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Autore: Ale Conte    18/11/2014    1 recensioni
Vorresti cambiare vita, ma tutto rimane com'è..
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SBAM. Di colpo mi ritrovai senza amici.
Nessuno al mio fianco, che potesse consolarmi o anche solo tenermi compagnia. Nessuno.
Da quel momento capì che me la sarei dovuta cavare con le mie forze.
Così decisi di chiamare ogni persona che conoscevo, e di dirle che mi faceva schifo.
Iniziai dal mio migliore amico. Sì, proprio lui. Quell’ amico che aveva tanto amato, e che ora mi voltava le spalle.
Mi rispose subito.
“Mi fai schifo!” gli gridai. Nessuna risposta.
“Chi è?” mi domandò. “Io, il tuo caro amico, cazzo! Non ti ricordi neanche più di me?
Nessuna risposta.
“Chi sei?” “Possibile che tu non capisca?”.  In quel momento staccò il telefono.
Che fossi stato troppo brusco? Beh, era quello che volevo dirgli da tanto tempo. E poi ormai non avevo più nulla da perdere, quindi potevo fare ciò che mi pareva.
Feci un’altra chiamata. Questa volta alla mia ex ragazza. Che strano… anche lei non capì che ero io. Era come se nessuno si ricordasse di me. O peggio.. che nessuno riuscisse a sentirmi.
Basta. Ero stufo. Stufo di tutto e di tutti. Presi il mio zaino, quello verde, il mio preferito, e me ne andai, senza neanche prendermi le chiavi. Non volevo più ritornarci in quella casa di merda. Tutto mi faceva schifo di quel posto. Dalla mia famiglia, alle lettere che mi minacciavano di morte.
Che schifo quel posto. O forse mi faceva più schifo quella città. Brutta, sporca, la gente orribile libera e i buoni rinchiusi in casa, terrorizzati dal mondo che li circondava. Io ero uno di quelli. Stavo tutto il giorno in camera, a pesare quanto sarebbe stato bello un mondo di sole persone buone. Non ci sarebbe stato più dolore, niente presunzione ne discriminazioni. Un mondo perfetto, troppo perfetto. Quasi impossibile.
Scesi le scale di corsa. Non volevo che nessuno mi vedesse.
Presi il primo pullman che mi passò davanti. Non sapevo neanche dove andasse, ma l’ importante era che mi portasse lontano da lì.
Mi addormentai, e quando riaprì gli occhi il pullman stava facendo capolinea. Così scesi e ne presi un altro e un altro ancora.
Eppure che mi sembrava di essere sempre nella stessa città. Avevo viaggiato per due giorni, e nulla era cambiato.
Così mi decisi a chiedere a una signora dove mi trovavo.
“In una delle tante città, figliolo”. Sì, rispose esattamente così. Pensai che fosse matta, allora appena scese domandai a un uomo. “Che ti interessa saperlo? Le città sono tutte uguali, neanche io so dove vivo”. Pensavo di essere in un sogno. Tutti pazzi!
Allora scesi. Il paesaggio era sempre uguale, grattacieli, spazzatura e gente che non aveva un minuto da dedicarti.
Era tutto uguale da una parte, e tutto diverso dall’altra. I miei ex amici e conoscenti che non mi sentivano, la gente sconosciuta era pazza..
“Ehi ragazzo, sembri nuovo, non ti ho mai visto qui” mi disse un anziano. “Sì, non sono di qui, mi potrebbe dire dove mi trovo esattamente?” “Caro ragazzo, devi sapere che il nome di un luogo non ne cambierà il contenuto. Ogni città è così. C’è il buono e il cattivo. I buoni perdono sempre, sono i disgraziati. Sono quelli che sognano, anche se sanno che tutto ciò che vaga nella loro mente.. beh.. è solo finzione. I cattivi sono furbi. Fanno bene a pensare solo a se stessi. Che bisogno c’è di pensare agli altri quando si hanno già mille problemi da sbrigare? Loro sì che sono furbi. Non pensano a nulla, loro vivono. Pensano che i topi, la monnezza e i palazzi facciano parte di una città perfetta. E così è. Non ne esistono di diverse. I buoni saranno sempre i perdenti ragazzo, ricordatelo. I buoni vivono nel loro mondo, ed è per questo che vivono male. Vivono in un mondo di fantasia.” E così dicendo se ne andò, quel vecchio. Anche lui era pazzo. Io sapevo che da qualche parte c’era una città diversa, e che avrei dovuto solo prendere qualche altro pullman. O era solo la fantasia che mi stava facendo impazzire?

  
  
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