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Autore: Zomi    20/11/2014    7 recensioni
Law fissò atono e incredulo l’uscio di noce laccata di bianco che ora gli riempiva la visuale, inarcando vagamente scocciato un sopracciglio.
Infossò le mani nelle tasche dei jeans, aspettandosi che Margaret, quella dolce e sorridente biondina con cui usciva ormai da tre mesi a quella parte, riaprisse la porta del suo appartamento, dispiaciuta di come lo aveva trattato.
Aspettò per tre lunghi minuti, prima di grugnire e dare le spalle alla porta, avviandosi deciso alle scale dell’edificio.
Ma che le era preso?
*Fan Fiction partecipante al LawxMargaret day*
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaret, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Contro ogni legge, contro ogni regola,
per quegli occhi di ghiaccio capaci di incendiarle il cuore"
 





 

ICE CANDY
 
 
-… adoro i filma d’amore, impazzisco per la Nutella e si, i vermetti di gelatina mi rendono felice come un bambina, e se a te non sta bene vattene pure all’inferno!!!-
Sbatté la porta con violenza, facendone echeggiare lo schianto per tutto il corridoio del primo piano del condominio.
Law fissò atono e incredulo l’uscio di noce laccata di bianco che ora gli riempiva la visuale, inarcando vagamente scocciato un sopracciglio.
Infossò le mani nelle tasche dei jeans, aspettandosi che Margaret, quella dolce e sorridente biondina con cui usciva ormai da tre mesi a quella parte, riaprisse  la porta del suo appartamento, dispiaciuta di come lo aveva trattato.
Aspettò per tre lunghi minuti, prima di grugnire e dare le spalle alla porta, avviandosi deciso alle scale dell’edificio.
Ma che le era preso?
Per quale sciocco e infantile motivo si era accigliata a quel modo?
Urlandogli contro, mettendogli il muso e osando sbattergli la porta in faccia, non invitandolo nemmeno ad entrare poi?
-Sciocca biondina- sbottò, uscendo nella via sottostante alla finestra di Margaret, venendo investito da una folata gelida di aria invernale.
Infossò il pizzetto scuro nel bavero rialzato del cappotto nero, abbassandosi il cappello felpato e maculato sugli occhi, incamminandosi nella via affollata di gente per le bancarelle della festa paesana.
Scivolò impassibile e silenzioso tra le persone, schivando la corsa di alcuni ragazzini e fulminando con il suo sguardo gelido e grigio una coppietta che l’aveva spinto per la folla.
Una nuova folata di vento gli fece tintinnare gli orecchini al lobo sinistro,  disturbandolo maggiormente e peggiorando il suo mal umore.
A lui piaceva il freddo.
Gli piaceva la neve, lo scricchiolio del giacchio spezzato dalla suola degli anfibi, il tepore glaciale dei cumuli di neve, l’aritmia imperfetta dei fiocchi di ghiaccio, la camminata impacciata dei pinguini e la grossezza  morbida e aggressiva degli orsi polari.
A Trafalgar Law piaceva il freddo e l’inverno.
Eppure, camminando lungo la via colma di bancarelle di dolciumi e paccottiglia varia, tra i sorrisi smielosi di venditori di chiodi storti, e coppiette strette tra loro nel tentativo di celare in un abbraccio una copulazione epidermica, non riusciva che a storcere le labbra in una smorfia incarognita e scontrosa, disturbato dal freddo che lo circondava, voglioso semplicemente di tornare la caldo di casa sua, al riparo da quel vento gelido e tagliente.
Per un attimo, gli parve di essere posseduto dal Demone di Eustass-ya, un suo conoscente, ma subito scosse il capo allontanando quella sensazione.
Ci mancava solo di dover assomigliare a quel metallaro dai capelli scarlatti…
Rallentò il passo, duro e lento, quando si avvicinò a una bancarella di dolciumi, colorata e circondata da bambini petulanti e smaniosi di riempirsi le ganasce di ogni caramella fluorescente che potesse essere venduta.
Quella bancarella di dolciumi.
Quella in cui Margaret, la sua Margaret, aveva iniziato a guardarlo con diffidenza e stupore.
Ed era stata tutta colpa di quei maledetti…
 

-… vermetti di gelatina?-
Aveva ghignato con il suo fare ironico e strafottente.
I sensi di Margaret erano balzati sull’attenti, raddrizzando ordinatamente le spalle, piegate con enfasi verso la bancarella di dolci, ritornando composta e matura la fianco di Law, stringendo maggiormente la presa della sua mano sul gomito del ragazzo.
-Si- gli aveva sorriso, allargando quelle sue dolci labbra in un smagliante sorriso tenero e felice –Mi piacciono tantissimo-
Law aveva ghignato con maggior ironia, abbassando gli occhi ai suoi piedi, fermando la camminata tra la folla gioiosa per la fiera.
-Non mi dire- aveva sghignazzato, arricciando le labbra sottili e ironiche, sollevando il pizzetto scuro oltre il bavero rialzato del cappotto nero.
Margaret l’aveva osservato con attenzione, scrutando quel suo sorrisetto provocatore.
Si strinse a lui, circondandogli il braccio destro con entrambe e mani, aggrappandosi e continuando a fissarlo mentre tornavano ad avanzare, lentamente, tra la folla.
-Perché sghignazzi?- gli aveva chiesto con una nuvoletta di condensa, a pochi passi dal portone del suo condominio.
Il ghigno di Law si era allargato ulteriormente.
-Torvo che…- le aveva aperto galantemente la porta davanti a lei, lasciandola aperta mentre l’attraversava -… i vermetti di gelatina siano una caratteristica femminile alquanto infantile-
Le sopracciglia della biondina si erano inarcate sorprese.
-Che intendi dire?- aveva chiesto salendo i primi scalini della rampa di scale.
-Semplicemente ritengo che le donne, le quali si abbuffino di caramelle e dolci vari, lamentandosi poi del loro aumento di peso, e che passano la loro esistenza a guardare film irreali e diabetici su storie d’amore umanamente impossibili da sostenere, siano delle bambine-
Avevano raggiunto il pianerottolo del primo piano con le sole parole di Law come sottofondo.
-Vivere di sogni e zuccheri non è un comportamento d’adulto- aveva continuato, ghignando –E le donne che si comportano da bambine, allora devono essere trattate da bambine e non meritano di certo le attenzioni di un uomo ma la massimo di una Baby Sitter-
Solo a quel punto, dinanzi la porta dell’appartamento di Margaret, la bionda si era voltata verso di lui per replicare, e non con il suo solito tono dolce e adorabile, ma con tutta l’ira di un serpente velenoso.

 
Law si strinse con maggior forza nelle spalle, fissando atono i colori della bancarella.
Non capiva dove avesse sbagliato.
In fin dei conti aveva solo detto la verità: per lui certe donnette con la testa persa tra le nuvole e senza un po’ di sano realismo, non erano degne di alcuna reale attenzione.
Perché Margaret se l’era presa così tanto?
Che avesse creduto che stesse parlando di lei?
Scosse il capo.
La bionda era intelligente e di certo non aveva frainteso le sue parole.
Era ovvio, lampante che lui la trovava interessante, bella, intrigante , simpatica e di un’adorabile innocenza, unica e travolgente, oltre che di un’innata fiducia verso il prossimo.
Era ovvio che lui la riteneva matura e perfetta, e che fosse lui l’indegno di poter stare con una come lei.
Era ovvio, diamine.
Eppure…
Eppure ora, nonostante le sue parole fossero state chiare e interpretabili solamente in un modo, lui si trovava al freddo, un orribile e solitario freddo, a fissare quei vermetti verdi e arancioni giudicarlo con amarezza, facendogli rimpiangere di non essere con Margaret, la sua Margaret, a parlare nel suo appartamento.
Un brivido gli percorse la pelle, facendolo tremare leggermente e costringendolo ad infossare maggiormente il capo sotto il cappello maculato.
Forse il vecchio Corazon, quel distratto cronico di suo padre, aveva ragione: lui era come il ghiaccio.
Ci si poteva vedere attraverso, ma se si provava a mettere meglio a fuoco per vedervi dentro, era difficile da interpretare.
Come le sue parole.
Perché si forse era vero, donne che passavano ore a spremersi cuore e anima davanti a film d’amore, rimpinzandosi di dolci e caramelle, avevano un che di fanciullesco e infantile in loro, ma avevano ancora i sogni, irrealizzabili e folli, vero, ma colmi di romanticismo e dolcezza.
Doti che lui non possedeva, di natura, ma che aveva comunque cercato in qualcuno.
In qualcuno di dolce come i vermetti di gelatina, e romantico, che riteneva speciale e tenera una semplice passeggiata nel freddo di una fiera paesana.
Qualcuno come Margaret.
Strinse i pugni nelle tasche foderate del cappotto, prima di estrarne una con decisione.
 
 
 
 
Si soffiò nuovamente il naso arrossato nel fazzolettino ricamato.
I lacimoni agli occhi dondolavano ancora, e i singhiozzi le rimbombavano ancora nel petto.
Non meritava le sue attenzioni?
Ottimo, perfetto.
Buon a sapersi.
Avrebbe fatto a meno di un arrogante, sciocco, sadico ragazzo come lui.
Chi aveva bisogno di Trafalgar Law?
Lei no di certo.
Lei era Margaret, e non aveva bisogno del suo ghigno seducente, del tepore del suo corpo, dei colori dei suoi tatuaggi, del suo sguardo di ghiaccio misto cenere e delle carezze a fior di dita che le dava quando si baciavano.
No, lei non ne aveva bisogno.
Eppure non smetteva di piangere e soffiarsi il naso, stringendosi Amazon Lily, la sua micia, al petto, stritolandola in cerca di affetto e coccole.
Si era vero, forse piangere perché Rhett alla fine di “Via col Vento” lascia Rosella sul pianerottolo della loro villa, era romanticamente sciocco, e sperare che Jack riemerga dalle acque gelide dell’oceano, abbracciando la sua Rose zuppa su una scialuppa di salvataggio, ancora peggio, riempiendosi la bocca di vermetti di gelatina, e il fazzoletti di carta di lacrime, ulteriormente infantile e privo di logica, ma diamine, lei era così e se al caro Law non andava bene di perdere il suo prezioso tempo con lei, erano solo affari suoi.
Si portò le mani al naso, asciugandolo nuovamente, dando la possibilità a Lily di scappare da lei, mentre una nuova cascata di lacrime inumidiva gli occhi di cioccolata della bionda.
-S-stupido- singhiozzò, portandosi le gambe al petto, iniziando a macchiare di lacrime la maglia, larga e azzurra, che indossava.
Gli mancava, quell’idiota, gli mancava.
Ma se per lui, lei con i suoi vermetti gelatinosi e i film romantici, erano solo una perdita di tempo forse era meglio così.
Forse era meglio che fosse finita.
Sobbalzò, tremando tra i cuscini del divano, più per la paura del suo pensiero che per il campanello che aveva appena squillato, scuotendosi da capo a piedi.
Gettò il fazzoletto sulla coperta del sofà, alzandosi per andare ad aprire.
Non aveva idea di chi fosse, a quell’ora poi, ma forse era Monet, la sua vicina, che le chiedeva i tappi per le orecchie per poter dormire nonostante il russare costante della sua ragazza, Baby.
D’altro canto non sarebbe stata la prima volta.
Si strozzò con il respiro sorpresa quindi, quando, aprendo l’uscio, non si ritrovò la giovane smeraldina dinanzi, ma bensì Law, infreddolito e cupo.
-L-law ?!?-
-Non mi piacciono i film d’amore, i vermicelli di gelatina e se sapessi cosa c’è dentro la Nutella le daresti fuoco- parlò secco e duro –Ma mi piacciono i film, in generale, non disprezzo una buona tazza di cioccolata calda e gli orsetti di gelatina-
Alzò, con una mano tatuata, una piccola busta di carta bianca, dal cui interno facevano capolino vermetti e orsetti di gelatina, sorridenti e tutti avvinghiati tra loro, paurosi quasi di essere divisi.
Un debole e tremolante sorriso si aprì sulle labbra di Margaret.
-E mi piace il freddo- continuò il moro –Ma solo se ci sei tu ad avvinghiarti al mio braccio- fece un passo in avanti, arrivando a sfiorare il viso della ragazza con una carezza a fior di dita.
-Non sei una perdita di tempo- sussurrò piano, fissandola negli occhi –Al massimo lo sono io per te…-
Le porse il sacchetto colmo di dolci, facendola ridere piano.
-Margarter, io…-
-Shh-
Si alzò sulle punte, costringendolo ad avvicinarsi a lei strattonandolo per il colletto del cappotto, baciandolo passionalmente sull’uscio dell’appartamento, mordendogli piano il labbro inferiore prima di scivolare con la lingua sul suo palato.
Lo zittì con un bacio, caldo e dolce.
Con delicatezza, e un sorriso, lo spinse dentro casa, alternando a ogni bacio un piccolo freddo dolcetto.
Romanticamente, dolcemente, fecero l’amore, e quando anche l’ultimo vermicello verde scomparì tra le labbra avvinghiate dei due, solo allora il freddo tornò a piacere a Law.
Perché costringeva Margaret ad accollarsi a lui, tra le lenzuola spiegazzate, in ricerca di calore e dolcezza.
 
 






















ANGOLO DELL’AUTORE:
Ok, c’ho provato per amicizia verso Piper e stima per Emy, ma cavolo se non sono sprofondate nell’OOC. Prometto di non provare mai più a scrivere una LawMaegaret, e ora potete pure lanciare i pomodori *si rannicchia sotto l’impermeabile di Gladius*
Zomi
   
 
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