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Autore: metaldolphin    21/11/2014    5 recensioni
I motivi che ci spingono ad effettuare un viaggio possono essere molti. O soltanto due, come quelli che motivano l'Imperatore Shanks.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dadan, Makino, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Barista e l'Imperatore'
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Shanks aveva mantenuto la promessa ed era tornato tutte le volte che gli era stato possibile.

Nel frattempo, Dadan aveva quasi ucciso Garp, presa dal dolore per gli avvenimenti di Marineford ed ero stata io ad impedirglielo, col cuore in pezzi, prima che quella povera mamma adottiva mi aprisse gli occhi sul dolore che doveva aver provato il povero Rufy.

Avevo assistito, tramite video, all’arrivo del Rosso che aveva fermato il sanguinoso scontro ed avevo avuto un brivido, vederlo prendere la parola ed essere ascoltato sia dai Pirati che dai Marine, con un potere che non avrei mai immaginato in lui, così dolce con me.
…E pensare che l’avevo pure schiaffeggiato!
Una volta tornato mi aveva narrato dei solenni funerali e mi aveva stretto a sé, quando piansi il ricordo del mio piccolo, insolente e sbruffone Ace.

Non passò molto tempo che il News Coo ci mostrò la fotografia di Rufy che, temerario come sempre, era tornato alla base della Marina per omaggiare il fratello e allora vidi una luce nuova brillare negli occhi di Shanks, mentre a me bastava sapere che era vivo e stava bene.

Il Capitano della Red Force andava e veniva come le stagioni che sembravano inseguirsi come per gioco.
Ormai era di casa a Foosha, anche se avevamo tenuto praticamente nascosta la nostra relazione ed ora erano quasi otto mesi che non lo vedevo. In quel momento lo maledivo come poche volte avevo fatto in vita mia.
-Makino! Smettila! Hai un modo migliore per impiegare le tue energie, in questo momento!- mi rimproverò Dadan, energica e rude come sempre -Avanti, spingi!- mi incitò poi.

Faceva male, un male assurdo e quel disgraziato non era nemmeno tornato come promesso.
-Aaaaah! Maledetto…miserabile…dannato!
Snocciolavo quella litania ormai da ore, sapendo che sarebbe dovuto arrivare da giorni, ormai.

-Makino! Concentrati, per la miseria!- mi giunse l’ennesimo rimprovero.
-Ah! Aaaaah! Fa male Dadan!- gridai, aggrappandomi a lenzuola e coperte sotto di me.
-Lo so, lo so…fatti forza- aggiunse, un po’ più dolcemente.

Le contrazioni si facevano più ravvicinate, forti e dolorose, man mano che i minuti trascorrevano e sembravano non finire mai, mentre mi sentivo squarciare in due.
-Non ci riesco!- esclamai, ma lei mi rispose: -Sì che ci riesci, ragazza!- mi urlò -Dai, manca poco, vedo la testa!
-Mi ci vorrebbe un bicchiere di roba forte…- mormorò subito dopo.
“La solita Dadan” ebbi il tempo di realizzare, assurdamente, dato il frangente, prima che una nuova ondata di dolore portasse via tutti i miei pensieri, spinsi un’altra volta e gridai.
Era il dolore più forte mai provato in assoluto, poi una strana ed inquietante calma mi invase, mentre un vagito si diffondeva nella stanza con forza crescente.

E fu tutto in un istante: Dadan che mi sorrideva dicendomi: -È un maschio!-, la porta che si apriva con un gran botto, all’improvviso, mostrando il viso sconvolto di Shanks, ansimante ed arrossato come se avesse fatto una maratona e la prima immagine che ebbi del nostro bambino che mi veniva adagiato sul seno, ancora sporco ed urlante.

Il Capitano della Red Force impallidì alla precisa richiesta di Dadan, ma annuì, si lavò le mani nel bacile di acqua pulita lì vicino e tagliò di netto il cordone ombelicale che ancora mi univa al nostro bambino, poi mi volò al fianco e finalmente piansi.
Odorava ancora di spazi aperti, acciaio e salsedine: dal porto si era precipitato direttamente da me.
Anzi, da noi.
Inspirai a fondo quell’aroma che conoscevo bene, mentre mi stringeva a sé e sentii qualcosa bagnarmi la fronte.
Sollevai lo sguardo. Shanks piangeva e rideva contemporaneamente, mentre il piccolo cercava dove attaccarsi, famelico. Prima che potessi accontentarlo, Dadan lo afferrò per ripulirlo e quello scoppiò nuovamente a piangere. Rudemente affermò: -Te lo riporto subito.
-Farai bene a fare molta attenzione- sottolineò con voce severa l’uomo al mio fianco -Non c’è bisogno di ricordarti di chi è figlio, vero?- disse Shanks con tono tagliente.
Stavolta fu Dadan ad impallidire, mentre lo guardava con gli occhi sbarrati, prima di sparire dietro la porta col mio fagottino urlante tra le braccia, lasciandoci soli.

-Come mai ti assiste lei?- mi chiese il pirata con evidente fastidio.
Gli sorrisi.
-Il Dottore è occupato con i feriti di un incidente al porto: per una cosa naturale come un parto può bastare una donna che sa il fatto suo… e poi era al bar quando mi si sono rotte le acque, non c’erano altre donne e mi è parso meglio che gli ubriaconi presenti…cos’altro potevo fare? Dovresti ringraziarla, è stata brava!
Poi lo guardai con una smorfia di rimprovero, mentre aggiungevo: -Ero sola e lei era al posto giusto al momento giusto…
Si scostò un poco per guardarmi meglio negli occhi, nei suoi un senso di colpa profondo quanto l’oceano.
-Hai ragione. Scusami, Makino, avevo promesso che sarei tornato per tempo e non l’ho fatto. Perdonami.
Non si giustificò dandomi spiegazioni.
Era vero.
Era in estremo ritardo.
Un vergognoso ritardo.
Lo avevo stramaledetto per tutte le ore del travaglio, per quella assenza, per quel tempo insieme a lui prima promesso e poi negato.
Era stato ad un soffio dal non vedere nascere nostro figlio, ma alla fine era arrivato.

Mi appoggiai a lui, stanca. Non avrei desiderato cuscino migliore di quell’Imperatore e non parlammo più, assaporando quel momento, fino a che Dadan tornò e mi porse il piccolo, ripulito e profumato del caratteristico odore dei neonati. Si attaccò subito al mio seno, affamato e sembrava sapesse già cosa fare, a differenza di me.
Shanks  si abbassò su me e mi soffiò sulle labbra: -Grazie.
Poi, quasi timidamente, azzardò una carezza sulla testolina chiara di nostro figlio.
 
Un mese dopo, quando la Red Force salpò dall’isola, stringevo tra le braccia nostro figlio.
Non c’erano state manifestazioni pubbliche d’affetto, ma sentivo il suo dolore nel doverci lasciare così presto. Avrei giurato che non volesse partire, ma era un pirata e la sua importanza era tale da non poter trascurare il suo ruolo nel precario equilibrio tra le forze in gioco nella politica mondiale.
Non sapevo quanto sarebbe stato via, nessuno poteva prevederlo.
Come ogni volta, guardavo tra la folla del porto la sua nave sparire all’orizzonte, mentre un nodo mi serrava la gola.
Non sapevo quando sarebbe tornato.  No.
Sapevo che lo avrebbe fatto, perché adesso erano due i motivi che lo avrebbero spinto.
Uno dei quali mi urlava tra le braccia, affamato come sempre, mentre guardavo il veliero sparire lontano.




Autore a piè (di pagina):
Da quando Makino è comparsa col pupo tra le braccia, la fantasia di molti è galoppata nell'attribuire la paternità del pupetto... molti, come me, l'hanno appioppato al buon Shanks e non potevo evitarmela, dopo che ho iniziato la storia di questi due. Sarebbe il seguito delle altre ed è già pronta la penultima storia che concluderà questa piccola serie. A presto, quindi e grazie a chi mi segue!
   
 
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