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Autore: Lily Sayuri    21/11/2014    3 recensioni
«Gerard, sono incinta!» urlò Erza con un sorrisone a trentadue denti, sventolando per aria un bastoncino bianco come se fosse una delle sue spade. Gerard era appena ritornato da una missione e in quel momento stava cercando di rilassarsi sul divano di casa sua, ma quando sentì quelle parole spalancò la bocca in una smorfia decisamente ottusa.
«Ma... davvero?» balbettò.
«No per finta.» lei inarcò il sopracciglio sinistro, sarcastica.
«L'ultima volta che l'hai detto mi stavi facendo uno scherzo. Uno scherzo di pessimo gusto. Mi hai quasi fatto prendere un infarto!»
Lei storse la bocca.
«Era solo uno scherzetto innocente! E poi se non ci credi qui c'è il test!» glielo lanciò in grembo. Lui lo prese in mano e vide che effettivamente era positivo.
«Che ne dici se rifacciamo la scena?» disse lei imbronciata.
«Sì, forse è meglio.» rispose il ragazzo sempre fissando quelle due righette inequivocabili. Erza prese bruscamente il bastoncino dalle sue mani e uscì dalla stanza. Dopo qualche secondo rientrò urlando: «Gerard, sono incinta!»

La gravidanza di Erza settimana per settimana.
Genere: Demenziale, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza, Scarlet, Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nuova Generazione'
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Ciao!
Sono senza speranza: ogni volta che finisco un capitolo mi dimentico sempre qualcosa nelle note. Nell'ultimo capitolo mi sono dimenticata di dirvi che le due gemelline sono nate il 7 Luglio sotto il segno del Cancro.
Buona lettura, ci vediamo sotto
Lily

 
Quaranta settimane
 
“Ora sì che erano una famiglia a tutti gli effetti.”

Una settimana dopo, 3.27 del mattino:
 
Dalla culla a fianco del lettone si levò un pianto disperato. Era Mei che esigeva il pasto notturno e che scalciava arrabbiata per non aver avuto la madre lì subito a sua disposizione. Erza grugnì e Gerard, che voleva fare il bravo uomo, mugugnò: «Non ti preoccupare, vado io.»
«Dov'è che vorresti andare tu?» rispose lei alzandosi «Mi sembra che tu abbia un paio di tette in meno per dare da mangiare alle nostre figlie.»
Sorrise, divertita. Nonostante fosse troppo presto (o troppo tardi, dipende dai punti di vista) non riusciva a resistere alla deliziosa idiotaggine di suo marito la mattina. Lui aveva bisogno di dormire almeno dieci ore prima di riuscire a carburare e quando si svegliava troppo presto, restava in trance tutto il giorno. E meno male che era stato dipinto come uno dei più malvagi maghi del mondo! La mattina presto sembrava solo un piccolo bimbo assonnato.
Erza si slacciò il pigiama e portò la bambina al seno. C'era qualcosa di magico quando allattava. Gerard insonnolito, pensò che non c'era nient'altro di più bello della figlia che si attaccava alla madre mentre lei sorrideva e la cullava con la voce. Gli sembrava di essere entrato dentro ad uno di quei quadri occidentali che aveva visto al Concilio dove c'era una donna che allattava un bambino biondo. Solo che in questo caso sia la donna che la bambina avevano i capelli scarlatti e nessuna delle due aveva un'aureola attorno alla testa.
Quando ebbe finito, Erza fece fare a Mei il ruttino, la posò con delicatezza nella culla e si mise a letto.
Subito dopo che si era sistemata il lenzuolo addosso (era luglio ma lei dormiva sempre con quel sottile strato di stoffa che probabilmente le dava sicurezza) Ultear iniziò ad urlare tutto il suo scontento.
“Com'è? Dai da mangiare a lei e a me no?” sembrava gridare.
«Arrivo, arrivo!» brontolò la donna «Certo che hai un tempismo perfetto! Meno male che non ho fatto in tempo ad addormentarmi!»
Si alzò di nuovo alla culla, sollevò la bambina piangente e le disse: «Su, su! Adesso arriva la pappa anche per te!»
Si sbottonò la maglia e la bimba le si attaccò al seno. Quando la neonata ebbe finito di mangiare ed ebbe fatto il ruttino, la mamma la rimise nel lettino e iniziò a cantare una ninnananna.
 
«You're just a small bump unborn, in four months you're brought to life,
You might be left with my hair, but you'll have your mother's eyes,
I'll hold your body in my hands, be as gentle as I can,
But for now you're scan of my unmade plans,
A small bump in four months you're brought to life

I'll hold you tightly, I'll give you nothing but truth,
If you're not inside me, I'll put my future in you

You are my one and only.
You can wrap your fingers round my thumb and hold me tight.
Oh, you are my one and only.
You can wrap your fingers round my thumb and hold me tight.
And you'll be alright.»

Erza aveva una voce profonda, così diversa da quella acuta di Mira. Qualche volta stonava un po' nelle note alte, ma in fondo non aveva mai avuto l'occasione di poterla migliorare.
Finita la canzone la donna tornò nel letto, sfinita.
Il marito sorrise, la abbracciò con tenerezza e si addormentarono così, sapendo però che quella quiete e quel silenzio sarebbero durati ancora per poco.


Nove mesi dopo:

Erza era in cucina e stava dando da mangiare a Ultear, mentre Gerard stava imboccando Mei.
«Polyushka mi ha detto alla scorsa visita che questo è il periodo in cui dovrebbero iniziare a parlare. Quindi, mia piccola Ul, di' mamma» disse lei «Mmmammmmma. Su dai non è difficile! Mmmmammmma!»
L'uomo sorrise divertito.
«E se magari dicono prima papà?» chiese.
«Non è possibile. Devono dire prima mamma. Mmmmmmammmmmma»
La piccola bambina dai capelli blu la guardò con gli occhioni spalancati.
«P-p-p...» tentò di dire lei «P-p-papà!»
Il mago la fissò sorpreso e poi si girò verso la moglie imbronciata.
«Ha detto papà! Ha detto papà!» urlò prendendo in braccio la bimba e facendola girare in aria. Lei si aprì in uno dei suoi rari sorrisi e batté le manine.
«Bene! Allora sarà Mei a dire per la prima volta mamma!» disse Erza risoluta «Forza, amore mio, di' mamma!»
La bambina la guardò, poi guardò suo padre che coccolava la sorella e allargò le braccia e disse: «Papà!»
Gerard si fermò di colpo e poi si girò verso la moglie ridendole in faccia.
«Sarà Mei a dire per la prima volta mamma!» la scimmiottò prendendo in braccio anche l'altra figlia.
«Non hai niente di cui vantarti!» rispose lei offesa «Adesso non capiscono ancora bene che cosa sta succedendo, ma quando saranno più grandi sapranno che io sono la migliore mamma del mondo!»
«Ma questo lo sanno già» replicò l'uomo posando le bambine sui seggioloni e cingendo la vita di Erza con un braccio.


Quattro anni dopo:

Erza e Gerard erano in camera da letto, intenti a fare cose intime.
«Gerard...» mugolò la donna mentre il marito le baciava il collo «Sei sicuro di aver chiuso la porta? Non vorrei che le bambine ci vedano...»
«Non ti preoccupare, ho fatto tutto io» rispose lui continuando la sua opera di denti e lingua.
«Mamma, papà» disse una vocetta acuta «Che cosa state facendo?»
Mei ed Ultear erano davanti alla porta spalancata e li stavano guardando con occhi sgranati.
«Meno male che avevi chiuso!» sibilò la moglie all'orecchio di lui.
«Mamma e papà stavano facendo un gioco da grandi» fece l'uomo arrossendo.
«Sei tutta rossa sul collo, mamma! Ti sei fatta la bua?» chiese la bimba dai capelli blu.
«No, no, in realtà è...» replicò lei cercando disperatamente una qualsiasi ragione per avere un succhiotto sulla  gola «...una reazione allergica!»
«Che cosa ci fate qui? Come mai non siete in camera vostra a dormire?» chiese Gerard.
«Volevamo andare da Himeko-chan*!» rispose Mei.
«In realtà io volevo vedere Tsubake-chan*» la rimbeccò Ultear.
«E volevamo anche andare a casa di Aoi* e Ryuu*!»
«Bambine, sono le dieci di sera! Non si può andare a casa della gente a quest'ora...» sospirò l'uomo.
«Ul, Mei, potreste andare un momento nella vostra stanza? Papà ed io ne dobbiamo parlare un attimo» lo interruppe Erza.
Quando furono uscite dalla porta, il marito aggredì la donna: «Quante volte ti ho detto di non contraddirmi davanti a loro?»
«Se le mandiamo a casa di Natsu o degli altri, potremmo continuare a fare quello che stavamo facendo prima» disse lei ignorandolo e avvicinandosi lentamente a lui per poi posargli un bacio sulle labbra.
«Forse hai ragione... le porti tu?»
«Ma scherzi? Con questo succhiotto sul collo mi rifiuto di uscire di casa!»
«Vuoi che le porti io?»
«Sì. E poi...» si avvicinò ancora di più, gattonando sensualmente «Potrebbe esserci una sorpresa per quando ritorni...»
«E va bene, mi hai convinto!» sbuffò lui.

Pochi minuti dopo, Ultear e Mei erano pronte sulla porta, con uno zainetto pieno di cose che potevano essere utili per la notte. Infatti, i due genitori avevano deciso che le bambine avrebbero dormito a casa dei loro amici, con la promessa che avrebbero ricambiato appena ne avessero avuto bisogno.
Gerard prese per mano le sue figlie e, salutata la madre, si incamminarono verso casa Strauss, la più vicina.
Himeko Strauss (la figlia di Evergreen ed Elfman) era la migliore amica di Mei e le due erano legate da un forte affetto. Avevano un carattere molto simile: tutte e due erano dolci, solari ed entrambe sembravano delle piccole fatine (con grande gioia di Evergreen).
Davanti al palazzo li aspettava una brutta sorpresa: il grande uomo e la bambina stavano uscendo dal portone.
La rossa si precipitò verso la bimba dai lunghi capelli biondi (ereditati dal padre) per salutarla.
«Elfman, che cosa state facendo?» chiese Gerard.
«Evergreen voleva che Himeko andasse a dormire fuori stasera» rispose lui.
«Anche Erza! Che ne dici, andiamo a chiedere a Natsu e Lucy?»
«Mi dispiace ma è inutile» giunse una voce dal vicolo accanto al palazzo «Lucy mi ha intimato di trovare un posto per Ryuu stanotte. Ha sbattuto fuori anche Happy!» disse il Dragon Slayer del fuoco uscendo dalla viuzza.
Teneva per mano un bambino che era identico al padre a parte per il fatto che aveva i capelli del colore del grano e gli occhi castano scuro della madre.
«Proviamo da Laxus e Mira?» sospirò Elfman «Vivono proprio qua dietro.»
Si avviarono tutti insieme verso la casa dei due, ma proprio quando Natsu stava per bussare, la porta si aprì di scatto. Sull'uscio c'era Laxus con la mano stretta sulla spalla di un bambino con i capelli biondi (presi dalla madre) e dei magnetici occhi grigi (ereditati dal padre).
«Non dirmi che anche tu devi portare Akira da uno di noi!» fece Gerard disperato.
«In effetti sì...» rispose il mago dei fulmini «Si va da Gray e Juvia?»
«Andiamo.»
Ritornarono sulla via principale dove incontrarono Gray con Aoi sulle spalle
«Accidenti stavo proprio per portarlo da voi!» si lamentò appena gli spiegarono tutto.
Il bimbo aveva la capigliatura di un colore strano: era un blu scuro, ma così scuro che agli occhi di qualcuno poco attento potevano sembrare neri. Da Reedus (noto per sapere il nome di praticamente tutti i colori) era stato definito un blu oltremare, e per questo i due genitori gli avevano dato proprio quel nome.
Alla fine si diressero verso l'ultima spiaggia: la casa di Gajeel e Levy. I due avevano avuto una bellissima bambina con gli stessi capelli ribelli e gli stessi occhi fieri del padre, addolciti però dai lineamenti della madre. L'avevano chiamata Tsubake perché il giorno in cui era nata, una bellissima giornata di primavera, una rondine si era posata sul davanzale della finestra.
Arrivati davanti alla casa dei due, bussarono e Gajeel uscì fuori imprecando.
«Che diavolo ci fate qua? Ma sapete che ora è?» esclamò, irritato.
Gli altri non fecero neanche a rispondere che una vocina assonnata mugugnò: «Ul-chan, sei tu?»
Era Tsubake che era nell'ingresso, seguita da una Levy in vestaglia.
«Sì, Tsu-chan! Stanotte dormiamo tutti da voi!» sorrise la bambina con i capelli blu.
«Cosa?» chiese il Dragon Slayer del ferro «Ma non se ne parla neanche! Col ca...» Levy gli lanciò un'occhiata fulminante «...volicchio che mi tengo tutti 'sti mocciosi per la notte!»
«Ma come no? E dire che contavamo proprio su di voi!» fece Gerard in tono supplicante.
«Ma certo che li ospitiamo noi! Non ascoltate Gajeel!» disse la donna sorridendo dolcemente.
«Grazie infinite!» fece Laxus.
«Ricambieremo quando volete!» esclamò Natsu, ridendo in faccia a Gajeel che era impietrito sull'uscio.
Da quel giorno ogni mercoledì, i bambini venivano lasciati a casa di una di quelle cinque famiglie, in modo che i genitori potessero passare almeno una notte a settimana da soli e in tranquillità.

*Ryuu: dragone
Aoi: blu
Himeko: principessa
Tsubake: rondinella



Sette anni dopo:

Quella sera erano tutti e quattro attorno al tavolo della cucina e stavano mangiando Donburi.
All'improvviso Gerard si fermò con le bacchette a mezz'aria e fissò intensamente Mei che era seduta proprio di fronte a lui.
«Che c'è, papà?» chiese lei stranita.
«Vieni qua, Mei» rispose lui continuando a guardarla.
Lei si alzò, fece il giro del tavolo e si sedette sulle ginocchia del padre, rivolta verso di lui. L'uomo la fissò negli occhi e disse tranquillamente: «Stai cambiando il colore degli occhi.»
«Cosa?» domandò Erza stupita.
«I suoi occhi stanno diventando verdi come i miei!» sorrise fiero.

Da quel giorno in avanti ogni sera, la bambina andava a sedersi obbediente sulle gambe di Gerard per fargli controllare quanto i suoi occhi diventassero giorno dopo giorno, sempre più simili a quelli del padre. Lui ogni volta iniziava a sorridere come un ebete, a gonfiare il petto come un tacchino e a pavoneggiarsi. Se ne vantava anche con i suoi nakama che non ne potevano più di sentire i suoi: «Ha gli occhi verdi proprio come i miei!».
Era così orgoglioso di Mei che Ultear iniziò ad ingelosirsi: tutte le mattine la bambina si guardava allo specchio sperando di vedere anche lei quelle pagliuzze verdi che rendevano tanto felice suo padre.
Una mattina Erza la vide e le disse: «Non ti preoccupare di non avere gli occhi verdi! Li hai castani, come i miei. E ti assicuro che questa cosa mi rende più fiera di quanto tu possa immaginare.»


Undici anni dopo:

Quel giorno era un giorno speciale: finalmente Ultear e Mei avrebbero annunciato ai genitori che tipo di magia volevano studiare nei prossimi anni.
Le due ragazzine erano sedute davanti a Erza e Gerard e li stavano guardando sorridendo maliziose, consapevoli del fatto che l'ansia li stesse uccidendo.
«Allora!» esclamò la madre battendo un pugno sul tavolo davanti a loro «Avete deciso?»
Le due si scambiarono un sorrisino furbo.
«Ma come, mamma! Non ci avevi detto tu di pensarci bene su? In teoria avremmo ancora una settimana per decidere!» disse Mei fingendosi innocente.
«Lo sappiamo benissimo che avete già deciso!» la donna gonfiò le guance «State facendo così soltanto per farci aspettare sempre di più e farci restare in trepidazione!»
Le bambine ridacchiarono divertite.
«E va bene! Ve lo diremo!» sospirò Ultear «Io voglio imparare...» fece una lunga pausa ad effetto e i genitori, tesi, si sporsero verso di lei «A usare le spade e ad ex-quippare le armature come mamma!»
Erza sorrise: la bambina era sempre stata affascinata dal suo tipo di magia e doveva aspettarselo che avrebbe deciso di imboccare quel cammino.
«E io invece, voglio imparare le magie che fa papà!» esclamò la ragazzina dagli occhi verdi.
Gerard la guardò sorpreso.
«Ma, tesoro, io uso tanti tipi di magia. Quale vuoi che ti insegni?» chiese l'uomo.
«Tutte!» Mei spalancò le braccia e sorrise «Ma soprattutto quelle dei Corpi Celesti!»
«Vuoi dire Meteor e Gran Carro?»
«Anche. Io voglio conoscerle tutte.»
Lui la abbracciò e sussurrò: «Ma certo che le conoscerai tutte, mia piccola angurietta. Te le insegnerà il tuo papà e diventerai una maga bravissima.»
«E io? E io?» domandò Ultear buttandosi sulla schiena del padre e facendosi coinvolgere nel suo grande abbraccio.
«Anche tu diventerai una maga potentissima. Anzi, se avrai la forza di tua madre, inizieranno tutti a temerti!»
La ragazzina fece un piccolo ghigno sbilenco, mentre la madre s'imbronciò.
«Vorrà dire allora che sarò una maga spaventosissima!»
Erza si schiarì la gola e annunciò: «Bene! Se vuoi essere una maga terrificante, allora domani ti sveglierai presto perché inizieremo ad allenarci e io mi aspetto il massimo da te, capito? E questo vale anche per voi due!» disse ignorando le loro espressioni deluse «E ora a letto!»


Quindici anni dopo:

«Voglio farmi un piercing!» urlò Ultear.
«No!» gridò Erza in risposta.
«E un tatuaggio!»
«Ti ho detto di no!»
«Andiamo! Tsu-chan ce li ha i piercing!»
«Con il padre che ha è ovvio che si sia messa orecchini dappertutto! Ti ricordo anche che Levy era contraria ma che lui glielo ha permesso comunque! E poi lei è una Dragon Slayer del ferro!»
«Questo non c'entra niente!»
«E dimmi, dove vorresti fartelo questo piercing?»
«Ne vorrei uno all'ombelico e uno al labbro... e magari un altro all'orecchio» fece la ragazza.
«Ma non scherziamo! Credi che ti farei mai bucherellare da un tizio che non conosco?»
«In realtà me lo farebbe Tsubake...»
«È ancora peggio!» sbraitò la madre.
«Per favore potreste non urlare? Qui c'è qualcuno che sta studiando!» disse Mei seccata.
Le due la ignorarono completamente.
«No, no e no! Non ti farò mai fare un piercing!» strillò la donna.
«E allora posso farmi un tatuaggio?» chiese la ragazza dai capelli blu speranzosa.
«Mi basta già quello che avete tutte e due sotto l'occhio!»
«Ma quello è un segno della famiglia di papà!»
«Non mi importa!»
«Non sarebbe neanche tanto grande!»
«E che cosa vorresti tatuarti allora?»
«Due ali di drago sulla schiena.»
«E quelle le chiami piccole?»
«Ma hanno un significato profondo!»
«Non me ne frega niente!»
Le due stavano ancora urlando, quando la porta d'ingresso si aprì e ne emerse Gerard di ritorno da una missione.
«Cia... ehi! Cosa sta succedendo qui?» chiese vedendo sua moglie e sua figlia che sembravano due belve pronte a sbranarsi.
«Papino!» Ultear si precipitò letteralmente addosso all'uomo «Com'è andata la missione? Ti sei fatto male? Vieni a sederti che sarai stanco» disse in tono zuccheroso.
«Lecchina!» le sibilò la sorella, andando a salutare a sua volta il padre.
«Non provare ad arruffianartelo così, signorina!» esclamò Erza.
«Cosa?» chiese Gerard sopraffatto dall'accoglienza.
«Ultear ha deciso di farsi un tatuaggio e dei piercing!»
«E allora?»
«E allora vietaglielo!»
«Dai Erza, sii ragionevole. Ormai è abbastanza grande per farsi un piercing. Non per un tatuaggio, ma per un solo piercing sì. Senti, andiamo a parlarne in camera» disse alzandosi e portando la donna fuori dalla stanza.

Poco tempo dopo i due tornarono in salotto e Gerard annunciò: «Ultear, puoi farti un piercing. Ma che sia uno solo!»
La ragazza sorrise vittoriosa.
«Grazie, papà!» disse dandogli un bacio.
«Ovviamente se ne vuoi uno anche tu, Mei, puoi fartelo!» fece Erza.
«No, grazie.» rispose lei sorridendo «Preferisco dei vestiti nuovi.»
«Sempre che pensa ai vestiti, lei!» sbuffò la gemella.
Infatti le due avevano idee sull'abbigliamento molto diverse: la rossa portava sempre la gonna, anche se doveva andare in missione, mentre l'altra indossava sempre dei pantaloncini e una canotta che lasciava vedere l'ombelico, tutti rigorosamente neri.
«Mentre tu ci pensi troppo poco!» la rimbeccò la sorella.
«A me basta che mi coprano, non ho bisogno che siano anche belli
«Ma se spesso non ti coprono neanche! Con tutti gli strappi che hai fatto durante le missioni e che ti ostini a non riparare, è già tanto che ti stiano ancora addosso!»
Le due cominciarono a litigare come due bambine e i genitori le guardarono rassegnati: non sarebbero cambiate mai.


Sedici anni dopo:

Le due gemelle entrarono nella Gilda e cercarono con lo sguardo il resto del loro team che era seduto in un angolino. Ryuu e Tsubake stavano facendo a botte come al solito, mentre gli altri tre erano seduti ad un tavolo, ignorandoli bellamente.
Akira appena vide la fidanzata, saltò in piedi e la andò a salutare.
«Mei!» esclamò dopo averla abbracciata e baciata con trasporto nel bel mezzo del salone gremito «Mi sei mancata!»
Prima che lei potesse rispondere, Ultear disse acida: «Non fatelo in pubblico, per favore! Potrei mettermi a vomitare!»
Qualche mese prima si erano messi insieme e subito erano diventati così mielosi che gli altri li sopportavano solo perché ormai ci avevano fatto l'abitudine.
«Dillo che vuoi che ti saluti anche io così tutte le mattine» fece Ryuu con un enorme ghigno stampato in faccia.
«Fallo e ti strappo la lingua!»
«Non ti permetterò di rubarmela! Lei è mia moglie, il mio unico e vero amore!» strillò Tsubake tirandogli un pugno sul braccio.
«È una minaccia questa? Perché sono tutto un fuoco!» disse lui facendo fiammeggiare con le dita le scritte: “Come on!”.
Ultear sospirò. Quei due non facevano altro che darsele, ma avevano un legame molto profondo, come quello tra fratello e sorella.
Si diresse verso il tavolo dove Aoi giocherellava con la sorellina Yuki* e Himeko leggeva un libro.
«Ehilà!» fece la ragazza dai capelli blu.
«Ciao» rispose il figlio di Gray e Juvia continuando a giocare con la bambina.
«Ciao, Ul-chan!» sorrise la bionda riemergendo dal suo libro.
La maga si sedette con loro e chiese: «Pronti per la missione?»
«Certo che sì, tesoro!» s'intromise il Dragon Slayer del fuoco, mettendole un braccio attorno alle spalle.
Lei sbuffò infastidita e se lo scrollò di dosso.
«Yuki, ora dobbiamo parlare della missione. Potresti andare da mamma e papà?» chiese indicandole i genitori che erano dall'altra parte della sala. La bimba si diresse verso di loro obbediente e tra i ragazzi scese il silenzio.
«Dove sono Akira e Mei?» domandò Ultear.
«Probabilmente a limonare appassionatamente in qualche angolino» rispose Tsubake ghignando.
«Allora vado a cercarli.»
Si alzò e salì al piano superiore dove li trovò stretti in un abbraccio mozzafiato. La mano di lui era stretta sul petto di lei, proprio dove il marchio di Fairy Tail spiccava sulla pelle (il Master Makarov era quasi svenuto per la perdita di sangue dal naso quando glielo aveva impresso) e le dita di lei correvano tra i capelli quasi bianchi di lui.
La maga delle spade si schiarì la voce: «Normalmente vi direi di trovarvi una stanza, ma ora c'è una missione da fare. Forza, non voglio sentire storie! Torniamo giù!»
I due gemettero sconsolati e la seguirono trascinando i piedi.

Poco tempo dopo i sette ragazzi uscirono dalla Gilda. Per primi venivano Ryuu e Tsubake che, eccitati, facevano a gara di chi correva più veloce, come se fossero ritornati bambini. Subito dopo c'erano Himeko e Aoi che cercavano di evitare i disastri che spesso quei due combinavano; poi camminavano mano nella mano, Mei e Akira, apparentemente senza accorgersi di tutto il casino intorno a loro e per ultima veniva Ultear che leggeva attentamente il foglio della missione.
Erano pronti per una nuova avventura.

*Yuki: neve o felicità




Angolino di Lily:
Eeeehilà! *si ripara dietro a Mei e la usa come scudo umano
Non fatemi del male! ToT Lo so che sono in ritardo di una settimana, ma mi avevano riempito di verifiche! ç.ç Mi perdonate? *fa la faccia cucciolosa
La canzone che c'è all'inizio è “Small Bump” di Ed Sheeran (qui). Quando l'ho sentita per la prima volta stavo già scrivendo questo capitolo, quindi purtroppo non mi è stato possibile inserirla prima.
La cosa degli occhi di Mei è successa davvero: mia sorella attorno ai sette anni ha cambiato colore degli occhi che da marroni sono diventati verdi. Io invece sono rimasta con i miei occhi castani e devo dire che all'epoca ero parecchio invidiosa, anche perché mio padre si comportava esattamente come Gerard.
Per quelli che hanno letto le Cronache del Mondo Emerso, Ultear sarebbe potuta sembrare Nihal, ma l'ho fatto apposta ^-^ Hanno moltissimo in comune, non solo i capelli e l'amore per le spade. Inoltre la mia piccola e acida Ul (quanto la amo *^*) ha il tatuaggio di Fairy Tail sul collo.
Amo tantissimo anche gli altri ragazzi *^* Ho già detto i poteri di alcuni, ma non di tutti. Aoi ha voluto imparare sia le magie dell'acqua che del ghiaccio (è un Devil Slayer come suo padre), infatti è un mago potentissimo già così giovane. Akira è un Dragon Slayer del fulmine e Himeko ha lo stesso potere di sua madre (Evergreen). Mi sono dimenticata di qualcuno? Spero di no.
Qui e qui ci sono dei bellissimi disegni che ho trovato per caso e che mi hanno ricordato moltissimo le due gemelle.
Wow è la prima volta che finisco una storia di più capitoli! Grazie mille a tutte quelle che hanno messo Quaranta Settimane nelle preferite/seguite/ricordate e chi ha recensito. Un grazie speciale a Kyt, Erza e Helena che mi hanno sostenuto e aiutato a scrivere questa ff, siete le migliori, ragazze!
Ma non pensate che sia finito tutto qui! Ho in mente un sacco di altre trame con questi personaggi e creerò una serie (sono accettati suggerimenti per il nome) con questa storia e When the sun dies.
Se lasciate una recensione mi farete molto felice!
Grazie per tutto
Lily
 
  
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