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Autore: Isidar Mithrim    29/10/2008    11 recensioni
Si è fatta ora di andare a dormire, a casa Potter. Questa sera, però, invece della storia della buonanotte Lily decide di leggere al padre la sua lettera per un'altra Lily, una che lei non ha mai avuto occasione di conoscere.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Malandrinate junior a casa Potter!'
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Lettera per dietro il Velo


“Andiamo, ragazzi, sono le nove e mezza, ora di raccogliere le Gobbiglie e andare a letto” disse Harry, battendo le mani.
Al e James lo guardarono con espressione ferita – come sempre, nulla li faceva andare d’accordo più rapidamente che la necessità di allearsi contro di lui.
“Ti prego, papà, altri cinque minuti”
“Sì, ho quasi vinto contro Al!”
“Non hai vinto un bel nullissimo!
“Ora ti batto, ora ti batto” cantilenò James con un ghigno.
“Basta, ragazzi” disse Harry. “Conoscete le regole.”
Ovviamente i bambini sbuffarono, ma smisero di supplicarlo. Si erano appena chinati a raccogliere le Gobbiglie dal pavimento quando Lily li prese tutti in contropiede.
“Ho vinto io!”
L’irritazione di James e Al di dissipò all’istante mentre guardavano increduli la loro sorellina: Lily sorrideva radiosa nonostante i due denti mancanti, la Gobbiglia vincente stretta in mano.
“Be’, buon per te” disse Harry divertito. “Penso proprio che tu ti sia guadagnata una doppia favola della buona notte, allora! Ma solo se t’infilerai il pigiama alla velocità della luce” aggiunse con un occhiolino.
Lily si alzò in un istante, raggiante, quindi baciò la guancia di Harry e corse di sopra.
Harry guardò per un lungo momento nella direzione in cui Lily era sparita, il cuore gonfio d’affetto, quindi si girò di nuovo verso Al e James, che stavano mettendo via le Gobbiglie con espressioni corrucciate, facendole rumorosamente cadere nella loro scatola.
“Vi do il tempo di due storie per la rivincita, ma quando torno vi voglio in piedi scattanti, pronti ad andare a letto. Intesi?”
“Certo! Promesso! Giurin giurello!”
“Sei il migliore!”
“Non fatemene pentire, per favore” disse Harry, puntando l’indice verso di loro e guardandoli dritti negli occhi con uno sguardo d’avvertimento. “Mamma non sarebbe contenta di sapere che non vi siete comportati bene approfittando della sua assenza.”
Loro annuirono convinti, e per l’ennesima volta Harry restò ammaliato dall’effetto che Ginny aveva sui loro figli perfino a distanza.

Harry aprì la porta di Lily per trovarla diligentemente sotto le coperte, distesa su un fianco guardando la porta, con solo la lampada del comodino accesa.
“Eccoti qui” sorrise Harry. “Sapevo che saresti già stata pronta a dormire.”
“Pronta a dormire?” domandò Lily con occhi sgranati, saltando a sedere. “Ma avevi detto che mi leggevi due storie!
“Certo, certo, è per questo che sono qui” spiegò lui con pazienza, facendola tranquillizzare. “Intendevo solo dire che sono molto contenta che tu sia già sotto le coperte, proprio come ti avevo chiesto.”
Lily annuì soddisfatta e si sdraiò di nuovo, e i suoi capelli rossi – leggermente più scuri di quelli di Ginny, ma altrettanto belli – si sparsero sul cuscino bianco.
Lui spostò vicino al letto la poltroncina nell’angolo della stanza e si sedette, baciandole la tempia. “Allora, quale storia vuoi che ti racconti?”
Harry posò gli occhi sulla pila di libri sopra al comodino, chiedendosi se Lily stava per scegliere La Sirenetta per la terza volta in una settimana, e in cima a questa notò un piccolo rotolo di pergamena cosparso di impronte d’inchiostro.
“Questo cos’è?”
“Oh, è una lettera per nonna. Sto facendo pratica per la scrittura!”
“Be’, è grandioso – però, dimmi, cosa hai da raccontare a nonna di così importante da non poter aspettare domani?” domandò Harry divertito.
“Non è per nonna Molly!”
Harry la fissò, incapace di continuare a sorridere, e Lily lo guardò perplessa.
“È per nonna Lily” spiegò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo e Harry fosse particolarmente ottuso. “Mica ho cento nonne, io.”
Harry scosse la testa, sforzandosi di sorridere. “No, immagino di no.”
Di punto in bianco, il volto di Lily s’illuminò. “Ti piacerebbe leggerla? Posso rinunciare a una delle storie, se vuoi, così non sarà troppo tardi, e comunque è corta, perché non ho molto da dirle perché non la conosco, e –”
“Lily.”
Lei lo guardò preoccupata. “Sì?”
“Mi piacerebbe moltissimo.”
“Davvero?” chiese Lily, gli occhi sgranati per l’entusiasmo.
“Davvero. Ma la sai una cosa? Credo che dovresti essere tu a leggerla a me” aggiunse con un sorriso dolce.
“Oh, sì, è un’ottima idea, devo anche fare pratica a leggere!” disse lei deliziata, sedendosi di nuovo e sistemando la lampadina affinché puntasse nella giusta direzione. Poi afferrò la pergamena e la srotolò, schiarendosi la voce.
“Cara nonna Lily, lo sai che abbiamo lo stesso nome?! Papà dice che è per via dei capelli, perché sono molto lunghi e rossi! Mi ha fatto vedere una tua foto e sei tanto tanto bella, e hai i capelli come i miei ma più scuri, e anche un po’ come mamma, anche se tu sei la mamma di papà, non di mamma.
Però io non ho occhi verdi come papà e Al, e anche se papà dice che lui ama gli occhi miei e di mamma io penso che i tuoi sono più meglio. Oh e se non lo sai già Al è il mio secondo fratello e somiglia tanto a papà e mia mamma si chiama Ginny e lei è una giornalista di Quidditch ma era una Cacciatrice prima di James ed è una Weasley anche se ora è una Potter come te e me, e poi ho un fratello più grande che si chiama James come il papà di papà (tuo marito). E poi c’è Teddy che non è proprio mio fratello ma è come se lo è, anche se non vive qui ma con sua nonna Andy, e ho anche un sacco di cugini e zii perché mamma ha un sacco di fratelli, e poi i nonni Molly e Arthur dove stiamo tutti insieme alla Tana.
Ora non so cos’altro scrivere perché non ti conosco molto bene e non so bene cosa fai e dove sei ma papà dice che sei dietro al velo con zio Fred e i genitori di Teddy e nonno James e mamma mia ha detto che Peanut può trovare chiunque dovunque quindi spero che può trovare anche te, ma non so se c’hai inchiostro e pergamena quindi non preoccuparti se non puoi rispondere. Tu pensi che un giorno ci incontriamo? Papà dice che un giorno ci incontreremo tutti quanti e mi piacerebbe tanto perché papà mi ha fatto vedere le tue foto sul suo album e lui vuole tanto bene anche a te, lo so. Ciao ciao! Lily (come te!) Piessé: dico ciao a Al e James da parte tua se vuoi!”
Lily lasciò che la pergamena si arrotolasse su se stessa con un sorriso compiaciuto, quindi guardò Harry e il suo sorriso svanì. “Non ti è piaciuta?” chiese con voce bassa e incerta – ferita, perfino.
Harry deglutì e si sforzò di sfoderare un sorriso convincente. “Al contrario, tesoro. Mi è piaciuta moltissimo” disse con sincerità. “Lo sai, credo proprio che sia una delle più belle lettere che abbia mai letto” aggiunse, pensando a quella che aveva trovato nella vecchia stanza di Sirius, anni prima.
“Sul serio?” domandò Lily con rinnovato entusiasmo.
“Sul serio.”
“E allora perché sei così triste?”
Harry sospirò. “Non tutte le cose belle sono allegre, tesoro.”
Lily gli strinse la mano, guardandolo con lo stesso sorriso dolce e compassionevole che aveva rivolto a Ron quando le aveva raccontato che era stata la fata madrina a perdere la scarpetta di cristallo.

*

Harry stava leggendo un romanzo sul divano, ma la sua mente continuava a tornare alla lettera scritta da Lily, e alla promessa che Harry le aveva fatto di spedirla per lei – una promessa che stava già rimpiangendo.
L’aveva infilata tra l’ultima pagina del libro e il retro della copertina, ed era difficile resistere alla tentazione di leggerla ancora e ancora. Sapeva che doveva mostrarla a Ginny, e sperò che la partita che era andata a vedere non sarebbe durata ancora a lungo.

Harry si risvegliò con un sobbalzo quando il caminetto fu illuminato da fiamme verdi e Ginny apparve nel loro salotto.
“Ciao, Bella Addormentata” gli disse lei sorridendo, e Harry provò un immediato moto di affetto e sollievo.
“Hey” le disse, spostando il libro dalle proprie gambe per alzarsi in piedi e accoglierla con un bacio, stringendola tra le braccia. Ginny lo baciò di rimando, passandogli le dita tra i capelli e scompigliandoglieli.
“Allora, cosa è successo al nostro accordo di non aspettare alzati dopo mezzanotte?” gli chiese poi Ginny con tono divertito.
“Se non ricordo male le tue prime parole per il tuo adorabile, abbandonato marito erano per prenderlo in giro perché si era addormentato.”
“Hai dimenticato simpatico” lo canzonò lei, sollevando un sopracciglio. “E comunque è la location che conta, non il fatto che tu stia davvero dormendo. Temo che il letto batta il divano, mi dispiace.”
“Secondo me anche la mise dovrebbe contare qualcosa, però. L’unica ragione per cui ho accettato era la prospettiva di trovarti già in camicia da notte dopo una lunga giornata a lavoro.”
“Be’, potrei essere disposta ad ammettere che anche tu sei piuttosto sexy in questo pigiama” disse Ginny con un’alzata di spalle, tracciando con il dito la forma di un fulmine lampeggiante.
“George sarà contento di saperlo.”
“Mi accerterò di farglielo sapere” disse lei con un occhiolino. “I bambini?”
“Sani e salvi, li ho mandati a letto dopo un’accesa partita a Gobbiglie. Credo che l’orgoglio di James sia un po’ ferito, visto che è stato battuto da Lily e Al.
“Ahia.”
“Sopravviverà” sorrise Harry. “Com’è andata la partita?”
“Le Arpie hanno stracciato le Vespe” disse Ginny compiaciuta. “Che peccato che mi tocchi fingermi imparziale.”
“Oh, deve essere terribile.”
“Già, scommetto che stanotte non riuscirò a dormire” disse lei, un brillio malizioso negli occhi. Harry sentì il suo cuore pompare più veloce, anche se sapeva perfettamente che quello doveva aspettare.
Ginny doveva averglielo letto in faccia, perché smise di sorridere e lo guardò con attenzione. “È tutto ok?”
Harry deglutì. “Sì, ma…”
Non riuscì a completare la frase, e lei si districò dal suo abbraccio, intrecciando le dita con le sue per condurlo gentilmente verso il divano. Harry prese in mano il libro e si lasciò cadere vicino al bracciolo, reggendosi la testa con una mano.
Ginny si sedette al suo fianco, le gambe intrecciate sul cuscino, ma non gli fece pressioni, e Harry non poté che ammirare ancora una volta la sua incredibile abilità nel capirlo.
Sospirò, lasciando andare la mano di Ginny per prendere la lettera dal libro e porgergliela. “È da parte di Lily.”
Lei gli lanciò un’occhiata metà preoccupata e metà curiosa, quindi cominciò a leggere – aveva gli occhi erano lucidi quando arrivò alla fine.
Posata la lettera, Ginny gli mise una mano sul ginocchio, stringendo piano.
Lui fece un’alzata di spalle. “Sto bene” disse, ma quando Ginny gli carezzò il volto Harry chiuse gli occhi, assaporando il suo tocco gentile per un lungo momento prima di prendere la sua mano nella propria, grato che lei non avesse smascherato la sua palese bugia.
“È solo che… Pensi… Credi che dovrebbe ricevere una risposta?”
Ginny sospirò, lanciando un’occhiata alla lettera posata sul suo grembo.
“Non sono sicura che si aspetti davvero una risposta. E se se l’aspetta… Be’, penso che se ne ricevesse una ora, non sarà contenta di scoprire che ci siamo inventati tutto quando sarà abbastanza grande per capire.”
Harry non aveva considerato la faccenda da quella prospettiva. “Già” disse. “Penso che tu abbia ragione.”
“Come sempre” lo canzonò lei, ma con un sorriso dolce.
Harry ridacchiò, ma ora che aveva cominciato ad aprirsi aveva bisogno di più rassicurazioni. “Credevo… Cioè, pensavo che avesse capito che… che loro non ci sono più…”
Lei ci pensò su, lasciando vagare lo sguardo nel salotto, e Harry cominciò a carezzarle il dorso della una mano con il pollice, chiedendosi se Ginny stesse pensando a Fred.
“Penso che l’abbia capito, a modo suo” disse infine Ginny. “È solo che… che li immagina tutti insieme in un posto dove noi non possiamo andare.”
“Sembrerebbe che lei creda di poterli raggiungere, però, no?” domandò Harry, facendo un cenno verso la lettera.
Ginny fece un respiro profondo. “Penso che lei sia semplicemente convinta che la possano ascoltare, in qualche modo. E… be’, ha ragione, in un certo senso.”
Harry pensò ai sussurri dietro al Velo, alle figure fumose apparse dalla bacchetta di Voldemort, ai fantasmi, a King’s Cross, alla Pietra della Resurrezione.
“Sì… sì, è così, ma io…” Harry scosse la testa. “Diciamo che potrei averle promesso che l’avrei spedita per lei…”
“Oh, Harry…”
“Sì, lo so, lo so, me ne sono già pentito, ma… Era così contenta… Volevo solo…”
“Farla felice?”
Harry sospirò. “Già.”
Ginny rimase in silenzio per un lungo momento e Harry aspettò, sperando che lei potesse aiutarlo a capire cosa fosse opportuno fare.
“Non penso che la prenderà male, se le dirai la verità” disse infine.
Harry la guardò con occhi sgranati. “Dovrei dirle che le ho fatto una promessa che sapevo di non poter mantenere?”
Dovresti dirle che non possiamo entrare in contatto con loro con carta e gufi, ma questo non significa che non possono ascoltarci” disse Ginny, facendo un respiro profondo. “Quando mi hai raccontato della Pietra, ero… È stato difficile convivere con la consapevolezza che esisteva qualcosa del genere. E lo so che non riporta le persone in vita, non davvero, ma la sola idea che avrei potuto parlare ancora con Fred… che avrei potuto farlo parlare con George, o che Teddy potesse incontrare i suoi genitori… C’erano volte in cui faceva così male che sono quasi andata nella foresta a cercarla, anche se sapevo che non l’avrei mai trovata…”
Ginny tacque, ma Harry sapeva che stava solo cercando le forze per aggiungere qualcos’altro, e rimase in silenzio, stringendole forte la mano.
“A volte… a volte avrei voluto che tu non me ne avessi mai parlato…”
Harry s’immobilizzò, sentendosi come se Ginny gli avesse appena stretto il cuore in una morsa.
“… ma… ma dopo un po’… Ero contenta che tu me l’avessi detto, e non solo perché per me significava tanto che stessi condividendo con me qualcosa di così importante, ma anche perché ho capito che… che vuol dire che loro ancora esistono, in qualche modo, e… non lo so, si preoccupano di noi, o qualcosa del genere…”
In quel momento, Harry vide una chiara immagine di sua madre leggere la lettera di Lily, un sorriso radiante sul volto, un brillio negli occhi verdi. Sentì gli occhi farsi lucidi e sbatté forte le palpebre. Harry tolse gli occhiali e si premette una mano sul volto, ma Ginny si sedette a cavalcioni sulle sue gambe e gli spostò la mano con dolce fermezza. Gli tolse gli occhiali e baciò i suoi occhi, le sue guance, le sue labbra, e Harry la lasciò prendersi cura di lui finché ogni cosa fu beato oblio.

***

“Buongiorno!” disse Lily con entusiasmo, mentre i suoi piccoli piedi zompettavano rapidi sul pavimento.
Harry si era a malapena stiracchiato quando sentì il materasso ballare sotto il peso di sua figlia.
“’Giorno” mormorò, togliendo il braccio dalla vita di Ginny affinché Lily potesse infilarsi tra loro. Harry le baciò una tempia, facendole un po’ di spazio.
“Buongiorno, tesoro” disse Ginny, girandosi per guardarli in viso.
“Ciao, mamma!” esclamò Lily, abbracciandola stretta. “Lo sai che ho battuto Al e James a Gobbiglie ieri?”
Ginny ridacchiò. “Mi è giunta voce, sì.”
“E ho scritto una lettera a nonna Lily, e papà era contento ma anche triste e ha detto che la mandava!”
Harry sospirò. Non si aspettava che questo momento sarebbe arrivato così presto, ma era contento che Ginny fosse lì. Si scambiarono un’occhiata, e lei annuì incoraggiante.
“Già, a proposito di quello…”
“L’hai già mandata?!” esclamò Lily con occhi pieni di gioia, mettendosi a sedere. “Quanto pensi che ci mette ad arrivare?”
Anche Harry sedette, posandole una mano sulla spalla e portandosi Lily al petto.
“In realtà… be’, ci ho pensato molto, e ho mi sono ricordato che… che ho già provato qualcosa del genere prima d’ora, quando volevo parlare con il mio padrino Sirius, ma… ma non ha funzionato, e… Mi dispiace molto, ma la verità è che non credo che Peanut sappia dove trovare la nonna.”
Lily sollevò il capo per guardarlo, e Harry sentì un nodo allo stomaco quando vide le sue labbra tremanti e gli occhi bagnati di lacrime. “Ma… ma pensavo…”
“Lo so, amore mio. Lo pensavo anche io, ma… mi sono sbagliato. Mi dispiace tanto.”
Lily nascose la faccia contro il suo petto, le braccia strette attorno alla sua vita, e Harry l’abbracciò forte. “Volevo solo che lei mi conosce” disse Lily con voce attutita.
Harry deglutì, incapace di trovare qualcosa da dire.
“Ma lei ti conosce, amore” intervenne Ginny con confidenza. “E il fatto che non possa ricevere le tue lettere non significa che lei non sappia che tu le abbia scritto, o cosa tu abbia scritto.”
Lily tirò su con il naso, ma si districò dall’abbraccio di Harry per girarsi verso la madre. “Come fai a saperlo?”
“Be’, so che lei amava papà moltissimo, e papà vi ama moltissimo entrambe, e questo mi basta. Vedi, le persone che amiamo non ci lasciano mai davvero.”
Lily mosse lo sguardo tra i suoi genitori, fissandoli con occhi stretti, come se dovesse accertarsi di aver capito bene. “Quindi… quindi posso scriverle altre lettere?”
Harry deglutì. “Se vuoi.”
“E lei saprà che ho scritto?”
“Sì, io credo di sì.”
“E cosa dovrei farci con le lettere, se poi non posso spedirle?”
Harry fu preso alla sprovvista dalla domanda, ma come sempre Ginny arrivò in suo aiuto.
“Sapete… credo di avere un’idea.”

**

“Voglio comprare i gigli!”
“Merlino, non posso credere che tu abbia avuto un’idea così originale, Lils. Sono a dir poco impressionato” la canzonò James.
“Non essere cattivo con tua sorella” lo rimproverò Ginny.
James alzò gli occhi al cielo, ma borbottò delle scuse, e Harry sospettò che quella mattina Ginny avesse raccomandato i ragazzi di comportarsi particolarmente bene e di essere molto accomodanti.
“Possiamo comprare i gigli, allora?” domandò Lily, tirandogli la manica.
Harry guardò in basso verso di lei. “Certo che possiamo, tesoro. Perché non domandi al fioraio di farti vedere cos’hanno?”
Mentre Lily ascoltava i consigli del fioraio, Harry lanciò uno sguardo ad Al, che stava fissando delle splendide rose rosse in un angolo, rapito. Harry lo raggiunse, accucciandosi al suo fianco in modo che stessero faccia a faccia.
“Anche tu puoi scegliere qualcosa, se vuoi.”
“Davvero?”
“Certo.”
Come era da prevedere, quando James realizzò che anche Al stava prendendo dei fiori volle fare lo stesso, e poi Lily insisté che i nonni ci sarebbero rimasti male se solo i nipoti avessero portato dei fiori. Così, la famiglia Potter finì per uscire dal negozio con cinque diversi mazzi di fiori.
L’allegro battibeccare cessò appena entrarono nel cimitero. I bambini tacquero, percependo che quello era un luogo dove tenere a bada l’entusiasmo. Lily e Al cercarono le mani di Harry, ma James mise su un’attitudine stoica, offrendosi di portare i fiori di Harry con un’accortezza tanto inattesa – ‘Così puoi tenere gli altri per mano, papà’ – che Harry sentì il viscerale bisogno di stringerlo forte a sé.
Camminarono in silenzio, e Harry si lasciò invadere dai ricordi. Gli tornò in mente la prima volta che era stato lì, la viglia di Natale, e la volta che Ginny l’aveva accompagnato e lui aveva finito per raccontarle dei fratelli Peverell e dei Doni della Morte, e la volta in cui ci aveva portato Teddy.
Non era molto a suo agio con l’idea di portarci i bambini, ma sperava avrebbero apprezzato il suo desiderio di condividere qualcosa del genere, come di solito capitava con Teddy. La situazione di Teddy era diversa, però, perché lui aveva una consapevolezza della morte che i bambini non avevano, e se da una parte Harry non voleva illuderli che la vita fosse rose e fiori, dall’altra parte provava un viscerale bisogno di proteggerli da ciò che poteva far loro del male. Aveva sofferto nel mandare in pezzi l’ingenua visione di Lily sulla vita e sulla morte, ma al tempo stesso voleva che lei capisse, che fosse preparata.
“Harry?”
La voce gentile di Ginny lo riportò alla realtà, e solo in quel momento lui realizzò di essersi fermato di fronte alla lapide dei suoi genitori.
Lily gli tirò la mano, e Harry si chinò per guardarla. “Possiamo posare i fiori, adesso?” chiese lei in un sussurro.
“Ma certo” le disse Harry, incoraggiandola con una leggera spintarella.
Lily fece qualche passo avanti e si inginocchiò a terra, posando con cura il mazzo di fiori con legata la lettera magicamente sigillata, quindi osservò la lapide con attenzione.
“Lily Potter” lesse ad alta voce, muovendo il suo ditino sotto al nome. “Nata il trenta gennaio, centonove… centonovanta…”
“Millenovecentosessanta, Lils” disse Al a bassa voce. “È l’anno in cui è nata.”
“Oh… Deve essere ancora più vecchia di te, papà!”
Harry rimase spiazzato per un attimo da quel commento, ma sentendo James ridacchiare finì per sorridere a sua volta.
“Be’, questo è davvero molto strano” disse, facendo un occhiolino a James. Harry avrebbe giurato che Ginny stesse trattenendo un sorriso.
“Immagino che questo spieghi perché tu hai tutti quei capelli grigi” lo canzonò James, e questa volta Ginny si lasciò sfuggire una risatina.
“Perché ridete?” domandò Lily, un po’ scocciata.
Harry si sentì come se fosse stato scoperto a fare qualcosa di terribilmente inappropriato, quindi si schiarì la gola, cercando di ritrovare una certa compostezza.
“Scusami, Lily. Mia mamma e mio papà sono nati nel millenovecentosessanta, e questo significa che avevano vent’anni quando hanno avuto me. Quindi, sì, sarebbero venti anni più vecchi di me, se fossero ancora vivi.”
“Oh… è una cosa bella.”
“Ma erano più giovani di come sei tu adesso, giusto? Quando…” James fece un’alzata di spalle e non finì la frase.
“Quando ci hanno lasciati?” gli venne in aiuto Ginny.
James annuì, lo sguardo fisso sul terreno.
“Sì, avevano ventun’anni” disse Harry. “Immagino che non avessero ancora nessun capello grigio” aggiunse, dando un pizzico scherzoso a James, che gli sorrise.
“Avrebbero la stessa età di nonna Molly e nonno Arthur, quindi?” domandò Al.
“No, sarebbero un po’ più giovani” disse Ginny. “Mamma e papà avevano già avuto tutti e sette noi quando è successo.”
 “Cosa significa, l’ultimo nemico che sarà scof… scofitto” – “Sconfitto.” – “sconfitto è la morte?” chiese Lily, il suo ditino premuto contro il marmo.
“Credo che significhi che quando una persona muore, quelli che la amano continuano a farlo, per tutta la vita.”
“Tu li ami ancora, allora?” domandò Al, girandosi verso Harry.
Lui fu preso alla sprovvista dalla domanda, e percepì lo sguardo di Ginny su di lui. Fece un profondo respiro. “Sì, certo.”
“Anche se non ti ricordi di loro?” chiese James.
Harry annuì, temendo che la sua voce si sarebbe incrinata se avesse provato a parlare.
“Dovresti mettere i tuoi fiori vicino a miei, papà” disse Lily con un sorriso gentile, tirandosi su per prendere i crisantemi dalla mano di James e darli a Harry, prima di abbracciarlo.
E così, tutti i Potter posarono i loro mazzi di fiori di diversi colori sul terreno, uno per uno. Era un bell’effetto, pensò Harry scambiandosi uno sguardo con Ginny, che gli prese la mano e la strinse con affetto.
“Penso che saranno molto contenti” disse Lily allegra. “Spero che i fiori gli arriveranno presto!”
Harry sospirò, chiudendo gli occhi.
“Arrivargli? Come potrebbero –”
“James” lo interruppe Ginny con tono fermo ma gentile, abbassandosi per guardare Lily negli occhi. “Tesoro… non possiamo fargli arrivare davvero i nostri fiori o le nostre lettere, ma… è come se li avessero già ricevuti. Non possiamo mandargli niente né possiamo sentire le loro voci, ma loro… loro possono sentire noi, e venendo qui noi stiamo dicendo che li amiamo ancora moltissimo, e che li pensiamo ancora, anche dopo tutti questi anni.”
“Ma… ma allora devono essere molto tristi che non siamo venuti prima… E se… e se hanno pensato che non gli vogliamo bene?”
“Ma certo che non l’hanno pensato” disse James, mettendo un braccio sulle spalle di Lily. “Mamma e papà sono venuti, e anche Teddy, e scommetto che loro gli hanno detto tutto di noi, e che gli hanno detto quanto avremmo voluto conoscerli.”
“Esatto” sorrise Harry, piacevolmente sorpreso dalla spiegazione di James.
“Possiamo tornare, ogni tanto?” domandò Al.
“Oh, sì, per favore, vorrei tanto!” disse Lily con rinnovato entusiasmo. “Possiamo, papà?”
“Certo che possiamo” disse Harry, commosso. “Ora, chi vuole vedere dove sono i miei nonni?” chiese con un sorriso.
“Hai i nonni anche tu?!” esclamò Lily. “Avremmo dovuto comprare più fiori!”
Harry non poté fare a meno di ridere, pensando a quanto era fortunato ad avere due Lily Potter nella sua vita.


*******************


Grazie per aver letto :)
Questa storia originariamente finiva con la prima conversazione tra Harry e Ginny (che era un po’ più breve), ma traducendola in inglese mi è venuta l’idea di ampliarla, ed eccoci qui ad ottobre 2019 – più di dieci anni dopo – con una nuova versione ^^

Spero sia di vostro gradimento!



   
 
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