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Autore: echois    20/11/2014    5 recensioni
Bill è il ragazzo più popolare della scuola, quel tipo di ragazzo che tutti desidererebbero ardentemente come loro amico. Nonostante la sua "migliore amica" desideri che si fidanzi con il capitano della squadra di football, Bill si è innamorato di un ragazzo conosciuto su internet di cui sa solo il nome. Questo sconosciuto non vuole rivelargli nulla della sua vita privata e non vuole nemmeno farsi vedere nonostante frequentino la stessa scuola, ma l'invito alla festa più importante dell'anno cambierà le cose. O no?
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“Prometti che un giorno mi dirai chi sei?”
"Promesso" scrisse dopo un po' Tom.
[TomxBill]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest
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Hidden face.

CAPITOLO 3.

All you need is a guitar.

 

 

 

Bill entrò nella sua stanza e si stropicciò un occhio con la mano. Posò la giacca sulla sedia e prese il computer, lo accese e poi lo guardò. Ma cosa stava facendo? Tom gli aveva detto che non voleva più sentirlo né vederlo. Si buttò sul letto e desiderò sprofondare. Alla fine Miranda si era arresa e lo aveva lasciato in pace, nessuno gli aveva chiesto come stesse. Sospirò e sentì che gli era arrivato un messaggio su Skype. Si alzò incredulo e guardò lo schermo, Tom lo stava chiamando. In un anno che si conoscevano Tom non lo aveva mai chiamato, Bill non sapeva quale fosse la sua voce. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di nuovo e fu propenso ad accettare, ma poi le parole di Tom si ripresentarono come un eco nella sua mente e decise di ignorare la chiamata, iniziando a piangere silenziosamente. Forse lo stava chiamando per offenderlo ulteriormente, non ce la faceva. Ci fu di nuovo il silenzio più totale nella sua camera e Bill pensò di aver appena perso un'occasione per riconciliarsi con Tom, ma poi il ragazzo provò di nuovo a chiamarlo e il moro davvero non potè trattenersi. “Tom...?” disse debolmente e il cuore di Tom perse un battito quando sentì la sua voce spezzata.

 

“Bill” lo chiamò Tom e Bill non potè trattenersi dal sorridere. Tom aveva una voce fantastica. Era profonda e bassa, era così rassicurante. “Stai-Stai piangendo?” chiese timido.

 

Bill si asciugò le lacrime con il suo enorme maglione bordeux e sorrise. “No” mentì ma Tom riusciva a sentire la sua voce rotta.

 

“I-Io volevo chiederti scusa, Bill, sono un idiota” disse e Bill rise, si asciugò il naso con il suo stesso maglione.

 

“Lo so” disse e anche Tom ridacchiò.

 

“Devi capire che l'ho fatto per te. Se ci vedessero insieme, perderesti tutta la tua popolarità e i tuoi amici e saresti da solo e non è bello” disse e sospirò.

 

“Non sarei da solo, perchè avrei ancora te e questo è quello di cui m'importa di più” dissealzando il capo, Tom sospirò di nuovo. “Tom, tu sai che non m'importa nulla del mio essere popolare, io voglio te” disse con determinazione e fu stupito lui stesso quando l'ebbe detto. Finalmente l'aveva detto! “Non m'importa comunque, non m'importa più oramai. Non vuoi venire alla festa? Va bene, non venire, ma continuiamo a parlare perchè io senza di te mi sento perso” pianse di nuovo e si coprì il viso come se Tom potesse vederlo.

 

“D-Davvero?” chiese Tom e osservò a lungo lo schermo.

 

Bill annuì ma poi si accorse che Tom non poteva vederlo. “S-Sì” disse e ci fu un lungo momento di silenzio in cui Bill si asciugò le lacrime, erano le ultime che avrebbe versato per Tom. “Hai una voce bellissima”

 

“Bleah, è orrenda” disse Tom e Bill rise, abbassò il capo. “Di a Miranda che sei bellissimo anche senza trucco”

 

“Sono strano senza trucco. Insomma, andavo nei bagni della scuola e mi vedevo struccato ed ero tipo 'oh Dio!'” disse e rise di nuovo. “Comunque penso che la tua voce sia bellissima, quindi sshh!”

 

“Hai dei gusti di merda” disse e scosse il capo sorridendo. Voleva chiedergli – come faceva di solito – com'era andata la giornata, ma sapeva la risposta e non la voleva sentire. Entrambi non sapevano cosa dire, ed era davvero strano perchè quando parlavano non erano mai a corto di argomenti. “Domani ho compito di inglese”

 

“Io l'ho fatto una settimana fa e ho preso una D. Insomma, è andato malissimo” disse e Tom sospirò e ascoltò Bill parlare senza essere realmente interessato. “Miranda mi continua a dire che recupererò e che comunque quelle cose non servono a nulla. Che scema che è, certo che mi servono! Devo andare al college, non posso permetteri un'insufficienza così grave! E poi mi ha detto che—”

 

“Verrò alla festa” disse Tom ma Bill non sembrò averlo udito.

 

“Lei ha preso C, voglio dire, come hai fatto? Io ho studiato più di te e tu—”

 

“Bill, verrò alla festa!” disse Tom a voce più alta e Bill interruppe il flusso delle sue parole, strabuzzò gli occhi.

 

“Cosa?” disse e si avvicinò al computer, sicuro di aver sentito male.

 

“Ho detto che v-verrò alla festa” disse e abbassò il capo. Davvero non amava le feste, ma amava Bill e voleva vederlo e questo era più importante. Non sapeva che cosa sarebbe successo. Il moro avrebbe potuto abbracciarlo e baciarlo e dichiarargli amore eterno oppure sarebbe potuto scappare a gambe levate e non avrebbe più voluto rivederlo. Sperava sinceramente che fosse la prima opzione, in fondo Bill era un bravo ragazzo e non sarebbe mai scappato di fronte a lui.

 

“Quindi potrò incontrarti?” chiese Bill meravigliato e con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, si coprì la bocca con le mani non riuscendo a smettere di sorridere.

 

“Uhm, sì” Tom sorrise quando sentì l'urletto eccitato che scappò a Bill. “Verrò alla festa, starò lì dieci minuti e poi me ne andrò. Se non ti avrò trovato, uh, beh me ne andrò lo stesso”

 

“Non preoccuparti, mi ci vorrà un secondo per trovarti” disse e sorrise. “Aspetta, ma io non so come sei fatto” perse il sorriso.

 

“Avrò una maglietta rossa e dei jeans, sarò l'unico ad essere vestito in modo normale, lì, dovrebbe essere semplice” disse e Bill rise.

 

“Tu mi conosci, se mi intravedi vieni ad abbracciarmi da dietro così saprò che sei tu” sorrise e anche Tom lo fece. Entrambi non vedevano l'ora che fosse domani.

 

 

*

 

 

Bill aveva il cuore in gola mentre parcheggiava vicino casa di Kevin. “Stai tranquillo, Bill, andrà tutto bene” disse Miranda, elegante nel suo vestito rosso lungo. Aveva i capelli legati in uno chignon e un trucco ben fatto, indossava tacchi neri vertiginosamente alti.

 

“E se non riusciamo a trovarci e alla fine lui se ne va? Quando avrò un'altra occasione?” chiese e guardò Miranda preoccupato. Alla fine aveva optato per una semplice camicia bianca arrotolata fino ai gomiti e degli skinny neri.

 

Miranda gli sorrise e gli mise una mano sulla coscia. “Mettiti in testa che lo troverai, gira per tutta la casa, entra in ogni stanza. Se non lo troverai, sicuramente avrete un'altra occasione per incontrarvi” disse e guardò il suo orologio d'oro. “Dovrebbe già essere qui, non perdere altro tempo” Bill annuì e uscirono dalla macchina. Le parole di Miranda lo avevano un po' confortato ma era ancora in preda all'ansia. Arrivarono davanti casa di Kevin ed entrarono, il moro si guardò intorno. La casa di Kevin era esattamente come la ricordava, vi era stato un paio di volte prima, ogni volta che dovevano fare un progetto insieme si riunivano a casa sua. La puzza d'alcol era forte mentre troppi adolescenti ballavano sulle note di una canzone che Bill non conosceva. “Kevin è lì” disse Miranda ed indicò un ragazzo alto, dal fisico slanciato e i capelli castani selvaggi. Si avvicinarono e il ragazzo gli fece un enorme sorriso, soffermandosi su Bill.

 

“Ehi, ragazzi, siete venuti!” disse e abbracciò Miranda, poi guardò Bill e sorrise, abbassò il capo, rosso in viso. “Uhm, ciao Bill” sussurrò ma il ragazzo era intento a guardarsi intorno. Moltissimi ragazzi avevano deciso di indossare una maglia rossa, dannazione!

 

“Ciao” disse sbrigativo e guardò Miranda. “Vado a prendere qualcosa da bere, con permesso” si avviò verso la cucina e Kevin lo guardò andare via con la fronte corrugata.

 

“Ma che ha? Non gli piaccio proprio?” chiese e guardò Miranda, anche lei stava guardando Bill andare verso la cucina.

 

La bionda gli posò una mano sugli avambracci e scosse il capo. “Fidati di me, toglitelo dalla testa” disse e Kevin sospirò.

 

-9 minuti.

 

Okay, in cucina non c'era. Si servì un po' di ponch allungato con l'alcol per smorzare la tensione e si sentì un po' meglio ma non era abbastanza. Finì il suo bicchiere e lo posò accanto a tutti gli altri. La cucina era immensa ma c'erano solamente ragazzi ubriachi che parlavano tra di loro, nessun segno di Tom. Bill non sapeva nemmeno com'era fatto – sapeva solo cosa avrebbe indossato – ma non era abbastanza. Sospirò e decise di andare a vedere nelle altre stanze, sarebbe ritornato un'altra volta comunque.

 

-7 minuti.

 

Nello studio del padre di Kevin non c'era praticamente nessuno, solamente dei quadri a terra e alcuni oggetti di valore rotti. Sospirò e chiuse la porta.

 

-5 minuti.

 

Aveva atteso per due minuti buoni fuori dalla porta del bagno del piano terra aspettando di trovare Tom all'interno, ma dopo aver bussato a lungo uscirono un ragazzo e una ragazza con un'espressione post coito ma ancora nessun segno del ragazzo. Si coprì il volto con le mani e decise di andare al piano di sopra.

 

-3 minuti.

 

Nella camera dei genitori di Kevin non c'era nessuno, a parte due giovani che stavano facendo sesso, così come nella stanza del giovane. Sospirò e si mise in fila per il bagno sperando che Tom lo avesse preso in giro e che fosse venuto veramente. Mentre aspettava, ripensò alla loro storia, a Guitar_Boy89 e alla strana piega che aveva preso la loro prima conversazione.

 

-1 minuto e lui stava ancora facendo la fila per il bagno.

 

Guitar_Boy89. Tom gli aveva sempre detto di quanto amasse la sua chitarra. A soli tre anni suo padre gliene aveva regalata una per Natale e d'allora aveva imparato tutto da solo. A volte gli faceva ascoltare delle canzoni che componeva e Bill pensava fossero bellissime, pensava che Tom fosse bravissimo. Ecco perchè Guitar_Boy89.

 

Guitar_Boy89...

 

Strabuzzò gli occhi, come aveva fatto a non pensarci prima! Tornò indietro lungo il corridoio e scese di corsa le scale, investendo qualcuno nel mentre. Attraversò di nuovo il salone ed entrò nel corridoio del piano terra, superò lo studio del padre di Kevin e aprì una porta in fondo.

 

Un ragazzo alto e magro, con i rasta legati in una coda, un capellino ed una fascia che indossava una maglietta rossa enorme e dei jeans extra large era seduto su una sedia mentre teneva in mano una chitarra e intonava dolci melodie. Bill guardò Tom come se fosse la prima volta, come se non lo avesse mai visto prima a scuola. Tom era lo strano ragazzo con i rasta, quello stesso ragazzo strano che beccava sempre a spiarlo. E Tom era lo stesso ragazzo che una volta aveva cercato di parlare con lui ma che aveva allontanato bruscamente.

 

Quando Tom smise di suonare e alzò lo sguardo su di lui, il cuore di Bill iniziò a battere come un martello, forte nel suo petto. Ecco, è finita, pensò Tom, ora scapperà schifato. Il moro posò una mano sul petto mentre fissava senza parlare il rasta.

 

Corse verso di lui e gli buttò le braccia al collo, stringendolo così forte da non farlo respirare. Tom posò a terra la chitarra e si alzò, strinse Bill forte e gli accarezzò i capelli. Posò la testa sulla sua spalla e ispirò a lungo il suo ordore, era così buono.

 

Tom aveva un odore così buono, sapeva di casa. “Stavo per andarmene” confessò Tom e Bill lo strinse più forte.

 

“Non farlo” sussurrò e sorrise beandosi del calore di Tom. Si staccò quel poco che bastava per posargli un dolce bacio sulla guancia, rimase così a lungo e poi tornò a stringerlo forte. “Non lasciarmi. Promettilo”

 

“Prometto” disse ed era come se Bill solo ora realizzasse di star abbracciando Tom.

 

“Sei qui, Cristo, sei tu in carne ed ossa. E sei bellissimo” disse e Tom arrossì strabuzzando gli occhi. “Sei più bello di quanto io immaginassi”

 

“Tu sei sempre bello, invece” disse e chiuse gli occhi, in pace con se stesso.

 

“Andiamocene” disse Bill poggiando le mani sulle spalle di Tom che lo teneva ancora stretto. Tom corrugò la fronte e Bill sorrise, gli baciò più volte la guancia, non osando fare altro. “Andiamocene via da qui. Vieni a casa mia, voglio stare solo con te. E poi a te non piacciono le feste” Tom sorrise e annuì, Bill prese il telefono e scrisse velocemente un messaggiò, lo inviò e posò di nuovo il telefono nella tasca. “Okay, andiamo” gli sorrise e gli prese la mano, uscendo dalla sala dove Kevin teneva gli strumenti.

 

Miranda prese il suo telefono e vide che Bill gli aveva mandato un messaggio. Temendo il peggio, lo aprì e lo lesse. Io me ne vado diceva il messaggio e si mise una mano sulla guancia, triste e preoccupata. Quindi Bill non aveva incontrato Tom? Era così dispiaciuta per lui...

 

Hai trovato chi cercavi? gli stava scrivendo, ma poi le sue orecchie non sentirono più il casino a cui erano abituate e alzò lo sguardo; tutti quanti erano in silenzio e radunati attorno a qualcosa. Cercò di farsi spazio tra la folla e vide Bill, felice e sorridente come non mai, che teneva per mano 'lo sfigato coi rasta', come era solito chiamarlo. Quello era Tom? Ma come diavolo aveva fatto Bil a non accorgersi che era lui? Era stato lì tutto il tempo ma Bill non l'aveva mai notato. Spalancò la bocca, anche lei sbalordita come non mai, ma Bill sembrava felice mentre si dirigeva con quel ragazzo verso la porta, quindi perchè impedirgli di esserlo? Battè le mani e in pochi secondi tutti applaudivano a quella coppia improbabile.

 

Bill arrossì e abbassò il capo, il sorriso che non riusciva a scomparirgli. Aveva pensato che tutti quanti li avrebbero derisi e presi in giro, invece stavano addirittura facendo loro un applauso! Bill salutò e uscì dalla casa, avviandosi verso la macchina, mano nella mano con Tom.

 

 

*

 

 

Bill rise e si sporse dal suo balcone. “Dai, Tom, ce la puoi fare!” disse e sorrise a Tom, era in piedi sotto il suo balcone che cercava di arrampicarsi sull'albero. “Su, se ce l'ha fatta Miranda puoi farcela anche tu!” lo esortò e Tom guardò a lungo l'albero. “Sembriamo Romeo e Giulietta”

 

Tom s'inginocchiò e guardò Bill con una mano sul cuore. “Oh, Romeo, perchè sei tu Romeo?” disse e Bill rise.


“Idiota, muoviti a salire, muoio di freddo” disse e osservò Tom avvicinarsi all'albero e mettere un piede sulla corteccia.

 

“Scusami se non sono uno scoiattolo ma un umano” disse e Bill sorrise. Dopo vari tentativi, Tom riuscì ad arrivare al balcone e Bill lo aiutò a salire. “Ma quando metterai una scala?” chiese e prese un lungo respiro. Bill ridacchiò e aprì la finestra e fece spazio al biondo, che entrò e si guardò intorno. “Wow, è così strano! Sono abituato a vederla solo in web” disse e si avvicinò alla libreria in mogano di Bill e toccò alcuni libri. Il moro si sedette sul letto e guardò divertito Tom girare per la sua stanza e toccare tutto ciò che riusciva a trovare. Di solito gli dava fastidio quando la gente toccava la sua roba, ma questa volta voleva che Tom si facesse gli affari suoi. Perchè non aveva nulla da nascondere a Tom, Tom sapeva tutto di lui. Quando il biondo fu soddisfatto, si andò a sedere accanto a Bill sul letto e tastò il materasso. “È così morbido il tuo letto”

 

Bill si stese e invitò Tom a fare lo stesso. Il ragazzò poggiò la testa sul cuscino e sorrise quando Bill si avvicinò a lui, si girò verso il moro e lo abbracciò per l'ennesima volta quel giorno. Il moro poggiò la testa sul suo petto e sospirò felice, chiudendo gli occhi. “Grazie” sussurrò.

 

“Di cosa?” chiese Tom iniziando ad accarezzargli i capelli. Erano così morbidi al tatto, aveva sempre sognato di farlo. Aveva sempre sognato una situazione di questo genere, lui e Bill abbracciati e il moro sul suo petto.

 

“Di tutto, lo sai” disse e si allontano giusto un po' per guardare Tom negli occhi, il ragazzo ricambiò il suo sguardo e ci fu un lungo silenzio. Grazie per avermi accettato, diceva silenziosamente Tom. Grazie per essere qui, diceva invece Bill. Tom era così preparato a quello che successe dopo solamente perchè l'aveva fatto mille e più volte nei suoi sogni, prima. Bill chiuse gli occhi e posò le labbra su quelle di Tom, leggermente, solo sfiorandole. Il biondo inclinò il capo facendo sì che i loro nasi non si scontassero e gli morse un labbro, si staccarano per brevi secondi e poi ritornarono a baciarsi.

 

Lo stomaco di Bill era in subuglio, così come quello di Tom. “Ti amo” sussurrò Tom avendo paura di rovinare il momento e Bill continuò a baciarlo con un sorriso stampato sulle labbra. “Ti amo, ti amo, ti amo. Ti amo da sempre” sussurrò e Bill capovolse le posizioni, salendo su Tom e continuando a baciarlo.

 

Bill si staccò momentaneamente per riprendere fiato ma non aprì mai gli occhi, era tutto così bello che sembrava un sogno. “Ti amo anche io, da quando mi hai chiesto scusa per avermi quasi investito con lo skate” disse e Tom sorrise, il moro gli mise una mano sul collo e continuò a baciarlo con amore, con passione. Tom gli accarezzò i capelli, il viso, e poi gli sbottonò il primo bottone della camicia, poi il secondo, e poi il terzo.

 

 

*

 

 

Bill rise e continuò a mangiare la sua insalata. Miranda era alla sua destra che parlava di cose frivole come al solito, come i trucchi, o come gli smalti. “Bill, cosa ti metterai alla festa di questo venerdì?” disse e fu come ritornare a prima, come se tutto fosse stato un sogno.

 

“Non lo so, venerdì è così lontano” disse Bill lasciando cadere l'argomento.

 

“Tu, Tom?” chiese e Bill sorrise solamente a sentire il suo nome. Tom era accanto a lui che chiacchierava con i suoi amici. Perchè Bill era ancora popolare, solo che aveva Tom accanto a sé ed erano la coppia più popolare della scuola. Nessuno li aveva insultati, nessuno li aveva isolati, quello che pensava Tom era completamente falso. Bill si girò a guardare Tom e gli sorrise, il ragazzo ricambiò.

 

“Uhm, non lo so. Il solito jeans, penso” disse e tutti ridacchiarono, Miranda alzò lo sguardo al cielo.

 

“Sei sempre il solito” disse la bionda e Bill sorrise mordendosi il labbro.

 

“Scusatemi, devo andare al bagno” disse Bill e si alzò dal tavolo della mensa.

 

“Credo che lo seguirò” disse Tom e si alzò, seguendo il suo ragazzo nei bagni dei ragazzi. Chiusero la porta e Bill si appoggiò contro il muro, Tom gli cinse la vita e lo baciò delicatamente. Bill mise la mano tra i suoi rasta e sorrise quando gli morse il labbro. Amava quando Tom gli mordeva il labbro fino a farlo sanguinare.

 

“Non andremo a quella festa, vero?” disse e rabbrividì quando Tom gli baciò il collo.

 

“Perchè dovremmo andare ad una festa quando ho affittato Titanic?” chiese e Bill sbuffò una risata.

 

“Bleah! Pensi davvero che guardi quella merda?” chiese e cacciò la lingua fuori in una smorfia di disgusto, Tom la catturò e iniziarono a baciarsi con la lingua, Bill si fece più vicino a Tom.

 

“Era solo una scusa perchè tu venissi a casa mia” disse e gli diede un delicato bacio sulle labbra. “Mamma ti adora” disse e sospirò, Bill rise.

 

“Non serve una scusa per invitarmi a casa tua, lo sai” disse e si guardarono a lungo, le loro bocche si unirono di nuovo.

 

 

FINE




 

È sempre brutto finire una FF, anche se è solo di tre capitoli! Mi ero affezionata così tanto ai personaggi:( 
Inizialmente questa doveva essere una one shot, ma dato che sarebbe venuta un po' troppo lunga, ho deciso di trasformarla in una minific e spero che vi sia piaciuta almeno un quarto di quanto è piaciuta a me!
Alla prossima ♥

   
 
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