Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Mitsuki91    18/11/2014    0 recensioni
Una nuova vampira in casa Cullen, che ha un potere particolare, decide di fare uno speciale regalo di compleanno a Nessie.
Dal testo:
"Nessie aveva ceduto, aveva accantonato la diffidenza e aveva permesso a Sara di entrarle sottopelle. Erano diventate amiche e lei gliel’aveva dimostrato facendo qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
Aveva teso una mano.
E Nessie, con l’ansia e l’eccitazione a sconvolgerle lo stomaco in egual misura, gliel’aveva stretta."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elizabeth Masen, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono tornata nel fandom di Twilight. … Wow. Non credevo che fosse seriamente possibile, eppure… Eccomi qua.
Buona lettura!


Ciò che agli altri non è consentito

Nessie ci aveva messo un po’ a fidarsi di quella vampira.
Era apparsa tutta d’un tratto sulla soglia di casa Cullen e, anche se non aveva dimostrato intenzioni ostili e si era bene adattata alla dieta vegetariana della sua famiglia, aveva qualcosa di sfuggente.
Suo padre diceva che c’era qualcosa di strano, in effetti. Come una sorta di barriera mentale interna: lui riusciva a leggerle il pensiero per la maggior parte del tempo, ma c’erano alcuni momenti in cui la sua mente produceva solo uno strano rumore di sottofondo, come un’interferenza. Non capiva da cosa fosse prodotta e, quando lo chiese alla diretta interessata, lei gli spiegò che era dovuta a una parte del suo potere particolare, che però non aveva voluto spiegare nei dettagli.
Quando poi Nessie l’aveva conosciuta meglio, aveva capito i meccanismi che si celavano dietro il suo pensiero e dietro la maggior parte delle sue azioni. Sara, questo il nome della vampira, alla fine le aveva parlato e mostrato meglio il suo potere.
E dopo qualche anno che stava con loro, beh… Nessie aveva ceduto, aveva accantonato la diffidenza e aveva permesso a Sara di entrarle sottopelle. Erano diventate amiche e lei gliel’aveva dimostrato facendo qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
Aveva teso una mano.
E Nessie, con l’ansia e l’eccitazione a sconvolgerle lo stomaco in egual misura, gliel’aveva stretta.
Allora Sara era mutata davanti i suoi occhi: i suoi capelli si erano allungati, scuriti fino a diventare nero corvino; i suoi occhi erano passati dall’azzurro al verde; le sue labbra si erano assottigliate e il suo viso allargato un poco; attraverso il loro contatto aveva protetto anche la sua mente con la mutazione, di modo che Edward non potesse leggere quei particolari ricordi, perché legati ad un’altra forma che stava utilizzando il suo potere.
Erano partite. Uno strappo all’ombelico e il mondo si era dissolto davanti ai suoi occhi e spostato sotto ai suoi piedi.
Ed erano tornate indietro nel tempo, lontano nello spazio, fino ad arrivare nel millenovecentosedici, a Chicago.
“Buon compleanno, Nessie.” le aveva detto alla fine Sara, lasciandole la mano. Nonostante la faccia diversa, Nessie aveva riconosciuto l’espressione eccitata dell’amica.
“Dove…?” aveva iniziato lei, guardandosi attorno e sbattendo le palpebre, ma non aveva fatto a tempo a finire la domanda che un gruppo di ragazzi erano entrati nel vicolo dove loro si erano materializzate.
Il suo cuore mancò un battito.
Ed Edward, Edward Cullen che aveva ancora i tratti del volto troppo rotondi e sorprendentemente umani, si era avvicinato a loro assieme ad alcuni amici.
“Damigelle! Che ci fanno due damigelle sole in un piccolo vicolo come questo?”
“Passeggiamo.” rispose Sara, mentre Nessie si riprendeva dallo shock.
Edward sembrò notarla meglio, perché inclinò la testa a destra e corrugò la fronte.
“Per caso siamo parenti? Dovrei chiedere a mia madre, ma non credo che una qualche zia sia in visita…”
“Ehi, ragazze, ma come siete vestite?” intervenne un altro ragazzo.
A quel punto Nessie si riscosse.
“Non credo che siamo parenti, ‘messere’. Mi chiamo Ren.” rispose ad Edward, accennando un sorriso. Aveva scelto apposta un nome neutro, perché non sapeva ancora se e come quell’incontro avrebbe potuto cambiare la storia, ed era un punto che la spaventava un poco “E veniamo da molto lontano, per questo i nostri abiti non sono molto consoni… Ehm…”
“Robert.” si presentò prontamente il ragazzo “E questo qui, invece, è Arthur.”
“Piacere di fare la vostra conoscenza.”
Edward chinò appena il capo, sorridendo. Gli amici, fra le risate, lo imitarono.
“Dunque, noi stavamo andando a casa del nostro Edward.” disse Arthur “Se venite da molto lontano, magari una bibita fresca vi farà piacere.”
“Ehi! Stai invitando gente a casa mia?”
“Beh? Non vorrai abbandonare due fanciulle così carine, spero!”
Nessie scoppiò a ridere. Non avrebbe mai creduto che… Non avrebbe mai pensato… Insomma, suo padre così… Umano. Che rideva e scherzava con degli amici, normali come lui. Con le guance arrossate e… Gli occhi verdi.
Quello era un particolare da cui non riusciva a staccare gli occhi. Nonno Carlisle gliel’aveva detto, vero, ma vederlo… Era tutta un’altra cosa rispetto ad immaginarselo.
Suo padre.
Era davvero suo padre?
Nessie si voltò verso Sara, come in cerca di una conferma. Lei sorrise e annuì, poi prese la parola.
“Vi seguiamo volentieri, signori.” replicò, inchinandosi, nello stesso tono cerimonioso e scherzoso tenuto prima dai ragazzi.
Loro risero e fecero strada. Dissero di aver preso una scorciatoia, e che Edward era una persona per bene con una famiglia per bene e che non viveva affatto in un vicolo piccolo, stretto e buio. Si scambiarono battute che loro non riuscivano a capire, parlando di altra gente – presumibilmente altri compagni di studi.
Nessie si limitava a mangiare Edward con gli occhi, e Sara osservava lei, sorridendo.
Arrivarono infine ad una graziosa villetta. Edward entrò per primo, seguito dagli altri, e Nessie lo sentì avvisare sua madre che avrebbero avuto ospiti, o almeno… Altri ospiti oltre ai soliti ragazzi.
Sua madre.
Sua nonna. Elizabeth Masen. Di cui papà conservava pochi ricordi sfuocati, e che lei non aveva mai visto.
Fu con uno strano tremolio nelle gambe che si avviò verso le voci, ignorando gli arredi della villetta e tutto il resto.
E poi eccola, lì, davanti a lei. La donna da cui Edward aveva ereditato tutto, sia gli occhi verdi che i capelli color rame, che la forma del viso, le labbra piene. La donna da cui anche lei aveva ereditato la maggior parte di se stessa.
Era una sensazione stranissima. Come il guardarsi allo specchio in un altro mondo, con pochi e voluti errori.
Anche Elizbeth dovette provarla, perché si portò una mano alla bocca.
“Oh, cielo… Cara, scusa se mi permetto, ma che somiglianza!”
“Già.” rispose Nessie, con un filo di voce. Forse sarebbe scoppiata a piangere in quel momento, oppure la crisi isterica l’avrebbe colta poi. In quell’istante non si sentiva troppo lucida.
“Signora.” intervenne Sara, salvandola ancora una volta “Noi siamo Sara e… Ren. Veniamo da lontano e ci è stata offerta la vostra ospitalità per questo pomeriggio, di cui vi siamo molto grate.”
Elizabeth sorrise, ripresasi un po’ dalla sorpresa, poi le invitò ad unirsi con gli altri nel piccolo ma ben curato guardino sul retro. C’era un tavolino con delle sedie, dove tutti presero posto, e la donna chiese a tutti di avere pazienza mentre andava a preparare il the.
Nessie, superato anche questo momento di assoluto stupore e nostalgia e qualcosa di ancora non ben definito che le si agitava dentro, iniziò a guardarsi intorno, avida.
Era improvvisamente ansiosa; aveva voglia di conoscere tutto, di sapere tutto ciò che riguardava la sua famiglia di origine.

***

Sara era rimasta un po’ in disparte ma, dopotutto, come aveva ammesso anche lei stessa, sarebbe parso troppo sospetto per i Masen avere intorno qualcuno che non mangiava né beveva mai. La sua pelle non luccicava al sole per lo stesso principio che le permetteva di manipolare il resto del suo corpo, ma i suoi bisogni fisici rimanevano immutati e, per la sua dieta vegetariana, era meglio per lei non avere intorno troppa gente.
Nessie, invece, aveva accolto a braccia aperte l’improvviso affetto che Elizabeth aveva riversato su di lei. Trascorreva parecchi pomeriggi con la donna, chiacchierando del più e del meno, riscoprendo con avidità e stupore delle piccole abitudini che si erano tramandate di generazione in generazione, come quella di alzare gli occhi al cielo nello stesso identico modo.
Anche Edward era un soggetto interessante. Nessie faticava non poco a conciliare la visione di quello spensierato ragazzo, eppure molto rigido nei propri desideri – arruolarsi nell’esercito, servire la patria – e sorprendentemente familiare in alcune formalità – come il rispetto che nutriva per lei in quanto donna, la distanza che manteneva in quanto ‘bravo ragazzo’ –, con quella del suo papà, così maturo e riflessivo; sotto certi aspetti malinconico e rigido, il cui sorriso sembrava sorgere sulle labbra solo quando stava con la propria famiglia mentre il mondo esterno gli scivolava addosso. Quel ragazzo, quell’Edward, invece, era un giovane pieno di passioni e speranze e uno sguardo carico verso il futuro; fatto di un’immensa spontaneità con i propri amici, in cui Nessie poteva scorgere a fatica la base dell’enorme passione che lo animava. La riconosceva solo perché l’aveva vista, a volte, in certi sguardi che suo padre lanciava a Bella e a lei soltanto.
Una sera Nessie conobbe anche il signor Masen. Edward senior era molto più silenzioso di suo figlio; alto ma non massiccio, e con un paio di sorprendenti baffi che fecero ridere Nessie fino a star male, poi, quando si allontanò da casa e poté sfogarsi con Sara. Da lui, Edward aveva preso solo il naso e poco altro, eppure Nessie lo riconobbe istintivamente come ‘nonno’, sebbene sentisse un legame più debole rispetto a quello che la legava a Elizabeth.
Nessie passava la maggior parte dei suoi giorni con la sua ritrovata famiglia, e la sera si sfogava con Sara, quando la malinconia tornava ad attanagliarla.
“Ho paura.” le disse un giorno.
“E di cosa?” rispose lei, alzando lo sguardo da un libro che aveva trovato qualche ora prima in quella soffitta un po’ dismessa, dove si erano arrangiate a vivere.
“Di cambiare tutto. Non pensi… Non pensi mai di poter alterare il futuro, attraverso il tuo dono? La cosa non ti spaventa?”
Sara mise da parte il libro e accavallò una gamba, cercando di seguire anche lì i suggerimenti dei Cullen per sembrare più ‘umana’.
“Ti ricordi quando sono arrivata da voi?”
Nessie annuì.
“Erano molti anni che mi sentivo in colpa per le vittime che uccidevo. Non ho voluto di proposito darvi una spiegazione, per non svelare il mio dono… Avete creduto tutti che fossi empatica, un po’ come Jasper.”
“E’ vero.” la interruppe Nessie, sorridendo appena.
“Non era così. Il vero problema è che, beh… Io vedo. So. So cosa è successo e cosa succederà. Ho visto la trama dell’umanità intrecciarsi e scindersi e poi intrecciarsi di nuovo con quella dei vampiri. E tante volte, mentre mi nutrivo, pensavo: magari questo povero uomo avrebbe potuto vivere, sposarsi, avere figli e nipoti… E, un giorno, uno di quei nipoti sarebbe stato l’uomo che avrebbe condotto la razza umana fra le stelle.” Sara si interruppe, mentre Nessie la fissava intensamente “Per quanto io mi spinga avanti nel tempo, non posso materialmente tenere traccia di ogni albero genealogico. Sono troppe le persone importanti; sono ancor di più quelle persone che diventano importanti solo lavorando in gruppo. E quindi io avevo paura. Paura di uccidere la persona sbagliata; paura di uccidere il futuro stesso dell’umanità e della mia specie.”
Nessie iniziò a capire cos’aveva turbato l’amica. Dato che non aveva svelato a nessuno il suo potere, eccezione fatta per lei e sempre in quel modo che rendeva impossibile a suo padre leggerle dentro, nessuno aveva potuto capirla davvero. Ma lei ora sapeva. Riusciva a comprendere quanto fosse stato terribile il peso che Sara si era sempre portata dentro.
“Quindi sì, ho avuto paura anch’io. Poi ho trovato voi ed è stato fantastico. Se vuoi possiamo andarcene anche oggi, però… Mi è sembrato giusto darti una possibilità. Farti conoscere quella parte della tua famiglia che non hai mai potuto conoscere prima, per ovvi motivi.”
“Ed Edward?” chiese ancora Nessie, leggermente angosciata. Se l’era chiesto tante volte, prima, eppure… Eppure era stata egoista. Forse il danno era già fatto, era irreparabile.
Sara sorrise.
“Tuo padre non ti ha mai detto nulla in merito alla tua esistenza in quest’epoca, Nessie.” rispose, serenamente “Lo sai meglio di me. Lui ha pochi ricordi, quasi tutti della fine. La sua memoria umana… E’ come un colino.” disse, riprendendo l’espressione preferita di Edward “Sparisce. Ci ho pensato parecchio, prima di fare quello che ho fatto. Non preoccupartene eccessivamente.”
Nessie annuì, un po’ più rincuorata.
Infine chiuse gli occhi, sperando di riuscire a dormire qualche ora. L’indomani avrebbe fatto un giro in città con Elizabeth e non poteva permettersi di essere stanca.

***

Erano andate al mercato.
Elizabeth aveva ritenuto che Nessie non utilizzasse abiti adeguati. Lei, dal canto proprio, aveva detto che aveva comprato due o tre capi da quando si erano conosciute, ma aveva ammesso candidamente di non conoscere per niente la moda del posto (dell’epoca).
Così Elizabeth si era proposta di confezionarle un vestito elegante. Nessie aveva accettato ed ora si ritrovavano a girare fra le bancarelle.
Già quattro negozianti le avevano scambiate per madre e figlia, o per sorelle.
“Sarebbe bello se fosse vero.” disse infine Elizabeth, ridendo appena e coprendosi la bocca con il palmo della mano.
Nessie aveva riso con lei e poi si era fatta più seria. Fissava la pavimentazione della piazza, gli occhi adombrati dal dubbio.
“Tesoro, non ti senti bene? Vieni, andiamo lontano dalla folla.”
Elizabeth era così dannatamente premurosa. Certe volte le ricordava davvero nonna Esme. Non aveva dubbi che sarebbe andata a genio a tutti i Cullen; quanto a lei…
“Vuoi che ci fermiamo a bere un bicchiere d’acqua?”
Nessie rialzò finalmente lo sguardo. Erano vicine ad un piccolo parco; c’era un bar poco distante da loro.
“No.” rispose, incamminandosi verso una panchina. Fece circa dieci passi, prima di ricominciare a parlare “Pensavo… Se ti dicessi che c’è del vero, in quello che hanno detto i negozianti?”
Rialzò lo sguardo su Elizabeth, che aveva sbattuto due volte le palpebre.
“Beh, credo di conoscere tutti i miei parenti, sia da parte di padre che da parte di madre… E tu non rientri fra questi. E sicuramente so quanti figli ho partorito!” concluse, con una risata.
Erano arrivate alla panchina, e si sedettero. Nessie alzò lo sguardo al cielo: la giornata era serena, con appena qualche nuvola ad oscurare il sole.
“Non intendevo in quel senso. Elizabeth, tu credi al sovrannaturale?”
“… Eh? Mi stai chiedendo se credo ai fantasmi?”
Nessie accennò un sorriso.
“Non proprio. Qualcosa del genere.”
“Beh, io non… Non credo di aver mai riflettuto a lungo sulla questione.”
“Capisco…”
“Ren, che hai? Mi stai spaventando.”
Nessie spostò la sua attenzione sulla donna, e vide che la guardava con occhi apprensivi e sgranati.
All’improvviso ebbe un’illuminazione e seppe cosa fare. Dopotutto avrebbe dovuto capirlo prima, no? Le parole di nonno Carlisle…
“Ho un dono.” disse “C’è qualcosa che voglio mostrarti.”
Le prese le mani, chiudendole fra le sue. Ora Elizabeth sembrava allarmata.
“Ren…”
“A volte le cose non vanno come ci si aspetta.” continuò lei, ignorando i battiti accelerati del suo polso “Devi sapere che ci sono altre possibilità; che c’è un mondo intero nascosto fra ciò che credi di conoscere.”
“Ren, io davvero, forse è ora di tornare indietro…”
“Ti fidi di me?”
Elizabeth tacque. Poi, dopo qualche istante di riflessione ed attesa, annuì, rilassandosi appena.
“Non sempre il futuro che vediamo dinanzi a noi è quello che ci accompagnerà per tutta la vita. Talvolta, però, esistono anche alternative accettabili. Chiudi gli occhi, Elizabeth. Ti mostrerò il futuro di Edward.”
Lei deglutì, poi chiuse gli occhi, obbedendo.
Edward aveva gli occhi socchiusi e suonava un enorme e bellissimo pianoforte. Le sue dita sembravano sfiorare appena i tasti e quella carezza leggera produceva una melodia armoniosa, che era sempre in grado di riempirle il cuore di meraviglia.
Qualcosa cambiò e una figura leggiadra cinse il collo di Edward, da dietro, chinandosi sulla sua testa. A quel punto lui aprì gli occhi e sollevò il volto, andandole incontro per un bacio a fior di labbra.
Fu in quel momento che Elizabeth si rese conto che c’era qualcosa di sbagliato, in tutto questo. Il suo Edward aveva gli occhi dorati e non più verdi, la sua pelle era pallida e in un certo senso i suoi tratti erano più belli, più alieni; lui era di qualche anno più grande rispetto ad ora.
Poi la donna si voltò verso il punto d’osservazione e tese una mano. Lei si spostò, sentendo il cuore riempirsi d’amore, e due braccia fredde la cinsero: una era della donna, della mamma, e una era di Edward, del papà.
Gli occhi ruotarono con il volto fino a che lei non riuscì a vedersi riflessa nel vetro di un’enorme finestra: ed eccola, boccoli color rame e occhi nocciola, circondata anche fisicamente dall’amore della sua famiglia.
Indiscutibilmente figlia di suo padre, del suo Edward, e della donna da cui aveva preso gli occhi di una vita precedente, la mamma Bella.
Nessie interruppe il contatto ed Elizabeth sussultò, come se fosse stata riportata alla realtà troppo bruscamente.
“Io… tu… Cosa…?”
“Credo di dover ripartire, Elizabeth.”
La donna la fissò a lungo, confusa. Nessie rialzò lo sguardo su di lei, sorridendo.
“Fai tesoro di ciò che ti ho mostrato e non parlarne a nessuno. Questa è una possibilità per Edward di essere felice, se saprai coglierla.”
Elizabeth chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. Era ancora scombussolata e non sapeva cosa pensare.
Eppure non aveva dubitato, neppure un secondo, che ciò che Ren gli aveva mostrato fosse… Reale.
Impossibile. Assurdo.
Eppure reale.
“Va bene.” le disse, riaprendo gli occhi e osservandola; per la prima volta guardandola davvero, in cerca della somiglianza più profonda.
Nessie si alzò. Non aveva mai smesso di sorridere, eppure nel suo sguardo c’era una nota strana, quasi malinconica.
“Allora addio… Nonna.”
Nessie si voltò e, in meno di un battito di ciglia, scomparve dalla vista di Elizabeth Masen.

***

Era andata ad osservare Edward di nascosto per l’ultima volta. Non voleva farsi vedere, perché avrebbe voluto portare con sé un ricordo genuino di quello che era stato suo padre da ragazzo, da umano.
L’aveva visto ridere ed era stata felice, anche conoscendo già il destino che lo attendeva.
Poi gli aveva voltato le spalle ed era tornata da Sara, pronta a ritornare nella propria epoca. Lei l’aveva accolta con un sorriso sulle labbra e, senza attendere nessuna richiesta né spiegazione, aveva teso una mano.

***


Elizabeth Masen si sentiva bruciare.
Il calore era insopportabile nel suo corpo, sulla sua fronte; eppure, nonostante l’inferno la stesse consumando lembo a lembo, lei sentiva anche brividi.
Poco prima aveva saputo che suo figlio non avrebbe superato la notte. Nel delirio febbrile, aveva riso in faccia all’infermiere che le aveva portato la notizia e aveva blaterato qualcosa su un futuro felice e lontano.
Poi era arrivato lui.
Il dottor Cullen aveva dato il cambio al medico precedente e stava facendo il suo giro di visite. Aveva un’espressione dispiaciuta, stanca, o forse era solo la sua immaginazione unita alla febbre.
Eppure il suo cuore aveva avuto un palpito, quando l’aveva visto. Gli aveva afferrato un braccio e lo aveva fermato, cercando di piantargli le unghie nella carne che sembrava fatta di marmo.
L’aveva riconosciuto.
Su un riflesso di un enorme vetrata, alle spalle di una piccola famigliola felice, un uomo biondo leggeva un libro e sorrideva, seduto su una poltrona.
Aveva perso molte cose nella vita; stava perdendo la vita stessa e ne era consapevole. Eppure quel dettaglio era spiccato nitido come non mai nella sua mente, che forse aveva accelerato perché prossima alla fine.
“Edward…” aveva mormorato.
“Signora, suo figlio…”
“Lei deve fare tutto il possibile per mio figlio.”
“Signora, io sono certo che…”
E poi venne la forza nel corpo, negli arti. L’ultimo grande gesto per assicurare la vita ad Edward, tutto ciò che le era rimasto. Lei aveva visto la sua felicità e l’avrebbe onorata.
“Tutto il possibile.” disse ancora, rialzandosi con il busto, con gli occhi accesi dalla luce di una consapevolezza più grande “Anche ciò che agli altri non è consentito, ecco cosa deve fare per il mio Edward.”
Vide il dottor Cullen sgranare gli occhi a quelle parole.
Poi le forze l’abbandonarono definitivamente e lei cadde, sprofondando nell’incoscienza.

***

“A volte mi chiedo se lei sapesse.” stava dicendo nonno Carlisle “Perché nel suo sguardo sembrava esserci molto di più; lei sembrava aver capito che io potevo fare di più.”
“L’importante è che tu l’abbia fatto.” rispose Edward, sorridendo.
“E’ così. Se Edward non fosse stato trasformato, noi oggi non saremmo qui.” intervenne Bella, posando la propria mano su quello del marito.
E Nessie, che era in braccio alla mamma, li guardò entrambi e poi guardò ancora il nonno, sentendosi felice di essere nata, di esistere e di poter vivere per sempre, ora lo sapeva, circondata da tutta quella felicità e amore.




Noticine finali:
Sara è un mio OC che ho ideato in questi giorni. Potrei riutilizzarlo in qualche futura storia e non sono disposta a cederla a nessuno, quindi non tentate di rubarmela. Spero si sia capito che il suo potere è quello di viaggiare nel tempo e di mutare forma; quanto al ‘blocco’ che avverte Edward nei suoi pensieri potrebbe essere approfondito in futuro, ma in sostanza è legato alle trasformazioni del suo corpo, che modificano parzialmente la sua mente facendo sì che si crei una sorta di ‘cassetto’ dove riporre i pensieri in merito alle sue capacità (e a ciò che vede/apprende quando utilizza tali capacità). Ah, inoltre sono stata pigra sulla scelta del nome, ma capitemi ho iniziato a scrivere la storia a mezzanotte e non avevo molta fantasia in quel momento.
La storia in sé invece l’ho sognata la notte scorsa. Ho pensato che possa essere fattibile; che Elizabeth, dopotutto, qualcosa avrebbe potuto saperla davvero. E quale modo migliore di unire Sara, Nessie che è il mio personaggio preferito della saga e una frase criptica citata una volta sola nel libro? A proposito, sia la frase che altri riferimenti sono stati riportati a memoria, quindi magari differiscono dal cartaceo. Questo sia perché è l’una di notte e di cercare le parole precise o chi ha detto cosa non avevo voglia, sia perché una mia ex-compagna di classe mi fregò Eclipse in quarta superiore -.-“ Ancora non l’ho ricomprato.
Dunque, credo sia tutto.
Spero di non aver scritto troppe castronerie data l’ora tarda e spero che questa piccola storiella possa venir apprezzata :)
PS: pubblico domani, ora non ce la posso fare.
PPS: ho volontariamente escluso Jacob e i Mutaforma dalla storia. Non so ancora bene come pormi riguardo alla questione 'Jacob ha l'imprinting' che ha come conseguenza naturale il 'Nessie lo ricambia o no?', quindi ho evitato del tutto.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Mitsuki91