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Autore: G RAFFA uwetta    19/11/2014    1 recensioni
Dal testo: "Coglieva ogni sfumatura, ogni mutazione di umore, collegava il variare del tuo profumo ad ogni sensazione che provavi."
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Luna Lovegood, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ed era, di nuovo, autunno.

Con le albe grige e uggiose.

Il sole, ancora tiepido, insegue le nuvole che diventano sempre più grevi.

Il vento stropiccia gli alberi strappando le foglie che, come laceri abiti, svolazzano danzando insieme all'ultimo volo delle rondini. L'aria frizzante si insinua, lungo i colli alti dei maglioncini di lana, causando i primi brividi di freddo.

Colori caldi feriscono gli occhi mentre pensi che, quella foglia caduta, proprio li, ricorda molto i suoi capelli.

La nostalgia prende il sopravvento. Rammenti con lucida ferocia il suo sguardo, ormai privo di vitalità, dopo il tuo abbandono. Gli occhi celesti, brillanti come il cielo terso di primavera, divenuti freddi e impersonali, loro, sempre affascinati e pieni di vita.

Brucia sulla pella la sensazione di appartenenza che risvegliava un suo abbraccio, un leggero sfiorare di labbra, una carezza data senza malizia.

La sua voce, persa in visioni astratte, illuminava a giorno le tristi giornate tutte uguali. Trovava il modo di coinvolgerti nelle sue fantasticherie, riuscendo, a farti credere, che fosse reale e semplice amarvi.

Gli bastava osservare il tuo broncio, o la piega scomposta della gonna, l'affondo distratto nel caschetto nero dei tuoi capelli, l'incedere deciso ed elegante lungo l'affollato corridoio, gli bastava poco, per saperti identificare.

Coglieva ogni sfumatura, ogni mutazione di umore, collegava il variare del tuo profumo ad ogni sensazione che provavi.

Innocente e infantile, ti toglieva il fiato quando la stringevi a te e, in refolo di fiato, ti chiamava amore.

Passeggiavate lungo i torrenti che portavano al villaggio. Mano nella mano a rincorrersi tra gli alberi morenti. Ti sentivi viva e appagata, dimentica delle responsabilità, lasciate a languire in una lettera sul tuo letto.

Non rammenti come iniziò, ma nel cuore è inciso, con un ferro rovente, l'attimo in cui tutto morì.

Era autunno.

Ignoravi da troppo tempo la missiva, ora, nascosta, nel fondo del baule. La tua famiglia incalzava all'orizzonte, soffocandoti. Non volevi adeguarti a stupide tradizioni ma, il tuo volere, era cenere al vento dispersa durante un incendio.

Lo venne a sapere nel peggiore dei modi, su un giornale di provincia, abbandonato lungo il selciato per le serre.

Abbracciata al suo amico, ti guardò per l'ultima volta, prima che lo schianto del cuore la sopraffacesse.

Con la morte nel cuore e la certezza di aver perso una parte importante di te, assecondasti il volere altrui, sposandoti ad un ricco nobile.

Piangesti tutte le lacrime innondando la spalla dell'unico che potesse comprenderti. Anche lui, come te, vittima di un sistema arcaico. Aveva rinunciato all'amore puro e incondizionato dell'eroe dei mondi per suggellare un'alleanza tra nobili.

Eravamo nati e cresciuti per questo. Nessun spazio per i sentimenti.

- Pansy, tesoro rientra o la piccola Luna prenderà freddo -

La voce del tuo consorte ti giunge lontana, risvegliandoti dal torpore. Guardi la luce dei tuoi occhi e rientri con il fagottino stretto al cuore.

- Oh dolce Luna ti amo ora come allora -

Ed è, di nuovo, autunno.

 

Note autrice: un ringraziamento alla mia favolosa Beta per il sostegno. Un saluto alla lettrice che mi ha incoraggiato a scrivere ancora di questa straordinaria coppia.


 


 


 

   
 
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