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Autore: Tamar10    18/11/2014    1 recensioni
Sherlock ha sbagliato, ma questa volta non c'è nessuno che può scusarlo. Ha ucciso un uomo - conta se dico che se lo meritava? - e ora deve pagare.
C'è stato un tempo in cui era un bambino, curioso e pronto ad ascoltare, e Sherlock non dimentica. Sa che il vento dell'est non perdona.
Genere: Dark, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The East wind is coming, Sherlock.
It's coming to get you.
 
 
 
(C'era una storia...)
Sherlock è ancora solo.
Vorrebbe tanto un caso, una distrazione. L'indagine è la sua vera droga. Non quella schifezza che si sta iniettando in vena, ma almeno l'eroina lo fa sentire meglio.
Non bene, ma un po' meglio. Un po' meno solo.
Lo sa che è sbagliato, ma ne ha bisogno. Tanto quello sarà solo l'ennesimo errore nella sua vita visto che non sembra capace di scegliere mai la cosa giusta.

 
(Una favola della buonanotte sussurrata nel buio)
Sherlock ha paura, perché ha sbagliato. Di nuovo.
Non ci sono camere blindate nascoste nei meandri di Appledore e il gusto amaro della sconfitta fa lentamente posto al panico. Cerca di pensare, ma in quel momento sembra così maledettamente difficile. Il suo palazzo mentale svanisce intorno a lui.
Non riesce a trovare una soluzione, ma in realtà non ne ha bisogno. Sa già cosa deve fare e lo accetta con semplicità.
Lui non è un eroe, non lo è mai stato. Eppure, nonostante tutto quello che dice, mente anche a sé stesso perché almeno per una volta gli sarebbe piaciuto sembrare uno di loro.

 
(Raccontava del vento dell'est che verrà a portare via gli immeritevoli)
La stanza per gli interrogatori è spoglia e squallida.
“Perché l'hai fatto?”
Mycroft è un ombra sulla soglia della porta, Sherlock riesce a sentire molta preoccupazione nella sua voce solitamente pacata.
“Perché le persone fanno quello che fanno?” risponde sprezzante “Non ricordi? Me lo hai detto tu una volta. Amore.”
“Quelle sono le persone normali, Sherlock”
Normali, e lui cos'è?
“Cosa vuoi? Una scusa? Di' pure che sono un dannato psicopatico! Tanto è questo che pensano tutti”
“Voglio un motivo. Tu non sei un assassino” continua il fratello ostinato.
Sherlock resta in silenzio e Mycroft capisce che quella conversazione è conclusa.
“Tu non sei un assassino” ripete ancora prima di andarsene.
“Vorrei tanto crederci” risponde Sherlock alla stanza vuota.

 
(Sherlock si chiedeva spesso chi fossero i meritevoli)
È incredibile come, anche quando decide di fare la cosa giusta, faccia comunque un'azione orribile.
C'è una certa ironia nel fatto che lui abbia passato tutta la vita a dare la caccia agli assassini per poi diventare uno di loro. È quel genere di ironia melodrammatica che John odierebbe.
Pensare a John gli fa ancora più male. Lui è stato in guerra, lui ha ucciso più volte, lui ha una forza incredibile. Nonostante tutto, Sherlock pensa varrà la pena sopportare qualsiasi cosa per John.
Perché John Watson è davvero una persona meritevole.

 
(Sherlock pensa a quando era bambino e aspetta)
Fra le sbarre della prigione si insinua un soffio di vento che gli scompiglia i ricci (come una carezza).









Note:
Storia scritta mesi e mesi fa, finalmente mi sono decisa a pubblicarla (complice il vento di questi giorni)
La frase iniziale è tratta pari pari dalla 3x03, episodio alla fine del quale è ambientata la fiction.
Per il resto non so che dire...ho voluto sperimentare un nuovo stile, non so neanche io cosa pensare. Spero solo che non risulti banale o noiosa ^^
  
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