Erano le dieci e un quarto di sera e Harry era già in ritardo a lavoro. Più che passavano le settimane più frequenti erano le notti che passava lontano da casa, a causa del suo lavoro di Auror. La faccenda era grave, e in fondo Ginny sapeva di non poterlo biasimare: Harry doveva sorvegliare il Ministero della Magia, insieme a Ronald Weasley e ad altri Auror, perchè  di recente una congrega di maghi oscuri aveva spesso tentato di sfondare le difese per entrarvi.
Il volto contratto dalla rabbia, Ginny urlava contro Harry. ’’Non ci sei mai! Solo tu! Ron non se ne va tutte le notti!’’ . I suoi occhi divennero all'improvviso più profondi e le si riempirono di lacrime di esasperazione. ‘’Ma tu devi fare per forza l'eroe!’’, aggiunse, con una nota stridula nella voce. Non aveva mai reagito così, e Harry capì che era l'ora di smorzare il discorso, tanto si sarebbe addormentata e l'indomani sarebbe tutto perdonato. ‘’Il nostro Ministro, Kingsley, ha bisogno di più sostegno possibile per frenare questa storia; e se posso aiutare in qualche modo, lo farò, Ginny’’.  Varcò la soglia e si richiuse la porta di casa alle spalle e Ginny lo sentì smaterializzarsi.
Lei era ancora rossa in viso e fumante di rabbia; si buttò su una poltrona, imbronciata e la sua mente vagò a lungo.
I due soli motivi che avevano scatenato quella sua reazione erano semplici. Il primo era che aveva paura di essere abbandonata di nuovo: Harry l’aveva già fatto una volta, subito dopo il funerale di Silente. Se lo era aspettato allora, ma ci aveva sofferto e nonostante lui l’avesse lasciata per proteggerla da Voldemort, le parole “non possiamo stare insieme” le risuonarono dolorosamente in testa. E se gli fosse successo qualcosa? Se lo avessero ucciso? Avrebbe perso il suo uomo e lo avrebbe perso per sempre questa volta.
Il secondo motivo era che aveva scoperto giusto il giorno prima di essere incinta del suo primo figlio e Harry non poteva pensare di passare così tanto tempo lontano da casa. Ma lui ancora non sapeva che avrebbero avuto un bambino e Ginny non vedeva l’ora di dirglielo, sperando che avrebbe messo da parte i suoi ‘’atti eroici’’, come li definiva lei. Ma aveva deciso: quando Harry sarebbe tornato dal lavoro gli avrebbe dato la bellissima notizia.
La notte passò tranquilla, ma Ginny non aveva chiuso occhio: era troppo entusiasta, ma si sentiva anche in colpa per la sua esagerata reazione della sera prima.
Quando senti Harry materializzarsi in giardino si precipitò ad aprire la porta con un sorriso a trentadue denti. Si salutarono e quando furono in camera da letto, prima di stendersi per riposare qualche ora, Ginny si sedette sul letto e invitò Harry a fare lo stesso. ‘’Scusami per come ho reagito ieri sera ma l’ho fatto perche c’è una cosa che devo dirti’’ disse. ‘’Sono incinta’’ rispose allo sguardo interrogativo di Harry, con un’espressione di radiosa felicità. Gli occhi di Harry si riempirono di lacrime di gioia, abbracciò forte Ginny e le disse singhiozzando ‘’Rimango a casa stasera’’.