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Autore: lovemyidol    19/11/2014    1 recensioni
Questo è un inferno idi casa, non posso mangiare bene, non mi fanno andare a scuola, non si prendono nemmeno cura di me. mi mancano troppo i miei genitori, in quell’incidente dovevamo morire tutti, io dovevo morire con loro, la mia vita non ha senso mi mancano troppo…
-Daisy apri questa stramaledetta porta. –urla l’abbadante di mia nonna.
-No! –urlo piangendo mentre faccio lo zaino. –Vi odio tutti.
-Se non apri sfondo la porta, decidi hai dieci secondi. –dice cominciando a contare.
Finisco di fare lo zaino e apro la finestra scavalcando e cadendo con un grande salto sul terreno. Sento un grande botto dalla mia camera e mi affretto a scappare. –Dove credi di andare? –urla ancora quel grosso uomo che bada mia nonna.
Mentre corro mi giro a guardarlo, sta scavalcando per rincorrermi. Non deve riuscire a prendermi, se no passerò dei guai seri. Corro più forte che posso, anche se mi sento crollare le gambe non devo cadere, devo riuscire a scappare da quella casa di pazzi. Mi infilo nei più piccoli vicoli, ma quell’uomo mi sta alle costole, non riesco assolutamente a seminarlo. Vedo un’enorme strada al buio, in effetti sono le undici
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                              Daisy


                -Sta aprendo gli occhi. –sento dire a bassa voce. –Mamma si è svegliata.
Dopo un odioso buio apro gli occhi e mi ritrovo davanti una ragazza, sento di essere distesa su un morbidissimo divano in un caldo ambiente che mi mancava molto. Da mia nonna non era per niente così, quindi questo vuol dire che non sono da lei. Ho dolori in tutto il corpo e comincio a lamentarmi un po’. Noto che la ragazza mi guarda preoccupata mentre mi accarezza la testa, e le sue mani morbide e calde mi fanno rilassare. –Stai bene piccola? –chiede.
Sento dei passi venire nella nostra stanza, un'altra signora mi guarda accarezzandomi la testa. Noto un fazzoletto nella sua mano e i suoi occhi tutti rossi come se avesse pianto. Poi guardo ancora una volta la ragazza e nei suoi occhi vedo una profonda preoccupazione, sono così spenti che mi sento in colpa. –Per favore ditemi dove sono, cos’è successo e perché mi fa male tutto. –dico disperata con le lacrime che mi attraversano le guance.
I suoi occhi diventano lucidi come se stesse per piangere. Io non volevo spaventarla. Sono traumatizzata da tutto. –Scusami, scusami e scusami non volevo investirti con la macchina. Sei spuntata dal nulla e mi sono spaventata così tanto che non sono riuscita a prendere il controllo. –dice la signora avvolgendomi nelle sue calde braccia.
Il suo abbraccio mi tranquillizza. In questo momento non so il perché mi fido di questa donna, mi sta mandando un senso di serenità che non ho mai provato.  –Perché eri in mezzo la strada, ti ricordi qualcosa? –mi chiede la ragazza levandomi una ciocca dei miei capelli lisci molto maltrattati dal viso.
                -Non mi va di parlarne adesso. –dico deglutendo a fatica. –Signora mi scusi se l’ho fatta spaventare.
                -Tranquilla… è stata tutta colpa mia, se solo fossi stata più attenta tutto questo non sarebbe successo. Se stai male ti porto all’ospedale, scusa anche se ancora non sono riuscita a parlare con i tuoi genitori. Solo che non ho trovato nemmeno un telefono nella tua borsa.
Le lacrime adesso cominciano a scendere in quantità maggiore. I miei genitori, mi mancano così tanto. –Io non ho genitori. –dico singhiozzando.
                -No piccola, non piangere. –dice la ragazza abbracciandomi. –Mamma portala subito in ospedale, che cosa aspetti? –gli dice all’altra signora mentre mi tiene tra le sue braccia.
                -All’ospedale no vi prego. –piango ancora di più. –Verrà quell’odioso di Frank e mi porterà di nuovo da mia nonna, io non ci voglio stare con loro. Vi prego non ci voglio andare. –le imploro.
Cado in un altro sonno mentre cerco di stare sveglia, non sto bene per niente.

                                                                                              Harry
 
Oggi non ho un’aria affatto rilassata, ho l’impressione che sta succedendo qualcosa. Tengo il mio cellulare nella tasca posteriore e aspetto che mia mamma mi chiami, ma stranamente oggi non mi ha ancora chiamato, per questo ho paura che sia successo qualcosa. Sono l’una di sera e ancora niente? Vuole davvero farmi morire? –Ehi amico che ti passa per la mente in questo momento? –chiede Louis facendomi smettere di pensare.
                -Niente! –sospiro alzando lo sguardo su di lui.
                -Taylor ti manca vero? –chiede sorridendo sedendosi accanto me.
                -Oh si certo! –sbuffo sorridendo. –Non faccio altro che pensare a lei e della nostra finta storia d’amore. –dico ironico. –In realtà sono leggermente preoccupato. –confesso.
                -Ti si legge in faccia. –dice alzandosi e prendendo una bottiglietta d’acqua che c’è davanti a lui.
Vibra il cellulare e lo afferro subito guardando il numero. –È lei? –chiede.
                -Si! –sorrido facendo un sospiro di sollievo.
Mi alzo e rispondo. –Mamma come mai mi chiami a quest’ora? –chiedo.
                -Ho investito una ragazza! –risponde secca. Spero solo che non è uno scherzo.
                -Mamma non scherzare con le cose serie. –l’avverto mentre i miei amici puntano gli occhi su di me.
                -No tesoro, non è uno scherzo. Ho veramente investito una ragazza e adesso si trova nel nostro divano. Sono così preoccupata per lei… poco fa mentre parlavamo si è addormentata e non mi ha voluto raccontare niente sul perché era in mezzo la strada. –dice ad un fiato con la voce tremante piena di paura.
                -Avete chiamato l’ambulanza? –gli chiedo preoccupato.
                -Non vuole. Dice che non vuole tornare a casa. Ho paura, mi sento così in colpa per questa povera ragazza. È tutta colpa mia.
                -Smettila di fare la stupida. Sono sicuro che non è colpa tua. –dico cercando di tranquillizzarla. –Stai bene tu? Ti sei fatta qualcosa all’impatto? –chiedo.
                -No tesoro, è lei quella grave. Io non mi sono fatta nemmeno un graffietto mentre la ragazza dice di stare male. –dice. –È appena entrata Gemma nella mia camera, vuoi parlare con lei? –chiede. Sa già di avermi fatto preoccupare e adesso vuole sdrammatizzare un po’ le cose.
                -Certo, passamela!
Aspetto vari secondi e finalmente sento la voce di mia sorella. –Ciao! –dice dolcemente, però anche lei ha un tono preoccupato.
                -Ciao bella! Ho sentito che abbiamo ospiti. –dico. –Sei sicura che la mamma sta bene?
                -Si Harry. L’unico problema è che adesso sta in pensiero per quella povera ragazza. Devi proprio vederla, ha un faccino così carino e innocente.
                -Fammi sapere se starà meglio. –dico.
                -Chi? La mamma o la ragazza? –chiede.
                -Beh tutte e due… secondo te starà molto da noi?
                -Fin quando non starà abbastanza bene. –dice.
So che si affezioneranno a tal punto di lasciarla da noi. –Ok, però mi raccomando a quello che fate. Tenetemi informato su tutto. Ciao un bacione alla mamma. –dico.
                -Ciao fratellino. –è con questo finisce qua la nostra chiamata.
Rimango con il cellulare in mano. Ho il viso molto teso, si vede che è successo qualcosa. La mia mascella tende a stare ferma, ed ho uno sguardo fisso. –Harry stai bene? Cosa ha detto tua madre? –domanda Louis. –Sentivo che dicevi ambulanza, dimmi se starà bene però nessuno di noi ha capito una mazza di quello che vi stavate dicendo.
                -Che a casa abbiamo una nuova arrivata. –dico senza pensare a quello che mi esce dalla bocca.
                -Tua madre è incinta? –chiede Niall sputando una patatina che si era appena messo fra i denti.
                -Ma se sarebbe incinta secondo te avrebbero detto ambulanza e altre cose che non centrano con una donna in attesa? –gli chiede Zayn voltandosi verso di lui.
Tra di noi scoppia una rilassante risata che però non dura molto. Tutti vogliono sapere che cosa è successo. –Mia mamma ha investito una ragazza e adesso è a casa nostra che dorme sul divano. Mi hanno fatto capire che la ragazza sta male e non vuole andare all’ospedale perché se no tornerà a casa sua…  
                -Wow bel casino. –risponde Liam. –Tua mamma sta bene?
                -Per fortuna si. –rispondo.
Chiudo la faccenda li e non ci penso più. Alla fine non so ancora niente quindi non posso parlare. Ceno con i miei amici, quando finisco di magiare vado nella mia camera mentre loro rimangono giù a bere qualche sorso di vino. Io non sono dell’umore per stare la, quindi decido di andare a riposarmi.
 
                                                                                              Daisy

Mi sono svegliata adesso, sono ancora sopra il divano e delle luci penetrano dalla finestra dietro l’enorme tv. Ho ancora dolori, ma non troppo forti. Cerco di alzarmi con il busto ma era meglio non provarci perché la schiena mi si è bloccata. Mi guardo in giro e non vedo nessuno. Senza badare troppo al dolore della schiena mi alzo dal divano appoggiandomi ai mobili per non cadere per terra. Sono alla ricerca del bagno ma l’unica cosa che sono riuscita a trovare è la cucina. –Ehi! –dice qualcuno dietro di me facendomi sobbalzare dallo spavento. È la ragazza di ieri sera.
Alta più o meno quanto me se non di più, alta e magra, occhi castani e non troppo grandi, un naso a punta leggermente all’insù, le labbra non troppo carnose, zigomi alti, fossettine ai lati della bocca, capelli lisci e lunghi biondo platino con un po’ di ricrescita castana e un po’ di lentiggini sulle guance. –Buongiorno. –cerco di sorridere mentre lei si avvicina a me con una vestaglia bianca e un laccio attorno ai fianchi che la tiene ferma.
                -Cosa ci fai in piedi? –chiede mettendomi le mani sulle spalle.
                -Cercavo il bagno… puoi indicarmi dov’è? Poi tolgo il disturbo e me ne vado. –dico in un grosso sospiro. Dove cavolo me ne posso andare?
                -Il bagno è in fondo a destra. –dice indicandomi il lungo corridoio alle mie spalle.
Vado verso il bagno sempre reggendomi su qualcosa. Mi guardo allo specchio e vedo il mio riflesso. Ho la faccia sporca con vari graffi sulle guance e la fronte. Abbasso lo sguardo guardando le mie mani e vedo che sono piene di sangue asciutto, anche i miei vestiti sono sporchi. Faccio la pipì ed esco dal bagno. –Dove sono le mie cose? Me ne devo andare. –dico alla ragazza che si sta versando del tè nella tazza.
                -Non puoi andartene in queste condizioni. –dice guardandomi. –Se ti senti bene potresti andarti a lavare e poi io e mia mamma cercheremo di curarti il più possibile. –sorride. –Vieni ti porto nel bagno al piano di sopra, tu ti vai a lavare e io cerco i vestiti da darti. –dice salendo le scale con me.
Faccio fatica a salire i gradini, perché le gambe mi fanno male e molto però non voglio fargli capire niente quindi cerco di mantenere i nervi della mia faccia al loro posto. –Entra. –dice aprendomi la porta del bagno.
Non presto attenzione alle circostanze, chiudo la porta e mi levo i vestiti entrando dentro l’enorme doccia che c’è all’angolo della stanza. È la prima volta dopo tanto tempo che non faccio una doccia giusta. Guardo l’acqua che pian piano scende dal mio corpo che invece di essere trasparente è nera, perché ho troppa sporcizia addosso e la voglio eliminare tutta per scacciare via i ricordi del passato. Sotto quest’acqua calda mi sto rendendo davvero conto di essere combinata davvero male, la mia pelle non è liscia come le altre ma ruvida. Esco dalla doccia e mi guardo allo specchio, lividi da per tutto, molti segni dell’incidente di ieri e cicatrici dentro e fuori. Metto l’accappatoio e mi appoggio con le spalle al muro, penso al lato positivo, lui non è riuscito a prendermi e adesso sono in una bellissima casa, è tanto tempo che non mi sento fresca e che ho i capelli così puliti. Anche quando vivevo con i miei genitori non mi potevo lavare bene, perché eravamo talmente poveri che poi ci hanno anche tagliato l’acqua e bottato fuori la casa per non aver pagato l’affitto.
Esco dalla doccia e dalla stanza, la ragazza ha lasciato i vestiti davanti la porta, credo che sono suoi, perché io non ho mai avuto qualcosa di così pulito. Mi ha dato un paio di pantaloncini corti rosa e una maglietta con sopra disegnato topolino. Mi sento un’altra persona in questo momento, sono pulita e indosso dei bei vestiti. Ovviamente dentro sarò sempre la stessa Daisy, la ragazza povera che non ha avuto un passato facile, però questo mi sembra il momento di non pensarci più almeno non troppo.
Scendo in cucina e ci sono le due donne sedute davanti il piano da colazione che discutono, ma quando notano la mia presenza si zittiscono subito. –Grazie! –dico posando i vestiti sporchi e strappati alla donna mentre si alza.
                -Ma di che cosa? –chiede sua figlia. –Comunque io sono Gemma e ho 23 anni. –dice con un espressione solare alzandosi dalla sedia e porgendomi la mano con un’enorme sorriso.  –Wow sono così felice di avere perora te qua dentro, mi sento come una sorella maggiore.
Quello che dice mi fa emozionare moltissimo. Prima che mia sorella morisse ero io la sorella maggiore anche se poi ero minore di mio fratello. –Ehi bellissima perché piangi? –chiede la donna stringendomi a se come nessuno ha mai fatto prima a parte mia madre. Questo pensiero mi fa piangere ancora di più.
                -Per quello che ha detto Gemma. Mi ha fatto tornare in mente la mia famiglia e mia sorella minore. Scusate moltissimo, non lo faccio apposta ma ancora non riesco a non pensarci e poi tua madre che mi ha fatto tornare in mente la mia. –dico coprendomi la faccia prima di ricominciare a piangere più forte.
                -Oh no scusami. –dice Gemma alzandosi e stringendomi a lei. –Non sappiamo bene cosa ti è successo, quindi non so nemmeno cosa dire. Scusami ancora. –dice accarezzandomi la testa.
                -Beh! –dico sedendomi sulla sedia. –Non è interessante la mia vita… è non mi va nemmeno di raccontarla perché se comincio non finirò mai più di piangere.
                -Secondo me nemmeno io smetterei di piangere. –dice Gemma asciugandosi una lacrima che gli ha appena attraversato la guancia.
Faccio un piccolo sorriso cercando di rasserenarle. –Potete dirmi qualcosa della vostra vita. –sorrido. –Questa è una bellissima casa, ma ancora non ci ho visto nessun uomo qua dentro. –dico guardandomi attorno.
                -Noi ce l’abbiamo un uomo a casa, solo che perora è in tour mondiale. Sai mio figlio è un cantante… comunque sono divorziata. –dice sospirando. –Io sono Anne, ancora non mi ero presentata. –dice porgendomi la mano.
Anne somiglia molto a sua figlia, ha un sorriso bellissimo e dei denti un po’ storti, i suoi occhi sono castani come i suoi capelli e anche lei ha degli zigomi alti… però io ancora non ho capito bene che cos’è il tour e la sola idea di un ragazzo in casa mi spaventa. –In tour? Cioè? –chiedo incuriosita.
Si siede con lo sgabello di fronte a me, e accanto sua figlia che è rimasta alzata. –È un cantante famoso, fa parte di una band che viene chiamata One Direction. –sorride soddisfatta. –Non ne hai mai sentito parlare? –chiede.
                -In casa mia non possedevamo nessun televisore e nemmeno da mia nonna… -dico senza pensando a quello che pronuncio. Era meglio che la parola nonna non la dicevo.
                -Nonna? Stavi da tua nonna? –chiede Gemma.
                -Vi ho detto che non mi va di parlarne, scusate.
                -Non ti preoccupare. –sorride Anne alzandosi. –Vieni. –dice prendendomi la mano. –Andiamo in salotto e ti parlo un po’ di mio figlio mentre Gemma cercherà di curarti le ferite.
Mi alzo e vado con lei in salotto. Mentre attraversiamo il corridoio noto i quadri appesi dei suoi figli. Anche se non so che faccia ha il ragazzo sono sicura che è lui perché somiglia molto a sua madre e ovviamente anche a sua sorella. Ci sediamo nel divano mentre la guardo curiosa per vedere che cosa mi deve raccontare. –Mio figlio di chiama Harry, poi ci sono altri quattro che sono Niall, Zayn, Louis e Liam. Tutti e cinque i suoi amici sono bravi ragazzi. Prima di diventare una band non si erano mai visti. Li hanno messi insieme in un programma televisivo che si chiama XFactor. Non hanno vinto il programma, sono arrivati terzi però anno avuto un’enorme successo. Infatti a casa non c’è mai e adesso tornerà tra due mesi…
Non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua bocca, quando parla e quello che racconta, sembra così orgogliosa di suo figlio che mi sento un’inutile ragazza di strada adesso, sapendo che suo figlio è molto popolare. Gemma mentre mi sta disinfettando le ferite che ho sul corpo, però non sento nemmeno il dolore sono concentrata ha sentire la storia di Harry. –Che preferisci mangiare? –chiede Gemma che ha appena finito di disinfettarmi.
Alzo lo sguardo su di lei, dopo averlo tenuto tutto il tempo su sua madre. Mi ero incantata che sciocca. –Non ho una preferenza… potete farmi quello che volete perché io mangio di tutto.
 
Anne davanti a me mette un piatto di pasta dall’aspetto invitante. La mangio tutta senza tralasciare niente. Era da un bel po’ che non mangiavo, sono tutta ossa. –Hai un viso molto bello. –dice Gemma. Alzo lo sguardo su di lei e sorride.
                -Grazie. –dico imbarazzata. Nessuno mai me l’aveva detto.
                -Ti devo chiedere una cosa. –dice con aria imbarazzata. –Come ti chiami? –chiede.
                -Oh che sbadata, non vi ho ancora detto il mio nome. –sorrido. –Mi chiamo Daisy. –dico. –Tua mamma dove è andata? –chiedo guardandomi attorno. Un attimo fa era qua.
                -Non so, sarà andata a parlare con mio fratello. –dice.
                -Ah! –dico non avendo niente da dire.
Guardo intorno la stanza, e ci sono altri quadri di Gemma e Harry, anche di Anne e loro. Sembrano una famiglia abbastanza felice, di sicuro più felice della mia qua non ci sono dubbi.
 
                                                                             
 ECCO QUESTA è LA MIA PRIMA STORIA, SPERO CHE VI PIACCIA PERCHè IO CI HO MESSO IL CUORE PER SCRIVERLA

 

   
 
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