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Autore: Shisho_67    21/11/2014    0 recensioni
Scorre lento il tempo di una forza portante. Lenta la sua storia, lento il suo io, lento lo svolgersi della sua vita. Ma, purtroppo, c'è chi, come Gaara, è da sempre costretto a vivere veloce. Lui non può fermarsi, mai. Non ha il tempo di fermare la sua folle corsa per riflettere, non ha la possibilità di soffermarsi un attimo a scrutare dentro se stesso. Deve scappare. Deve fuggire. Deve correre via da se stesso e dal demone che dimora dentro di lui, sempre in movimento, in costante lotta per la supremazia del suo corpo. Non può mai smettere. O almeno, non ha mai potuto. Ma adesso, ora che lo Shukaku non è più sigillato dentro di lui, Gaara può permettersi di respirare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Scorre lento il tempo di una forza portante. Lenta la sua storia, lento il suo io, lento lo svolgersi della sua vita. Ma, purtroppo, c'è chi, come Gaara, è da sempre costretto a vivere veloce. Lui non può fermarsi, mai. Non ha il tempo di fermare la sua folle corsa per riflettere, non ha la possibilità di soffermarsi un attimo a scrutare dentro se stesso. Deve scappare. Deve fuggire. Deve correre via da se stesso e dal demone che dimora dentro di lui, sempre in movimento, in costante lotta per la supremazia del suo corpo. Non può mai smettere. O almeno, non ha mai potuto. Ma adesso, ora che lo Shukaku non è più sigillato dentro di lui, Gaara può permettersi di respirare. Ha dormito si e no 4 ore a notte nei suoi ultimi sedici anni di vita, gli unici, tra l'altro, che ha vissuto fino ad ora. Si era sempre sentito solo, escluso, discriminato per una colpa non sua, per un errore che non gli apparteneva. Il mostro dentro di lui l'aveva fin dalla nascita allontanato dal mondo e dalla realtà. Ma adesso che non c'è più quell'essere dentro di lui, Gaara non sente quel sollievo tanto agoniato che invece si aspettava di sentire, non percepisce quel peso sparire dalle sue spalle e volatilizzarsi nella calda aria del giorno, abbandonandolo per sempre, lasciandolo riaffiorare dalla fredda oscurità della perenne notte della sua anima. Non sente niente di tutto quello che si era aspettato di provare. Solo un vuoto fastidioso che pian piano prende il posto dello Shukaku nel suo cuore martoriato. Alla fine, quel mostro è stato il suo unico compagno per così tanto tempo che era impossibile non prevedere un così disastroso esito se mai gli fosse stato tolto con così tanta prepotenza, di colpo e senza alcun preavviso che lo potesse aiutare a prepararsi. Adesso il ragazzo ha una famiglia, Kankuro e Temari, che lo amano e lo sostengono. Ha degli amici, Naruto e i vecchi compagni del Villaggio della Foglia, con cui si è tenuto in contatto. Ma la loro è una presenza pulita, limpida, rassicurante, calda e umana oltre ogni immaginazione. Quella del demone tasso non era mai stata così. Ad un certo punto, era stato proprio quel mostro a conferirgli la forza per affrontare la schiacciante solitudine della sua infanzia. Solo grazie alla sua natura demoniaca Gaara era riuscito a sopravvivere. Era arrivato persino a chiamare lo Shukaku "mamma". Non avendone mai avuta alcuna, il ragazzo non aveva potuto evitare di dare quel nome all'essere che in quel momento sentiva più vicino. Era una parte di lui, ormai, aveva da tempo imparato a conviverci, soprattutto grazie alle sagge parole di Naruto. Adesso non c'è più. Si sente debole, vuoto, spezzato. La sua leggendaria potenza sembra così fragile davanti a questa perdita... Dovrebbe gioire, rallegrarsi, essere più forte e reattivo che mai, eppure non riesce a non pensare all'assenza di colui che, dalla sua nascita, condivideva il suo corpo. Ora è libero. Non ha più catene che lo legano. E forse è proprio questo, a confondere Gaara. Forse, è questo andare alla deriva senza una meta precisa a sconfortarlo. Non ha più motivo di essere, senza lo Shukaku da domare. E' a questo che pensa, il giovane Kazokage, mentre passeggia per il lungo corridoio esterno della sua nuova casa. Mani giunte dietro la schiena, postura rigida ed elegante, sguardo rivolto alla luna piena nel cielo scuro di una notte senza stelle, Gaara del Deserto riflette. Ha sempre preferito le ombre per pensare, scegliendo le tenebre come luogo di raccolta per le sue preoccupazione insistenti. Un mezzo sorriso gli attraversa il volto, senza arrivare, però, a coivolgere gli occhi nella sua comparsa. Alla fine, nemmeno senza Shukaku è riuscito a dormire. Una routine durata anni è dura da cancellare così, su due piedi. Ci vuole tempo... Che lui non ha. E' tutto un circolo vizioso la sua esistenza. Sospira, lasciando per un attimo che le sue ansie predano forma in una nuvoletta di fiato condensato che, in un secondo, sparisce. Lascia vagare gli occhi sulle tranquille casette del suo amato villaggio, accarezzandone con lo sguardo il dolce profilo. Forse, uno scopo ancora ce l'ha. Forse non ancora tutto è perduto. In fondo, è stato proprio lui a voler diventare a tutti i costi una persona non solo temuta, ma anche rispettata e apprezzata. Essere stato eletto Kazokage dalla sua gente è stata probabilmente la cosà più bella che gli sia mai accaduta, mai prima di allora aveva sentito così tanto sollievo in quella sua congenita piaga dolente che bruciava incessantemente dentro al suo cuore, mai si era sentito pervadere da quella strana quanto rara medicina di cui tanto gli aveva parlato Yashamaru. L'affetto. L'amore. Quel giorno non era stata più solo un'utopia lontana e inafferrabile, ma lo aveva potuto sentire vivo e forte scorrergli risanatore sotto pelle, curando quelle ferite dell'anima a cui nessuno si era mai preoccupato di badare. Il debole sorriso che compare sul pallido volto del Kazokage, ora riesce a raggiungere gli occhi. Si piegano leggermente all'insù, in una timida smorfia di tenerezza. Ama il suo villaggio, per quanto male gli abbia fatto. Ama quelle strade, quelle vie, quei sentieri segreti e quei vicoli bui, quei tetti e quei muri di pietra fredda che lo avevano ascoltato nelle sue lunghe notti insonni, fatte di scuse e di deliri senza fine. Adora quella gente, che tanto lo ha odiato, che lo ha temuto, ferito, isolato, ma che adesso è disposta ad affidarsi completamente a lui riconoscendone, finalmente, il valore. Non c'è astio ne rancore nel suo sguardo che vaga sereno sui tratti di quella città piena di ricordi. Naruto, oltre alla bontà, gli ha insegnato anche il perdono. Non lo ringrazierà mai abbastanza per questo. Pensa ai suoi fratelli, a come il loro rapporto è mutato negli anni. Da bambini, Temari e Kankuro lo consideravano un abominio, un mostro da cui stare alla larga il più possibile, una bestia irascibile ed estremamente pericolosa da evitare accuratamente di far arrabbiare. Ma dopo l'esame dei Chunin, dopo lo scontro con Naruto e la conseguente riflessione di Gaara sulle sue scelte passate, i due si erano dovuti ricredere e, col tempo, si erano avvicinati a quel loro nuovo fratellino rinsavito. Adesso, dopo fatiche e sofferenze condivise, sono finalmente una famiglia. La luna splende bianca ed immensa nel cielo, ma già l'aurora si affaccia timida alle porte della notte. La sottile striscia di cielo rosato che si intravede all'orizzonte strappa il kazokage alla sua lunga riflessione, riportandolo di colpo alla realtà. Un altro giorno sta per iniziare, un altro giorno di dolce quanto disarmante libertà mai provata. Sospira, Gaara del deserto, preparandosi a tornare al suo ruolo di capo imparziale del villaggio. Sarà il suo lavoro la sua nuova ragione di vita. Non abbandonerà il suo credo precedente all'estrazione dello Shukaku dal suo corpo: proteggerà le persone care a costo della vita, come Naruto gli ha insegnato a fare. Amerà, anche se questo lo potrebbe ferire. Proteggerà, anche se questo lo potrebbe uccidere. Ma non importa, ormai, al giovane Kazokage il suo destino. La sua vita con lo Shukaku come abitante indesiderato della sua anima è stata un inferno, una sofferenza continua ed estenuante, una lotta contro la solitudine schiacciante che divora la bontà degli uomini, ma adesso non è più quel bambino indifeso che era un tempo. Ormai non verrà più plagiato dalla sofferenza. Alza gli occhi ai primi albori di un nuovo giorno, Gaara della sabbia, immergendosi in quei primi tremuli raggi di sole che spuntano fieri da dietro le dune del deserto. Niente e nessuno riuscirà più a piegarlo. Con o senza Shukaku, lui vivrà. Con o senza demone a dargli potere, lui condurrà il suo villaggio alla pace. Con o senza mostro, riuscirà a sconfiggere il suo passato e ad andare avanti. Il demone tasso era il suo passato, la sua infanzia tormentata e la sua adolescenza dolorosamente passata tra paure e tra omicidi. Ora che non c'è più, Gaara può andare avanti, finalmente, verso il suo futuro. Si dice che le forze portanti vivano una vita senza vie di fuga, tra il lento passare dei loro giorni e la solitudine dei loro passi. Si dice che la strada delle forze portanti sia segnata. Ma Gaara sa che non è affatto così. Naruto gli ha insegnato che niente è scritto, che tutto può cambiare, che anche dalla morte si può sfuggire se si è circondati da persone care. E il giovane Kazokage ci crede, fermamente, in quel prezioso insegnamento. E mentre si avvia giù per i corridoi, pronto ad affrontare un'altra giornata da capo e protettore, Gaara pensa con distruttrice determinazione che, anche se gli hanno estratto lo Shukaku dal corpo, questo non significa che lui sia più debole. Anzi. Questo gli darà lo stimolo necessario per impegnarsi il doppio, per sforzarsi il triplo per proteggere il villaggio, per arrangiarsi con le sue sole forze perchè si, Gaara sa che possono bastare. Potrà anche non avere più lo Shukaku segregato nel suo
corpo, ma non smetterà mai di essere una forza portante. 
  
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