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Autore: ilovebooks3    19/11/2014    3 recensioni
Una raccolta di one shots per immaginare le nuove vite di Jane e Lisbon immediatamente dopo il finale della sesta stagione.
Perché la tempesta è finita, ed entrambi si meritano un po’ di arcobaleno.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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RED BIKES AND RED PASSION
 

Teresa aveva torto.
Non le piace avere torto, come non le piace tutto ciò che rischia di minare la sua autorità di agente federale.
Ma, per una volta, è ben felice di riconoscere di essersi sbagliata.
La proposta di Jane, stranamente, non ha nulla di illegale. Sembra incredibile ma, a quanto pare, non presuppone né violazioni di proprietà privata né abuso di potere né lettere minatorie né seppellimento di uomo vivo.
Il mentalista ha davvero noleggiato il bel battello attraccato alla riva del lago, e l’ha fatto (udite, udite!) senza trucchetti al limite della legalità e del buon senso. Ha semplicemente telefonato alla piccola compagnia navale che si occupa delle escursioni in barca e ne ha prenotato una.
Sembra perfino troppo semplice per uno come Jane.
E, infatti, non è stato poi così semplice, perché, in realtà, la richiesta del consulente non era del tutto standard.
Ma si sa: Jane di standard non ha proprio nulla.
Non solo ha chiesto una barca a disposizione in un orario serale in cui, normalmente, non sono previste escursioni, ma ha prenotato un intero battello adatto a cinquanta persone soltanto per due; pretendendo pure di organizzarci una cena sopra.
Tipico di Jane chiedere cose impossibili.
Tipico di Jane riuscire sempre ad ottenerle.
E non ha nemmeno dovuto ipnotizzare il responsabile della compagnia navale, si è limitato a parlargli col cuore in mano (materia in cui, ultimamente, sta diventando piuttosto esperto), rivelando che desiderava soltanto fare una sorpresa alla sua fidanzata.
La sua fidanzata.
Gli era venuto più che naturale usare quelle tre parole, ma, appena pronunciate, una fitta di senso di colpa lo aveva colpito a tradimento.
Eppure gli era sembrato così giusto chiamare Teresa in quel modo. Sarebbe stato troppo lungo e complicato definirla come la sua partner nel lavoro e nella vita, la donna che ha reso accettabile la sua misera esistenza, la meravigliosa creatura che non sente di meritare, la sua dinamitica e bellissima poliziotta in formato tascabile, la donna più buona e onesta del mondo, così pazza da essersi innamorata di un bastardo come lui.
Siccome non gli era sembrato il caso di raccontare tutto questo al suo interlocutore telefonico, il suo inconscio aveva scelto l’opzione più semplice, o più complicata, dipende dai punti di vista.
La sua fidanzata.
Poi la fitta era scomparsa, velocemente come era venuta, lasciando al suo posto una calda sensazione di serenità.
Era bello, e giusto, usare quella parola, ammesso che fosse riferita a Teresa Lisbon.
E ammesso che lei non sentisse (e, soprattutto, non avesse una pistola a disposizione): considerato com’era finito il suo ultimo fidanzamento, quel termine potrebbe non risultarle troppo gradito; e l’agente Lisbon sa essere molto pericolosa quando si innervosisce.
La sua fidanzata. Non lo è. Non ancora. O forse sì. E comunque Teresa, per lui, è molto più di questo.
Non c’è stato ancora tempo per quel genere di cose ufficiali, ma Jane non dubita che ci sarà.
Per ora desidera semplicemente passare una serata con lei. E anche l’intera giornata di domani. E quella dopo. Insomma, ogni giorno della sua vita.
Aveva preparato tutto nei minimi dettagli. Non gli piace lasciare nulla al caso in nessuna occasione, figuriamoci per una serata speciale con la sua Lisbon: un vero appuntamento, o comunque qualcosa che ci va molto vicino, qualcosa che sogna inconsciamente da un tempo indefinito, in ogni caso troppo lungo.
Si è dato parecchio da fare quel pomeriggio, tra telefonate, giardinaggio e cucina. È stato divertente. Ora spera solo che il risultato dei suoi sforzi sia all’altezza delle sue previsioni. Teresa si merita il meglio.
Ok, lui non è il meglio, ma è ciò che lei ha scelto. E Patrick non può che esserne felice e tentare di assomigliare a quel meglio.
È egoismo il suo, se lo riconosce, anzi forse è semplicemente amore, che poi è qualcosa di molto simile all’egoismo.
Il momento tanto atteso è arrivato, la sua piccola ciclista verdevestita pure, il sole è tramontato e Patrick è eccitato come un bambino. Anche questa volta è riuscito a sorprendere la sua partner, e la gioia che il mentalista prova (e che non pensava potesse mai più provare) sorprende perfino lui.
Aiuta Teresa a salire sulla barca (non che abbia bisogno di aiuto, è una poliziotta che sa badare a se stessa, ma a lui piace fare queste piccoli gesti di galanteria e, dal momento che non si è lamentata, evidentemente a lei piace riceverli); poi si guarda intorno, controllando che sia tutto perfetto.
Lo è. O, almeno, è quello che sta pensando Lisbon.
Tra i sedili della veranda galleggiante domina un piccolo tavolo apparecchiato con cura e con piatti colmi di cibo.
Siccome il buio sta prendendo piano piano il posto della rossastra luce del tramonto, ci pensano una dozzina di candele a illuminare la sala da pranzo improvvisata, regalando un’atmosfera ancora più suggestiva.
«Bellissimo», commenta Teresa con la bocca semiaperta dalla stupore e gli occhi luccicanti.
«Anche tu», risponde Patrick, non riuscendo a smettere di guardarla.
Lisbon abbassa lo sguardo, arrossendo. Anche se ultimamente ne riceve spesso, si deve ancora abituare agli inattesi complimenti del mentalista. Poi li rialza su di lui e, come sempre, le farfalle cominciano a svolazzare furiosamente nel suo stomaco. «Io mi riferivo al battello. Ma, pensandoci bene, anche tu non sei affatto male», ironizza lei.
Jane sorride maliziosamente. Da perfetto gentiluomo d’altri tempi le inclina la sedia, permettendole di sedere. «Ti piace la cucina messicana?», le chiede poi, sedendosi a sua volta al tavolo.
«Patrick Jane mi sta facendo una domanda sui miei gusti? Incredibile! Non sa già tutto su di me?»
«Oh, certamente, ma desidererei comunque la tua risposta».
«Come tu ben sai, non mi dispiace, anche se non ci vado matta».
«Lo so, preferisci il tailandese e la cucina italiana. Ma sono convinto che questa cucina messicana ti piacerà».
«Perché ne sei così sicuro?»
«Intanto perché lo chef sono io».
«Presuntuoso!»
«E poi perché non ti aspettano i tacos unti del chiosco sotto l’ufficio, ma i veri piatti della tradizione messicana», spiega con tono scherzosamente saccente.
«E da quando saresti diventato un esperto delle cucine tradizionali?»
«Da quando sono stato in esilio per quasi due anni su un’isola messicana. Ho mangiato questi piatti una sera in un umile ristorantino sulla spiaggia e poi la proprietaria mi ha insegnato a prepararli».
«Davvero?»
«Sì. Mi annoiavo e quella vecchietta mi aveva preso in simpatia».
«L’avevi ipnotizzata, forse?»
«No. Le ero simpatico davvero. D’altronde alle donne faccio un certo effetto, dovresti saperlo».
«Idiota. Comunque ho una gran fame e sono curiosa di assaggiare tutto».
«Merito della pedalata».
«Ok, va bene», concede Lisbon alzando gli occhi al cielo e trattenendo un sorriso. «Merito tuo».
«Come sempre, del resto», commenta lui, strizzandole l’occhio.
«Ora non ti allargare. E ringrazia che non ho la pistola», lo prende in giro Lisbon, prima di addentare voracemente un taco.
 
**********
 
«Hai davvero preparato tutto tu?», chiede Teresa, dopo il guacamole, le tortillas e il picadillo.
«Sì. Non dovresti essere così sorpresa. Non ricordi già più le crepes più buone che tu abbia mai mangiato?»
«Me le ricordo. Signor Jane, non è che sta cercando di sedurmi col cibo?», scherza la poliziotta. L’ironia è una di quelle cose che ha imparato da quando il mentalista è entrato nella sua vita, una dozzina d’anni fa.
«Come già le dissi una volta, agente Lisbon, trovo che tentare di sedurre una donna col cibo sia un gesto da studentelli. E io ho altri metodi», le sussurra lui, fissandole le labbra.
Teresa arrossisce, come in quel giorno lontano, in cui il consulente le aveva detto qualcosa di simile. Scherzando, ovviamente. Il suo rossore, invece, non era stato affatto uno scherzo.
«Vedremo», accenna lei con fare misterioso.
«Stavolta, però, non hai negato l’ipotesi che volessi cercare di sedurti. Hai fatto un passo avanti».
«Già».
«È il fatto che tu non lo neghi che mi intriga».
Teresa ride, un lampo di malizia le fa scintillare gli occhi.
Molti anni fa lui le aveva detto l’esatto contrario, ovvero che lo intrigava il fatto che lei negasse di aver pensato che lui tentasse di sedurla. Lei lo aveva pensato, eccome se l’aveva pensato, ma aveva rifiutato quell’assurda idea appena le aveva pericolosamente attraversato la mente; come i bambini ad un certo punto negano di credere a Babbo Natale o alla magia.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel giorno.
Per qualche minuto si perdono uno nello sguardo dell’altro, complici come non mai.
Poi l’appetito di Lisbon ha la meglio sul suo romanticismo: la poliziotta si lancia nell’assaggio delle fajitas. Davvero squisite. Non sarà male vivere con Patrick Jane, se le preparerà cene del genere.
«Ti piacciono?», chiede il consulente, speranzoso.
«Molto».
«Mi fa piacere. È stato complicato trovare tutti gli ingredienti».
«Quindi è questo che hai fatto tutto il giorno?»
«Sì. Insieme a un trasloco, al giardinaggio, all’organizzazione di una caccia al tesoro e all’acquisto di una casa».
Teresa sorride. È strano vedere un Jane così attivo. Di solito preferisce dormicchiare sul divano che rendersi utile. L’agente potrebbe anche abituarcisi, ma sa fin troppo bene che l’indolenza del biondo ricomparirà molto presto. E lei, dopotutto, ama anche quella. «E perché hai fatto tutto questo?», domanda, sinceramente curiosa.
Jane la guarda come se la risposta fosse la più ovvia del mondo. «Volevo vedere quel sorriso».
 
*******
 
Parlano di tutto e di nulla. Mangiano. Scherzano. Sorridono. Ogni scusa è buona per sfiorarsi. Si guardano, soprattutto.
Dopo le empanadas dolci, innaffiate da un buon bicchiere di champurrado, lo stomaco di Teresa può considerarsi soddisfatto.
«Ho scelto piatti della cucina messicana perché volevo farti conoscere il mondo in cui ho vissuto per due anni. Un mondo piacevole, se non fosse stato per la tua assenza», le rivela timidamente Jane, con gli occhi bassi.
«E’ una cosa bellissima. Davvero. Voglio dire, è bello immaginarti in pareo a mangiare tacos sulla spiaggia», scherza l’agente. Poi torna improvvisamente seria. «In realtà tutto quello che hai fatto per me è bellissimo. Ma non ti montare la testa».
«Con te non corro questo pericolo, la doccia fredda è sempre in agguato».
«Meglio così».
«E, comunque, non abbiamo ancora finito».
«Su questo non ci piove», gli sussurra lei, avvicinandosi pericolosamente.
Jane deglutisce. Non è facile resistere allo sguardo ammaliatore di Teresa Lisbon.
Quando riesce a ritrovare le sue facoltà mentali, l’uomo sorride e si alza, dirigendosi verso uno stereo, senza mai perdere il contatto visivo con la sua partner.
Accende l’apparecchio e una musica dolcissima comincia a diffondersi nell’aria.
More than words.
«Balla con me, Teresa», le sussurra, riavvicinandosi a lei e tendendole la mano.
Lisbon gliela prende, con sguardo sognante. Era la sua canzone preferita al liceo, gli aveva detto, ma in realtà non ha mai smesso di essere la sua canzone preferita. Soprattutto dopo quella volta in cui si sono trovati, quasi per caso e quasi riluttanti, a ballarla insieme.
Jane la fa alzare dolcemente e la conduce al centro del battello.
Le circonda le spalle con un braccio, piano come per non romperla. L’altra mano è sempre intrecciata a quella di lei.

Saying I love you 
Is not the words I want to hear from you 
It's not that I want you 
Not to say, but if you only knew
 
How easy it would be to show me how you feel  ¹

Come suggeriva proprio questa canzone, alla fine, accantonando orgoglio e paure, ce l’avevano fatta entrambi a esprimere i loro sentimenti. Era ora. Quel sospiratissimo “Ti amo” se l’erano guadagnato a suon di attese, incomprensioni e trucchi mentali. Ancora qualche minuto di ritardo e si sarebbero persi per sempre.
I loro corpi colmano la breve distanza che li teneva separati. Teresa poi si abbandona a quelle note che ama così tanto, abbracciando il suo ballerino e appoggiando la testa sulla sua spalla. Chiude gli occhi, come quella sera lontana, in quel liceo in cui si erano trovati dopo aver risolto un caso di omicidio.

More than words is all you have to do to make it real 
Then you wouldn't have to say that you love me 
Cos I'd already know
 ²

Forse, anche all’epoca, una piccolissima parte di loro sapeva già tutto. Quello che mancava a entrambi era il coraggio di affrontare la realtà. E la realtà era che Lisbon non aveva dovuto affatto immaginare di ballare col ragazzo che le piaceva al liceo. L'irritante biondo che la teneva tra le braccia era molto meglio. Ma guai ad ammettere, anche a se stessa, una follia del genere!

Now I've tried to talk to you and make you understand 
All you have to do is close your eyes 
And just reach out your hands and touch me 
Hold me close don't ever let me go 
More than words is all I ever needed you to show 
Then you wouldn't have to say that you love me 
Cos I'd already know ³


I loro visi sono vicinissimi e ognuno sente il respiro, leggermente accelerato, dell’altro. La mano di Patrick scende lungo la schiena di Teresa, con gesto sicuro, diverso da quello impacciato della prima volta, quando sensazioni simili a quelle che sta provando ora gli erano vietate.
Poi, con l’altra mano, scioglie la stretta con quella di Teresa per stringerle la vita, con dolcezza e passione insieme. È piccola la sua Lisbon, sembra così fragile; è un mistero dove trovi tutta la sua immensa forza.
Le braccia della donna circondano con tenerezza il collo di Patrick.
I due ballerini improvvisati ondeggiano delicatamente, seguendo il ritmo della musica e quello dei loro cuori.

More than words to show you feel 
That your love for me is real ⁴


Non hanno bisogno di parole per esprimere quello che sentono. Basta stare così, abbracciati e sereni come non sono mai stati.
Anche quando la musica finisce, loro continuano a ballare sulle note che solo loro sentono.
È Jane il primo a rompere quel dolce silenzio.« Non stai immaginando che al posto mio ci sia il ragazzo carino del liceo, vero?»,
«No. Direi che il presente non è poi così male», sussurra Teresa, strofinando il viso contro la spalla del mentalista. Poi alza la testa, per guardarlo dritto negli occhi. «Non esiste un altro posto dove vorrei stare, Patrick».

 
**********
 
 
Dopo il ballo, Jane propone di fare il giro del lago, già che hanno un battello a disposizione. È entusiasta come un bambino. Lisbon, invece, un po’ meno: è piuttosto preoccupata e pessimista riguardo le abilità da comandante del mentalista; Patrick aveva preso per corrispondenza la licenza per celebrare matrimoni, forse aveva conseguito allo stesso modo anche la patente nautica, e questa non è un’ipotesi molto rassicurante. Inoltre la poliziotta non può neanche insistere per guidare, come normalmente fa con i mezzi a quattro ruote, perché non ha proprio idea di come manovrare un timone. Spera che almeno Jane ce l’abbia.
Dopo curve maldestre, scatti improvvisi e inquietanti schizzi d’acqua, la poliziotta, in piedi a prua e mezza bagnata, viene però ripagata dal meraviglioso spettacolo della luna che si specchia nelle acque del lago; e, soprattutto, dal bacio del capitano Patrick sotto la suddetta luna.
Tutto sommato ne è valsa la pena di mettere a rischio la propria incolumità.
 
**********
 
Riattraccato a riva il battello, non senza ovvie difficoltà (e al suono di rassicuranti incoraggiamenti del tipo “Stai tranquilla, Lisbon, non l’ho mai fatto ma dovrebbe essere facile”), i due navigatori provetti tornano a casa sulle loro biciclette rosse. Indossano entrambi le giacche a vento, perché l’aria di Austin a mezzanotte è piuttosto fresca.
È piacevole pedalare nell’oscurità, uno accanto all’altro, dopo una serata meravigliosa, che, in realtà, non è ancora finita.
Chissà perché, tutti e due non vedono l’ora di arrivare a casa. Non hanno fretta, però; d’altronde non l’hanno mai avuta.
Mentre pedalano e chiacchierano, ogni tanto staccano lo sguardo dalla strada per sorridersi come due idioti. Per fortuna, nonostante questa pericolosa attività, non si schiantano contro un palo e arrivano sani e salvi alla loro villetta.
Appoggiano al muro le due biciclette, rosso su bianco. Rosso come quel colore che ormai non fa più paura; rosso come la passione che sta bruciando lentamente ogni cellula dei loro corpi.
Patrick apre la porta, facendo passare per prima la sua partner, come, da perfetto gentiluomo, è abituato a fare.
Sulla soglia, lui le toglie la giacca a vento con gesti lenti e misurati, facendola scivolare a terra. Lei lo imita, facendo la stessa cosa col giubbotto di Jane. Le loro mani si sfiorano. Si guardano intensamente negli occhi e riconoscono lo stesso desiderio.
Patrick avvicina le sue labbra a quelle di Teresa. È un bacio dolce, che diventa via via sempre più vorace. Lisbon lo interrompe solo per un attimo, il tempo di richiudere la porta di casa con un calcio. Poi ricomincia a nutrirsi della bocca di Jane.
Salgono le scale, ma scoprono che è piuttosto complicato mantenere l’equilibrio stando abbracciati.
Finalmente arrivano (interi) in camera da letto.
Si fermano, come per chiedersi reciprocamente un silenzioso permesso; poi si sorridono. Nessuna paura. Soltanto la voglia di appartenersi completamente.
Ricominciano a baciarsi e, nel farlo, si spintonano a vicenda, ridendo e cadendo abbracciati sul letto. Giocano, divertendosi a stuzzicarsi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Finché i baci non bastano più a nessuno dei due.
 
 
 
 
 
 
¹   “Ti amo” non sono le parole che vorrei sentire da te / non è che non voglio che le dici , ma se tu solo sapessi quanto sarebbe facile mostrarmi quello che senti…
 
² Tutto ciò che devi fare per renderlo reale è più delle parole / poi non dovrai dirmi che mi ami / perché io lo saprei già.
 
³ Ora che ho provato a parlarti e a farti capire / tutto quello che devi fare è chiudere gli occhi / tendere le mani e toccarmi / tenermi stretto (-a) e non lasciarmi andare / tutto ciò che io ho avuto bisogno di mostrarti è più delle parole / poi tu non dovrai dirmi che mi ami / perché lo saprei già.
 
⁴ Più delle parole per mostrare che senti / che il tuo amore per me è reale.










************



Angolo dell'autrice: Il prossimo capitolo arriverà tra 8-10 giorni, in ogni caso prima del 30 novembre ;)
Grazie per le vostre recensioni, mi hanno fatto un enorme piacere!
A presto :)
 
 
 
 
 
  
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