Lo scenario era apocalittico, le fiamme divampavano da ogni parte, si sentivano le urla strazianti delle persone che giacevano a terra quasi senza vita, e i pianti dei bambini, terrorizzati da ciò che stava accadendo intorno a loro.
Gli uomini combattevano con tutte le loro forze, ma non potevano nulla contro la furia dei nemici. L’impressione era che il cielo sarebbe potuto crollare da un momento all’altro.
- Papà è arrivato il momento.
Un uomo poco più che vent’enne, con una ferita sanguinante sul volto e con gli occhi colmi di disperazione si stava rivolgendo a suo padre, il quale assisteva impotente a quell’orribile scena dalla finestra della sua torre. L’uomo si girò:
- Questa è la nostra fine figliolo - disse con tono di resa.
- No - obiettò l’altro, mentre aveva la sensazione che il pavimento poteva franare da un momento all’altro - continueremo a vivere, il nostro popolo oggi non morirà invano.
L’uomo andò verso suo figlio:
- Lasciate andare soltanto loro, salvateli, io scenderò a combattere insieme a voi.
Fece per uscire, ma il ragazzo lo prese per un braccio:
- Non se ne parla, non possiamo lasciare quei ragazzi in balia del loro destino, quando arriverà il loro momento dovranno avere un punto di riferimento, dovranno sapere quali sono le loro origini.
- Io non ce la faccio a lasciare il mio popolo, il mio compito è proteggerlo anche a costo di morire.
- Sai benissimo qual è il tuo compito adesso, l’abbiamo deciso tutti insieme.
L’uomo annuì, diede un’ultima occhiata fuori dalla finestra, avrebbe fatto qualsiasi cosa per far cessare tutto quel caos. Infine uscì dalla stanza, scese le scale e si avviò verso l’uscita posteriore della torre, scortato da suo figlio.
Ben dodici ragazzi, sei a terra e sei in volo, erano intenti a creare un muro invisibile abbastanza forte da proteggere una nave spaziale dagli attacchi di migliaia di altri uomini, i quali cercavano di scalfire quella barriera con dei raggi sferrati dalle loro mani.
- Fate presto - gridò uno dei ragazzi - non resisteremo ancora a lungo.
L’uomo salì sulla navicella, ma prima di farlo abbracciò suo figlio:
- Ti voglio bene - gli disse con un filo di voce, era consapevole che si trattava di un addio.
- Anch’io ti voglio bene - una lacrima gli rigò il viso, poi si staccò dall’abbraccio - buona fortuna papà.
La porta della navicella si chiuse, all’interno partì un conto alla rovescia:
“Partenza tra dieci, nove, otto…” l’uomo all’interno non riusciva a darsi pace, ma in fondo sapeva che quella era l’unica cosa giusta da fare.
Mentre la nave si allontanava da terra prendendo il volo, vide la sua casa, così come molte altre, andare distrutta; guardava uomini morire mentre stavano combattendo, donne intente a cercare rifugio da qualche parte per i propri figli, bambini che cercavano disperatamente i propri genitori.
Poi, d’un tratto, rimase solamente un’immagine lontana di quello che fino a poco prima era il suo mondo.


Salve :)
come vedete ho pubblicato un'altra storia, genere fantasy. Domani pubblicherò il primo capitolo visto che oggi si tratta solo del prologo. Per quanto riguarda gli aggiornamenti dell'opera, proverò ad essere preciso pubblicando due capitoli a settimana, il mercoledì e il sabato.