli del sediolino terrorizzata.
 Kate la guardò. –Hai paura di volare?- le chiese.
 Alice annuì incapace di dire o fare altro.
 -Beh sicuramente non sei figlia di Zeus.-
 Alice la guardò confusa. Trasse un respiro –Figlia di chi, scusa?- chiese.
-Ah, giusto. Scommetto che Lucas non ha avuto il tempo di informarti. – si grattò la testa distratta –Ma scommetto che ti ha lasciato qualcosa.- le disse improvvisamente.
 Alice si portò una mano alla fronte. Ma certo! La busta.
 La estrasse dalla borsa e l’aprì. Dentro c’era un lettore mp3 con delle cuffie. Alice se lo infilò e premette play.

 

ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
 Allora per prima cosa ringrazio Ali_TheDemigod e _littlemoon00_ per aver recensito. Vi adoro <3
 Grazie anche a chiunque segue la storia, spero vi stia piacendo ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo :3
 With love BettyLovegood <3
 

   
 
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