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Autore: enemyarrives    18/11/2014    2 recensioni
Fino a che punto un vuoto può essere riempito, o una ferita rimarginata? E un cuore spezzato può essere riparato tanto facilmente? I ricordi torneranno sempre a tormentarci ed i protagonisti di questa storia lo sanno bene.
“E’ possibile sentirsi soli, in un posto pieno di gente? Credo proprio di sì, perché era così che mi sentivo costantemente. Non avevo più nessuno, nemmeno una famiglia. Avevo persino dimenticato cosa volesse dire averne una ed era tutta colpa mia, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro." (Dal capitolo 8.)
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV Claire.
“Uffa, non riesco proprio a fotografare quest’albero.”
Sbuffai, spegnendo la macchina fotografica, quasi scarica. Jared, accanto a me, ridacchiò, distogliendo lo sguardo dal libro che stava leggendo, per posarlo su di me.
“Forse devi solo metterti in modo diverso o usare meno zoom.”
“Ci provo da mezz’ora, ma nulla. Non riesco a fotografare nemmeno una foglia, ultimamente.”
Misi il broncio, giocherellando con un filo d’erba, su cui eravamo seduti.
“Forse non ti concentri abbastanza o la tua testa è troppo piena di pensieri.”
Azzardò Jared, chiudendo il libro.
Sbuffai, scrollando le spalle e tenendo lo sguardo basso.
“Non lo so, non ho voglia di fare nulla, nemmeno la musica riesce a distrarmi.”
“Credo di sapere perché.”
A quelle parole non risposi, avvertii soltanto una stretta allo stomaco.
“Ti manca, vero?”
Continuò, abbassando la voce e avvicinandosi a me.
“Dobbiamo proprio parlarne?”
Sussurrai, con aria affranta.
Ultimamente, io, mamma e Jared non parlavamo più della partenza di Shannon. Avevamo smesso di farlo subito dopo. Probabilmente era perché, nessuno di noi, sopportava l’idea che ci avesse lasciati e, spesso, mi fermavo a pensare se si fossero sentiti così anche quando ero partita io, tempo prima. Mi sentivo ancora terribilmente in colpa per averlo fatto. Forse anche Shannon si sarebbe reso conto e avrebbe preso il primo aereo, tornando da noi. Lo ritenevo improbabile, se non impossibile.
“So che non ne parliamo da..beh, da quando è andato via, ma i tuoi sentimenti sono rimasti gli stessi?” chiese. Colsi una sfumatura di esitazione, nella sua voce. “Non devi rispondere, se non vuoi.” Si affrettò a dire.
Avevo pensato molto anche a quello, ma non mi ero più sfogata, nemmeno con Jared. Dare voce ai miei pensieri, era troppo doloroso. Ma ero sicura di ciò che provavo per Shannon? Ero confusa oppure era solo difficile riuscire ad ammettere, ancora una volta, che ero innamorata del mio “ex” fratellastro?
“Jay, io non lo so. E’ passato un po’ dalla sua partenza e dovrei rivederlo per capirlo. Ma lui non tornerà.”
Sospirai, abbassando lo sguardo.
Jared esitò.
“Sei proprio sicura che non tornerà? Non sai cosa prova, magari anche a lui manchiamo noi.”
“Non lo so..credo che ora mi odi, l’ho fatto soffrire. Ma quello che mi fa rabbia è che anche lui ha fatto soffrire me.”
Per un po’ non dicemmo nulla, poi rientrammo a casa.
Mamma era seduta con il telefono stretto tra le mani, sembrava triste.
“Cos’è successo?”
Le chiesi, sedendomi accanto a lei.
“E’ successo che mi ha telefonato Shannon. Non si fa sentire da mesi, poi mi chiama solo per dirmi che il corso è finito ma che lui rimane lì. Ci ha abbandonati, ha lasciato la sua famiglia..” singhiozzò, mentre io le tenevo una mano.
Quello che pensavo allora era vero, non voleva tornare, non voleva più vederci e tutto a causa mia.
Mi alzai, piena di rabbia e nervosismo.
“Ho deciso, andrò a prendere Shannon. Non importa se non vuole tornare, devo parlargli di persona e chiarire questa situazione.”
A quelle parole, mi guardarono sconvolti.
“Claire, sei proprio sicura?” mi chiese mamma, con gli occhi lucidi.
“Lo sono, si comporta così da più di un anno e devo capire il perché. E poi deve finirla di trattarci di merda, siamo la sua famiglia.” Sbottai, con i pugni stretti.
Quando mi sentii un po’ più calma, salii in camera e cercai il volo meno caro per Boston. Avrei voluto partire il giorno dopo, ma purtroppo costavano tutti troppo. Ne trovai uno a 75 dollari, era quello che potevo permettermi, sarei partita dopo tre giorni. A quel punto, io e Shannon avremmo risolto la cosa, una volta per tutte.
 
Tre giorni dopo.
“Edificio 4, edificio 4..” farfugliavo, guardandomi intorno, con una cartina in mano, la valigia nell’altra e in testa un cappello grigio con la visiera che mi riparava dal sole. Ero arrivata all’aeroporto due ore prima e mi ero subito messa a cercare il posto dove avrei dovuto trovare Shannon. Il problema era che non ero molto pratica con le cartine stradali e le persone a cui avevo chiesto informazioni, o erano straniere, oppure non sapevano indicarmi la strada. Quindi avevo deciso di cavarmela da sola, anche se mi sembrava impossibile. Mi trovavo in un grande viale e ai lati di questo, c’erano alberi ed edifici di mattoni. In quel momento, ero davanti al numero 156 e avrei dovuto camminare parecchio, prima di trovare quello giusto. Iniziavo ad essere stanca, il borsone pesava e faceva troppo caldo. Ma non volevo arrendermi, non ora che potevo finalmente affrontare Shannon e parlargli. Dovevo farlo per mamma e per Jared, per rimettere insieme la nostra famiglia. Questo pensiero mi diede forza e ricominciai a camminare lungo il viale. Davanti a me, vidi una ragazza con i capelli biondi a caschetto, mi dava tutta l’aria di frequentare un corso di musica, visto che aveva un plettro tra le labbra. Mi avvicinai, esitante.
“Scusami, potresti dirmi dove posso trovare l’edificio 4?”
La ragazza mi guardò con uno sguardo da civettuola.
“Certo, ci stavo andando, seguimi.”
Fece spallucce, incamminandosi ed io la seguii, sospirando di sollievo.
Dopo qualche minuto di silenzio e di occhiatine imbarazzate da parte mia, mi guardò curiosa.
“Sei nuova?”
“Ehm, veramente no, sto cercando una persona.”
“Chi? Magari lo conosco.”
“Shannon Leto, frequenta il corso per batteristi..”
Appena pronunciai il suo nome, mi iluminò.
“Oh, Shannon! Certo che lo conosco. Tu chi saresti?”
Il mio cuore fece un balzo, cercai di non arrossire, ma fu inevitabile. Finalmente qualcuno che conosceva Shannon, magari avrei potuto chiederle dove trovarlo. Tuttavia, il modo in cui si era interessata, appena aveva sentito il suo nome, mi sembrava davvero strano e sospetto.
“Sono..la sua ragazza.” Dissi, sperando che non si accorgesse della punta di esitazione nella mia voce.
La ragazza fece una risata, lanciandomi un’occhiata scettica, come se mi avesse presa per una stupida.
“La sua ragazza? Quindi non ti ha informata del fatto che abbiamo fatto sesso più di una volta? Povera illusa.”
Quelle parole, che fossero vere o false, facevano male. Era come se mi avessero pugnalato, dritto nel cuore. In quel momento, mi chiesi che senso avesse avuto arrivare fin lì e cercare di sistemare le cose, quando lui, lontano da noi, si comportava come un coglione.
Preferii non rispondere e continuai a camminare a sguardo basso, finché lei non si fermò davanti ad un edificio come gli altri, con il numero 4 accanto al citofono.
“Siamo arrivate, saluta Shannon da parte di Jess. Ciao!” mi strizzò l’occhio e se ne andò sculettando.
Non so cosa mi trattenne dal tirarle i capelli o picchiarla, avrei davvero voluto farlo. Improvvisamente, avevo voglia di scappare via, tornarmene a casa e cercare di dimenticarlo, una volta per tutte. Ma ne sarebbe valsa la pena? Scappare era da codardi e io mi ero stancata di sentirmi così, lo avevo evitato troppe volte, non lo avrei fatto di nuovo. Guardai la grande porta a vetri davanti a me, facendo un respiro profondo, poi entrai.
All’interno, l’edificio sembrava una scuola, c’erano corridoi con volantini appesi alle bacheche, aule con strumenti musicali ovunque, scale che portavano ad altri piani tutti uguali. Ero certa di essere nel posto giusto, finalmente, bastava solo che trovassi il dormitorio.
Fermai un ragazzo a caso, che usciva da una delle aule di musica.
“Scusami, sai dove posso trovare il dormitorio?”
“E’ al terzo piano. Cerchi qualcuno? Non ti ho mai vista qui, sono l’organizzatore dei corsi.”
“Beh in realtà sì, sto cercando Shannon Leto. Lo conosci?”
“Shannon? Sta nella camera accanto alla mia, posso accompagnarti!”
A quelle parole il mio cuore fece un balzo e mi uscì una vocina stridula per l’emozione.
“Sì, per favore.”
Il ragazzo sorrise e si incamminò su per le scale. Ad ogni passo, mi sentivo il cuore e la testa sempre più pesanti, non vedevo l’ora di arrivare.
Quando arrivammo al terzo piano, ci fermammo davanti ad una stanza con il numero 30.
“Questa è la sua camera, spero ci sia. Buona fortuna!”
Mi sorrise, per poi andare via.
Presa dall’emozione e dalla foga di vederlo, bussai alla porta con forza, ma nessuno aprì. Riprovai, confusa, ma non ottenni nessuna risposta.
Quando stavo per perdere le speranze, vidi la porta aprirsi e un viso assonnato che mi guardava sconvolto.
“Claire, che diavolo ci fai qui?”



Sì, lo so che mi odiate e che è vergognoso che io sia così in ritardo con l'aggiornare, ma ho avuto un brutto periodo e non ho pensato per niente a scrivere. Probabilmente vi sarete scordati tutti di questa ff, ma se qualcuno di voi ancora la legge e aspetta, sono veramente contenta e anche lusingata. Per farmi perdonare, ho fatto un capitolo un po' più lungo, sperando che questo faccia diminuire la vostra INCONTROLLABILE rabbia. Sappiate che mi dispiace moltissimo, spero di tornare a scrivere come prima. Vi ringrazio tanto tanto tanto, come sempre. Un bacio a tutti, a presto (spero). *fugge*
                                              Martina.
   
 
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