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Autore: KatherineSwan    19/11/2014    5 recensioni
Colin e Jennifer. Jennifer e Colin. Due anime unite dal proibito. Due colleghi che pian piano scoprono l'importanza che l'uno ha per l'altro, e iniziano a chiedersi: e se la mia vita fosse sbagliata? e se potessi avere di più?
Jennifer e Colin che fanno colazione insieme. Jennifer e Colin che fanno l'amore. Jennifer e Colin che si tengono per mano. Jennifer e Colin che si amano.
E se tutto questo potesse far parte della loro vita?
Succederà? Vi basta leggere per scoprirlo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci ad un nuovo capitolo disagiato.
Sappiate che oggi sono abbastanza instabile per via delle foto dal set della 4x12 appena uscite, mi sento di shipparli più che mai.
Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia, nel prossimo ci saranno guai in vista, quindi non perdetevelo. 

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Jennifer aveva passato tutta la notte a rotolarsi in quel letto vuoto, cercando un modo per addormentarsi.
Ci era riuscita solo verso le 5 del mattino, ma la sveglia delle 6.30 l’aveva costretta  a svegliarsi.
Si sarebbe imbottita di caffè per affrontate quella giornata, aveva una scena importante da girare con Colin e non voleva sembrare stanca o provata a causa della loro ultima conversazione fuori dal set.
Erano passate un paio di settimane da quando aveva visto Sebastian, da quando Colin si era presentato a casa sua e lei gli aveva esplicitamente intimato di smetterla, perché tra di loro non ci sarebbe mai stato nulla, e quella era stata l’ultima volta in cui si erano parlati al di fuori del lavoro.
Due lunghe settimane senza sentire la sua voce, due lunghe settimane senza i suoi soliti sms divertenti che le davano il buongiorno, due lunghe settimane senza vederlo, se non nei panni di Hook.
Sospirò e accese il telefono, trovando un bel po’ di messaggi ad attenderla.
Il primo era di Sebastian: « Ciao, dolcezza. Domani ho la serata libera, ti va di andare a bere qualcosa? Non mordo, prometto ».  Jennifer sorrise e continuò nella lettura.
Alcuni messaggi da parte di sua madre, in cui le chiedeva come stava andando il lavoro, un messaggio di Ginnifer in cui le diceva che le riprese sarebbero iniziate a breve,e di non fare tardi come al solito, e più infondo, scorrendo fino a trovare sms ricevuti nel cuore della notte, trovò il nome di Colin.
Non era certa di volerli leggere, per cui ci pensò su qualche secondo fino a quando non decise di farlo.
«Forse starai dormendo a quest’ora, io non ci riesco. Volevo solo sentirti. » recitava il primo. Subito dopo ce n’era un altro: « Non riesco a smettere di pensarti. Credi che svanirà questa sensazione? Forse prima o poi.. » non era certa di voler leggere l’ultimo, ma prima ancora di pensarci il suo dito aveva già premuto il tasto di lettura: « Mi manchi. Mi manca tutto di te. Perdonami per non essere l’uomo che meriti. »
Jennifer trattenne a stento una lacrima, spegnendo nuovamente il cellulare per alzarsi dal letto e buttarsi sotto la doccia.
Forse l’acqua bollente avrebbe lavato via quella malinconia che sentiva, quel vuoto nello stomaco che non la faceva dormire da giorni, quel peso sul cuore che a stento riusciva a sopportare.
Doveva trovare dentro di sé il giusto compromesso per non lasciarsi coinvolgere ancora dai suoi sentimenti e, allo stesso tempo, lavorare con lui nello stesso modo in cui aveva fatto fino ad ora, dando ad Emma tutta la passione, la tenacia e la sicurezza che invece lei non possedeva.
Al momento le sembrava troppo difficile, quasi impossibile, presentarsi sul set e fingere di non provare nulla per poi dover mostrare le emozioni del suo personaggio che, in realtà, erano le sue emozioni, le sue sensazioni, ma era decisa più che mai a lasciarsi Colin alle spalle e con lui anche i suoi sentimenti più compromettenti per il collega.
 
 
« Forza Jen, non abbiamo tutto il tempo del mondo. Questa scena deve essere perfetta e dobbiamo finirla entro oggi. Avete capito tutti? Forza. A lavoro gente. »
La voce di Adam risuonava per tutto il set, e tutti correvano a destra e a manca per prendere posizione, chi per guardare le riprese comodamente, chi per dirigerle, tutto ruotava intorno a Jennifer e Colin che se ne stavano fermi al centro, aspettando di poter iniziare.
Nessuno dei due parlava, nessuno dei due aveva detto niente circa gli sms, solo qualche timido ‘ciao’ per mantenere le apparenze davanti al resto della squadra.
«Possiamo iniziare. Forza ragazzi, dateci dentro.»
Jennifer sospirò appena, prima di voltarsi verso Colin e iniziare.
« Che sta succedendo?»
« Credevo conoscesse il mio segreto. E credevo gli aveste detto del nostro momento di intimità. »
« Perché lo pensavi? »
« Perché speravo avesse avuto importanza.»
Jennifer rabbrividì a quelle parole come se sentisse, in qualche modo, che fosse Colin a pronunciarle e non Uncino come invece doveva essere, come doveva sembrare in quella scena.
Le sentiva maledettamente vere, così come era vero il suo sguardo meravigliato e confuso.
« Quello che ha avuto importanza è che ci hai detto che Neal era vivo. Grazie. Credevo avresti tenuto per te l’informazione di Peter Pan.»
« Perché avrei dovuto?  »
« Non lo so. Magari avevi un patto con Pan. Perché altrimenti te lo avrebbe detto?  »
« Era una prova. Voleva vedere se avrei lasciato un amico a morire se questo amico fosse stato interessato alla donna a cui sono interessato io. »
« E tu hai scelto il tuo amico. »
« Vi sorprende?  »
« Sei un pirata.  »
« Si, lo sono. Ma ho dei buoni principi. Così quando vincerò il vostro cuore, Emma, e lo vincerò, non sarà stato per un inganno. Sarà perché tu vuoi me.  »
Era assurdo il modo in cui Colin pronunciava quelle parole dalla bocca di Uncino, riuscendo a colpire non solo Emma, ma Jennifer stessa, che in quel momento faticava persino a respirare.
Lui sorrise, visibilmente compiaciuto per aver raggiunto il suo scopo, e lasciò che lei proseguisse con le battute finali di quella scena.
« Non è una gara, Uncino. »
« Ah no? Dovrete scegliere, Emma. Lo capite vero? Perché nessuno dei due rinuncerà a voi. »
« Quello che devo scegliere è il modo migliore per riavere indietro mio figlio. »
« E ci riuscirete. »
« Ci credi davvero?  »
« Non vi ho mai vista fallire. E quando vincerete, sarà allora che il divertimento comincerà. »
Ancora un sorriso compiaciuto di lui, ancora uno sguardo confuso di lei.
La scena era terminata da un pezzo, avevano sentito persino lo « STOP. » ma nessuno dei due osava togliere gli occhi di dosso all’altro, come se si aspettassero di dover fare qualcos’altro, come se la scena non fosse compiuta, ma in realtà era tra loro che le cose erano rimaste incompiute, lo sapeva Colin e lo sapeva Jennifer, perché mettere un punto fermo a qualsiasi cosa stesse succedendo tra di loro le era sembrato troppo facile all’inizio, ma altrettanto difficile adesso perché sentiva di dover controllare ogni sua emozione ed ogni suo gesto per tener fede alla decisione di tenere le distanze da lui.
A fatica riuscirono a fare qualche passo indietro, reciprocamente, sorridendo alle parole di Adam che diceva di non dover ripetere la scena perché era stata perfetta.
Entrambi ne erano stupiti, perché pensavano che le loro emozioni avessero in qualche modo falsato la scena, e invece anche quelle avevano aiutato a renderla così vera da sembrare reale persino per i loro personaggi, per Hook ed Emma.
Jennifer si concesse un ennesimo caffè, mentre si intratteneva con Lana e Ginnifer parlando del più e del meno, sperando che questo avrebbe tenuto Colin ad una distanza di sicurezza tale da non doverle far tenere la guardia alta per tutto il resto della giornata.
« Allora signorina. Un uccellino mi ha detto che tu e Sebastian vi siete riavvicinati. »
Lana esordì giocosa con quella frase, costringendo Jen ad arrossire imbarazzata, non tanto per la questione in sé ma quanto per l’imbarazzo che provava sempre quando si ritrovava a parlare della sua vita sentimentale davanti ad altri.
« Siamo andati a cena qualche sera fa, niente di che. »
« Beh, non mi sembra niente di che. Dal modo in cui avevi mollato quel pover’uomo pensavamo tutti che non ci fosse speranza per voi due, e invece..»
« Lana, sul serio. Non vuol dire nulla. Tengo molto a lui, ma non ho intenzione di riprovarci. Ho altro per la testa ultimamente, non posso permettermi di pensare ai sentimenti ora. »
« Hai qualcos’altro, o ‘qualcun altro’ per la testa?»
Ginnifer , come al solito, la capiva al volo meglio di chiunque altro.
Sapeva esattamente cosa passava per la testa della collega, lo aveva capito dal momento esatto in cui lei e Colin si erano incontrati per la prima volta al tavolo di lettura del copione, durante la seconda stagione.
Tutti quegli sguardi rubati, quelle mani sfiorate, lo aveva percepito subito, ma non aveva detto nulla perché entrambi non si erano ancora resi conto dell’attrazione che provavano l’uno per l’altra.
« Non voglio parlarne. Non ora.»
« Ma Jennifer.. »
« No. E non guardarmi così, non sei mia madre. Almeno non in questo caso.»
Sorrisero tutte e tre e per un momento dimenticarono di cosa stavano parlando, perché forse era meglio così, forse non c’era niente di cui parlare in realtà.
« Di cosa si parla qui, signorinelle? »
Josh era sbucato alle loro spalle, con un sorriso a trentadue denti ed in braccio avvolto sulle spalle di Colin, il suo fedele amico ormai da anni.
Jen sospirò, evitando di voltarsi ma avvertendo la sua presenza, i suoi occhi puntati su di lei come un cacciatore che punta la sua preda preferita prima di colpirla.
« Uhm, niente di interessante mio caro. »
Ginnifer gli rivolse un’occhiata complice e i due si scambiarono un tenero bacio.
Era così strano pensare che fino a qualche anno prima Josh fosse sposato con un’altra, poi all’improvviso aveva visto lei e tutto era cambiato, la sua intera esistenza era stata sconvolta.
Colin non riuscì a non pensare a quanto si sentisse in empatia con lui, quanto riuscisse a capire cos’aveva provato in quel momento, perché era ciò che provava adesso ogni volta che posava gli occhi su quel viso che incantava, ricoperto da quella chioma bionda che le avvolgeva i lineamenti perfetti.
« Ed io me ne vado, non ho intenzione di guardarvi amoreggiare per sempre. »
Jennifer gli rivolse un finto sorriso e si allontanò, avviandosi verso il suo camerino.
Forse doveva prendersi qualche giorno di pausa, infondo era solo mercoledì, avrebbe chiesto solo un paio di giorni e sfruttato il fine settimana per allontanarsi un po’ da quella sensazione di vuoto che provava, ogni volta che lui le stava accanto.
Non si era accorta del fatto che Colin le stava correndo dietro e quasi lo colpì con la porta mentre se la richiudeva alle spalle.
Se ne rese conto solo dopo, quando i suoi occhi incrociarono quelli di lui, completamente vulnerabile.
« Hai intenzione di evitarmi per sempre? »
« Non ti sto evitando, lo sai. »
« Lo stai facendo. Mi eviti continuamente, mi eviti sul set, mi eviti quando ti chiamo, mi eviti quando ti scrivo. Non fai altro che evitarmi. Ho capito che sono uno stronzo per te, ma almeno dimmelo guardandomi in faccia. Guardami negli occhi e dimmi quello che pensi.»
Colin le afferrò il braccio, costringendola ad avvicinarsi a lui ad una distanza che Jennifer riteneva troppo pericolosa per entrambi.
Non aveva il controllo di sé quando gli era così vicina, e cercava di divincolarsi più che poteva, ottenendo scarsissimi risultati poiché lui non aveva intenzione di mollare così facilmente.
« Non ho mai pensato che tu sia uno stronzo. Non dovresti mettermi in bocca parole che non ho mai detto e pensieri che non ho mai pensato. »
« Allora perché? Perché mi tratti come se non fossi niente per te? »
« Perché sei troppo per me, non lo capisci? »
Ancora una volta era riuscito a farla crollare, a tirarle fuori ciò che lei non avrebbe mai voluto dire, quello che voleva tenere nascosto nel profondo del suo cuore.
Ogni volta lui riusciva a tentarla, a spronarla e a far cadere tutti i muri che si era costruita a fatica.
« Non posso comportarmi con te come facevo una volta. Non avrebbe senso perché non sei mio amico, Colin. Io non voglio essere tua amica, quindi non chiedermi di tornare a vestire quei panni, non posso farlo. Non voglio farlo. »
Si allontanò, approfittando del momento in cui Colin abbassò la guardia e lasciò la presa sul suo braccio.
Come faceva a non capirlo? Lo stava allontanando per il bene di entrambi, ma lui era talmente egoista da non rendersene conto.
« Credi che io voglia essere tuo amico, Jen? Non-non lo sono mai stato. Non ho mai pensato di esserlo, ma l’idea di perderti mi sta facendo impazzire.- Si portò le mani sulle tempie, socchiudendo gli occhi per qualche secondo.- Ogni volta che ti guardo io-io non riesco più a pensare. Tu mi incendi il sangue nelle vene, non lo capisci? Io voglio di più, non voglio essere tuo amico.»
« Non possiamo avere di più. »
Sussurrò lei, a fatica, cercando di mostrarsi più forte di quanto pensava, più decisa di quanto voleva essere.
Quelle parole risuonavano nella sua testa come una condanna, come l’ultimo desiderio per un condannato a morte che aspetta solo di essere giustiziato.
Sospirò impercettibilmente, rilassando i muscoli e tornando con lo sguardo su di lui, che adesso sembrava acceso, pieno di luce e lei non si spiegava il perché.
Fu questione di un attimo, e Colin si avventò sulle sue labbra come un affamato su un pezzo di pane, come se fosse in astinenza dai suoi baci.
Forse era malato, era affetto da una qualche malattia che portava il nome di Jennifer, ma al momento non gli importava, pensava solo a stringerla, a godersi ogni secondo di quel bacio, lasciando vagare le mani tra i suoi capelli lunghi, poi sulle braccia e infine sui fianchi, accarezzandole la pelle nuda sotto il bordo della maglietta che lei indossava.
« Invece possiamo.. »
Glielo sussurrò sulle labbra, prima di mordergliele con dolcezza, tornando ad assaporare quell’ultimo bacio prima che lei lo scostasse appena, con le mani che premevano sul petto di lui.
« Non sarò quel tipo di donna. Non chiedermi questo. »
« Non voglio tu sia quel tipo di donna, non lo vorrei mai. Non so cosa siamo noi due, forse viviamo in un indefinito. Ecco. Possiamo vivere in questo mondo parallelo indefinito, dove ci siamo solo tu ed io. Ma non chiedermi di rinunciare a te, perché non succederà. »
Jennifer trattenne il respiro e si allontanò nuovamente, senza più guardarlo, senza più incrociare il suo sguardo per evitare di mostrarsi debole.
Questa volta, però, lui decise di mostrarle quanto potevano essere deboli insieme e l’abbracciò, lasciando che il viso di lei sprofondasse nel suo petto e le sue braccia l’avvolgessero completamente.
Era un abbraccio innocente, sapeva di buono, e Colin si domandò per quale motivo una cosa tanto buona poteva essere anche tanto sbagliata?
Socchiuse gli occhi e si inebriò del profumo di lei, affondando il viso tra i suoi capelli scompigliati e assaporando quel momento e imprimendo nella sua mente ogni dettaglio del volto di Jennifer, ogni lineamento, ogni piccolo particolare, perché non voleva correre il rischio di dimenticare.
Aveva così tanta paura di perderla che quasi non ragionava più, per il timore costante di svegliarsi una mattina e saperla insieme ad un altro, un altro uomo che non era lui.
« Posso almeno riaccompagnarla a casa, signorina Morrison? »
Lei sorrise, sciogliendo l’abbraccio e tornando a guardare Colin negli occhi.
Pensò che forse doveva mollare un po’ la presa, essere meno dura con lui e con se stessa, ma soprattutto permettere ad entrambi di non perdere tutto, di non buttare all’aria il loro rapporto.
Sentiva che, in un modo o nell’altro, le cose sarebbero finire al loro giusto posto, così come doveva andare, e quindi tanto valeva godersi il momento.
Accennò un ‘sì’ con il capo e gli permise di caricarsi il suo borsone in spalla.
« Cos’è? Adesso ti improvvisi fattorino? »
« Per lei questo ed altro, dolce fanciulla. »
Risero entrambi e si avviarono al di fuori, raggiungendo l’auto di Colin e Jen pensò che la sua di auto l’avrebbe recuperata l’indomani senza grossi problemi.
 
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« Grazie per il passaggio. »
« Sicura di non volere che io salga a rimboccarti le coperte? »
Colin sfoderò il suo miglior sorriso e Jennifer dovette arrendersi all’evidenza di quanto fosse affascinante.
Sorrise e prese il borsone dal sedile posteriore.
« Credo di potermela cavare anche da sola, grazie. »
Adesso anche lei provava a fare la sua faccia sexy, ma si sentì subito una stupida impacciata, perciò tornò a sorridere normalmente, sfiorando senza farlo di proposito la mano di lui, che era poggiata sul cambio marcia dell’auto.
Sentì un brivido lungo la schiena, non appena le loro dita entrarono in contatto e si maledisse per aver accettato quel passaggio.
« Devi andare. Ti prego, va.. »
« Come vuoi. »
Sussurrò lui, con un tocco di tristezza in viso, mentre la osservava aprire la portiera dell’auto per scendere.
Velocemente la tirò a sé, stampandole un leggero bacio sulle labbra, quasi rubato ma subito ricambiato da lei, che nuovamente sorrise e quello sguardo triste di Colin si trasformò in un’occhiata più radiosa.
« Buonanotte, Jennifer. »
« Buonanotte. »
Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per uscire finalmente dalla vettura, osservando il ragazzo mentre metteva in moto e sfrecciava via, non prima di averle suonato il clacson divertito.
Jen aveva capito di essere completamente in balia di lui, e niente avrebbe potuto cambiare le cose.
Forse doveva dargli ascolto e lasciarsi andare, avrebbe sofferto comunque, ma almeno, per un breve momento, sarebbe stata felice.
  
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