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Autore: _Kurai_    21/11/2014    2 recensioni
Manami, entusiasta, tira fuori una torcia dal suo zaino e invita gli altri a sedersi in cerchio, dopo aver spento la luce.
"Posso iniziare io? Ho in mente una storia che vi farà venire i brividi!" e accende la torcia, illuminandosi il volto dal basso, come in ogni maratona di racconti del terrore che si rispetti.
E così tutti si lasciano ingannare dal piccolo, angelico Manami, troppo stupiti dal vederlo animarsi così tanto per qualcosa che non sia il ciclismo. In fondo cosa sarà mai, possono anche accontentarlo ogni tanto.
Non hanno idea di quanto se ne pentiranno, di lì a poco.
Genere: Demenziale, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Team HakoGaku
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lupi sotto ghiaccio e barrette energetiche

«Fuku-chan? Perchè mi mandi i messaggi da madre paranoica? Sono solo andato al conbini a due isolati dall'albergo perchè in quello stramaledetto distributore del cazzo non c'erano più Bepsi... EHI MA CHE CAZ---» Clic.
Comunicazione interrotta.
«Arakita?!»
Il leader alza lo sguardo corrucciato dallo schermo del cellulare: con quell'espressione le sue folte sopracciglia sembrano ancora più marcate e imponenti. Il suo sguardo - stranamente preoccupato come non l'hanno mai visto - si riflette in altri tre sguardi uguali... TRE? 
«Ecco, è sparito anche Manami. Perfetto. Se aveste dato ascolto alla MIA idea, ora non saremmo in questa situazione! Tra meno di sei ore abbiamo la sveglia per il nostro ultimo Interhigh e che facciamo? Ci perdiamo i membri in giro di notte!!» borbotta Toudou, che inizia a sfiorare l'isteria. Comprensibilmente la sua sensazione dopo il racconto di Manami è peggiorata, e si sta trasformando in vera e propria ansia mentre osserva con crescente preoccupazione Fukutomi che cerca di richiamare il suo braccio destro, senza risultati. Manami... beh, potrebbe essere ovunque, ma da lui se lo aspetta. Ordinaria amministrazione per una testa tra le nuvole come lui. Ma per Arakita no, non è da lui far preoccupare Fuku in questo modo... o forse sono stati tutti suggestionati dal racconto e dovrebbero solo darsi una calmata e tornare a letto, aspettando Yasutomo in stanza. Tuttavia, nonostante l'orario e l'appuntamento di domani, Fukutomi prende una decisione diversa.
«Toudou, io e te andiamo fino al conbini. Voi due - indica Shinkai e Izumida - cercate Manami nell'hotel, poi andate a dormire immediatamente. Domani dovete essere in forma! Noi vi raggiungiamo con Arakita». 
«Ok, Juichi!» 
«Certo, Fukutomi-san»
Il re ha parlato. Hayato e Touichiro tornano verso l'ingresso del ryokan, e l'unico rumore che accompagna i loro passi è quello delle mascelle di Shinkai che continuano a ruminare le sue solite barrette energetiche. Evidentemente nutre una certa ansia anche lui, visto che ne ha già mangiate cinque da quando ha interrotto il racconto di Manami. Izumida non sa se essere felice o preoccupato, e Andy e Frank gli mandano segnali contrastanti: uno è teso e contratto per la tensione, l'altro è rilassato, come se fosse consapevole della presenza del suo senpai accanto a lui, che gli dà un discreto senso di sicurezza.
«Shinkai-san? Dove potrebbe essere andato Manami secondo te?» 
«Dovremmo controllare se è tornato in stanza, o se si è perso in giro nei corridoi... E se non è da nessuna parte, rimane solo l'onsen in fondo al corridoio su questo piano, magari ha deciso di farsi un bagno per rilassarsi» 
«Può anche darsi che sia andato lì, chi li capisce i suoi processi mentali... Potremmo iniziare dall'onsen, così poi andiamo a controllare al piano di sopra».
In punta di piedi, i due sprinter attraversano il lungo corridoio. Shinkai apre piano la porta, precedendo Izumida nella stanza adibita alle terme e cercando di sforzare la visuale oltre l'onnipresente coltre di vapore. Un'ombra confusa si muove alle loro spalle, silenziosa e non vista. Una lucina rossa lampeggia sopra le loro teste, ma non se ne accorgono. 
«Manami-kun?» arrischia Hayato, sentendo uno spostamento d'aria dietro di lui e girandosi di scatto. La barretta gli scivola dalla bocca. I suoi occhi incrociano quelli vuoti di una maschera da Tengu da pochi yen, di quelle che si comprano ai matsuri. Poi, non vede più nulla.
«Shinkai-san?» Fino a poco fa era davanti a lui di qualche passo... Izumida ha controllato nello spogliatoio, e ora non riesce a distinguere neppure la sagoma di Hayato in mezzo al vapore. »In fondo questo posto non è così grande... Shinka---»
Poi un panno imbevuto di qualcosa gli viene schiaffato in faccia, e in pochi secondi tutto diventa più confuso. 
«A-abuuu---».
_ _ _

Fukutomi e Toudou nel frattempo decidono di controllare nel piccolo capanno che ospita temporaneamente le loro road racers. Ci sono quattro bici perfettamente allineate, diversi arnesi per la manutenzione e alcune ruote di ricambio appoggiate al muro. 
«Ecco, quella di Arakita non c'è! Lo sapevo! E... ehi Fuku? Quella di Manami dov'è?» Senza dire nulla, Fukutomi indica una road racer appoggiata al muro laterale, che Toudou non aveva notato subito.
«Ah ecco, è il solito disordinato» commenta, per poi togliere il cavalletto alla sua e inforcarla alla volta del conbini. 
Juichi è già avanti a lui di diversi metri, e pedala come se si trovasse in prossimità del traguardo, nonostante l'ora e le fatiche della giornata. Toudou accelera silenziosamente e si mette a pedalare al suo fianco, approfittando dell'assenza di automobili.
È questione di un paio di minuti e avvistano dietro l'angolo l'insegna del convenience store aperto tutta la notte dal quale li ha chiamati Yasutomo. Frenano entrambi nello stesso istante e appoggiano le due road racers al muro dell'edificio. Non possono ignorare quello che hanno davanti agli occhi. La bici di Arakita, inconfondibile. Abbattuta a terra senza alcun ritegno, sul marciapiede a pochi passi dalla vetrina e illuminata dalla luce fredda dell'insegna al neon del negozio. 
Poi, le ginocchia di Toudou cedono di colpo.
Gli occhi spalancati, fissa una macchia scura solo parzialmente illuminata, a poca distanza dal manubrio. E, anche se per qualche secondo cerca di convincersene, non si tratta del contenuto di una bottiglietta di Bepsi caduta per terra. Proprio no. A meno che non ne abbiano inventato un nuovo gusto, rosso, denso e dal vago odore ferroso.
«No no no no no...» inizia a mormorare, mentre il panico inizia a farsi strada, e cresce esponenzialmente quando vede altre macchie analoghe sul marciapiede, che conducono alla porta del negozio. «Toudou, entriamo» lo riscuote Fukutomi, per poi bloccarsi davanti alla porta. Chiusa, nonostante le luci all'interno siano accese. Poi notano la scritta TORNO SUBITO, scarabocchiata di fretta.
Fukutomi sospira «Non abbiamo scelta» e assesta una vigorosa spallata contro la porta, che si spalanca violentemente. Toudou ha uno spasmo di assoluto terrore tale da farlo quasi finire in braccio a Fukutomi quando, attraversata la soglia, una voce femminile registrata rompe il silenzio con uno stridulo «Irasshaimase».
«Ahahahah è solo una stupida vocina registrata ahahaha» ridacchia istericamente Jinpachi, che ha appena perso dieci anni di vita.
Nel conbini non sembra esserci anima viva, ma Arakita deve pur essere da qualche parte... nessuno accorre verso l'entrata dopo aver sentito tutto quel rumore, e il pavimento è imbrattato di sangue in più punti. Toudou cammina dietro Fukutomi, guardando nervosamente a destra e a sinistra. Poi, le tracce si interrompono davanti a una porticina metallica. Una cella frigorifera.
«N-non aprirla, Fuku... chiamiamo la polizia, ci sono sufficienti ragioni per farlo, non credi?»
Niente da fare, Fukutomi ha già spalancato la porta della cella. Toudou resta letteralmente congelato sul posto: nel gelido spazio angusto, con la maglietta completamente imbrattata di rosso e un brutto taglio superficiale sulla fronte, Yasutomo giace immobile. Il termostato della cella frigorifera è regolato sul minimo. Dietro di lui, quasi per sfotterlo, uno scaffale pieno di bottiglie di Bepsi.
Anche Fukutomi rimane per un attimo come paralizzato. Ma è solo un attimo. Mentre Toudou vede la scena come se fosse infinitamente lontano, al di là di uno schermo, incapace di agire razionalmente, Juichi ritrova di colpo la sua presenza di spirito: con una delicatezza incredibile per un corpo così imponente mette un braccio intorno alle spalle di Arakita e lo solleva senza sforzo, adagiandolo sul pavimento del negozio, sul retro del bancone.
Due dita sul collo. «È vivo, Toudou! Chiama un'ambulanza e vai a cercare qualcuno!» decide Fukutomi in un istante, cercando con gli occhi qualcosa che possa scaldare il corpo dell'amico in fretta.
Il climber, tornato bruscamente alla realtà, cerca spasmodicamente il cellulare nella tasca per qualche istante, per poi ricordare, in un flash. Il telefono è rimasto in stanza, sul cuscino del suo futon. 
(Non può crederci, non può aver dimenticato il cellulare sul serio in una situazione del genere, lui che lo considera quasi un prolungamento del suo braccio... non può averlo lasciato in stanza...)
Si guarda intorno: sul bancone c'è un telefono, ma appena solleva la cornetta se ne accorge: il filo è stato tranciato. «Fuku? Puoi darmi il tuo cellulare?» Schermo spento. Morto. Scarico. Kaputt. 
«Ok, torno al ryokan a chiamare aiuto, sarò di ritorno tra pochissimo!» prende l'iniziativa Toudou, con uno sforzo sovrumano per dominare il panico nella voce.

«So-sono nella merda, neh Fuku-chan?» è quasi un sussurro, così diverso dal tono assurdamente alto che usa di solito. 
«Va tutto bene, ora Toudou va a chiamare un'ambulanza... tu devi solo essere forte.» 
«Ok Fuku-chan... mi dai sempre compiti impossibili, però» brontola Yasutomo con una mezza smorfia, poi perde di nuovo i sensi.
Fukutomi lo scuote leggermente, poi con più foga.
«Non addormentarti, devi restare sveglio» 
«Nh, la fai proprio facile tu...» risponde Arakita, interrotto poi da un brivido. Complice lo sbalzo di temperatura, ora sta sudando freddo. Il suo petto si solleva piano al ritmo rallentato di respiri spezzati. Fukutomi deve fare qualcosa, e in fretta. La priorità è cercare di aumentare la sua temperatura (che crudele ironia, con un'afa simile). Gli mette un braccio intorno alle spalle cercando di scaldarlo col suo calore e sta pensando di togliersi la maglietta per mettergliela addosso, ma appena sposta la mano dalla schiena di Yasutomo l'espressione di quest'ultimo si deforma per il dolore e non riesce a trattenere un'imprecazione, che si spegne in un accesso di tosse. Un rivoletto di sangue scivola giù dall'angolo esterno della sua bocca. 
Fukutomi allora capisce: tutto quel sangue non può venire solo dalla ferita alla fronte. Come se le avesse evocate, individua un paio di forbici sul bancone e senza tanti complimenti taglia la T-shirt intrisa di sangue e sudore gelido ad Arakita, che lo lascia fare, mordendosi un labbro e ripassando mentalmente tutte le maledizioni che conosce. La stoffa stracciata svela uno squarcio profondo al centro della schiena spigolosa di Yasutomo. Anche Fukutomi, nonostante il suo sangue freddo, inizia a sentire rivoli di sudore colargli dalla fronte. 
«Chi ti ha fatto questo?» 
«Non so proprio chi fosse quel bastardo» respira rumorosamente  «ricordo solo un'assurda maschera rossa prima di perdere i sensi...» soffoca un gemito di dolore «chi cazzo me l'ha fatto fare di uscire... giuro che se riesco a salvarmi il culo da questo casino non berrò mai più quella Bepsi di merda in vita mia» 
«Stai fermo adesso» 
«Dove vuoi che vada» ghigna Yasutomo, mettendo a tacere un altro gemito di dolore. Fukutomi individua a colpo sicuro lo scaffale con bende e cerotti: non c'è molto, ma di sicuro basta per una fasciatura di fortuna. Toudou non è ancora tornato e intorno a loro non si sente nessun rumore. È davvero troppo strano, anche se è ormai notte fonda.
Le labbra sottili di Arakita sono ancora bluastre e il colorito è perfino più pallido del solito; Fukutomi apre una confezione di garze e cerca di fermare il sangue senza fargli più male del necessario. «Fuku-chan... non preoccuparti di essere delicato... ormai non sento più nulla. Non è per un cazzo un buon segno. Che rabbia. » sospira Arakita, sollevando stancamente un braccio a coprirsi il viso, per non mostrare segni di debolezza. Ma a che serve, ormai? Le forze lo stanno pian piano abbandonando, lo sguardo è troppo annebbiato per tenere gli occhi aperti e sente il poco calore che ha riacquistato fluire fuori dalla ferita e scivolare tra le dita di Fukutomi, che cerca di bendarlo stretto. Lo lascia fare, non ha la forza di dirgli che è tutto inutile e che dovrebbe lasciarlo lì e pensare solo al traguardo di domani, che per lui non c'è più niente da fare. Ma vorrebbe essere forte, per lui, un'ultima volta.
«Fuku-chan...» 
Juichi alza lo sguardo dalle bende intrise di sangue per mettere una mano sulla spalla del suo numero due, per spronarlo a lottare ancora un po'... Toudou tornerà a momenti, ne è certo.
«...gomen.»
Yasutomo raccoglie le sue ultime energie e alza lentamente un braccio. Fukutomi capisce in un attimo.

High-five.

«Hai fatto del tuo meglio, Arakita.»
_ _ _

Plic.
Plic.
Plic.
Izumida non ricordava che la loro stanza fosse così umida.
In realtà, non ricorda nemmeno di essere andato a dormire.
Spalanca gli occhi, e di colpo è tutto chiaro.
Arakita e Manami spariti. Gli ordini di Fukutomi. Shinkai. L'onsen. L'attacco alle spalle. 
Si mette seduto di scatto, ignorando la nausea e il capogiro che ne conseguono. 
«Shinkai-san?» Si guarda intorno, oltre le nuvolette di vapore. Il rosso è seduto sul pavimento dal lato opposto dell'onsen, appoggiato al muro di piastrelle della stanza, con la testa bassa e gli occhi chiusi.
«SHINKAI-SAN? SHINKAI-SAN?!» inizia a chiamarlo urlando, in preda al panico. 
Panico che non fa che aumentare quando nota un vago scintillio metallico sul collo dello sprinter: sembra una sorta di collare o qualcosa di simile, liscio e lucente, con una piccola lucina rossa. La sua caviglia destra è stretta da un anello di ferro collegato a una catena, che è assicurata a un tubo dietro di lui. 
Izumida non vuole abbassare lo sguardo, non vuole portarsi le mani al collo per verificare di essere nella medesima situazione, ma suo malgrado lo fa comunque. Le sue dita tastano una superficie fredda, tondeggiante e liscia. Andy e Frank si contraggono dolorosamente. Abbassa gli occhi, e anche lui si scopre incatenato. Come ha fatto a non accorgersene? Vorrebbe attraversare la stanza per cercare di svegliare Hayato, ma la catena è troppo corta, basta appena per arrivare a metà strada. Sta già immaginando i peggiori scenari possibili quando Shinkai solleva la testa e si sfrega gli occhi con una mano, per poi fare una smorfia per aver sfiorato un taglietto sul sopracciglio che si è procurato cadendo in avanti.
Si sveglia del tutto e si accorge della situazione.
«Izumida-kun...»
«Shinkai-san!» quasi si metterebbe a piangere per la felicità di vederlo sveglio, ma gli sembra piuttosto fuori luogo «Cosa... chi... che cosa facciamo adesso?» chiede, con una voce che quasi non riconosce come sua.
Il rosso non risponde subito, sta fissando qualcosa a pochi metri da lui, in mezzo alla stanza.
La sua ultima barretta.
E, quanto è vero che è il più veloce del team HakoGaku, in un momento del genere ne ha dannatamente bisogno. 

 

Ok, in tempo record ho sfornato anche questo secondo capitolo... mi impressiono da sola a vedere come questa fanfic sta passando dal comico all'angst di colpo XD E ho avuto feels. Ho sofferto il distacco a dover far secco il povero Arakita e mi dispiace anche un po', ma credo di aver visto troppi film horror per non sapere nel mio cuore che DOVEVA lasciarci le penne per primo... vabbè, sono una persona orribile, non ho scusanti XD
E poi c'è Shinkai con qualche problemino di priorità... inizio a pensare che quelle barrette creino una seria dipendenza.
Anyway... ancora grazie a Sawako e Palketta per le recensioni e per aver sopportato i miei deliri sulla gente in ipotermia e le catene e i serial killer e altre cose simpatiche e i doppisensi sulla maschera da tengu... non so cosa farei senza di voi, davvero. E lasciamo a Fukutomi il suo angolo di privacy per piangere lacrime maschie.
Alla prossima! 
   
 
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