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Autore: Alexandra e Mac    22/11/2014    5 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XXXVI

Progetti



"Quindi?" domandò Harmon Rabb a sua moglie. Era in camera a preparare la sua borsa quando aveva sentito lo squillo del cellulare di Mac: Andy chiamava da sempre al cellulare della madre, anche se doveva parlare con lui, perché fin da bambino sapeva che il numero dell'Ammiraglio Harmon Rabb si doveva fare solo in caso di emergenza. L'abitudine gli era rimasta anche ora che il padre era in pensione.

"Andy ci aspetterà al Charles de Gaulle dopodomani, alle 19 ora di Parigi e poi ci accompagnerà in hotel. Abbiamo tutto il tempo per fare le cose con calma".

"Verrà con lei?"

"No. La conosceremo il giorno successivo, almeno lo spero. Non ho ben capito il motivo, ma sembra che Nicole ancora non sappia chi sia in realtà nostro figlio".

"Mi stai dicendo che si è presentato sotto falso nome?"

"Al contrario, col suo vero nome. È solo che non sa che lui è anche lo scrittore Alex Andrews".

"E perché mai non glielo avrebbe detto?"

"È una storia un po’ complicata... Pare che si fossero incontrati ben tre volte prima di scoprire che, oltre ad essere la fotografa che lo aveva ritratto per un servizio di moda, fosse anche l'esperta di storia che Ross gli aveva trovato a Parigi e la proprietaria del Castello dei conti d'Harmòn, nonché discendente del conte Andrè..."

"Aspetta, aspetta. Un servizio di moda? Andrew si è fatto fotografare?"

"Non solo qualche scatto, ma a quanto pare ha posato come modello per un intero servizio fotografico" rispose Mac divertita, senza riuscire a nascondere un moto d'orgoglio all'idea che il loro bellissimo figlio si fosse arreso anche alle sue doti fisiche e non solo a quelle intellettuali, dandole così ragione.

"L'idea ti diverte, vero?" chiese Harm con un sorriso.

"Assolutamente sì. Sono anni che insisto perché sfrutti, almeno in parte, anche la propria immagine per promuovere il suo lavoro".

"Ma Andy odia la notorietà, lo sai. La sua decisione, devi ammetterlo, gli ha consentito finora di vivere piuttosto tranquillo e non assediato da eventuali fan. Ora, però, se quelle foto diverranno pubbliche...".

"Non hai sentito ciò che ho detto? Nicole ancora non sa chi lui in realtà sia".

"Sì, ma quando lui glielo dirà, come reagirà lei? Una persona arrabbiata può fare qualunque cosa, anche la più stupida, senza riflettere sulle conseguenze".

Lei annuì, dandogli ragione. Sapeva che Harm si riferiva ad entrambi quando, trent'anni prima, avevano rischiato di commettere l'errore più grande della loro vita sposandosi, lui con Belinda e lei con Clayton, solo perché arrabbiati l'uno con l'altra.

Per un attimo il pensiero di Harm andò a Clayton Webb, della cui morte per malattia erano venuti a sapere l'anno prima: nonostante tutto, erano stati amici e sapeva che sua moglie gli aveva anche voluto bene. Avevano partecipato al suo funerale assieme ad Harriet e Bud e in quell'occasione avevano saputo che era morto solo, com'era vissuto. Alla cerimonia c'erano davvero poche persone: loro quattro e una decina di ex-colleghi che avevano voluto rendergli omaggio nonostante non fossero più in contatto da anni. Lui, Mac e Bud erano stati, con molta probabilità, gli unici amici che Clay avesse mai avuto.

"Andrew è innamorato di lei, Harm" gli disse sua moglie dopo un attimo di silenzio ed egli non riuscì ad interpretare il tono con il quale pronunciò quella affermazione.

"Te lo ha detto lui?"

"Sì, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno: basta ascoltarlo parlare di lei... Non l'ho mai sentito tanto preso da una donna".

"Diciamo che non lo hai mai sentito parlare di una sua donna, prima d'ora" precisò con benevolenza lui, rammentandole la reticenza del figlio a raccontare delle sue avventure sentimentali fin da quando era ragazzino e quanto questo riserbo la infastidisse.

"Mi racconta di ogni cosa che gli passa per la testa, ma mai di quello che prova con la ragazza di turno" si lamentava Mac ogni volta che capiva che Andy aveva un appuntamento. Lui, paziente, le ricordava che non doveva intromettersi nelle faccende sentimentali del figlio e che a sua volta non aveva mai detto nulla a Trish delle sue avventure.

"Io non mi voglio intromettere" replicava lei "mi piacerebbe solo sapere se è innamorato".  

Harm ogni volta sorrideva a questa affermazione tipicamente materna e chiudeva il discorso con la sua solita pragmatica: "Se non ti dice nulla è perché non lo è. Quando sarà innamorato te lo dirà".

A quanto sembrava quel momento era arrivato.

"Su questo hai ragione" ammise lei, restia come sempre a concedergliela. Nonostante l'amore che li legava da anni, non avevano cambiato il loro modo di parlarsi e, soprattutto, di battibeccare, come facevano in ufficio quando ancora reprimevano i loro sentimenti. All'interno di questo codice di dialogo, ammettere che lui aveva ragione non rientrava tra le priorità di sua moglie e quando ciò accadeva era il segnale che la ferrea volontà di Sarah era fiaccata da qualcosa.

"Non mi sembri felice, tesoro. Credevo non aspettassi altro che vedere il nostro ragazzo finalmente innamorato!" la prese in giro, per indagare.

Quando arrivava al punto di concedergli l'ultima parola su una questione, significava che era pronta a parlare di sé e non aspettava che un cenno da parte sua. Cenno che lui era più che pronto a fornirle perché aveva imparato che Mac aveva bisogno di lui per parlare, per tirar fuori ciò che l'angustiava. In nessun altro campo poteva arrischiarsi di aiutarla, perché lei di rado gliene concedeva la possibilità: dal punto di vista pratico era sempre stata la donna più indipendente che avesse mai conosciuto. Sul piano emotivo, invece, le cose erano un po’ diverse, a causa del suo passato, tuttavia era sempre stato difficile raggiungerla. Da quando avevano iniziato a vivere insieme si era posto l'obiettivo di scoprire la strada migliore per esserle accanto e quando infine era riuscito a trovarla non aveva mai smesso di percorrerla ogni volta che si rendeva conto che lei aveva bisogno di lui. Del resto ci voleva così poco, era sufficiente cogliere il momento e dire la frase giusta, col tono giusto: niente domande o, peggio ancora, affermazioni dirette mirate a farle intendere che lui aveva già capito cosa la tormentava, perché in quel caso alzava di nuovo le barriere e non c'era più verso di raggiungerla e quindi di aiutarla. No, da tempo aveva capito che il modo migliore era prenderla in giro, senza esagerare però. A volte era più complicato che pilotare un tomcat, ma se riusciva nell'intento, era altrettanto gratificante.

"Lo so, hai ragione..." disse lei in tono mesto.

Se gli stava dando ragione per la seconda volta in pochi minuti, il timore che Andrew si trasferisse a vivere in Europa doveva essere una faccenda davvero seria per sua moglie.

"Ma...?" domandò, fingendo di non aver ancora capito cosa l'angustiava tanto.

"Andy potrebbe restare in Europa per sempre..." ammise.

"È solo questo che ti preoccupa?"

"Cosa intendi?"

"Nessun dubbio che lei possa essere la donna giusta per lui?"

"E come faccio a saperlo? Non la conosciamo neppure. Ma ho fiducia nella capacità di giudizio di nostro figlio... Se si è innamorato di lei, deve essere una ragazza speciale".

"Hai ragione" disse. Ogni tanto non guastava concedergliela, soprattutto lasciarle pensare di essere giunta prima di lui ad una conclusione logica.

"Nessuna forma di gelosia materna? In fondo ti porterebbe via il tuo bambino" chiese lui ancora.

"Nulla di più di quanto non avessi già messo in conto. E poi, in cambio, potremmo avere dei nipotini" rispose lei, iniziando a rilassarsi.

Harm si disse che era un buon segno, pertanto decise che era giunto il momento per affrontare il nocciolo della questione, senza tergiversare oltre.

"Mi sembra di capire, quindi, che il problema sarebbe solo la lontananza, se decidessero di vivere in Europa. Ebbene, nessuno ci vieta di trasferirci vicino ai ragazzi, se il problema è solo questo".

"Ma Harm, questa è la casa di tua madre... Credevo volessi tenerla, che desiderassi vivere qui".

"Sì, ma non per forza. Possiamo venirci per le vacanze, anche tutti insieme se lo vorranno, tanto il posto c'è".

"Ma se non vendiamo questa casa..."

"Dimentichi il denaro: mia madre e Frank ne guadagnavano parecchio,  più di quanto siano riusciti a spenderne nella loro vita".

"Pensavo che Trish lo avesse usato per regalare il loft a Andrew quando è andato a New York".

"Credo ve ne sia rimasto anche per una casetta europea per noi due!" disse lui, con un sorriso, mettendo fine alle sue obiezioni.

"Se le cose stanno così, allora...".

"Sei più tranquilla, adesso?"

Lei annuì, in silenzio. Per un momento rimase ferma ad osservarlo mentre chiudeva il borsone che, durante la loro chiacchierata, aveva terminato di preparare. Poi gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra, suscitando in lui lo stesso fremito che accompagnava ogni suo bacio da trent'anni a quella parte.

"Avevi già capito cosa mi tormentava, vero? Prima ancora che te lo dicessi... Come sempre lo avevi già intuito".

Lui non rispose, si limitò ad abbracciarla. Se a vent'anni gli avessero detto che a settanta sarebbe stato innamorato della propria moglie come la prima volta in cui aveva fatto l'amore con lei, si sarebbe fatto una bella risata. Invece le cose stavano proprio così.

"E, come sempre, mi hai fatto sfogare e mi hai rassicurato" aggiunse lei, come semplice osservazione, rifugiandosi nel suo abbraccio.

Dopo un attimo, però sollevò lo sguardo verso di lui e, con aria birichina, gli disse:

"Non ti ho ancora detto, però, che fino a ieri sera Nicole non lo ha ancora voluto...".

Lui alzò gli occhi al cielo, con fare esageratamente esasperato. Poi, divertendosi a sua volta, replicò:

"Beh, in questo caso ci siamo già portati avanti col lavoro!"

 

  
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