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Autore: marty0029    20/11/2014    2 recensioni
Gloria Perri, una ventitreenne che si trasferisce a New York dall'Italia. Una ragazza insicura che riesce a ritrovare un po' di sicurezza grazie all'amica Candice. Una ragazza con dei problemi dovuti ad un passato insistente e pesante. Una ragazza che senza saperlo diventerà un ossessione per Lui.
Bradley Lays, multimiliardario di fama mondiale. Possiede un attico nell'Upper East Side e un casinò a Las Vegas. Un uomo abituato a mantenere il controllo su tutto quello che lo circonda. Un uomo che tutti definiscono "Bello e Impossibile". Un uomo a cui difficilmente si può dire di no.
Questa è la storia di un amore avvolgente.
Un amore carnale, che porterà la nostra protagonista a sconvolgere completamente quello che conosceva prima di Lui.
Una storia che farà innamorare.
Diciamocelo ragazze... Ognuna di noi vorrebbe un Mr. Lays nella sua vita!
TRAILER--> https://www.youtube.com/watch?v=ktJsJKZ8aWE&list=UUSS-sqmw6wGG1nnmHxz2gDw
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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4) Mr. Lays is waiting








Grandioso.
Avevo chiesto aiuto alla persona più sbagliata sulla faccia della terra e questo era il risultato. Non potevo farci assolutamente niente dal momento che mi ero andata a cacciare io in un guaio del genere. Ben ti sta Gloria Perri. La prossima volta ci pensi cento volte prima di chiedere un consiglio di moda a quella pazza scellerata.
Candice, da dopo che gli avevo rivelato di essere interessata a Lays, o meglio.. io non gli avevo rivelato un bel nulla, ma lei da brava migliore amica che si rispetti, aveva letto tra le riche, ed era arrivata alla sua conclusione. Si. Mi piaceva Mr. Lays. Ovviamente, la bionda, non aveva perso tempo e mi aveva costretto a farmi la piastra ai capelli e si era auto-proclamata mia stilista personale, scegliendo per la cena un abitino decisamente troppo diverso dai miei gusti e dai miei canoni.
Forse la mia cara amica non aveva capito che non ero una delle invitate alla cena ma solo una cameriera. Una semplice cameriera che aveva l’obbligo di servire al tavolo dei commensali, quello che viene preparato in cucina. Ero un tramite. Un fottuto tramite che stava per prendere parte alla cena dell’uomo che in soli due giorni le aveva incasinato la vita.
Sospirai cercando di darmi un contegno. Nonostante
Mi guardai nuovamente allo specchio e per poco non fui tentata di mandare a quel paese tutto quanto. Lays. I soldi. L’Helton Catering. E anche lei. La mia migliore amica.
I vestito in questione era rosso, con le maniche lunghe nere. Arrivava sopra la metà della coscia e questo mi faceva sentire dannatamente nuda. Tutto quello che volevo era non dare nell’occhio, ma a quanto pare la mia cara Candy voleva esattamente il contrario. (Gloria)
Volevo risultare invisibile agli occhi di Mr. Lays e ovviamente volevo anche il contrario. Volevo con tutta me stessa che lui non mi notasse. Volevo che i suoi occhi, così dannatamente lisci non si posassero su di me. Volevo troppo forse. Far finta che non lo avessi mai conosciuto era impossibile perchè costantemente, ogni volta che pensavo a lui, il mio corpo reagiva. Reagiva e mi portava ad eccitarmi al solo suo pensiero. quell’uomo sarebbe stato il mio tormento sessuale.
Sospirai passandomi una mano tra i capelli perfettamente lisci e per un secondo mi preoccupai di aver disfatto la piega. Era un miracolo umano che i miei capelli stessero lisci. Li avevo sempre avuti ondulati. Ne lisci. Ne ricci. Anche i miei capelli, esattamente come me, erano pazzi.
Guardai ai piedi del letto le scarpe che avrei dovuto indossare e alzai gli occhi al cielo. Questa sarebbe stata senza ombra di dubbio la serata più lunga della mia vita.
Mr. Helton mi aveva assicurato che avrebbe mandato un autista a prendermi, per portarmi nel luogo dove si sarebbe svolta la cena. Dai mezzi ricordi che avevo della conversazione con il capo di Candice, mi ricordo che mi disse che la cena si sarebbe svolta nel suo appartamento. Il suo appartamento. Nella tana del lupo. Sarei stata sola. Nessun aiuto da parte dell’Helton Catering e nessun aiuto da Candice. Sola.
Sospirai nuovamente e mi misi a sedere sul letto prendendomi la testa tra le mani. Basta Gloria. Basta. Devi smetterla e mandare a quel paese questa sensazione che ti avvolge.
Non posso provare qualcosa per quell’uomo. Non posso provare nulla per Mr. Lays. Lui mi deve tornare ad essere indifferente. Devo tornare a prima che la mia vita venisse scombussolata dal suo arrivo.
Come cazzo era possibile che con un semplice sguardo fosse stato capace di mandarmi in pappa il cervello? Ci eravamo scambiati non più di qualche occhiata durante il suo ricevimento. Mi aveva rivolto solo una parola. Il mio nome. Cristo, non credevo che potesse essere così dolce il suono del mio nome pronunciato da quella bocca.
Scossi il capo velocemente e riacquistando un briciolo di lucidità, mi misi le scarpe che Candice aveva preparato per me. Erano dei tronchetti a zeppa alta neri. Semplici, carini, ma importabili per una serata del genere. Avrei preferito di gran lunga un paio di converse. Ci avrei messo meno a scappare con quelle ai piedi. Sarebbe stata una serata di quelle toste e affrontarla con una mise del genere, non mi aiutava per niente.
Sentì il cellulare suonare a lo presi sporgendomi verso il comodino di destra. Sapevo chi era. Sicuramente voleva sapere se avevo messo quello che mi aveva preparato. Non so perchè si accanisse così tanto in questa storia. Riguardava me e la mia vita, non c’entrava completamente nulla con lei o con la sua. Perchè voleva farmi piacere ancora di più quell’uomo? Non capiva che questo rapporto mi stava distruggendo? Non si era accorta del mio repentino cambiamento da quando l’avevo incontrato?

-sei pronta?-

-si Candice sono pronta.. ricordami di ucciderti la prossima volta che ti vedo mi raccomando!- borbottai alzandomi dal letto e guardandomi nuovamente allo specchio.

La sentì scoppiare a ridere, quella risata cristallina la odiavo, perchè per quanto mi cercassi di sforzare di essere incazzata con lei, appena la sentivo, abbattevo i muri e la lasciavo entrare.
La sua risata riecheggiava nei miei timpani, portandomi piano piano a sciogliere quello strato di spesso ghiaccio che avevo tirato su. Paradossalmente quella ragazza era la persona che mi aveva messo in questo pasticcio, ma era anche l'unica in grado di farmene uscire. Grazie a lei avevo smesso di fasciarmi la testa con quelle assurde e inutili domande. Domande che cercavo di non farmi ma che ogni tanto tornavano nella mia mente. Ero proprio messa male. Pensavo costantemente ad un uomo che non mi apparteneva. Pensavo sempre ad un uomo che non faceva per me. Perché cazzo dovevo pensare a lui? Non era possibile e la cosa che mi faceva ancora più incazzare era che ci pensavo anche adesso. Mi convincevo a non pensarlo mentre in realtà lo pensavo eccome.
Bradley Lays. Quel nome che la prima volta che l’avevo sentito, pronunciato dalla bocca della mia migliore amica, non mi diceva nulla, ma che adesso, dopo soli due giorni, voleva dire tutto.
Perchè il mio corpo rispondeva così appena rammentavo quegli occhi? Un fremito mi partiva dalla punta del capelli, fino al basso ventre.

-lo so che credi che il vestito sia eccessivo, ma sono certa che ti starà divinamente! Pensa che l'ho comprato apposta per questa occasione!- esclamò eccitata come una ragazzina.

-poi mi spiegherai tutta questa tua eccitazione Candy? Non è normale che tu stia così quando io mi sento completamente al contrario!- ribadì seccata mentre mi mettevo un filo di matita nera all'interno degli occhi.

Niente di trascendentale. Non volevo eccedere con il trucco e se fosse stato per me non avrei ecceduto nemmeno con l'abbigliamento. Ero a conoscenza del fatto che Candice me l'aveva comprato apposta per l'occasione. Mi aveva rinfacciato che se non lo avessi messo, mi avrebbe mandato a cambiarlo nel negozio, facendomi fare una figura penosa. Quella ragazza quando ci si metteva era assurda. Dannatamente assurda.
Finì di mettermi la matita e mi guardai di nuovo allo specchio. Niente ombretto, niente fondotinta, niente fard.

-già vi vedo insieme! Non posso vedervi insieme scusa? Che problema c'è?- domandò con la bocca piena, il che voleva dire che probabilmente stava mangiucchiando un bretzel preso in un baldacchino per le strade di Manhattan.

-tu hai un problema Candice! Un problema anche bello grosso se pensi che mai io potrei stare con Lays! Andiamo! Non dire cavolate!- replicai alzando leggermente la voce senza volerlo.

Mi guardai allo specchio mentre richiedevo il mascara. Stavo tenendo il cellulare in una posizione così precaria che avevo paura che sarebbe volato nel lavandino da un secondo all'altro. Promemoria per me, mettete il viva voce la prossima volta che intraprendo una conversazione con Candice.
Secondo lei io e Bradley Lays saremmo diventati una coppia. Mi scappava quasi da ridere a quel pensiero. Qualcosa nella testa di quella ragazza non funzionava proprio.
Sentì il campanello suonare e tirai un respiro di sollievo. Ero pronta. Prima sarei andata a servire a quella cena, e prima sarebbe finito questo strazio.

-ho sentito il campanello! Ti lascio andare tesoro! Fammi sapere appena torni a casa mi raccomando!- disse felice attaccando la comunicazione.

Guardai un secondo il telefono e scossi la testa. Candice era così. Non aspettava il saluto da parte dell’interlocutore dall’altra parte della cornetta.
Sospirai nuovamente rendendomi conto che da quando ero entrata in tutta questa storia, non avevo mai smesso di farlo. Oziosamente pensai che era davvero strano che una persona così sconosciuta potesse comandare il mio umore in questo modo. Chissà cosa avrebbe fatto se gli avessi dato la possibilità di conoscerlo meglio.
Afferrai il giacchetto di pelle e presi la borsa dal letto. Ultimo sguardo allo specchio. Ok. Sarebbe andato tutto bene. Sbuffai rendendomi conto che non mi ero mai fermata così tanto davanti ad uno specchio. Decisamente quell’uomo mi aveva fatto qualcosa.
Uscì dalla mia stanza e andai velocemente alla porta. Il passaggio che mi aveva offerto Mr. Helton era arrivato, il che era un bene, perchè non sapevo minimamente dove si trovasse il lussuoso appartamento di Mr. Lays. Dovevo abituarmi a chiamarlo in questo modo, anche se in cuor mio sapevo che “bello e impossibile” gli si addiceva di più.
Ci mancava solo che durante la cena che avrei servito, mi sarei rivolta a lui chiamandolo “bello e impossibile”. Mi sarei scavata la terra da sotto i piedi e avrei smesso una volta arrivata in Cina.
Aprì la porta e la prima cosa che vidi fu Tyron appoggiato ad una macchina grossa nera. Oddio mio vi prego ditemi che non è lui il passaggio che mi aveva offerto Mr. Helton. Dovevo affrontare un viaggio di quarantacinque minuti con il ragazzo a cui avevo platealmente dato un due di picche di dimensioni galattiche. Oh povera me, questa serata non è ancora cominciata e già non ne posso più. Non posso sopportare anche questa. Che fine ha fatto la mia spensierata vita newyorkese? Che fine aveva fatto quella ragazza che non si faceva piacere i ragazzi?
Lo vidi salutarmi con un sorriso a trentadue denti e tirai le labbra al massimo per lasciare che il mio viso avesse un espressione simile alla sua. Inutile. Non ero contenta di vederlo e sicuramente avrei preso un taxi al ritorno se ci fosse stato lui ad attendermi. Questo era certo. Un viaggio bastava e avanzava.
Cercai di riprendermi e sforzandomi all’impossibile di essere gentile e di scollegare il cervello dalla bocca. Certe volte sapevo essere così fottutamente tagliente che avrei fatto rimpiangere a quel ragazzo di avermi conosciuto se solo avessi parlato come volevo.
Lo vidi allontanarsi dal cofano della macchina e raggiungermi per salutarmi. Perché non potevo farmelo piacere? Per quale cavolo di motivo non potevo provare per lui quello che sentivo di provare per Lays?
Era bello, inutile negare il contrario. Stretto in un paio di jeans dal lavaggio chiaro e in un maglioncino blu a scollo a v, faceva la sua bella figura. Avrebbe potuto tranquillamente fare il modello, e per quello che ne sapevo, nel tempo libero poteva farlo davvero. Non conoscevo questo ragazzo, non sapevo nulla di lui se non che lavorava per la Helton Catering, ma sinceramente non mi importava conoscere la sua vita.
Non potevo negare questa evidenza, ma non faceva per me.
Quel ragazzo meritava una ragazza che lo trattasse bene e non una che basta un paio di occhi azzurri e va al tappeto. Ah mio caro Tyron, ti sei scelto proprio la persona più sbagliata di questo mondo per provare qualcosa.

-ciao Glory!- mi disse gioviale venendo verso di me e mettendomi le mani sulle spalle, mi regalò due baci sulle guance.

Quel sorriso era dannatamente contagioso, ma sapevo che non era il caso di rispondere a quell'effusioni di affetto. Avrebbe solo incrementato il suo interesse nei miei confronti e questa era una cosa che cercavo di evitare il più possibile. Ci mancava solo che credesse che tra noi potesse nascere qualcosa.
Dovevo fare di tutto per provare a distogliere il suo interesse dai miei confronti. Mentalmente, passai a rassegna le ragazze che conoscevo qui a New York. Mi sentivo un po' stupida, ma cercavo qualcuno che potesse andare bene per lui.
Con Candice non ce l’avrei mai visto. In fin dei conti non volevo così male a quel ragazzo per appioppargli quella pazza scellerata della mia migliore amica.
Porca vacca, non conoscevo davvero nessuno in questa città. Forse l’unica che poteva fare per lui era Vivian, una ragazza che lavorava con me al “Forno”.
Scossi la testa. No. Non faceva al caso suo. Era una ragazza troppo da Mille e una Notte per Tyron. Sospirai. Decisamente non avrei svolto il ruolo di Cupido.

-ciao Tyron! A cosa devo questa visita?- domandai cercando di fare la parte della cogliona scesa dalle nuvole.

Ti prego non mi dire che sarai tu il mio passaggio. Ti prego non mi dire che sarai tu il mio passaggio. Ti prego. Per favore Tyron vedi di fare il bravo bambino. Ti prego non mi dire che sarai tu il mio passaggio.

-sono il tuo passaggio!-

Oh Fanculo.

-tu?-

-proprio io! Mr. Helton aveva incaricato James, ma dal momento che so anche io dove vive il riccone, ho pensato di fare a cambio!- esulto facendomi un occhiolino, come se avesse appena vinto un qualche premio.

Doppio vaffanculo.
Accidenti a questi uomini che sono proprio delle bocche larghe peggio delle donne. Adesso ci sarà da sentirlo mentre andiamo.
"Chissà perché Lays ha voluto proprio te."
"C'è per caso qualcosa tra voi? Questo spiegherebbe il perché ti ha voluto al posto di qualcuno con un pò di esperienza in più!"
“Secondo me hai fatto colpo su quell’uomo..”
Giuro che se mi avesse fatto una di qualcuna di queste domande, l'avrei accoltellato.
Bada bene a quello che dici mio caro Tyron se vuoi rimanere tutto intero.

-ok! Allora possiamo andare? Ci manca solo che facciamo tardi!- esclamai cercando di togliermi da quella situazione abbastanza strana.

Senza aggiungere altro, fece un balzo indietro e mi aprì la portiera della macchina nera a cui era appoggiato quando avevo aperto la porta.
Quella macchina aveva l’aria di essere la cosa più costosa, mobile, sulla quale ero mai riuscita a salire. Certo che da quando avevo cambiato aria ed ero arrivata in questa città, non mi era mai capitato di vedere una macchina di piccole dimensioni. Tutti sboroni questi americani.
Chiuse la portiera dietro di me e facendo il giro della macchina arrivò al posto di guida. Lo guardai allacciarsi la cintura e feci lo stesso. La sicurezza prima di tutto.
Partì, in direzione di Manhattan. Stranamente nella macchina regnava un certo silenzio, a tratti religioso, interrotto solo dalla voce di Bono Vox che cantava “Vertigo”. Mi era sempre piaciuta quella canzone e senza curarmi di niente, iniziai a canticchiarla muovendo la testa a ritmo. La mia pazzia a volte usciva fuori e lo faceva nei momenti più strani.
Con la coda dell’occhio vidi Tyron sorridere e grazie ai pulsanti che c’erano sul volante, alzò il volume della musica, guadagnandosi un sorriso in segno di risposta.
Continuavo a domandarmi perchè non potevo provare qualcosa per questo ragazzo. Perchè non potevo pretendere che la mia vita fosse così? Avevo un bel ragazzo accanto a me, gli U2 che cantavano a squarciagola in una macchina fantastica, e stavo per andare a guadagnare tremila dollari. Vista da fuori poteva sembrare una vita fantastica.

-non sapevo che dentro di te avessi un lato così rock!- mi disse riportando il volume normale quando la canzone arrivò alla fine.

Scoppiai a ridere. Il mio aspetto diceva tutto tranne che ero una ragazza a cui piaceva il rock. Ero cresciuta a base di U2 e Queen. Una delle poche cose positive che mi aveva regalato mio padre in uno di quei suoi rari momenti paterni. Chissà come aveva fatto. Non era proprio il tipo da lasciarsi andare a consigli o a affetti.

-sono una ragazza piena di risorse!-

-lo so.. per questo vorrei poterti conoscere meglio Glo! Dio solo sa quanto vorrei conoscerti meglio!- esclamò imboccando il ponte di Queensboro che ci avrebbe portato direttamente nell’Upper East Side.

Mi sentì improvvisamente a disagio e spostai immediatamente la faccia verso il finestrino. Ecco il motivo per cui non volevo che fosse lui ad accompagnarmi stasera. Ecco perchè non volevo che mi pensasse. Non ero salutare per lui, e prima se ne sarebbe reso conto, e meglio sarebbe stato per tutti, lui in primis.
Sentì la mia mano venire afferrata dalla sua e me la portò sul cambio, imprigionandola con la sua. Mi irrigidì all’istante e cercai di porre fine a quel contatto, senza però riuscirci. Merda.
Distolse un secondo gli occhi dalla strada per puntarli verso di me e farmi un timido sorriso. Adesso basta. Non volevo più prendere in giro questo ragazzo. Non si meritava proprio nulla del genere.
Tolsi sgarbatamente la mano dalla morsa in cui l’aveva imprigionata e senza troppe cerimonie alzai la musica in modo da creare di nuovo un muro fatto di suoni tra noi. Non volevo più parlare fino all’arrivo.

-scusami.. io.. oh porca merda Gloria non so quello che mi succede quando sono con te! Mi sento un completo coglione ogni volta che apro bocca! Faccio cose che non ho mai fatto e dico cose che non ho mai detto!-

Era evidente che si stava torturando mentre diceva quelle cose. Mentalmente avrei voluto prendermi a calci in faccia. Che cose potevo dirgli adesso? Gli avevo già detto due volte che non avrei voluto uscire con lui, eppure eccolo qua, imperterrito, come se non mi fossi mai esposta. Come se i miei rifiuti non lo avessero nemmeno scalfito di una virgola.
L’unico lato positivo, se così si può dire, di questa storia, era che almeno, pensando a come sbrogliarmela con lui, non pensavo a quello che sarebbe successo di li a breve.
Bradley Lays era completamente sparito dalla mia mente, per un breve lasso di tempo purtroppo, ma almeno era sparito. Finalmente ero riuscita a tornare in possesso delle mie facoltà mentali.

-non sei tu quello che deve scusarsi Tyron! Ho dei modi davvero bruschi e idioti certe volte! L’ultima cosa che volevo era farti sentire inadeguato! Non sei tu quello sbagliato!- dissi sinceramente continuando a guardare il ponte avanti a noi.

-continui a darmi un no come risposta e io continuo a insistere come un quindicenne! Mi sento così cretino! Giuro che non voglio darti più fastidio di quanto non te ne abbia già dato!-

Sorrisi leggermente a quella frase, che finalmente si fosse reso conto di volersi arrendere? Avevo davvero bisogno di un amico, e paradossalmente a tutto, con lui ci stavo davvero bene. Avrei accettato quell’amicizia e l’avrei curata con tutto il tempo del mondo.

-io ti voglio come amico Ty! Dico sul serio!-

Vidi l’ombra di un sorriso nascere sulle sue labbra e sorrisi anche io. Forse non ci sarebbe stato il finale che aveva sperato lui, e magari nemmeno quello che avevo sperato io, ma forse una buona amicizia sarebbe potuta venir fuori da questa faccenda così bizzarra.

##

Venni lasciata davanti ad un palazzo che non aveva fine. Era buio, quindi, vedere fin dove si elevava quell’ammasso di mattoni e cemento era pressochè impossibile. Sapevo che avevo a che fare con uno degli uomini più ricchi del mondo, e non doveva farmi specie se il suo appartamento si trovava all’attico di un edificio a cento piani.
Deglutì rumorosamente e avanzai verso l’entrata. Mi aveva detto Tyron che sarei dovuta andare al banco del receptionist e spiegare il motivo che mi aveva portato qua.
Ero rimasta stupita che un palazzo di quelle dimensioni avesse un portiere. Credevo che fosse tipo un porto di mare, e invece, sembrava molto riservato come posto. Chissà come sarebbe stato l’appartamento di quell’uomo.
Arrivai alla scrivania e appoggiai sopra i gomiti, prendendomi un secondo per far riposare i piedi da quelle dannate scarpe che Candice mi aveva costretto ad indossare. Me l’avrebbe pagata cara.
Guardai il portiere, era un uomo sulla cinquantina, con un principio di capelli bianchi e con degli occhi color nocciola coperti da una spessa montatura di occhiali vintage. Sembrava un tipo tutto strano. Ovvio che a New York esistessero tipi così.
Aveva l’aria annoiata e guardava distrattamente qualcosa sullo schermo del computer che aveva davanti. Sembrava particolarmente attento a qualcosa.
Mi schiarì la voce per attirare la sua attenzione, e finalmente, dopo quello che mi era sembrata una mezza eternità, spostò quegli occhiali su di me aspettando che parlassi.

-salve, sono qua per l’Helton Catering.. dovrei andare nell’appartamento di Mr. Lays!- esclamai una volta arrivata davanti ad un portiere.

L’uomo mi squadrò dall’alto in basso con uno sguardo quasi annoiato, poi digitò qualcosa sulla tastiera del computer e i suoi occhi cambiarono completamente espressione, tornando a guardarmi con aria gentile. Alzai un sopracciglio davanti a quel cambiamento di comportamento. Che uomo strano.

-Miss Perri! Prego, si accomodi all’ascensore! Il piano del signor Lays è 45, l’attico! La sta aspettando!- esclamò sorridendomi.

Ero abbastanza sorpresa che l’edificio avesse solo 45 piani. Ero convinta che si trattasse di una struttura che sfiorava il cielo.
Mi riscossi dai miei pensieri e guardai l’uomo davanti a me che continuava a sorridermi. Solo in quel momento mi resi conto di quello che aveva detto. Sbaglio o aveva detto che mi stava aspettando? Che cavolo voleva dire? Non avevo un ingresso privato da cui entrare? Ero certa che non sarei entrata dall’entrata principale dell’appartamento. Credevo che ci fosse tipo un entrata dei domestici o qualcosa del genere.

-mi scusi ma non c’è un entrata particolare da qui entrare? Voglio dire un qualcosa di secondario per chi lavora per Mr. Lays!- dissi arrossendo leggermente.

Non era una cosa particolarmente semplice da dire senza sembrare una che non voleva farsi vedere troppo in giro. Sembrava che fosse una cosa segreta, quando invece ero semplicemente qui per lavorare. Oddio detta così però potevo sembrare una prostituta. Oh porca merda, chissà che cosa pensava quest’uomo di me. Magari mi ha davvero scambiata per una puttana alla io Pretty Woman.

-Mr. Lays mi ha solo avvertito del suo arrivo e di farla entrare dalla porta principale dell’appartamento! Pensi che mi ha addirittura rivelato il codice segreto per raggiungere l’attico!- mi disse con voce confidenziale appoggiandosi al bancone.

Ok adesso ero davvero stordita del tutto.
Non solo mi voleva far entrare dalla porta principale, ma aveva anche comunicato il mio arrivo e aveva dato un’informazione riservatissima all’addetto alla portineria per assicurarsi che sarei arrivata da lui velocemente. Adesso si che mi sentivo un pesce fuor d’acqua.

-il codice è 2109!-

Sgranai gli occhi sentendo quei numeri. Ovviamente era un fottuto caso che si trattasse proprio di quella sequenza di numeri. Non era umanamente possibile che si trattasse davvero di quello che stavo pensando. Perchè cazzo ci avevo pensato? Non poteva proprio essere.
Il ventuno settembre, cioè due giorni fa, era stata la prima volta che avevo visto Mr. Lays. Quella data rappresentava l’inizio di tutto. Almeno rappresentava l’inizio del mio tutto.
Oziosamente mi chiesi se l’aveva scelto anche lui per un qualche motivo e fui tentata di chiedere al portiere se la combinazione era stata cambiata recentemente ma mi trattenni. Non erano affari miei quando era stata cambiata la combinazione e non c’entrava nulla con me.
Ero qua per lavorare. Ricordatelo Gloria. Non sei qua per divertirti o per cadere tra le braccia del primo che passa. Sei qua per uno scopo ben specifico.

-tutto bene signorina?- si affrettò a domandarmi guardando il mio sbandamento.

-certo! Adesso vado! Grazie ancora!- esclamai riprendendo un po' di sangue freddo e congedando quel povero uomo che non c’entrava nulla in tutto questo.

Arrivai all’ascensore e digitai i numeri che mi aveva detto sulla piccola tastiera numerica che c’era alla mia destra. Avrei rischiato un infarto se andavo di questo passo. Il mio cuore non la smetteva di battere all’impazzata all’idea che tra meno di un minuto sarei stata nuovamente in balia di quegli occhi.
Entrai dentro l’ascensore e lasciai che le porte si richiudessero davanti al sorriso che il portiere ancora mi rivolgeva. Anche lui era cambiato di botto appena aveva capito chi ero.
Sospirai passandomi una mano tra i capelli. Inutile pensare a quello che possono fare i soldi al giorno d’oggi. Avevo a che fare con un qualcuno di troppo potente per poter permettermi di pensare normalmente. Probabilmente aveva comprato il silenzio di quell’uomo sul codice segreto dell’ascensore.
Guardai il quadro luminoso e con orrore mi resi conto di essere quasi arrivata alla vetta. Ci siamo Gloria. Rimetti insieme i pezzi di quel che resta della tua moralità e affronta questa cosa professionalmente.
Il segnale acustico, mi segnalò che eravamo arrivati a destinazione e prendendo un grande respiro guardai oltre le porte che si erano appena aperte e quasi svenni quando me lo trovai davanti in tutto il suo immenso splendore.
Bradley Lays era li.
Davanti a me. Vestito con un completo blu scuro e una camicia bianca immacolata. Aveva il primo bottone lasciato aperto e non portava nessuna cravatta. Sembrava così informale a vederlo senza quell’aspetto da padrone del mondo.
I capelli erano leggermente umidi, segno evidente di una doccia fatta di recente. Il mio corpo fremette di piacere a quella constatazione. Merda. Ci mancava solo che mi eccitassi davanti a lui.
Sei qua per lavorare Gloria. Vedi di ricordartelo.
Mi guardava con quei suoi occhi maledettamente belli e mi sembrava di essere in un universo parallelo. Mi ero resa conto di fare una figura di merda, ma non riuscivo a muovermi di un centimetro. Vederlo li, bello e impossibile, aveva mandato a puttane il mio cervello.
Le porte dell’ascensore stavano per richiudersi e io ero sempre imprigionata li dentro come una cogliona. Fu all’ora che mi resi conto della sua possente forza. In due balzi mi fu davanti e bloccò le porte dell’ascensore con il braccio destro prima che queste si richiudessero con me dentro.
Lo guardai in tutta la sua altezza e mi persi in quei favolosi occhi azzurri. Erano troppo belli per essere veri. Sentivo le gambe molli e i tacchi non mi aiutavano in questa situazione. Era come se il mio intero corpo fosse fatto di gelatina.

-Miss Perri, desidera uscire da questo ascensore, oppure preferisce che si svolga qua la cena?- mi domandò ironico facendo nascere un sorriso su quelle labbra dannatamente perfette.

Mi ripresi e dopo essermi mandata mentalmente a quel paese, affrontai un paio di passi e mi trovai fuori dall’ascensore. Mi irrigidì all’istante sentendo una sua mano alla base della schiena che mi portava all’interno del suo appartamento. Sapevo camminare anche senza essere toccata da lui.
Senza staccare il contatto, mi fece voltare in modo da averlo di fronte e sbarrai gli occhi trovandomelo maledettamente vicino. Che intenzioni aveva questo qua?
Mi guardai intorno. Ero nel salone principale dell’appartamento. Era immenso, probabilmente più grande del mio intero appartamento. Era di un bianco candido, con mobili moderni e qualche quadro alle pareti che ravvivava il tutto. Con tutto questo spazio, un architetto di interni, ci si sarebbe fatto d’oro.
Il divano, regnava sovrano da un lato della parete. Era un enorme divano a minimo dieci posti, rivestito di una morbida pelle bianca che faceva venire voglia di toccarla. Sembrava così immacolato.
Tutto in questo appartamento faceva pensare che fosse come nuovo. Sembrava impossibile che qualcuno di vivesse quotidianamente. Sicuramente aveva qualcuno che si occupava del mantenimento di quella casa. Decisamente non l’avrei mai visto con un grembiale e un paio di guanti gialli da cucina.

-è un piacere per me averla qua Miss Perri!- mi sussurrò da dietro, facendomi passare una scarica elettrica lungo tutta la colonna vertebrale.

Lo guardai negli occhi. Miss Perri. Sapeva tutto di me e non mi sarei stupita se mi avesse visto anche il numero di scarpe che portavo.
Probabilmente uno come lui è abituato a questo genere di stalking. Avrà qualcuno che indaga per suo conto. Devo ricordarmi di avere a che fare con uno degli uomini più ricchi al mondo.
“La rivista Forbes l’ha etichettato come l’uomo più ricco al di sotto dei quaranta anni” mi aveva detto Candice la sera prima davanti alla pizza del “Forno”. Cristo, questo non mi aiutava proprio.
Un po' ci rimasi male perchè adoravo sentire il mio nome pronunciato da quelle labbra perfette, ma una parte di me era super felice che lui mantenesse il “lei”. Sarebbe stato molto più facile mantenere il rapporto sulla sfera professionale se mi continuava a dare del lei.

-Mr. Lays! Se vuole mostrarmi la cucina, provvederò subito a mettermi d’accordo con i cuochi!- esclamai riacquistando un briciolo di dignità.

Sembrava che quest’uomo abbattesse il mio orgoglio e la mia integrità morale con un solo battito di ciglia. Mi sentivo completamente nuda davanti a lui e la cosa contribuiva solo ad agitarmi ancora di più.
Lo vidi sorridermi e quello per me fu il colpo di grazia. Quelle fossette che si formavano sulle sue guance mi mandarono al tappeto. Era davvero la cosa più bella che avessi mai visto nella mia vita.

-le sembrerà strano, ma non c’è nessuno in cucina!-

Sgranai gli occhi incredula a quello che aveva appena detto. Mi guardai intorno e vidi quell’immenso appartamento completamente vuoto. Mr. Helton mi aveva avvertito che ci sarebbe stata una cena. Ci dovevano essere diversi invitati, ma non vedevo nessuno. Forse era ancora preso per il loro arrivo. Forse ero arrivata troppo in anticipo e ancora non era arrivato nessuno della cucina.
Guardai l’orologio che avevo al polso e storsi la bocca. Erano le 19:30. Ci doveva essere sicuramente qualcuno della cucina. A meno che non fosse tutto già pronto.
In cuor mio sperai di non dover cucinare io dal momento che ero una completa frana ai fornelli. Ero in grado di fare una pasta al pomodoro, ma solo perchè mi aveva insegnato mia zia per disperazione.
Altro motivo per odiare mia madre. Mi aveva sempre allontanato dai fornelli, pensando che a causa della mia bipolarità, avrei potuto essere un arma. Sorrisi tristemente pensando che proprio loro non avevano capito nulla di me in ventitré anni.

-non sono arrivata troppo presto vero?- domandai mordendomi il labbro inferiore.

Lo vidi sorridermi ancora di più e questa volta credetti davvero che le mie gambe avrebbero ceduto mandandomi dritta al tappeto.
Si divertiva per caso? Ero quasi certa che avesse capito lo scombussolio mentale e fisico che mi procurava e sembrava proprio che lo facesse apposta a mettermi alle strette. A mettermi in imbarazzo.

-non è in ritardo Miss! Non si preoccupi di questo.. credo sia arrivato il momento di rivelarle una cosa!- disse semplicemente.

Mi feci attenta, cercando di dimenticare che una sua mano mi stava ancora addosso. Mi continuava a tenere stretta e questo suo gesto mi dava continui spasmi. Sentivo il mio corpo sfuggire al mio volere. Sapevo che al suo minimo cenno sarei crollata come neve al sole.

-non ci sarà nessuna cena da servire. Ho fatto tutto questo per poter passare del tempo con lei!- affermò candidamente continuando a guardarmi con quello sguardo dannatamente eccitante.

Spalancai la bocca e credetti di cadere a terra. Cosa aveva appena detto? Aveva organizzato tutto questo solo per poter stare solo con me? Aveva chiamato il capo di Candice, fatto credere a tutti che avesse una cena di affari per le mani, quando in realtà voleva solo passare del tempo con me?
Sentì la testa girarmi e per la prima volta in quella assurda situazione fui felice che mi tenesse tra le braccia. Ero certa che avrei barcollato se non fossi stata saldamente tenuta in piedi dalle sue possenti braccia.
Lo guardai e avrei preferito non averlo mai fatto. Aveva lo sguardo fisso sulle mie labbra. Mi sembrava di essere a caccia. Io ero la preda e lui l’esperto cacciatore che non ha mai sbagliato un tiro.

-non credo di aver capito bene! Mr. Helton mi ha detto che l’ha contattato per una cena formale che si sarebbe tenuta qua! Perchè non c’è nessuno? - esclamai guardandomi intorno.

-era l’unico modo che avevo per poterla incontrare Miss Perri!- mi rispose semplicemente, come se la cosa che aveva appena detto fosse la più completa routine.

Mi divincolai dalla sua presa, e indietreggiai di un paio di passi, in modo da avere la visuale completa di quel magnifico volto.
Se ne stava li, in piedi, a pochi passi da me, alto in tutto il suo splendore. Sembrava che il mondo intero fosse ai suoi piedi. Lo studiai mentre si metteva le mani in tasca. Aveva lo sguardo fisso sui miei occhi e sapevo che stava cercando di capire quello che mi passava per la mente. Quest’uomo era senza ombra di dubbio il più grande maniaco del controllo che esistesse a questo mondo. Aveva fatto davvero una cosa del genere per me? Aveva contattato il capo di Candice per poter passare una sera con me?
Aveva pagato il capo di Candice per potermi portare da lui. Questo faceva di me una prostituta a tutti gli effetti. Questo mi rendeva una puttana.
Un senso di nausea si impossessò di me portandomi a mettermi una mano sulla bocca. Mi sentivo male. Dannatamente male. Temevo che le mie gambe avrebbero ceduto da un secondo all’altro, sotto tutto quello stress che stavo provando.
Lui continuava a guardarmi cercando di leggermi dentro con quegli occhi dannatamente belli, e il mio cervello smetteva di connettere. Mi sentivo in balia del suo sguardo. Merda.
Mi voltai incapace di reggere quel suo sguardo e gli detti le spalle. Non riuscivo a respirare bene e il fatto che lui fosse a pochi passi da me non mi aiutava di certo.
Che c’era di difficile adesso? Avrei dovuto voltarmi e abbandonarlo senza troppe cerimonie, anche se, dopo quello che ha fatto, dubito fortemente che mi lascerebbe andare di mia spontanea volontà. Era come se fossi in una trappola. Mr. Bello e Impossibile mi aveva appena rinchiuso in una trappola.
Perchè cavolo era così difficile scappare? Perchè non potevo lasciarlo li, da solo, come sarebbe stato giusto fare? Il mio corpo si stava ribellando al mio cervello.
Cristo, mi stava scoppiando la testa.

-la prego si volti!- disse mentre sentivo che faceva un passo nella mia direzione.

Istintivamente ne feci uno in avanti e di conseguenza mi allontanai da lui di un altro passo. Non potevo restare qua. Non era sicuro per me restare qua.
Sapevo e soprattutto sentivo l’attrazione sessuale che c’era nell’aria e non volevo che succedesse niente di irreparabile. Non volevo che lui capisse che sarei stata una che ci sarebbe stata. Ero certa che il mio corpo ingannasse il mio cervello. Sicuramente se lui mi si fosse avvicinato ancora di più, e mi avesse toccato nuovamente, il mio cervello sarebbe andato in pappa e il mio corpo avrebbe preso il sopravvento.
Non potevo rischiare che accadesse questo. Sapevo quello che voleva da me era solo il mio corpo e avevo un briciolo di dignità per lasciare che non lo avesse.
Troppo impegnata nel mio monologo interno, non mi accorsi che era arrivato vicino a me e sentì nuovamente la sua mano sulla mia schiena. Mi bloccai di scatto e mi voltai immediatamente trovandomi di nuovo quei bellissimi occhi davanti.
Perchè, persa nei miei monologhi interni non mi ero resa conto che era arrivato così vicino? Sentire quelle mani sul mio corpo mi faceva fremere di piacere. Oh merda, speravo solo che non se ne rendesse conto. Sarebbe stato davvero impossibile da gestire questa attrazione così fottutamente ardente.

-Gloria..-

-no! Io non posso stare qua! Che vuole da me?- domandai interrompendolo e continuando a guardarlo.

Il mio nome pronunciato da quelle labbra, da quella voce, mi dava un fermento in tutto il corpo. Come potevo provare un simile sentimento se a mala pena avevo fatto sesso? Sentivo che il mio corpo reagiva al suo, come se non fossi più io a controllarlo. Sembrava che il mio corpo obbedisse solo ed esclusivamente a occhi belli.
Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi intento a guardarmi le labbra, che solo in quel momento mi accorsi che me le stavo mordendo. Il labbro inferiore era completamente avvolto dai miei denti, come se stessi cercando una qualche via di fuga per poter scappare. Come se stessi cercando le parole giuste da dire per potermi cavare via da quella situazione.

-non morderti il labbro Gloria!- mi disse con un tono deciso e che non ammetteva repliche.

Fremetti sia per il fatto che aveva pronunciato di nuovo il mio nome, sia perchè mi aveva appena dato del tu. Quel suo tono mi faceva sembrare la conversazione tutt’altro che formale. Sembrava che il tutto stesse andando verso un dialogo intimo, e io non potevo averne nulla a che fare.
Smisi di mordermi il labbro. Non esattamente perchè me lo aveva detto lui, ma semplicemente per il fatto che non volevo dargli un motivo in più per riprendermi. Avevo un briciolo di orgoglio anche io.
Non volevo che nessuno mi facesse sentire in difetto. Io ero abbastanza orgogliosa. Non avrei mai voluto sentirmi dire ancora quello che potevo o non potevo fare.
Ero uno spirito libero.

-non mi ha ancora risposto Mr. Lays! Che cosa vuole da me?- resistetti insistendo con il “lei”.

Lo vidi sorridere, mentre si passò la mano libera tra i capelli. Si vedeva che era abituato a fare quel gesto, e pigramente pensai che forse, come me, lo facesse quando era preoccupato di un qualcosa.
Si stava preoccupando per quello che gli avevo chiesto?
Che accidenti voleva da me per preoccuparlo?

-voglio te! Voglio fare sesso con te, ti voglio sotto di me e voglio sentirti mentre vieni urlando il mio nome!- esclamò semplicemente continuando a incatenarmi con quel suo sguardo magnetico.

Alzai lo sguardo verso di lui e non mi sorpresi affatto di rendermi conto che non stavo respirando. Stavo solo li, immobile, davanti a quei suoi occhi.
Aveva davvero detto quello?
Voleva davvero il mio corpo?
Quell’uomo era senza ombra di dubbio impossibile.
La mia bocca si spalancò leggermente, portandomi ad ansimare per la mancanza di ossigeno nei polmoni. Che cazzo stava succedendo?
Perchè non mi ribellavo a tutto questo?
Perchè non lo mandavo a quel paese senza troppe cerimonie e scappavo a gambe levate da quell’appartamento dannatamente grande e bello?
Lui voleva scoparmi. Lo aveva palesemente detto. Sicuramente lo avrebbe fatto in modi che io non riuscivo nemmeno a immaginare, eppure continuavo a stare qui, alla sua più completa mercè.
Muoviti Gloria.

 




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Ciaoooooooooooooooo!!
Come state bellezze???
dunque... questo capitolo ci apre un mondo nuovo.. voi che dite??
secondo voi come sta procedendo la storia? vi piace?

-grazie a chi ha semplicemente letto la storia!!-

-grazie a chi mette la storia tra le preferite/seguite/da ricordare!-

-grazie a Mameso e Florvermelho per aver recensito il capitolo precedente!! vi adoro!!-

Ci vediamo al prossimo capitolo tesori!
un bacio enorme!!!!




 
   
 
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