Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |       
Autore: Kieis_chan    20/11/2014    2 recensioni
Aveva deciso che non valeva più la pena, aveva deciso che senza quello stronzo che gli girava intorno, tormentandolo, non aveva più senso rimane aggrappato alla proprioa vita. Ma un giorno, quando meno se l'aspettava, inruppe prepotentemente nella sua triste vita lui e, in qualche modo tutto cambiò prospettiva.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Killer, Kureha, Silvers Rayleigh, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Save me

 
 
 
Capitolo 1: Cambio d’identità
 

Il vecchio Rayligh si portò la pipa alla bocca, osservando come i gerani erano sbocciati,  inondando così il suo piccolo giardino di colore, mentre in sottofondo la televisione parlava di cose frivole.

Il suo sguardo venne catturato dell’espressione entusiasta di Haru, il robot da compagnia che suo nipote aveva tanto insistito per regalargli, che guardava rapito quei petali arcobaleno.

Sorrise nel vedere come una cosa così banale, potesse essere meravigliosa agli occhi di chi non la conosceva.
-Belli non trovi?- disse l’uomo, soffiando via il fumo dalle sue labbra, creando una nuvoletta grigiastra sopra di se.
Il robot annuì con il capo, sorridendo.

Ad Haru piaceva il suo padrone, anche se non capiva bene cosa fossero i sentimenti o l’affetto, aveva compreso che volere bene a qualcuno, voleva dire fare di tutto per quella persona.
E lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Osservò come l’espressione serena di Rayligh si incupì velocemente, voltandosi di scatto verso la televisione, al suono di un nome familiare, all’immagini di un treno in fiamme, notò come la pipa gli scivolava dalla bocca, cadendo con un suono sordo a terra, mentre una mano afferrava il petto e lentamente le gambe cessarono di sorreggerlo.
Il robot, si avvicinò subito a lui sostenendolo, sorreggendolo fra le proprie braccia.

Non capiva bene Haru, ma avendone sentito parlare, poteva ipotizzare che quello che il suo caro padrone stava provando, era dolore.
 
 

_____________________



 
Era seduto nel piccolo tavolo della sua cucina, mentre osservava la stanza piena di fiori di fronte a se.

Era straziante vedere quella stanza così addobbata. Solo per lui.
-Haru.- chiamò l’uomo, il robottino che era placidamente seduto davanti a quella bara.

Quello alzò il capo, voltandosi, dimostrando così di avere la sua attenzione.
Il vecchio sospirò, portandosi una mano sugli occhi, per portar via la malinconia –Dovresti fare una cosa per me Haru.- soffiò debolmente –Dovresti prendere il suo posto. Fare vivere nuovamente quel moccioso.- disse tentando di sorridergli –Puoi farlo per me Haru?- chiese inclinando lievemente la testa.

Il robot annuì, portandosi una mano al petto, sorridendo rassicurante.
-Grazie.- disse l’uomo, accarezzandogli il volto di ferro.
 
 

____________________



 
Il basso ‘bip’ della macchina aleggiava nell’aria,  intercalato dal rumore delle pagine sfogliate e dal tintinnio dei tubicini della flebo.

-Scusa il ritardo Kidd.- la monotonia di quei rumori, fu interrotta dalla voce squillante della dottoressa Kureha, che con passi lenti e calcolati gli si avvicinò, sfoggiando quel sorriso poco rassicurante.

Il ragazzo dai folti e scompigliati capelli rossi, seduto sulla poltrona accennò un sorriso di saluto, ma continuò a sfogliare quel libro ormai logoro.

-Come va oggi?- gli chiese, cercando di essere il meno irruenta possibile –Pronto per il tuo incarico?- domandò ancora.
Il rosso annuì, sospirando debolmente –Spero di riuscir a capire cosa devo fare.- ammise, issandosi dalla poltrona, una volta che la dottoressa gli staccò le flebo.

Quella accennò una risata, dandogli una pacca sulla spalla –Vedrai, sarà più semplice di quanto immagini.- dichiarò rassicurante.
Kidd non ne era certo, ma avrebbe fatto del suo meglio.

Doveva ridare a Law, un motivo per vivere, per provare tutte quelle emozioni che a lui non erano concesse, lo aveva promesso e lo avrebbe fatto, per quello aveva preso le sembianze di Kidd, con la speranza che il ragazzo si fidasse di lui, almeno in minima parte.
-E se non riuscissi a capire i suoi sentimenti?- chiese, inclinando il capo di lato, guardandola dubbioso.

La dottoressa alzò gli occhi al cielo esasperata, gli si avvicinò dandogli una sonora pacca sulla schiena –Ti ho già detto, che sarà semplice.- ripeté, con tono deciso che non ammetteva repliche –E poi…- mugugnò osservandolo –Levati quell’espressione da scemo sul viso.- dichiarò –Kidd non l’avrebbe mai fatta.- affermò, precedendolo, uscendo dalla stanza.
Il ragazzo afflosciò le spalle, sbuffando desolato –Ma io non so com’era Kidd.- farfugliò seguendo la donna, cercando di farsi dare delle giuste indicazioni.

Kureha si fermò, sorridendogli con strafottenza –Eustass Kidd era un tipo arrogante, che faceva valere i suoi principi a qualsiasi costo, una persona sboccata che trattava male chiunque.- proclamò con fare saccente.
Il rosso si passò una mano dietro la nuca, tirandosi lievemente qualche ciocca di capelli –Se era così pessimo, perché mai avete scelto il suo aspetto per me?-
-Facile.- disse la donna avvicinandosi pericolosamente al suo viso –Law era fottutamente innamorato di lui.- dichiarò, facendogli l’occhiolino.

Il ragazzo incassò la testa nelle spalle, sentendosi ulteriormente confuso, aumentando la presa su quel vecchio libro.
Come avrebbe potuto lui, un insulso robot, far sentire bene Law?
 


___________________


 
Si incamminò per quei vicoli stretti, pieni di lanterne e vasi di fiori ovunque, la dottoressa Kureha gli aveva indicato la via di dove abitava Law.

A quanto sembrava, al ragazzo piacessero le case vecchio stile, completamente in legno.
Kidd inspirò a pieni polmoni, facendo scorrere come meglio poteva la porta scorrevole, che faceva resistenza.
-Permesso.- proclamò entrando con forza, vista la propria mole.

Si guardò in torno, vedendo quanto fosse disordinato quel posto, completamente sommerso di libri ad ogni angolo. Gli si prospettava proprio un lavoraccio.
Sbuffò sconsolato, doveva aspettarsi tutto quel caos. Si avvicinò allo scalino che divideva l’entrata dall’ingresso e, ci si sedette sopra di peso, sfilandosi svogliatamente le scarpe.
Osservando vacuo il pavimento, si ritrovò a pensare che se solo avesse saputo che sensazione avesse l’agitazione, l’avrebbe data sicuramente a quel momento.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore sordo, con slancio salì il piccolo scalino che divideva le stanze e, percorse il breve corridoio, lì dietro ad una porta intravide una mano olivastra, con delle strane scritte sopra, che raccoglieva alla rinfusa alcuni fogli e libri, causa del rumore di poco prima, scappando subito dopo in una stanza poco più giù.

Ripercorse la strada che aveva fatto il proprietario di quella mano, fermandosi diligentemente davanti a quella porta.
-Law.- chiamò titubante, posando una mano sulla porta scorrevole.
-Chi sei?- chiese dall’altra parte dell’uscio, la voce.
Kidd inspirò, facendo una leggera pressione sulla carta di riso, che rivestiva la porta –Sono Kidd. Il robot. Mi hanno mandato da te Law, per aiutarti.- spiegò pacato, aprendo leggermente la porta, preso dalla curiosità, di vedere il viso di quel fantomatico ragazzo.
Quello in risposta richiuse subito l’anta con eccessiva forza –Io non ho bisogno di te.- dichiarò quello risentito –Non mi ci faccio nulla di uno stupido robot.- disse con risolutezza.

La testa rossa si sentì strano nell’udire quelle parole.
Aveva fatto tanto per prendere le sembianze di Kidd.
Estraendo dal libro, che portava ancora in mano, un foglio che poggiò a terra -Se non vuoi la mia presenza, devi firmare questo foglio.- disse flebile, aspettando che il capo del ragazzo facesse capolino dalla stanza.
Ma quello rimase in silenzio e non si mosse.

La testa rossa ne approfittò per guardarsi in torno e, notare che anche quelle stanze erano invase da libri e fogli attaccati ovunque.

Capendo che Law, non sarebbe uscito finché lui non se ne fosse andato, ne approfittò per cercare di riordinare come poteva.
Si avvicinò ad uno scaffale, pieno di polvere e fogli e con l’ingenuità dei bambini soffiò, facendo alzare tutta la polvere provocandosi così, una svariata serie di starnuti.

Ripresosi da quella sventurata reazione e munito di spolverino, afferrò una serie di libri posandoli a terra, ma facendone cadere al suolo tanti altri.

Ma dove cavolo era finito?

La sua attenzione fu catturata da alcune foto, fuoriuscite da un album che era caduto.
Allora quello era Law. Pensò il robot, osservando un ragazzo dall’aria annoiata, dai corti capelli mori, che osservava con quelle iridi di ghiaccio di fronte a se.

Sfogliò un'altra pagina, ritrovandosi di fronte alla propria immagine spaparanzata sul pavimento, in un mano un ventaglio e nell’altra, la mano dell’altro ragazzo che in quel momento stava scattando la foto.

Sfogliando e studiando quell’album pieno di ricordi, che lui non possedeva, riuscì ad intuire che tipo fosse questo ‘Kidd’, o almeno in parte. Sorrideva spesso, ma non era un sorriso genuino, era un sorriso beffardo e malizioso, ed aveva sempre l’abitudine di abbracciare o toccare Law e, quando non sorrideva aveva un espressione cruciata, pensierosa, che gli dava un aria triste, che stonava tremendamente con la sua persona.

Sistemò un paio di mensole, cercando di mettere più libri possibili, data la spaventosa quantità che girava per casa. Finito di rassettare, si avvicinò nuovamente alla porta, era tardi ormai e, il sole stava tramontando.
-Law.- chiamò il robot, teso come uno giunco.
-Che c’è?- rispose acido l’altro.
-Cosa vuoi da mangiare?- domandò, sentendosi strano, quasi imbarazzato.

Il ragazzo dall’altra parte della porta stette in silenzio per molti minuti –Non chiedermi cose così idiote.- proclamò irritato –Kidd non l’avrebbe mai fatto. Lui mi avrebbe preparato direttamente dei Takoyaki, senza chiedermi nulla e, senza usare quel tono idiota.- sentenziò alzando un po’ il livello della voce.

La testa rossa, osservò la carta di riso a fiori della porta sovrappensiero –Tokoyaki dici?- borbottò, indietreggiando di qualche passo –Ok.- borbottò, incamminandosi verso la cucina.

Law aspettò che i passi del robot si allontanassero, prima di aprire leggermente la porta scorrevole, quel tanto per poter controllare.
I suoi occhi brillarono nel vedere la figura del rosso ai fornelli, intento a preparare il piatto da lui ordinato. Non avrebbe ceduto facilmente, anche se la tentazione di uscire da quella stanza ed abbracciarlo era forte, lui avrebbe resistito. Non si fidava, anche se aveva la stessa faccia di Kidd. Del suo Kidd. Non lo era.
 
Quando Kidd tornò davanti a quella porta per lasciare la cena al ragazzo, trovò sulla porta un piccolo post-it, uno come tanti che erano attaccati per tutta la casa.
Vorrei dei Dorayaki per colazione.
 
Continua…
___________________


Note di me:
Ma salve mie dolcissime fragoline! Ed eccomi qui con una nuova storia. Ancora? Ebbene si. Purtroppo per colpa della mia fantasia troppo sfrenata, non riesco a scrivere il capitolo 9 di ’la strada per la felicità’, così ho deciso di postare questa storia di 4 capitoli. Insomma così non vi annoiate nell’aspettare i nuovi post e, magari così riuscirò a liberare la mente! Questa storia non è stata basata ed ideata su un anime movie bellissimo a mio parere, di nome Hal. Questa fic, riprenderà solo qualche spunto da quella storia, anche perché i due personaggi dell’anime, non c’entravano proprio un fico secco con Kidd e Law! Per la prima volta sperimenterò l’ANGST e, devo ammettere che mi spaventa… Ok dopo questo discorso più lungo del capitolo vi lascio, sperando che vi possa piacere questa mia storia. Ringrazio chi leggerà, commenterà e mi metterà fra i preferiti e seguiti, Grazie tante.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Kieis_chan