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Autore: JulietXD5    18/11/2014    2 recensioni
“Katniss… se sto per fare qualcosa che tu non vuoi… fermami.”
“Non ho intenzione di fermarti.” Rispondo pronta, per poi eliminare la distanza tra le nostre bocche.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
Un passo avanti, uno indietro.



 

Io e Finnick aspettiamo nella stanza dei colibrì facendo l’unica cosa che ci riesce bene ultimamente: fare nodi.
E continuiamo a farlo per minuti, ore

La mia mente per un attimo si deconcentra dalla corda che ho tra le mani e fantastica su cosa stia succedendo a Capitol City. Gale rischia la vita. Peeta anche. La rischiano tutti. E io rischio di non rivederli più.

Smettila di pensare!   Mi ordino, sciogliendo uno dei nodi per poi mettermi a rifarlo.

Sposto lo sguardo sulla corda di Finnick, e mi soffermo sulle sue mani. Le sue dita modellano quelle fibre come fossero seta.
Rimango incantata dai loro movimenti, e mi torna alla mente la loro levigatezza quando, l’altra notte, si riposarono tra le mie.
Stanca di guardare le sue mani, alzo lo sguardo e lo poso sul suo volto. I suoi occhi sono concentrati, immobili sulla fune lasciando che solo le pupille seguano i vari passaggi.

E stranamente, rimango a fissare la sua pelle abbronzata, i suoi lineamenti scolpiti e la fronte opaca, senza nemmeno un filo di sudore. Piano piano, inizio a capire perché Finnick sia così amato dalle donne.


Si accorge che lo sto fissando, si gira verso di me e mi costringe a distogliere lo sguardo, mentre sento che il calore avvampa sulle mie guance.
Wow, ho beccato la Ghiandaia Imitatrice a guardarmi!” esclama con il suo solito tono spavaldo.
“Cosa?! Hai le visioni, Odair!” tento di riprendermi.
“Si, certo… ti stai ancora divertendo a fare nodi?” mi chiede.
“Sinceramente? E’ la cosa peggiore che posso fare al momento per non… pensare.”
“Siamo nella stessa situazione.” Ammette.
“Tu, però, non devi preoccuparti da che parte stia Annie!”
“No, devo solo preoccuparmi se sia viva e se sia ancora abbastanza sana di mente!” ribatte lui, e capisco di averlo ferito.
“Scusami Finnick, giuro, non volevo!” cerco di scusarmi, anche se mi aspetto di sentirmi mandare a quel paese tra 3..2..1… e invece no: mi prende la mano e me la stringe.
“Lo so, capisco come ti senti.” Mi consola.

Ed è vero. Tra tutti lui è l’unico che può capire cosa si prova ad avere la persona che si ama lontana e in una situazione di pericolo.
Vieni con me.” Mi dice, alzandosi e tirandomi su per un braccio.
“Dove?” non mi risponde, così mi limito a seguirlo, e passo dopo passo capisco che stiamo uscendo. Tento di fermarlo dicendogli che non ci hanno dato il permesso, ma non mi ascolta. Così usciamo in superficie e ci addentriamo nel bosco dove hanno dato il consenso a me e Gale di cacciare.

“Questo mi sembra decisamente un modo migliore di aspettare” dice, e ha ragione.
Tira un vento leggero, ma, avendo scordato la giacca di mio padre dentro, mi fa rabbrividire. Così inizio a camminare tra gli alberi, sfregandomi le braccia con le mani per scaldarmi.
“Allora, com’è la vita senz’acqua?” mi chiede Finnick.
“Scusami?” rispondo io, non avendo capito a cosa si stia riferendo.
“Andiamo, com’era  vivere dove non c’è mare?”
“Ah… beh, non è tanto male. Insomma, non ho mai avuto la necessità dell’acqua marina, sai?” replico.
“Secondo me deve essere estremamente noioso. Tutti quegli alberi senza nemmeno una riserva d’acqua…”
Ed ecco riaffiorare il Finnick Odair strafottente fino al midollo.

“Beh, questo perché noi al 12 non abbiam…avevamo bisogno di mettere in mostra i nostri addominali scolpiti come te, mio caro essere marino!”
“D’accordo, questo è vero… ma devi ammettere che è difficile eguagliare il mio fisico!” ammette, facendosi scappare una risata. “Everdeen, hai freddo?” mi chiede d’un tratto. E’ evidente che ha notato i miei tentativi di scaldarmi.
“No! Cioè si, solo un po’ … ho scordato la giacca di mio padre dentro e… tira vento…”
“Non ti facevo così gracilina!” mi prende in giro. “Dai, vieni qui.”

E in un attimo lo vedo avvicinarsi a me con le braccia spalancate, per poi stringermi in una morsa mista tra dolce e soffocante.
“Fin...Nick… ti ringrazio, ma così mi ucci…di…” confesso, tentando di districarmi.
“Avanti, un abbraccio dopo tutte le nostre peripezie ci voleva!”
“Si, va bene…ma questo non è un abbra…ccio!” dico, riuscendo a divincolarmi. “E’ un modo per strangolarmi!” finisco di dire, ritrovandomi davanti a lui, con ancora le nostre braccia intrecciate.

Mi rispecchio nelle sue pupille cristalline e lui nelle mie. Rimaniamo a guardarci così per una manciata di secondi, ma a me sembrano passare ore, finchè la sua mano lascia la presa sul mio braccio, si sposta sulla mia guancia e mi trascina verso le labbra di Finnick.

Mi ci vuole decisamente poco per capire cosa stia succedendo: mi sta baciando. Ha voluto farlo, magari senza pensarci, ed ora le mie labbra assaggiano la morbidezza delle sue.
Anche qui mi sembra che stiano passando minuti interi, invece nemmeno dopo un secondo si stacca dal mio viso, si allontana completamente da me e rimane a fissarmi come se avessi ucciso qualcuno.

Riesco a leggere la consapevolezza di aver fatto uno sbaglio nelle sue pupille.
Mi porto una mano alla bocca mentre lo sento dire “Katniss, mi dispiace! Non…Non….”
“No, no tranquillo! E’ tutto apposto, non fa niente, davvero!” cerco di convincerlo, ma lo vedo portarsi le mani nei capelli e stringerli forte.
Mi aggiusto una ciocca di capelli finitami sulla fronte, mentre cerco qualcosa da dire per sdrammatizzare la situazione.
“Non importa, davvero!” continuo.
“E’ che… tutta questa situazione… Annie… mi dispiace, non so a cosa pensavo.” Finisce, mentre inizia a riavvicinarsi a me, con ancora una mano tra i capelli.
“Lo capisco. Non ti preoccupare.” Gli rispondo io, rincuorandolo.


Decidiamo di tornare dentro, e, proprio mentre percorriamo il corridoio per tornare alla stanza dei colibrì, vedo comparire Haymitch.
Sono tornati. Ci vogliono all’ospedale.”
Così inizia una corsa contro il tempo e lo spazio. Ci fiondiamo nell’ala dell’ospedale, dove vedo Johanna Mason su una lettiga, Gale grondante di sudore e…
Sento qualcuno chiamare, anzi, urlare il nome di Finnick. E vedo una giovane donna dai capelli rossi gettarglisi al collo e stringerlo in un abbraccio pieno di sollievo: Annie.

Li vedo stringersi, perdere l’equilibrio e sbattere contro un muro, dove rimangono ad essere sicuri che non sia una visione, ad abbracciarsi dopo una lunga separazione.
E inizio a sentire qualcosa, qualcosa ribollirmi nello stomaco. Mi convinco che sia gelosia, non per Annie ma per il fatto che siano così uniti e così certi del loro amore. Come potrebbe essere altro.


Boggs mi si avvicina e mi dice che Peeta è in fondo al corridoio.
Oddio. Peeta. E’ vivo. Ed è qui. Tutte le mie inutili preoccupazioni sul non rivederlo mai più svaniscono come un sogno e mi precipito verso di lui.

Lo vedo. E’ laggiù. Finalmente potrò dirgli che l’ho scelto, che voglio lui, che mi è mancato come l’aria, che ho pensato sempre a lui…. Che ho baciato Finnick.
Mi blocco come se qualcuno mi avesse posto un muro davanti. Finnick ha baciato me, non io. Io non ho colpa, non ho fatto niente.

Così riprendo la mia corsa verso di lui, e quando sono abbastanza vicina tendo le braccia per stringerlo a me, ma vedo le sue puntare dritte al mio collo e le sento stringersi, troppo.
Peeta mi sta soffocando, e l’unico pensiero che ho in testa è l’aver trovato la mia colpa riguardo al bacio di Finnick: che mi è piaciuto.










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Ecco finalmente un altro capitolo!
Scusate per avervi fatto aspettare così tanto, ma ho avuto troppe cose da fare!
Comunque sia, vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito e aggiunto alle loro storie preferite :)
spero che la storia continui a piacervi, e al prossimo capitolo!
Juls

 
  
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