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Autore: Dragon_Flame    21/11/2014    3 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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25.
 


 

"Vecchio mio, come te la passi?" esordì Gianluca al telefono quando Ivan finalmente riuscì a rispondergli.

"Gianluca, sono al lavoro! Non dovrei neanche tenere il telefono con me, figuriamoci rispondere ad una chiamata!"

"E allora perché lo stai facendo?"

"Perché... perché ho un momento di pausa e volevo controllare possibili messaggi o chiamate perse. Sai che Alessia si trasferisce... ti ho detto della sua decisione, no? E quindi non vorrei che mi facesse qualche casino mentre non sono a casa. Comunque, che c'è che non va? Hai combinato qualche guaio e non sai come dirlo a tua madre?" ribatté il fratello maggiore sulla difensiva, sicuro che dietro al tono cordiale del minore si nascondesse qualche secondo fine.

"Si dà il caso che sia anche tua madre."

"Vabbé, fanculo ai dettagli. Stiamo parlando di te, non di me. E' successo qualcosa per cui dovrei preoccuparmi?"

"A me personalmente nulla di grave, ma vorrei parlarti. Ho da chiederti un consiglio. Stasera a che ora torni a casa?"

"Prima delle nove e mezza non sarò lì. E poi avrò ancora da fare: Alessia non ha ancora finito con il trasloco. Ho appena letto un suo messaggio."

"Ma sono solo le sette! Prima delle nove e mezza non avrà terminato di piantare casino a casa tua?"

"Forse no, conoscendola. Ma sicuramente Giacomo avrà fatto chiamare qualcuno per aiutarla a spostare tutti i suoi effetti personali, perciò potrebbe anche terminare prima del mio ritorno. Ma comunque non ho tempo, davvero. Devo andare a prendere Emma da mamma e Giovanni e poi metterla a dormire. Ora sono un padre single, ricordi? E mi devo prendere cura di mia figlia da solo per tre settimane al mese."

"Che palle che siete, te e i tuoi doveri! Non trovi mai tempo per tuo fratello" l'accusò Gianluca, gonfiando le guance d'aria come un bambino capriccioso.

"Gianluca, ma sei cretino? Ho già abbastanza da fare in questo periodo; ci manchi solamente tu con i tuoi irrisolvibili problemi esistenziali a sconvolgermi ulteriormente! Puoi evitare di rompermi troppo le scatole?"

"So che il periodo è difficile per te, non sono così scemo. Ma non potresti concedermi una mezz'oretta di tempo? E' una questione importante. Sono innamorato, ma lei non mi ricambia. Lei si comporta in modo ambiguo con me e io non so come fare" lo pregò il ragazzo, quasi mettendosi ad implorare.

"Innamorato? Oh cazzo, allora questo sì che è un problema! Allora... Per stasera non so dirti nulla di preciso, ma ora chiamo Alessia e le chiedo quanto tempo all'incirca dovrebbe impiegare ancora per spostare tutte le sue cose da casa mia. Poi ti faccio risapere quando vengo a prendere Emma da voi. D'accordo?" propose Ivan, turbato.

Per un motivo a lui sconosciuto quella confidenza fattagli dal fratello minore lo intimoriva leggermente. Avvertiva come un brutto presentimento, un preallarme che qualcosa sarebbe successo. Qualcosa di negativo.

"Grazie, fratellone! Ho davvero bisogno del tuo consiglio" esultò lo studente, recuperando un po' di buonumore.

"Ma... chi sarebbe la povera vittima di turno?" indagò Ivan, buttandola sullo scherzo.

In realtà nutriva il sospetto che Gianluca si fosse preso una sbandata per una certa ragazza di sua conoscenza e temeva fortemente di dovergli rivelare della relazione stretta con Lidia.

"La povera vittima di turno? Ma per chi mi hai preso?"

"Per un ninfomane" rise Ivan, trepidando tuttavia per l'impazienza di venire a conoscenza del nome della giovane. "Comunque, non tenermi sulle spine, dimmi di chi si tratta! Per caso io conosco la fortunata? O, per meglio dire, la sfortunata?"

"Fammi capire: te, che sei un vecchietto quarantenne, vorresti conoscere qualche ventenne, Ivan? Che giri da pervertito ti sei fatto ultimamente?" lo prese in giro il minore, replicando con una punta di acredine all'ironia del fratello.

"Sicuramente nessuno. Piuttosto, mi chiedo che cosa ti sei fumato tu adesso per parlarmi così, senza alcuna logica. Comunque, per farti un esempio, alcune ragazze sui vent'anni o giù di lì ne conosco, perché sono figlie di amici o colleghi: Celia, Lidia..." aggiunse Ivan, cominciando a spazientirsi.

Gianluca tacque per qualche secondo, poi sospirò imbarazzato, facendosi sentire chiaramente dall'uomo all'altro capo del telefono.

"Ti dico tutto più tardi. Ora devo andare, fra un po' ceno. Poi però dimmelo se possiamo parlare una mezz'oretta, eh? Ciao."

Il moro riattaccò, lasciando Ivan a riflettere su un'amara constatazione.

Sì, di sicuro si tratta di Lidia. Quel pensiero lo spaventò, perché ora la situazione per loro si faceva più difficile. Ivan strinse le dita, innervosito, quindi sferrò un violento pugno alla parete bianca del corridoio in cui si trovava, avvertendo il rumore delle ossa cozzare contro il muro. Con un gemito lamentoso, ritrasse la mano indolenzita per poi massaggiarsela delicatamente, accertandosi di non aver rotto nulla. Continuò a guardarsi la mano, assorto nelle sue riflessioni, come se fosse ipnotizzato. Quindi strinse nuovamente il pugno, ignorando il dolore alle falangi e alle nocche. Cazzo.


 

***


 

Intorno alle nove e venti Ivan si presentò a casa della madre Miriana: era tornato per prendere Emma e riportarla a casa, dove la bambina avrebbe passato la prima notte senza che la madre vivesse più sotto lo stesso tetto del padre.

La piccola era già addormentata sul divano, coperta da un pesante plaid e apparentemente persa in un sonno infrangibile, perciò il padre si disse che poteva tranquillamente attendere qualche minuto in più per parlare col fratello minore senza svegliare la figlioletta, anche se Alessia gli stava ancora incasinando la casa alla ricerca della più insignificante cosa le appartenesse da poter portare via.

Accettò un caffé da Miriana, che insistette con il figlio affinché egli mangiasse qualcosa insieme alla tazzina di espresso. A detta sua, l'uomo aveva un'aria stanca e tirata e doveva assolutamente prendere qualche chilo per apparire meno sciupato, sebbene Ivan fosse addirittura aumentato di peso nell'ultimo periodo.

Gianluca si unì alla coppia di persone, conversando un po' con madre e fratellastro, sorseggiando una tazzina di caffé e sgranocchiando tre dolciumi tirati fuori dalla cinquantaseienne apposta per lo spuntino.

Poi Miriana chiese al padre della sua unica nipote se si frequentava con qualche donna.

Ivan rispose goffamente con un gesto di diniego, attirando su di sé lo sguardo attento e indagatore della donna.

La madre dell'uomo aveva gli stessi occhi pungenti e profondi del figlio, dello stesso bel colore nocciola ambrato, anche se per il resto non gli somigliava granché. Ma, come Ivan, aveva un intuito quasi infallibile e in più la caratterizzava pure un fiuto per le bugie assolutamente invidiabile, e quindi al diniego dell'uomo la donna storse il naso con l'aria di chi la sapeva lunga, comprendendo subito che il figlio le aveva mentito. Ma era capace di rispettare i suoi tempi e, consapevole del fatto che prima o poi lui si sarebbe spontaneamente confidato con lei, non gli disse nulla, limitandosi a lanciargli una lunga occhiata piena di significato e comprensione.

Quindi, dopo aver dato la buonanotte a entrambi i figli e aver posato un ultimo bacio sulla scura testolina reclinata della piccola Emma addormentata sul divano del salotto, la grassoccia figura minuta e assai goffa della donna si diresse verso la camera, pronta a ritirarsi per la notte.

Giovanni, il secondo marito, la seguì poco dopo, non prima di aver sussurrato la buonanotte al figliastro e aver avvertito il proprio figlio naturale di ricordarsi di chiudere a chiave il portone dopo la partenza di Ivan ed Emma dalla loro casa.

I due fratelli si ritrovarono da soli, l'uno di fronte all'altro, seduti al tavolo del soggiorno.

"Allora, che cosa vorresti chiedermi?" domandò Ivan rompendo il silenzio calato sul tavolo.

Gianluca, che pareva perso nei propri pensieri, si raddrizzò di scatto, come se si fosse ricordato solo allora di dover parlare col fratello maggiore.

"Ehm, sì. Allora... Ti avevo già detto di provare un interesse per la figlia della tua collega. Ebbene, oggi sono uscito con lei... e Lidia mi piace sempre più, ma a volte ha un comportamento incomprensibile" si aprì, confidandosi con l'uomo.

Lidia è uscita con Gianluca oggi pomeriggio?, fu la fulminea constatazione che attraversò la mente di Ivan quando udì quella frase. Perché la ragazza non gliel'aveva detto?

Al pensiero un'acuta fitta di gelosia lo colse e gli fu difficile dissimulare la propria tensione di fronte al fratello minore. I muscoli si irrigidirono e Ivan trattenne il respiro per qualche secondo, pensando velocemente a qualsiasi motivo per cui Lidia sarebbe dovuta uscire con Gianluca quel pomeriggio.

Comunque, il ragazzo non notò l'incupimento dell'espressione del volto di Ivan, quindi continuò il proprio discorso.

"Oggi ha incontrato il suo ex-ragazzo e lui l'ha provocata, finendo per farla piangere. Lei dapprima s'è trattenuta, poi è scoppiata a piangere nella mia auto. Ha pure accettato il mio abbraccio, ma ad un certo punto mi ha respinto. Poi mi ha chiesto di riaccompagnarla a casa, ignorando la mia offerta a sfogarsi con me e raccontarmi perché quel deficiente l'aveva infastidita. Tu cosa pensi significhi il suo comportamento? Perché si comporta così? All'inizio sembra che la mia compagnia le faccia piacere, che io le stia simpatico e che magari le piaccia pure, poi però si richiude a riccio in se stessa e mi impedisce di capire i suoi sentimenti, come negandomi l'accesso alla parte più intima e personale di sé. All'inizio pare volersi rendere più estroversa e aperta con me, poi però si ritira nel suo guscio protettivo e mi impedisce di parlare con lei liberamente. Cosa ne pensi? Io sono nella più totale confusione."

Ivan, appena aveva sentito nominare Roberto, aveva smesso di ascoltare il discorso del fratello, riflettendo attentamente sul significato di ciò che gli era stato riferito. Roberto aveva provocato la ragazza. Lidia era scoppiata a piangere. E perché lui non ne sapeva niente? Perché la giovane non gli aveva detto nulla?

"Che cazzo avrebbe detto quell'idiota di Roberto?" sbottò improvvisamente Ivan, interrompendo il monologo del fratello minore. Per il nervosismo che l'aveva improvvisamente colto quasi balzò in piedi dalla sedia, ma si trattenne.

Gianluca lo guardò stranito per un secondo, ma si affrettò a rispondere.

"Be', le ha dato della poco di buono perché già dopo 'soli' cinque mesi dalla loro rottura lei esce con un nuovo ragazzo. Credo l'abbia insultata solo per disprezzo, perché è stata lei a lasciarlo dopo due anni, senza mai esserglisi nemmeno... concessa in senso fisico" aggiunse Gianluca con un pizzico di imbarazzo. "L'ha offesa di fronte a un sacco di gente e l'ha fatta piangere, però lei si è difesa con una grinta!"

"Quello stronzo! Se disgraziatamente capitasse tra le mie grinfie, solo Dio saprebbe a quali supplizi lo sottoporrei prima di ammazzarlo!" lo interruppe nuovamente Ivan, borbottando fra sé infuriato. Non si trattenne, questa volta, perché l'odio nei confronti dell'ex di Lidia aumentava in un crescendo continuo ed inarrestabile.

Stavolta si alzò in piedi e prese a girovagare nervosamente per la stanza. L'uomo strinse con forza i pugni, avvertendo una fitta di dolore laddove aveva dato un cazzotto alla parete dell'ospedale con la mano destra. Si guardò il punto colpito e vide che lì la pelle era arrossata e si stava gonfiando. Gli faceva un male cane.

"Come fai a sapere che quel tizio si chiama Roberto?" indagò Gianluca, sgranando gli occhi grigi per lo stupore.

"La madre di Lidia mi ha parlato spesso di quell'idiota" affermò Ivan, inventandosi momentaneamente una storia su un dettaglio vero, in modo da non dover confessare al fratello il vero motivo per cui era a conoscenza di tutto, e tentando di darsi un contegno e di non lasciar trasparire troppo la rabbia. "Lidia ha sofferto parecchio durante questa relazione e spesso tornava a casa in lacrime ed era nervosa o giù di morale. Me lo ricordo bene quel periodo, dato che spesso venivo a pranzo dalla mia collega per evitare Alessia a casa. Due anni fa eravamo all'inizio della nostra crisi coniugale e frequentavo ogni tanto l'abitazione di Sara, perciò incontravo sua figlia, a volte. Lei e quell'idiota litigavano molte volte, quasi sempre a causa di quell'imbecille. Ovviamente sua madre non sapeva come fare e mi chiedeva spesso dei consigli su come affrontare i dispiaceri di sua figlia e cercare di convincerla a rompere con il suo ragazzo. Ma Lidia è sempre stata testarda e faceva di testa sua. Non ha mai ascoltato molto sua madre. E' ostinata e cocciuta, proprio come Domenico. Comunque, ciò non cambia il fatto che mi sia sempre dispiaciuto per lei, perché è una ragazza in gamba e non merita di stare male per un coglione del genere."

"Oh" disse semplicemente Gianluca, grattandosi la testa, senza saper cosa dire.

Ivan decise che il giorno dopo avrebbe fatto in modo di incontrare Lidia e chiederle una spiegazione per quel silenzio sull'incontro con Roberto e l'uscita con Gianluca. Ora però doveva dare un consiglio al fratello, perciò si costrinse a distogliere brevemente l'attenzione dai propri pensieri per prestarne un po' ai dilemmi che sconvolgevano la vita del ragazzo. Non poteva permettersi di far sospettare qualcosa al minore.

"Comunque, torniamo alla questione principale: quale sarebbe il tuo problema?"

Lo studente gli ripeté brevemente ciò che lo rendeva incerto.

"Non so cosa dirti, fratellino... può darsi che tu gli stia simpatico, ma non abbastanza da volerci provare seriamente con te. Magari ti vuole solo frequentare come amico. Potrebbe anche vedersi con qualcun altro, sai? Forse è per questo che rifiuta le tue avances."

"Mi ha già detto che si vede con un tipo e anche che la cosa è seria" ammise Gianluca con un sospiro scoraggiato, abbassando lo sguardo.

Ivan, nonostante il senso di colpa e il dispiacere provato nei confronti del fratello che soffriva per il suo primo innamoramento, riuscì finalmente a rilassarsi un pochino. Almeno Lidia gli aveva subito fatto capire che non doveva violare certi confini invalicabili. Aveva già stabilito fin dall'inizio che non voleva frequentarsi con suo fratello come con un possibile fidanzato. Gianluca poteva solamente arrendersi e accettare di non essere il prescelto.

"Allora ti conviene mollare l'osso, Luca" sospirò l'uomo, lasciandosi andare finalmente sulla sedia. "Soffrire per amore è molto brutto, credimi. Io ci sono giò passato, perciò dammi retta: lasciala perdere e starai meglio pure tu. Cerca di vederla solo come un'amica. Dammi retta, è meglio per te e anche per lei."

Si sentiva un ipocrita a dovergli dire quelle frasi, ma non poteva certo confessargli la relazione che lo legava proprio a Lidia. Rischiava troppo. E, sebbene i sensi di colpa lo tormentassero senza sosta ogni volta che si ritrovava a parlare col fratello minore, l'uomo li reprimeva, tentando di concentrarsi sulle parole che Lidia gli aveva detto mesi prima. Lui anteponeva la felicità altrui alla propria ed era ora che ne rivendicasse un po' anche per se stesso. E lo stava finalmente facendo, ma i sensi di colpa erano difficili da gestire. Però teneva duro per lei, perché l'amava e non voleva perderla, e per se stesso, perché era cosciente di meritarsi un po' di felicità.

"Se lo dici tu" commentò Gianluca con un'alzata di spalle, sospirando assai tristemente.

Poco dopo i due fratelli si diedero la buonanotte e Ivan, con Emma assopita tra le braccia, scese le scale della palazzina e si diresse alla Fiat 500 azzurro plumbeo, sistemando la figlia sui posti posteriori e coprendola con il proprio giaccone per non farle sentire freddo. Infine si sedette al posto di guida per ritornare a casa.

Durante il tragitto Ivan rifletté a lungo su varie cose, ma solo una lo tormentava veramente: Roberto. Il solo pensiero che quello stronzo avesse fatto soffrire ancora Lidia lo faceva imbestialire.

Ivan strinse i pugni sul volante e premette l'acceleratore, guidando nella notte come un pazzo a novanta chilometri l'ora lungo le sgombre strade secondarie di una tranquilla Firenze. Con i sopraccigli aggrottati e con la mascella tesa al massimo, Ivan aveva solo un pensiero che gli riverberava nella mente.

Se provi ancora a sfiorare Lidia con una parola o un dito, Roberto Martini, puoi anche dimenticarti com'è la luce del sole, perché non la rivedrai mai più. Mi vendicherò delle angherie che hai fatto subire alla mia dolcissima Lidia in due anni, vigliacco bastardo.


 

***


 

Chiusa in bagno per prepararsi ad andare a dormire, con già indosso il pigiama, Lidia si stava risciacquando i denti dopo averli spazzolati quando avvertì improvvisamente la suoneria del suo cellulare arrivarle all'orecchio dalla camera. Sara e Domenico, simultaneamente, le gridarono dal piano inferiore di mettere fine a quel tormento musicale, dato che entrambi non sopportavano l'heavy metal.

Correndo nella stanza con ancora lo spazzolino tra le mani, la ragazza si precipitò ad afferrare il telefono che vibrava senza sosta sul letto, finendo per inciampare goffamente sul tappeto. Perse dei lunghi istanti per rimettersi in piedi e quando prese tra le mani il cellulare la linea cadde e la telefonata fu terminata prima ancora di essere effettivamente cominciata.

Selezionò la modalità silenziosa per evitare una nuova sgridata da parte dei genitori. Poi le comparve l'avviso di una chiamata persa. Sgranò gli occhi per l'incredulità quando lesse il numero: cosa mai poteva volere Ivan da lei, tanto da rischiare chiamandola a casa?

Pensò per un attimo e con un certo terrore che potesse essere un'emergenza. Allora, senza neanche pensarci due volte, la ragazza si precipitò all'armadio per tirare fuori degli indumenti a caso, vestendosi in fretta e furia. Infilate un paio di scarpe da ginnastica, si spazzolò in fretta i boccoli bronzei e si fiondò al piano di sotto con il cellulare ancora in mano. Gridando ai genitori che doveva uscire con una certa urgenza per una questione improvvisa, rubò dal ripiano del mobiletto nell'atrio le chiavi della Mazda di un attonito Domenico, infilandosi il cappotto appeso all'ingresso e uscendo fuori di casa.

Accese il motore e si allontanò dalla casa sgommando, immettendosi poi nel flusso abbastanza tranquillo di macchine e camion del martedì sera fiorentino.

Perché Ivan mi ha chiamata a quest'ora? Lo sa che mia madre è così indiscreta da rispondere al telefono al posto mio quando qualcuno mi chiama ed io non ho il telefono a portata di mano! Dev'essere sicuramente successo qualcosa di importante, ma cosa?

Erano questi i pensieri che le affollavano la mente, riecheggiando perpetuamente dentro di lei.

Lidia arrivò dopo circa dieci minuti a casa dell'uomo, augurandosi che Alessia se ne fosse andata definitivamente via da lì e che Emma stesse già dormendo. Senza neanche suonare il campanello, superò con un balzo atletico il basso cancelletto metallico dell'ingresso e percorse a passo svelto il vialetto verso il portone, bussando poi con insistenza.

Intanto, nel salotto, Ivan se ne stava spaparanzato sul pouf rosso ciliegia che aveva portato via dalla propria camera per poterlo sistemare nella stanza all'ingresso, ormai spoglia di vari mobili, quadri, decorazioni. Alessia aveva portato via un sacco di suppellettili, dato che le aveva praticamente scelte tutte lei, anche se gli acquisti si erano svolti con il generoso contributo della carta di credito dell'ex-marito.

L'uomo chiamò Lidia per la quinta volta in meno di un quarto d'ora, spazientito. Era quasi tentato di presentarsi a casa sua e parlarle faccia a faccia, se non ci fossero stati i suoi genitori e sua sorella Eva, scomodi testimoni del loro incontro. Voleva sapere se la ragazza era libera per il giorno dopo. Avrebbe avuto un altro turno di mattina, perciò il pomeriggio non era impegnato. Magari avrebbero potuto incontrarsi per una mezz'oretta, in modo da parlare di ciò che lei gli aveva tenuto nascosto, ossia l'uscita con Gianluca e l'incontro fortuito con Roberto. Innervosito dalla lunga attesa, l'infermiere chiuse la chiamata con un sbuffo irritato, chiedendosi come mai la giovane non gli stesse rispondendo.

Stava per tempestarla con una nuova telefonata quando avvertì un insistente bussare di nocche al portone dell'ingresso. Seccato e leggermente perplesso, Ivan si alzò con un sospiro dalla poltroncina, sicuro che Alessia fosse tornata indietro per recuperare qualche altra cosa dimenticata durante il trasloco nel pomeriggio. Chi altri poteva presentarsi con una scusa plausibile a quell'ora di sera?

Lasciò aperto il portone a metà quando sentì puntato su di sé lo sguardo azzurro e preoccupato di Lidia. A bocca aperta per lo stupore, l'uomo scosse la testa come per accertarsi che la mente non gli stesse facendo qualche brutto scherzo.

"Lidia?" fu tutto ciò che riuscì a spiccicare dopo qualche istante di silenzio.

"Ti è successo qualcosa, Ivan? Mi hai chiamata a casa! Non l'avevi mai fatto!" La ragazza si sbilanciò in avanti per abbracciarlo con slancio, aderendo con la propria figura alla sua mentre le braccia del moro istintivamente la stringevano a sé.

"Lidia... no, a me nulla..." mormorò l'uomo ancora in preda alla confusione, sfiorandole la testa con un bacio tra i capelli morbidi e lucenti.

Inebriato dal profumo di lavanda emanato dalla sua serica massa bronzea cadente sulla pallida nuca, Ivan mandò al diavolo la cautela, dimenticandosi che Emma era addormentata nella cameretta in fondo al corridoio della villetta. Con un piede spinse il portone d'ingresso fino a chiuderlo e, passando un arto sotto le gambe della castana, la sollevò tra le braccia e la tenne stretta alla propria figura imponente, dirigendosi con passo certo verso il nudo salottino.

"Scusami, ma oggi sono a corto di mobili" ironizzò Ivan con un certo sarcasmo.

Lidia lanciò un gridolino quando l'uomo si gettò all'indietro a sedere sul pouf con lei ancora in braccio, facendola scivolare sul suo petto e salvandola per un pelo da una brutta caduta a terra. Ivan rise sotto i baffi guardando l'espressione della fidanzata, ma tornò serio subito dopo. Avevano due questioni da chiarire.

Distese le gambe, divaricandole leggermente, e la giovane si sistemò a sedere sopra le sue ginocchia per stare un po' più comoda. Due iridi nocciola fredde e severe si levarono sulle sue, azzurre e perplesse.

"Che c'è, Ivan, allora?" chiese semplicemente, contraccambiando lo sguardo fisso dei suoi occhi. "Non mi hai mai chiamata a casa quando ci sono anche i miei genitori, perciò dev'essere accaduto qualcosa di importante o di grave. Dimmi tutto, non lasciarmi sulle spine!" sbuffò corrucciata.

"Lidia, perché sono venuto a sapere dalla bocca di mio fratello che sei uscita con lui?" la mise sotto torchio, assottigliando gli occhi mentre la osservava fissamente. Era nervoso e in fondo pure ingelosito da quell'amicizia che stava nascendo. Se amicizia poteva chiamarsi, ovviamente.

La ragazza rimase per un attimo sconcertata, a bocca aperta per la perplessità. Poi scoppiò a ridere.

"Ma tu guarda... Ivan, sei per caso geloso di tuo fratello?" lo provocò, mordicchiandosi il labbro inferiore mentre un sorriso malizioso le arcuava la bocca carnosa.

"Rispondi e basta, Lidia. Voglio arrivare ad un altro punto, ma prima devo sapere perché sei uscita con lui" ringhiò l'infermiere, infastidito dalla provocazione della ragazza.

Le afferrò i polsi con una certa forza, ma senza farle male, facendo scivolare via il sarcasmo dal volto della giovane. Lei si divincolò, poi, accettando il fatto che la presa dell'uomo sulle sue mani era salda e impossibile da sciogliere, sbuffò annoiata, sorridendo poi di fronte all'aria corrucciata del suo fidanzato.

"Allora?" insistette quest'ultimo, ormai spazientito.

"Non te l'ho detto perché me l'ha proposto oggi pomeriggio poco prima di vederci. E tu eri al lavoro e non avevi il telefono con te, per cui come avrei potuto fartelo sapere?" replicò la ragazza, insistendo per liberare i propri polsi da quella stretta volitiva. Ivan glieli lasciò andare. "E comunque che significato avrebbe tutto ciò? Mi stai per caso facendo una scenata di gelosia, Ivan? Te lo dico subito: i tipi così, possessivi e gelosi come mio padre, mi fanno venire l'orticaria, perciò è meglio che la smetti da subito di comportarti in modo stupido. Io non rinuncerò a frequentare i miei amici maschi solo perché a te non va bene, ti è ben chiaro questo concetto?"

Stavolta fu il turno di Ivan di sfoderare un'espressione alquanto disorientata.

"Non intendevo arrivare a questo, Lilli... sì, magari sono un po' geloso, non perché temo che tu possa comportarti da sciocca con mio fratello - non sei certamente il tipo! -, ma per come lui si potrebbe atteggiare con te. E poi Gianluca è innamorato, me lo ha confessato poco fa... e non credo sia giusto che tu alimenti le sue speranze illudendolo così. E' mio fratello e già mi sento abbastanza in colpa a mentirgli sulla nostra relazione. Non voglio che tu aggravi il carico di colpe che grava sulla mia coscienza."

"Va bene: se devo smettere di frequentarlo lo farò. Ma è lui, almeno una volta alla settimana, che mi invita da due mesi o più ad uscire insieme come amici. Ovviamente so che dietro c'è altro, ma faccio finta di niente. Lui non ha capito che deve starmi alla larga, ma io gliel'ho detto più volte. Cosa devo fare di più? Gli ho concesso solo un'uscita innocente e, se la cosa ti dà tanto fastidio, non si ripeterà. Non uscirò più con lui. Adesso sei contento?" ribatté accigliata la ragazza, incrociando le braccia sul seno fiorente.

Ivan continuò per un istante a contemplare i suoi occhi azzurri offuscati dall'irritazione, vividi come le onde rabbiose di un oceano pronto alla tempesta. Quindi sospirò, annuendo con il capo. Lo sguardo gli cadde per un momento sul seno morbido che si distingueva nettamente al di sotto della larga maglia che Lidia aveva indosso e l'uomo pensò che gli sarebbe piaciuto da morire accarezzarlo, ma non poteva certo farlo in quel momento.

Perciò si affrettò a rispondere, costringendosi a pensare ad altro.

"Sì, ora sono contento... in parte. Però vorrei sapere un'altra cosa."

"Cosa c'è, ora? Mi vuoi fare il quarto grado come mamma, Ivan? Mica sei mio padre!" sbottò Lidia piccata, alzandosi di scatto in piedi per il fastidio che provava anche solo standogli vicino.

"Dove vai?" la inseguì Ivan, levandosi subito dopo di lei in piedi per rincorrerla verso la cucina. "Dove stai andando?"

"Eddài, Ivan, lasciami in pace!"

"No. Questa è casa mia, ricordi? E sei mia ospite. E colui che ti ospita sono io, perciò fa' come ti dico e torna qui. Voglio solo domandarti una cosa."

"No, amore" lo prese in giro la ragazza, facendogli la linguaccia in modo ironico.

Ora i due si erano spostati nel soggiorno, dove ancora stavano il tavolo di legno lucido e le quattro sedie che Alessia non aveva portato via durante il trasloco, escludendoli dalle suppellettili cui aveva diritto in caso di separazione e trasferimento di dimora. Lidia stava ad un'estremità del tavolo e Ivan dall'altra. Percorrendo lentamente il pavimento intorno al mobile, con le mani posate sulla sua superficie liscia e gli sguardi concatenati l'uno nell'altro, i due si rincorrevano giocosamente, dei sorrisi divertiti che piegavano le loro labbra.

Ad un certo punto Ivan finse uno slancio verso destra e Lidia sgusciò verso sinistra, dove un attimo dopo si ritrovò stretta tra le braccia muscolose dell'uomo. Divincolandosi, la ragazza tentò di liberarsi dal ruvido abbraccio, ma, come al solito, non ci riuscì. Ridacchiando sarcasticamente nell'udire i gemiti della giovane che tentava invano di liberarsi dalla sua presa ferrea, Ivan la sollevò piano tra le braccia, deponendola poi a sedere su una sedia. Ne avvicinò una per sé e si accomodò davanti a lei, lasciandole finalmente la mano.

"Posso farti un'ultima domanda?" le chiese, quasi come se stesse domandando un permesso importante.

Lidia sbuffò, quindi fece spallucce e annuì col capo, accettando passivamente la richiesta.

"Spara."

"Gianluca mi ha detto che avete incontrato quel deficiente di Roberto. Perché non vi hai nemmeno accennato?"

"Perché non lo reputo importante. Se - come sicuramente avrà fatto - Gianluca ti ha raccontato tutto, dovresti sapere cosa è successo e dovresti anche averne intuito il motivo, dato che non sei stupido. Ecco perché non ti ho detto nulla. E poi preferivo tenermelo per me, quest'incontro."

Lidia ripensò immediatamente allo sgradito confronto con il suo ex-ragazzo. Ebbe un fremito al pensiero delle offese che quel verme le aveva ingiustamente rivolto e si sentì tremare per l'indignazione. Una domanda attraversò la sua mente, fulminea: che cosa aveva detto esattamente Gianluca ad Ivan? Perché lei ricordava una parte della discussione abbastanza personale che lo studente avrebbe fatto meglio a tenere per sé. Se, ovviamente, teneva alla propria incolumità.

Le salirono le lacrime agli occhi al pensiero di ciò che le era stato detto. La giovane chinò il volto per nascondere le emozioni che la sua espressione rivelava, ma l'infermiere allungò la mano, insistendo per tenerlo sollevato e ben visibile sotto la luce della stanza, e vide brillare due scie salate lungo gli zigomi appena rosati. Con un gesto delicato, Ivan gliele asciugò con un dito, prendendole poi il volto tra le grandi mani.

Lidia allora si gettò su di lui, abbracciandolo di slancio e singhiozzando contro il suo petto muscoloso. Lui le cinse il corpo con le braccia, sussurrandole parole di conforto all'orecchio. Lei pianse sommessamente, raccontandogli per filo e per segno tutto ciò che le aveva detto l'ex-fidanzato e come lei gli aveva tenuto testa, cedendo poi davanti a Gianluca nella sua Ford. Non tralasciò nulla.

"Perché pensi che ti abbia detto queste cose? E' lui che ti ha tradita. Tu sei sempre stata onesta e leale nei suoi confronti. Non si può permettere di offenderti così!" ringhiò Ivan infuriato quando la ragazza ebbe terminato il suo resoconto.

"Non lo so. Forse solamente perché gli brucia ancora il fatto che sia stata io a lasciarlo e non il contrario. E che non abbia mai voluto andare a letto con lui" aggiunse Lidia con un certo imbarazzo abbassando lo sguardo, rossa in volto.

"Quindi sei vergine" considerò il bruno con una punta di divertimento nella voce che lei scambiò per scherno.

"Non tutte la danno via già al primo che arriva! Io non sono mai stata sicura dei miei sentimenti per Roberto; anzi, più passava il tempo, più mi chiedevo con che razza di coglione mi ero messa. Però in qualche modo ero ancora attratta di lui e non me la sentivo di lasciarlo. E' stato lui a offrirmi l'occasione quando mi ha confessato il tradimento. E di grazia che lo ha fatto, perché altrimenti sarei ancora fidanzata con lui, probabilmente" s'infiammò la ragazza, ferita nell'orgoglio da ciò che aveva preso per una provocazione personale.

Ivan sghignazzò per l'equivoco che aveva involontariamente creato e la castana, fraintendendo ancora, avvampò per l'imbarazzo e lo sconcerto.

"Perché cazzo ridi?! Sì, sono vergine, perché non mi sono mai voluta concedere a quello stronzo di Roberto, ma questo non vuol dire che io sia una che ha paura dell'altro sesso." Lidia prese il volto dell'uomo tra le mani affusolate e sottili, cercando il suo sguardo apparentemente sarcastico, serissima. Accarezzò la linea ispida della mascella volitiva dell'infermiere, poi la sua mano affondò tra i lunghi capelli folti e nerissimi. "Io ti amo, Ivan, e vorrei che fossi tu a prendere la mia verginità. Probabilmente ti farai mille film mentali come è successo sulla differenza d'età che ci divide, ma io sono certa dei miei sentimenti per te e sarei felice se fosse con te la mia prima volta."

"Lilli..." la chiamò lui, sorridendole. Pareva quasi commosso. "Tesoro, anche io ti amo. E tanto, per davvero. E non pensare che mi faccia problemi, perché tanto prima o poi ti avrei voluta... in quel senso. Ti desidero tantissimo: non sai neanche quanta sensualità emani dalla tua giovane bellezza... Sei meravigliosa, Lidia, e voglio dirti che sono felice di essere il fortunato oggetto del tuo amore. Il fatto che tu scelga me ora e che non lo abbia fatto con Roberto in due anni mi rende in un certo modo fiero, perché vuol dire che tieni veramente a me e che sei convinta del nostro legame."

"Era ora che lo capissi!" lo prese in giro la ragazza, ridacchiando e andando incontro al suo volto col proprio.

Lui la baciò piano, lambendo la pelle morbida e fresca delle guance, quindi assaporò le sue labbra dischiuse, approfondendo il bacio con un dolce contatto tra le lingue. Fece passare le braccia sulla sua vita, attirandola più verso di sé. La giovane rispose con ardore e giovanile entusiasmo, ridendo contro la sua bocca ampia e sottile, solleticandogli il labbro inferiore con i denti, mordicchiandolo piano.

Ben presto l'atmosfera si riscaldò. Lidia cominciò a baciargli febbrilmente la gola, desiderando il ruvido contatto con la pelle ispida di peli dell'uomo, aspirandone il profumo virile che le inebriò i sensi. Ivan, dal canto suo, già cominciava a non ragionare più tanto. Eccitato dalla vicinanza del corpo desiderabile della ragazza, l'aveva presa tra le braccia, portandola verso la propria camera. Entrò piano, spalancando la porta lentamente. Richiudendola alle spalle, depose Lidia a terra, la quale lo spinse contro lo stipite e cominciò a sbottonargli la camicia azzurrina che indossava. Gliela tolse e la posò sulla sedia della scrivania, attirando poi la figura atletica dell'uomo con sé verso il letto.

Qui lui la sovrastò, giocando per un po' a baciarla dappertutto sul volto e sulle spalle lasciate scoperte dalla scollatura della maglia che indossava, osservando intenerito il ciondolo che le aveva regalato qualche giorno prima, quindi sfilò l'indumento con rapidità, proseguendo la dolce tortura erotica sui rigonfiamenti del seno contenuto dal reggiseno a coppa. Glielo sganciò con un gesto esperto e intuì quasi fisicamente il respiro della ragazza mozzarsi, così come il proprio diventava affannoso.

Lidia ansimava leggermente, osservandolo con occhi scintillanti di passione e coinvolgimento, e a lui venne naturale pensare a quanto sarebbe stato bello un figlio che avesse i suoi occhi splendenti.

L'illusione su un futuro così lontano e forse improbabile riportò alla mente di Ivan un altro pensiero urgente che aveva momentaneamente accantonato: Emma. La figlia stava dormendo nella camera accanto alla sua. Se avesse sentito dei rumori, sarebbe potuta venire a controllare per scoprire cosa stava succedendo.

"Lidia, fermiamoci" ansimò Ivan, sollevandosi dal letto, consapevole di doversi fermare prima che Emma potesse scoprirli insieme e magari pure in atteggiamenti intimi. Per la bambina sarebbe stato uno shock. E per lui avrebbe rappresentato un rischio troppo grosso di perdere la custodia della figlia.

"Emma dorme di là e hai paura di svegliarla, vero?" intuì la castana, sospirando a lungo, delusa.

"E tu devi tornare a casa. Che ore sono?"

"Le dieci e quaranta. Mio padre sarà furibondo. Non ho nemmeno detto a lui o alla mamma dove andavo o se mi vedevo con qualcuno, né ho spiegato il motivo per cui stasera, rientrando a casa, mi avevano trovata in lacrime. Mia madre mi metterà sotto torchio" appurò Lidia, passandosi energicamente le mani sul volto.

"Cosa racconterai loro?"

Ivan era preoccupato: se Lidia non trovava una scusa plausibile l'interrogatorio che sua madre le faceva ogni volta che voleva estorcerle informazioni sulla sua vita privata e i suoi segreti avrebbe portato alla luce la loro relazione. Perché Sara era molto brava a scovare i segreti altrui e non ci avrebbe messo molto se avesse controllato il cellulare o gli spostamenti della primogenita.

"Non lo so. Mi inventerò qualcosa. Magari chiederò ad Enrico o Céline di coprirmi. Spiego ad uno di loro la situazione al telefono mentre sono in auto e mi faccio aiutare a costruire una scusa fattibile e poi torno a casa ad affrontare l'ira dei miei."

"Mi dispiace aver dovuto..."

"E' meglio così, Ivan. La nostra prima volta dovrà essere speciale. Me lo prometti?" lo interruppe la ragazza, riallacciandosi il reggiseno e aderendo poi alla figura ancora seminuda di Ivan che le stava seduta al fianco.

"Ma certo, che domande fai... Te lo giuro. Sarà la prima volta più bella che ti possa immaginare in tutta la tua vita."

"E certo... sarà l'unica" lo prese in giro la giovane, facendogli una scherzosa linguaccia.

I due risero insieme, un filo di amarezza che attraversava le loro voci congiunte in un abbraccio sonoro, quindi si baciarono ancora una volta, reindossarono maglia e camicia e si rimisero un po' a posto.

Si separarono sulla porta di casa, dopo un ultimo, triste bacio a stampo, silenziosa promessa d'amore suggellata sotto un cielo opaco e offuscato. Quindi Lidia sparì nella notte, sgattaiolando verso l'auto di Domenico parcheggiata dall'altra parte della strada, sul Lungarno, seguita dallo sguardo sempre più incerto del fidanzato, che con rammarico e rimpianto l'aveva lasciata andare via difficoltosamente, lottando contro la propria volontà di trattenerla con sé.

La liceale, una volta entrata, mise in moto la macchina, manovrando il volante per reimmettersi sulla carreggiata. Prese il telefono e controllò le innumerevoli chiamate perse di Domenico e Sara e un messaggio di Gianluca che le augurava la buonanotte, gettando ogni tanto un'occhiata alla strada. Telefonò ad Enrico, spiegandogli brevemente cosa era successo e strappandogli la promessa di farsi coprire da lui con i suoi genitori, quindi si preparò mentalmente ad affrontare l'ira dei genitori.


 

***


 

"Lidia! Sei tornata, finalmente! Non speravo più nemmeno di rivederti viva!" la assalì rabbiosamente la madre quando la ragazza fece capolino dall'atrio, entrando nel salotto con una certa titubanza.

"Mamma... mi dispiace di essermene andata via così. Enrico però mi aveva chiamata: mi ha detto che voleva vedermi per una cosa urgente."

"E che aveva di così importante da dirti?"

"Mamma, sono affari suoi. Non posso certo dirteli; mi ha fatto promettere di mantenere il segreto."

"Ah sì? Be', non mi importa. Te ne sei andata via così velocemente e senza alcuna spiegazione da darci. Ora ne esigo una. Subito, Lidia!"

"Mamma..." cominciò la giovane, ma fu messa a tacere dalla voce profonda e burbera del padre.

L'uomo era disceso dalla scala interna ed era proprio dietro Lidia, la quale si girò verso di lui sobbalzando, non appena questo cominciò a parlare.

"Lidia, non hai scusanti. Spiegaci cosa poteva volere da te Enrico a quest'ora. Non poteva parlarti domattina a scuola?" la interrogò il brizzolato, squadrandola con rabbia. "E ridammi le chiavi della mia auto."

Lidia gliele porse subito e l'uomo se le infilò in tasca.

"Scusatemi per prima. Mi dispiace essere fuggita via così, senza spiegazioni..."

"Allora?" insistette la madre con la ragazza, avvicinandosi ai due alla porta del salotto.

"Ehm... be'..."

"Non è che invece ti dovevi incontrare con qualcuno?" la zittì Domenico.

Lidia sentì le guance avvampare per l'agitazione, ma si impose comunque di tenere a bada le emozioni e di pensarci bene prima di aprir bocca. Perciò ponderò le parole e scelse una scusante abbastanza comune e scontata, ma che i genitori non potevano certo mettere in discussione con facilità.

"Ma no, papà! Mi sono vista con Enrico: lui mi voleva chiedere consiglio e sfogarsi..."

"A proposito di cosa?"

"Sicuramente voi la prenderete per una colossale cavolata, ma ciò che sto per dirvi è vero... Enrico è innamorato di una ragazza, ma lei è fidanzata con un tipo veramente stronzo..."

"Lidia! Che parole ti insegnano a scuola?" la riprese la madre, che maltollerava il turpiloquio, con un cipiglio irato.

"Vabbé, ma lo è davvero, mamma! E' molto possessivo e gelosissimo di lei e se un ragazzo prova a parlarle o a invitarla ad uscire lei è costretta a prendersele. Lui è un tipo violento e anche oggi l'ha picchiata perché Enrico ha provato ad attaccarci bottone a scuola. Ma lui non poteva certo saperlo che lei è fidanzata. Non sa quasi nulla di lei. E si sentiva così in colpa... l'ha saputo poco fa da una loro amica comune. Era in crisi, stasera, e voi volevate che io andassi a dormire e spegnessi il telefono, ma non potevo lasciarlo in quello stato. Ecco perché sono corsa da lui. Lui non mi ha mai abbandonata a me stessa e c'era sempre per consolarmi, ad ogni ora; ve lo ricordate? Quando ero in crisi con Roberto, quando ero arrabbiata con il mio ex, oppure triste. Fino a che non è partito per il Canada c'è sempre stato. Anche quella volta che avevo litigato con Céline e che temevo che la nostra amicizia potesse essere finita per sempre. Lui non mi ha mai lasciata da sola. Come potrei farlo io? Lui è il mio migliore amico. Prendetemi pure per un'imprudente e un'avventata, ma io Enrico non l'avrei comunque lasciato da solo."

La convinzione con cui disse quella scusa plausibile rabbonì padre e madre, anche se Lidia capì dallo sguardo di Domenico che era alquanto scettico. Ma lui non disse nulla alla figlia e, dopo averle intimato di salire in camera, di infilarsi sotto le coperte e di non osare più comportarsi in quel modo senza validi motivi, le diede una gelida buonanotte, risalendo al piano superiore per andare a dormire, seguito pochi istanti dopo dalla moglie.

Lidia, che si aspettava una qualche reazione più irata o un ceffone, tirò un sospirò di sollievo quando udì la porta della camera dei genitori chiudersi piano e coincidere con la cornice lignea, detergendosi il sudore freddo che era comparso lungo la fronte, il collo e la parte alta della schiena.

Mandò un messaggio ad Enrico.


 

Grazie, amico mio! Mi hai salvata! Non sai che favore mi hai fatto! *-*


 

Prego, Lilli, ma domani mi spieghi nel dettaglio perché ti sei precipitata a casa di Ivan. Ho diritto a saperlo, sai?


 

Ma certo! E' il minimo, dopo il favore che mi hai fatto...


 

Non te la caverai con una scusa qualsiasi. Voglio sapere tutto. Per caso avete fatto qualcosa di sconcio? :P


 

Ecco che ricomincia a fare lo scemo, pensò Lidia scuotendo la testa con un sorrisetto divertito che si delineava sulle labbra morbide e piene.


 

Tranquillo, per quello ancora dobbiamo approfondire molto...


 

Andare più a fondo? :')


 

Dài, ma sei proprio un pervertito!


 

Sei tu che scrivi doppisensi. Poi non è colpa mia se mi fai pensare a certe cose... xD


 

Sei un coglione.


 

Grazie tante, cara <3


 

Dico davvero ;)
Comunque grazie ancora!
E buona notte :*


 

Anche a te, Lilli! A domani :)
PS: ricordati che poi giovedì mattina mi spiffererai tutto quello che Céline ti racconterà sulla sua uscita con Heydar xD


 

Ma no, poverina! :(


 

Allora non ti copro con i tuoi.


 

Stronzo.


 

Grazie ancora, Lilì ;)


 

Mi metti con le spalle al muro D:


 

Ahahah la decisione sta a te, ma so che sarai ragionevole :P
Ora buonanotte per davvero. Io ho sonno.
Gute Nacht ;)


 

Notte anche a te.
Comunque sei un adorabile cretino. Ti amooo! :*


 

Ma tu non amavi Ivan?:P


 

Vaffanculo. Sai che intendo.
Notte <3


 

A' demain ;)


 

Quindi Lidia chiuse il cellulare salì le scale, entrando alla chetichella in camera per evitare di fare rumore e svegliare la sorella Eva, ancora completamente vestita e addormentata sul letto con il libro di storia tra le mani.


***



N.d.A.
Salve a tutti! :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto... alla fine Ivan e Lidia si incontrano comunque. L'uscita con Gianluca e l'incontro con Roberto sono state le cause scatenanti della smania dell'infermiere di voler a tutti i costi vedere la ragazza e ciò ha permesso loro di rivedersi ancora, anche se Lidia deve ritrovare la razionalità e la cautela che ha inconsciamente mandato a quel paese. Domenico può sospettare qualcosa. Ma per fortuna non ha modo di sostenere i suoi sospetti con prove convincenti.
Bon, termino subito perché vado a studiare. Comunque, grazie mille a chi ha letto il capitolo o la storia e soprattutt a chi ha recensito! Un ringuaziamento particolare a controcorrente, 9CRIS3, Lachiaretta, Ammie e LissaCristian!
Buon pomeriggio a tutti voi, e spero che il nuovo aggiornamento vi sia piaciuto ;)
Adieu.


Flame
  
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