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Autore: Margo Malfoy    18/11/2014    1 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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SONO DI NUOVO QUI! SPERO SI CAPISCA QUESTO SECONDO CAPITOLO, HO VOLUTO FARE QUALCOSA DI UN PO’ DIVERSO,  NEL CASO FOSSE POCO CHIARO LO SPIEGHERÒ NEL TERZO CAPITOLO J
QUESTO CAPITOLO LO DEDICO AL SUPER SEXY KI HONG LEE, PER CUI HO UNA LEGGERISSIMA COTTA :”) RINGRAZIO ANCHE TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO IL PRIMO CAPITOLO, SPERO ABBIATE ANCHE IL TEMPO DI RECENSIRLI ;)
BUONA LETTURA :*
 
 
2
Giorno 1
«Adesso Alby ti mostrerà la tua nuova casa» disse un ragazzo un po’ più grande di me, dai capelli biondi. Feci un cenno con la testa, anche se non sapevo chi fosse Alby.
«Comunque io sono Newt» disse sempre il ragazzo biondo, porgendomi la mano.
Gliela strinsi titubante.
«Io sono Thomas» alla mia destra, un ragazzo più o meno della mia età con i capelli corti e neri, si mise la mano sinistra sul petto e mi porse quella destra.
«Io mi chiamo Alby,» disse il ragazzo di colore alla mia sinistra «sono il capo dei Radurai»
«E io sono Minho» l’ultimo ragazzo, uno asiatico, anche lui più grande di me di qualche anno mi rivolse un semplice sguardo, senza strette di mano.
«Vieni Maggie,» disse Alby «incomincia il tour.»
Gli altri tre ragazzi si allontanarono borbottando un saluto a testa.
Era tutto incredibilmente strano. Sembrava quasi una specie di scherzo, e avrei veramente pensato che lo fosse, se non mi fossi dimenticata di tutto ciò che mi riguardava a parte il mio nome. Quei ragazzi potevano essere svegli, ma non così tanto intelligenti –o così stupidi, dipende dai punti di vista– da togliermi la memoria.
«Cos’è questo posto?» chiesi ad Alby mentre camminavamo nel verde.
«La puoi vedere come una grande piazza. Qui noi abbiamo tutto ciò che ci serve: un cucina, un orto, un Macello –che non ti consiglio di scegliere come postazione–, un cimitero...»
«Postazione?»
«Ognuno di noi ha un lavoro da svolgere qui dentro. Abbiamo poche regole importanti da rispettare e una di queste è che ognuno deve fare la sua parte, sai, per far funzionare il Sistema»
Annuii. Era una piccola società ben organizzata, quasi come quelle preistoriche.
«Chi mi ha portata qui?» dissi.
«Non lo sappiamo. Nessuno di noi sa come è arrivato qui. E in realtà tu sei proprio una sorpresa per noi. Non ci è mai stata mandata una ragazza»
«Mandata da chi?»
«Noi li chiamiamo i Creatori. Sono coloro che hanno creato questo posto, anche se non li abbiamo mai visti»
Annuii di nuovo, ma ogni informazione che mi veniva data serviva soltanto ad incasinarmi ancora di più le idee. Man mano che camminavamo, Alby mi mostrava spiazzi di terreno, piccole capanne o recinti indicandomeli e spiegandomi a cosa servivano. Ma ciò che mi importava di più in quel momento era ricordare. Mi sforzavo di ricordarmi il viso dei miei genitori, la stanze della mia casa, le strade della mia città. Ma niente, la mia mente era vuota e si stava riempiendo soltanto di ciò che i ragazzi mi avevano detto.
All’improvviso Alby si fermò: «Perché non vai avanti?» chiesi.
«È proibito, è un’altra delle altre regole importanti.» disse «È permesso soltanto ai Velocisti»
Velocisti?
«Perché? Cosa c’è là fuori?» indicai un ampio corridoio che ci stava di fronte. Si diramava in diversi muri di pietra, molto alti.
«Vedi queste enormi pareti che circondano la Radura?» chiese Alby battendo con le nocche contro il muro che avevamo di fronte.
Come non notarle, erano la prima cosa che si vedeva uscendo dalla Scatola. Annuii.
«Bene. Fuori da queste mura c’è qualcosa di così pericoloso e difficile da superare che solo i più veloci e i più intelligenti hanno il permesso di esplorarlo. Escono alla mattina, mappano i corridoi e tornano la sera. Noi lo chiamiamo il Labirinto»
«Vuoi dire che siamo circondati da un enorme Labirinto?» chiesi spaventata quanto incuriosita.
«Sì, ed è uno dei crimini più gravi quello di uscire nel Labirinto se non sei Velocista. Corri troppi rischi, quindi vedi di non fare cavolate» mi puntò l’indice di fronte.
«Chiaro.» dissi io. «Ciò significa che c’è una via d’uscita da questo posto»
«Sì,» sospirò Alby «ma è molto difficile. Io e gli altri ragazzi con cui siamo rimasti prima siamo qui da due anni. Da due anni i Velocisti escono nel Labirinto, cercando un’uscita, cambiamenti nelle sequenze di spostamento e non abbiamo ancora trovato niente»
«Cambiamenti nelle sequenze di spostamento?»
«Sì. Ogni notte queste fessure, come quella che abbiamo di fronte, si chiudono e all’interno il Labirinto cambia. I muri si spostano; creano nuovi corridoi e ne chiudono di vecchi, creano nuovi modi per tornare alla Radura o per raggiungere le otto Sezioni in cui è diviso»
«Wow» dissi io stupita. Chiunque ci avesse messo qui, voleva fare in modo che trovare una via di fuga fosse difficilissimo. «Quanti sono i Velocisti?»
«Di solito escono in otto. Ognuno studia e mappa la propria Sezione e poi confronta i cambiamenti con i giorni precedenti» Alby fece una pausa. «Minho, il ragazzo che c’era prima. Lui è l’Intendente dei Velocisti. È il più veloce, il più sveglio, il più in gamba»
«Non sembri contento che lo sia però» osservai.
«Conosco Minho da due anni. Da quando hanno mandato me, lui e Newt qui. Mi ucciderei se gli succedesse qualcosa. Uscire nel Labirinto è estremamente pericoloso e se non riesci a tornare prima del tramonto è anche peggio...»
Era una trappola mortale. I Creatori ci avevano rinchiuso in una trappola mortale.
Ci furono alcuni attimi di silenzio prima che uno di noi dicesse qualcosa.
«Bene Maggie, è ora di cena, andiamo»
Arrivammo ai tavoli a cui erano seduti i Radurai, intenti a mangiare voracemente. Al tavolo a cui erano seduti Newt, Minho e Thomas erano stati tenuti due posti.
«Alby, venite qui!» gridò Newt con la bocca piena.
Ci sedemmo, io vicino a Newt e Alby vicino a Thomas. A tavola non parlai molto, stavo ripensando alla situazione di merda in cui eravamo. Fu Thomas ha distogliermi dai miei pensieri.
«Maggie?» chiese agitandomi una mano davanti.
«Ci sono» dissi guardandolo.
«A cosa stai pensando?» chiese Newt.
«Perché è così pericoloso il Labirinto? Immagino sia difficile capire come uscirvi, ma perché pericoloso? Alby poi ha anche detto che lo è ancora di più rimanerci di sera. Cosa significa?»
I muri si erano già chiusi da qualche ora quando sentimmo dei lamenti spaventosi.
«Ecco perché» disse Minho tranquillo.
«Cos’erano?»
«Noi li chiamiamo Dolenti» disse il ragazzo. «Sono degli esseri enormi, davvero grandi, fatti soprattutto di metallo e ferro, ma anche con parti di carne umana, o animale perlomeno. Loro abitano il Labirinto e sono delle macchine da guerra. Vogliono ucciderti, nient’altro»
Penso mi cadde la mascella per lo stupore, infatti Newt mi disse: «Io chiuderei la bocca, ci sono molte mosche qui»
Con un timido sorriso mi rimisi a posto.
«Quindi non soltanto non sappiamo quale sia la giusta strada per andarsene, ma si rischia anche di essere sbranati da quei... cosi. Dolenti... è uno schifo!» ammisi.
«Bella, intelligente e sveglia. Potevamo chiedere di più?» disse Newt passandomi un braccio intorno alla spalla.
I suoi tre amici annuirono sorridendo.
Mi piacevano quei ragazzi, sembravano sinceramente disposti ad aiutarmi ad ambientare. Erano simpatici. Almeno qualcosa di positivo in quella situazione da schifo l’avevo trovata.
Era meglio di niente.
   
 
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