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Autore: Giorgia Lolli    21/11/2014    2 recensioni
In un futuro indeterminato il mondo è stato suddiviso in nove Fazioni(Libri e Light Novel, Film, Fumetti, Videogiochi, Cartoni Animati, Anime, Manga, Teatro, Serie TV) distinte tra loro e separate da pareti di plastiglass indistruttibili. Questi muri trasparenti sono stati in modo da far vedere ciò che avviene nelle Fazioni limitrofe ed allo stesso tempo evitare possibili passaggi di persone o informazioni. Chi spera di conoscere le Fazioni fuori dalla sua viene arrestato e portato nel Nulla, un luogo che nessuno conosce e vuole conoscere.
In questa distopia creata dai fandom e da chi vuole separazione tra i vari tipi di comunicazione l'unico filo(apparentemente) conduttore è la musica, unico mezzo ancora indenne.
Non ci si ricorda nemmeno più come fosse il mondo prima delle divisioni, ma cosa succedesse se qualcuno iniziasse a covare una rivolta sotto le Fazioni?
Venti protagonisti per nove Fazioni Reali ed una Fantasma.
Molti mi odieranno per questa storia dove le caratteristiche vengono accentuate ed i difetti marcati fino all'esasperazione. Ovviamente è tutto frutto di fantasia, dove i fandom ricoprono il ruolo delle religioni ormai morte e diventano essi stessi fondamentalismi ed estremismi.
[Attenzione: possibili cambiamenti delle note]
Buona lettura.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il gran rifiuto

Russia-Fazione dei Libri

Margaret era sempre stata chiamata Boots, come buona parte delle Margaret della Fazione Bibliofila. Suo fratello Gregor la chiamava Boots, sua sorella Elisabeth(che tutti chiamavano Lizzie o Liz) la chiamava Boots, i suoi genitori la chiamavano Boots, i compagni di classe la chiamavano Boots. Persino se incontrava qualcuno di nuovo e le chiedeva il nome la conversazione si concludeva sempre con “Margaret? Allora di soprannome fai Boots.”
Era snervante, come sentire per la millesima volta “Per tutto questo tempo? Sempre.”, una delle frasi tipiche della Fazione Bibliofila. Il Quartiere Magico, dove sorgeva la normalissima scuola di Hogwarts, faceva i salti di gioia ogni volta che la sentiva, come la maggior parte dei Lettori, ma lei iniziava ad averne abbastanza. Anche lei aveva letto Harry Potter, anche a lei era piaciuto e anche a lei era arrivata la letterina a undici anni, ma non per questo le piaceva sentire a ripetizione le frasi dei libri. Odiava il suo nome? Certo! Perché chiamare una bambina Margaret quando sai perfettamente che la chiamerai Boots? Perché costringerla a dire Gego e Gre-go quando vorrebbe dire Gregor tranquillamente? Perché mandarla in una scuola dove Aritmanzia era veramente Matematica(e preferiva di gran lunga il secondo nome) e dove c'erano cani a tre teste ogni sette anni?
In verità i cani a tre teste erano l'unico lato positivo di quel posto, l'unica cosa straordinariamente reale. Cucciolioni grandi due metri che se ti prendevano in simpatia si facevano accarezzare e ti leccavano la faccia sistemandoti i capelli all'insù per un buon week-end. Se d'estate eri abbastanza fortunato per andare al Campo Mezzosangue nel Quartiere Mitologico, c'era sempre un Cerbero davanti alla Casa di Ade. Qualche anno prima era stata anche invitata al compleanno di uno dei tanti Nico che popolavano il Campo. L'unica volta che si era divertita veramente, sopratutto a cavalcare il cagnolone e spaventare quasi tutti.
Non che la Fazione Bibliofila non le piacesse, semplicemente stava diventando piccola per lei. Voleva viaggiare, uscire, andare nelle Fazioni che vedeva dalle pareti di plastiglass e capire come vivevano loro. Purtroppo se nascevi in una Fazione ci rimanevi per sempre ed a sentire gli altri Lettori era meglio così. “Gli altri sono dei buzzurri.” si sentiva “Dei depravati che non caPEETAscono nulla perché non leggono.”. CaPEETAscono, una delle parole inventate dal Quartiere Hunger Games in collaborazione con il Quartiere 1984 e che faceva parte della neolingua. Qualcosa che la faceva vomitare ogni volta. Tra Hunger Games e Gregor c'era una vera e propria guerra dove i secondi subivano e basta. I Tributi, così si facevano chiamare i primi, si sentivano superiori benché fossero provenienti dalla stessa mente ed avessero pure molte cose in comune. Per non parlare dello spazio condiviso sotto la Fazione. Sottomondo e Distretto 13 confinavano e non era difficile beccare delle vere e proprie ronde di Gale che pattugliavano la zona.
A causa di questo odio non era mai riuscita a leggere quei libri, quindi non sapeva nemmeno se sarebbero stati meglio o peggio di Gregor. E per lei tutto era meglio di Gregor, quel dannato libro che doveva portarsi dietro a mano sempre. Nella Fazione Bibliofila, infatti, vigeva la regola di portare almeno un libro a mano in continuazione. Se non lo portavi venivi additato come spia e spedito in un posto che nessuno conosceva ne voleva conoscere nominato, appunto, Nulla. Se eri disgraziatamente così sfortunato da finirci difficilmente ritornavi alla Fazione da dove eri partito. Qualcuno rispuntava a sud, della Fazione Otaku o nella Fazione Magaka, oppure a Ovest, nella Fazione Teledipendente. Margaret aveva sempre visto la Fazione Manga come suoi fratelli, li aveva visti mentre leggevano pagine disegnate da destra verso sinistra con la stessa facilità con cui lei leggeva i libri da sinistra verso destra. La fazione Anime l'aveva sempre affascinata, invece, perché avevano oggetti molto tecnologici, come tablet e computer portatili sempre più moderni. Nella Fazione Bibliofila la tecnologia era proibita tranne che per gli MP3. Per la musica bisognava attaccarsi ad un Centro di Raccolta. Erano delle colonnine metalliche simili a dei Jukebox presenti una per Quartiere. Non c'era possibilità di scelta, le musiche erano sempre quelle e tutti ascoltavano solo quelle musiche. Dall'MP3 si potevano solo saltare, ma non si potevano rimuovere ne si potevano aggiungere altre musiche. Una spirale chiusa che Margaret non sopportava. Purtroppo sembrava l'unica ad essersene resa conto.
Era una giornata di sole e le lezioni sembravano non finire più. Ginnastica, o come veniva chiamata adesso Sopravvivenza, era appena finita e mancavano ancora un paio d'ore al ritiro nei propri Quartieri. Margaret teneva in mano Gregor- La Profezia del Sangue sbuffando e salendo le scale per la lezione di Letteratura, come se non fosse bastato avere la casa tappezzata di libri. Raggiunse la classe al primo piano e si sedette ad un banco in fondo incrociando le braccia sulla superficie. Se era fortunata poteva dormire per almeno mezz'ora prima che la beccassero. Stava già assaporando il mondo dei sogni quando l'insegnate entrò chiedendo il silenzio. I più rumorosi erano i gemelli, come sempre. I gemelli tendenzialmente si chiamavano Fred e George o Connor e Travis, per la serie “che fantasia!”. Nel caso dei compagni di Margaret i genitori erano stati originali: Fred e Trevis.
<< Smettetela di comportarvi come una Balbettante Bambocciona Banda di Babbuini.>> li riprese l'insegnate facendo salire di una tacca l'insofferenza di Margaret.
<< Prova a ripeterlo cinque volte a velocità doppia.>> ghignò Fred a Trevis facendo aumentare ulteriormente l'insofferenza della ragazza. Boots fece un respiro profondo cercando di mantenere la calma, molto difficile.
<< Oggi leggiamo The Kane Chronicles.>> continuò l'insegnante seguita dal boato di approvazione degli Egizi presenti<< Bene, andate a pagina 394.>>.
<< Adesso BASTA!>> scattò in piedi Margaret<< Sono sedici anni che spero di leggere in classe un libro dall'inizio e invece no! Sempre da pagina 394! Libri corti mai, vero? Ma anche libri lungi, ma almeno dall'inizio!>>.
<< Dovresti averlo già letto, Boots.>> le disse l'insegnate.
<< Non mi chiami così! Costa troppo chiamarmi Meg? Non li porto nemmeno gli stivali, odio gli stivali!>> si rivolse alla classe tremante di rabbia, sedici anni di frustrazione stavano uscendo come da una diga rotta<< Vi sembra forse giusto? Vi sembra forse bello avere quasi tutti lo stesso nome? Lo dico a te Pipino e a te Bianca. Lo dico a Cosmo e lo dico a Clorinda, vi sembra forse corretto? Essere così segregarti, così incatenati ad un certo libro? Ai libri?>>.
<< Siediti, o sarò costretta a togliere punti alla tua casa.>> la richiamò l'insegnate.
<< Faccia pure. La mia casa è quella della libertà.>> e a passo pesante uscì dall'aula, ma prima di varcare la soglia si voltò verso l'insegnate, ancora Gregor in mano<< Un'ultima cosa. Odio avere le mani impegnate da una cosa che ho già letto tre volte!>> e tirò il tomo dall'altra parte dell'aula mandandolo a sbattere contro la finestra. Fece un respiro profondo notando quello che aveva fatto. Le pagine svolazzavano mosse dal nulla mentre la classe si era ammutolita e l'insegnante si accingeva a premere un pulsante sotto la cattedra<< Uh... oh...>>.
Non ci pensò due volte: si mise a correre lungo il corridoio verso le scale antincendio. L'allarme scattò poco prima della porta antipanico sigillandola. Provò a spingere senza risultato, poi si voltò e li vide. I Pacificatori stavano arrivando a passo di marcia per portarla nel Nulla. Non erano i Pacificatori di Hunger Games, ma venivano chiamati così perché Fanboys e Fangirls, nome che tra l'altro si usava in tono dispregiativo tra gli studenti, non erano unisex. Vedeva quelle tutte colorate avvicinarsi sempre di più, la carta che sembrava dei loro vestiti ricoperta di parole in continuo movimento per confondere il Diverso.
Non ti farai certo catturare così!? si disse La vera Boots ha fatto anche peggio.
Saltò e si aggrappò ad una tubatura. Dondolò dando un calcio in faccia al primo Pacificatore, poi appoggiò i piedi al muro e come una molla si slanciò oltre chi la voleva catturare. Arrivò male, inciampò e rotolò a terra. Prima che le potessero essere nuovamente addosso si alzò e corse verso i piani più bassi della scuola.
Pensa, pensa, pensa! si disse, poi le venne l'idea. I sotterranei! Una Sottomondo come lei si sapeva muovere alla stragrande sotto terra, la sede dei Serpeverde era il suo regno. Forse era proprio per questo che il Capello Parlante, un casco robot in grado di leggere la mente, l'aveva sparata in quella casa senza se e senza ma. Corse immediatamente verso l'aula di Pozioni, ovvero Chimica, e si buttò dietro una statua di gargoyle.
<< CATOriamola!>> sentì gridare nel corridoio<< Presto, non deve sfuggiRUEci!>>.
Rimase immobile, poi una mano le tappò la bocca e la trascinò indietro facendola inciampare e rotolare in quello che sembrava uno scivolo. Lei e chi l'aveva presa rimbalzarono su un materasso messo apposta per attutire la caduta, poi si rotolarono e Margaret fece un balzo in posizione di difesa. Davanti a lei si trovava un ragazzo della sua età dai capelli rossi e grandi occhi verdi, le guance coperte di lentiggini ed il naso un po' all'insù.
<< Ciao.>> sorrise affabile mentre lei prendeva un'aria interrogativa<< Tranquilla, adesso sei al sicuro.>>.
<< Chi sei?>> chiese senza abbassare la guardia.
<< Felix, Quartiere Mitologico, Brooklin House.>>.
<< Dove siamo?>>.
<< Nell'unico posto dove potremo parlare senza che ci sentano. Potresti dirmi come ti chiami?>>.
<< Margaret, Quartiere Sotterraneo, Sottomondo.>>
<< Boots?>>.
<< Chiamami Meg.>>.
<< Va bene.>> la studiò da capi a piedi<< Avrei giurato ti chiamassi Cho.>>.
Effettivamente Margaret aveva tutto fuorché della Margaret: capelli neri lisci lunghi quasi fino ai piedi benché li avesse legati in una coda alta e stretta, occhi calamitosi a mandorla, pelle leggermente abbronzata rispetto alla norma e corpo snello. Chi l'aveva chiamata Margaret, ovvero i suoi genitori, era un idiota.
<< Perché siamo qui?>> domandò sbuffando.
<< Te l'ho detto: per parlare.>> sorrise Felix<< Tu oggi hai tirato un libro, no?>>.
<< Aspetta. Sei un Fanboy?>>.
<< Certo che no! Sono i miei peggiori nemici!>> la guardò schifato con un brivido di ribrezzo<< Inoltre la neolingua mi fa vomitare.>>.
<< Allora chi sei tu?>>.
<< Fe...>>.
<< Chi sei tu, veramente?>>.
<< Oh... non saprei.>> alzò le spalle<< Un Supernaturalista? Un Sottomondo? Un Mago? Uno Shadowhunter?>> si sedette su una sedia da ufficio di quelle a rotelle e si dette lo slancio<< O, meglio ancora, un Evocatore.>> nell'esatto momento in cui lo disse un'immensa apparecchiatura computerizzata si accese mostrando decine di monitor, uno per ogni singolo angolo della Fazione Bibliofila.
<< Evo... che?>> rimase a guardare scovolta qull'impianto enorme.
<< Evocatore, non puoi saperlo se non hai mai giocato ai videogiochi.>>.
<< Ora sì che parliamo la stessa lingua.>> lo guardò interrogativa<< Che ne sai tu di videogiochi?>>.
<< Dove pensi che abbia preso tutta questa roba?>> ed indicò la postazione di spionaggio<< Sono anni che lavoro alla ricerca di un altro Comunicante come me, poi oggi sei spuntata tu.>>.
<< Ma non eri un Evocatore?>>.
<< Quella è una parola che esiste già, Comunicante l'ho creata io. Sono persone che vogliono conoscere le altre Fazioni, ovvero gli altri modi di comunicare che ha creato l'uomo.>> si mise a premere una serie di pulsanti sulla consolle sotto gli shermi<< Da queste gallerie si può accedere alle altre Fazioni, almeno credo. Sono riuscito ad aprirmi un varco nella zona delle Serie TV, e loro mi hanno passato dei videogiochi e quest'apparecchiatura.>>.
<< Sempre Comunicati?>>.
<< Ovvio! Nessuno mi avrebbe mai dato queste cose se avesse saputo dove le portavo.>> si voltò a guardarla ed allungò la mano<< Ti va di unirti a me?>>.
<< Non so se mi posso ancora fidare.>> guardò in su<< Quando potremo tornare in superficie?>>.
<< Diamine! Sei una Sottomondo e sei già stanca di stare qui?>>.
<< No, è solo che la mia famiglia sarà preoccupata.>>.
<< Fammi indovinare, la più piccola di tre fratelli. Gregor, Lizzie e Boots.>>.
<< Odio quel nome!>>.
<< Scusa, Meg.>>.
<< Comunque sì.>> mise il broncio<< Tre fratelli, Gregor, Lizzie e Boots.>>.
<< Spera che tu non abbia avuto altre sorelle prima di Gregor.>>.
<< Perché?>>.
<< Perché io avevo una sorella, ma scomparve nel nulla appena nata. Credo sia in un'altra Fazione, ignara della verità.>> improvvisamente si era fatto serio. Si suoi occhi tradivano rabbia e frustrazione<< Per questo ho creato tutto ciò, per ritrovarla.>>.
   
 
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