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Autore: KaterinaVipera    22/11/2014    1 recensioni
Rileggendo le due storie mi sono resa conto di non aver spiegato bene alcuni punti, creando, forse, delle lacune o dei punti poco chiari.
Così ho deciso di scrivere alcune one-shot per spiegare meglio la storia e tutto quello che è intercorso tra i personaggi principali delle ff ''Grazie a lei'' e ''La Gemma dell'Anima'': Cat e Loki.
Sono solo brevi capitoli che inserirò in ordine temporale e specificherò quando si ambientano.
ENJOY!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Il silenzio idilliaco del bosco era interrotto solo dallo scalpitio dei cavalli, dal rumore delle foglie rotte sotto i possenti zoccoli dei due animali che spronati dai due padroni venivano istigati ad andare sempre più forte.
Nonostante il loro passaggio rompesse la pace che regnava in quel bosco estivo, dove il sole filtrava leggero ma già caldissimo attraverso le chiome verdi, folte e maestose, dove l'ombra veniva ricercata e dava sollievo, non potevano fare a meno di bearsi di quei suoni, delle loro risate e di quei profumi trasportati dal vento che creavano. Per loro quella era la vera pace, quella tanto ricercata e conquistata duramente.
Era stata lei a proporre quella cavalcata, lei così incline a starsene in mezzo alla natura quanto in mezzo alle persone, le stesse che, dopo tanti anni trascorsi dal suo arrivo nella grande casa di Odino, la avevano accolta benevolmente a causa del suo carattere solare e gentile con tutti.
Caterina rideva, senza una ragione precisa, si sentiva felice e finalmente si sentiva a casa sua, si sentiva di appartenere a quel mondo meraviglioso e magico; per lei erano stati anni intensi  in cui aveva impiegato molto per sentirsi accettata ma alla fine  il popolo e gli abitanti del Palazzo avevano smesso di formulare teorie su di lei e sulla strana ed alquanto improvvisa – secondo loro – relazione con il principe minore.
Le risa di Cat risuonavano allegre per tutto il bosco, si potevano udire anche a distanza e chiunque li sentisse o li incontrasse, non poteva fare a meno di venirne contagiato.
Lei galoppava veloce, sembrava che la stessero inseguendo un branco di lupi ma l'unico che le galoppava dietro era suo marito.
Guardandosi il dito della mano sinistra sul quale riluceva, quasi di luce propria, l'anello che li legava indissolubilmente, ancora si stupiva di quanto ne fosse enormemente felice, ancora emozionata, come se stesse rivivendo lo stesso giorno, quello stesso magico evento che li aveva uniti per sempre. Sapeva che non si sarebbero più separati, che si sarebbero appartenuti l'un l'altra per sempre, fin tanto la loro lunga vita glielo avesse concesso e quel piccolo cerchio dorato che portava all'anulare era la prova evidente, concreta e tangibile,  della loro promessa.

E non cercare più, tu sei qua. Ci credo come credo che sia bellissimo sposare alla mia la tua felicità. Sarà un bel giorno quello che a te a te mi legherà. A te mi legherà.

Si voltò indietro, i capelli divenuti molto lunghi le coprivano gli occhi impedendole di vedere chiaramente ma sapeva che Loki era dietro di lei, tremendamente vicino tanto da riuscire a sentire la sua presenza e quando lo vide raggiungerla spronò il suo destriero a una velocità maggiore, tanto da portarlo ad allargare le narici, per non dargli la soddisfazione di vincere una gara in cui, in realtà, mai nessuno dei due vinceva sull'altro.
Quando ritornò con lo sguardo sul sentiero che stava percorrendo, ebbe un sussulto nel vedersi spuntare dal nulla una donna che si parò sul loro cammino. Fu costretta ad arrestare l'andatura folle del cavallo, facendolo impennare e nitrire imbizzarrito prima di riuscire a calmarlo con il suono della sua voce ed un paio di carezze sul collo dal pelo lucido.
Il cuore le martellava nel petto come un pazzo, tanto era stato lo spavento per quell'apparizione improvvisa. Smontò di sella con le gambe che le tremavano appena, un po' a causa del lungo sforzo a cui le aveva sottoposte  e un po' a causa della paura.
Si avvicinò alla donna che da quando l'aveva vista non aveva mai smesso di sorridere, non era neanche spaventata dal fatto che avrebbe potuta essere travolta dall'animale.
Lasciò cadere le briglie a terra e si avvicinò alla bellissima donna bionda.
“State bene? Vi serve aiuto?” le domandò gentile Cat, rimanendo a qualche passo da lei sospettosa da quel suo strano comportamento.
La misteriosa figura si limitò a sorriderle senza proferir parola alcuna. Solo quando, qualche istante dopo, giunse anche Loki ella si inchinò rispettosamente ad entrambi, facendosi scivolare davanti alcune delle lunghissime ciocche chiare come il grano dei suoi capelli.
“Vi stavo cercando.” disse semplicemente, con una lentezza che servisse a fargli recepire il messaggio.
“Chi siete?” domandò allora Loki avvicinandosi alla sua sposa, il tono di voce sospettoso e gelido, come lo era sempre con tutti.
“Non importa chi io sia ma il motivo per cui sono qui.” rispose enigmatica la donna, non muovendosi di un solo passo, continuando a sorridere loro affabile e dolce.
“Dunque qual'è questo motivo?” Loki cominciava ad essere spazientito di tutta quella situazione, poco incline alle perdite di tempo, e contrariato perché quella donna era riuscita a trovarli persino in una zona lontana da palazzo come quella.
“Sono qui per vostra moglie.” chiarì senza nessun tono di minaccia nella voce.
Nonostante avesse usato dei toni pacati e le sue azioni non mostrassero segni di minaccia, il Dio non potette fare a meno di afferrare Cat per un braccio e trascinarla dietro di se per proteggerla in caso di pericolo.
Caterina era in grado di difendersi da sola, lui lo sapeva bene, si era esercitata moltissimo durante quegli anni sia con le armi, durante i pomeriggi sfiancanti passati con Thor e la sua cerchia di amici, che con la magia che Loki stesso le aveva sapientemente insegnato.  Ma il suo senso di protezione – anche se lui si ostinava a dire di gelosia – ebbe il sopravvento e non avrebbe mai più permesso a qualcuno di farle del male.
“Non le farai del male.” sibilò a denti stretti, lo sguardo glaciale e duro fisso in quello della donna, mentre sentiva il suo cuore perdere un battito.
“Ma io non ho intenzione di farvi del male.” precisò iniziando a camminare in cerchio intorno a loro con le mani, coperte dalla stoffa bianca dell'abito tenuto stretto in vita da una cintura in cuoio, sul grembo . “Vi voglio fare un dono.”
Continuò a muovere qualche altro passo, questa volta nella loro direzione.
“Chi sei tu, veramente?” le chiese il Dio, osservando la figura misteriosa, dai tratti fini e delicati che si ostinava a non rivelare le sue vere intenzioni.
“Sono qui perché ho visto il futuro e il vostro ruolo in questa storia non si è ancora concluso. Solo chi ha da perdere il bene più prezioso farà di tutto per custodirlo.”
Loki la guardò adirato, avrebbe voluto stringere le mani intorno al collo della sconosciuta fino a che non gli avesse rivelato le sue vere intenzioni, avrebbe voluto darle della bugiarda, l'avrebbe uccisa prima ancor prima di poter alzare un solo dito su sua moglie ma  per tutto il tempo in cui aveva parlato sia Loki che Cat erano come rimasti ipnotizzati dalle parole della donna. Era come se, in un certo senso, credessero a quello che diceva prima di aver compreso bene ciò che gli stava dicendo.
Sembrò che il tempo si fosse fermato, dilatato all'infinito, catapultati in un altra dimensione mistica e lontana, dove le uniche persone presenti erano loro tre.
La figura eterea riuscì ad avvicinarsi all'oggetto del suo interesse che si era momentaneamente sporta per osservare meglio quella scena surreale. Era ritornata al fianco di Loki, spinta anche lei dal senso di protezione.
Con un gesto veloce riuscì a posarle una mano sul ventre, rilasciando da sotto di esso un'intensa quanto calda luce rossa.
“Sii felice, principessa.” le sorrise dolcissima e detto ciò tolse la mano sparendo immediatamente avvolta da una luce dorata, lasciandoli soli.
Caterina si lasciò avvolgere dal calore che dal ventre iniziò a dipanarsi per tutto il corpo, cullata da quella sensazione che le infondeva sollievo e tranquillità. Chiuse gli occhi e cadde tra le braccia di Loki prima che la sostenne prima che cadesse a terra.
Quando si svegliò si ritrovò nelle sue stanze, distesa sopra le leggere e lisce lenzuola setose che adornavano il loro letto. Volse lo sguardo a giro e vide Loki davanti all'immensa finestra con le mani giunte dietro intento a guardare il sole che calava dietro la lontana linea dell'orizzonte.
“Loki..” fu il flebile richiamo che giunse al Dio che portò la sua attenzione immediatamente alla donna distesa sul materasso.
Le si sedette accanto, accarezzandole il viso. “Come ti senti?” si informò pieno di tatto, la voce ridotta ad un sussurro per non infastidirla.
Cat si prese del tempo per pensare ma in realtà si sentiva stranamente bene.
“Cosa mi è successo? Chi era quella donna e che cosa voleva?” domandò d'un fiato, alzandosi con la schiena e poggiandola sui cuscini morbidi della testata del letto.
Era leggermente confusa, si ricordava di tutta la conversazione avuta con la misteriosa donna, di quello che le aveva detto e persino dell'ultimo gesto che le aveva rivolto ma non riusciva a capirne il nesso logico.
Fu Loki a prendersi un momento di tempo per risponderle perché quello che aveva da dirle poteva risultare assurdo, oltre che difficile da accettare.
“Quella non era una semplice donna, era Freyja la Dea della fertilità.” concluse la frase, lasciandola in sospeso sapendo che non erano necessarie altre parole per farle comprendere.
L'espressione di stupore che si disegnò sul viso di Cat fu il chiaro segno che lei stava iniziando a capire.
“No, non può essere..” bisbigliò sbigottita, credendola una cosa impossibile e portandosi istintivamente una mano sul lato del ventre dove sapeva di trovarci la cicatrice.
Fissò Loki per un lungo istante, aspettando ulteriori spiegazioni da parte sua, prima di fraintendere e vedersi spezzata una speranza proprio sul nascere.
Loki le sorrise dolce, intuendo le sue perplessità e porgendole la mano destra la invitò ad alzarsi e a seguirlo davanti allo specchio.
“Perché indosso questa?” chiese una volta alzatasi ed accorgendosi di indossare una leggerissima camicia da notte e non l'abito con cui era uscita per andare a cavalcare.
“Quando sei svenuta ti ho portato dalle Guaritrici e dopo averti visitata ti hanno messo questa.” le spiegò con pacatezza, fermandosi una volta giunti davanti alla superficie vitrea.
“Loki cosa è accaduto veramente?” domandò col tono accorato, impaziente di sapere la verità.
“Guarda con i tuoi occhi, solo così capirai.” si fece indietro per lasciarle spazio davanti allo specchio.
Con una lentezza quasi solenne si tirò su l'indumento, le mani le tremavano d'aspettativa ed il cuore iniziava ad aumentare il battito ad ogni centimetro di pelle che esponeva alla vista. Prese un profondo respiro e socchiuse per un attimo gli occhi, prendendo il coraggio che le serviva per fare l'ultimo ed il più importante passo e senza indugiare oltre finì di sollevarsi la camicia da notte posando i suoi occhi sul riflesso della sua immagine. Quando i suoi occhi esaminarono lo strato di pelle esposta e non vide più quella grossa e orrenda cicatrice rossastra a deturpargli il corpo il suo cuore iniziò a fare i capricci, palpitando in maniera irregolare e gli occhi le si inumidirono. Passò un dito sulla pancia per accertarsi che fosse tutto vero e non solo un bellissimo sogno. Quando si rivolse a Loki i suoi occhi erano umidi di lacrime e le labbra inclinate in un sorriso tenerissimo e colmo di gioia.
“E' la verità?” chiese ancora intontita, lasciando andare le vesti e portandosi una mano alla bocca per coprire una risata che sentiva nascere dal profondo.
Il Dio le si avvicinò, le tolse la mano per prenderla con la propria prima di inclinare il viso verso di lei con la felicità che gli esplodeva violenta nel petto.
“Si. Si è la verità.” sussurrò con un sorriso che non avrebbe mai nascosto anche se avesse voluto, poggiando l'ampia fronte su quella di lei.
Gli si avventò al collo, abbracciandolo tanto da costringerlo a muovere un passo all'indietro mentre lui le avvolgeva le braccia intorno al costato. Rimasero stretti per tantissimo tempo, solo la gioia e la felicità a padroneggiare sopra le loro teste e nei loro cuori.


Trascorsero molte settimane da dopo quell'incantevole notizia; settimane relativamente tranquille passate, come erano soliti fare, passeggiando per i giardini privati o nei boschi, esercitandosi con la magia nella grande e silenziosa biblioteca o ad allenarsi nell'arena dalla quale Cat tornava sempre con qualche graffio o qualche piccolo livido ma sempre soddisfatta delle nuove cose che riusciva ad apprendere.
Era riuscita, inoltre, a stringere una sincera e piacevole amicizia con Jane e spesso capitava che le due donne si ritrovassero per parlare e discorrere di argomenti più o meno importanti.
Erano due caratteri affini e non era difficile sorprenderle a parlottare tra loro, ridendo come due ragazzine, per i corridoi del palazzo.
Alla fine Jane si era arresa all'evidente fatto che quella ragazza, era riuscita seriamente a conquistare il cuore tenebroso del fratello di Thor. E lo poteva leggere nelle iridi di entrambi ogni volta che stavano insieme; era contenta, si, contenta per entrambi che avessero trovato una persona che li rendesse felici a quella maniera.
Fu durante uno dei loro pomeriggi che Cat fece a Jane una grande, immensa confessione che si sentiva premere dentro da ormai qualche giorno.
Erano sedute sopra una panca in pietra, rilassate ed intente a godersi il clima mite di Asgard che presto avrebbe lasciato spazio al clima più rigido dell'inverno, pressoché in silenzio, quando da una navata laterale che conduceva direttamente ai giardini, videro sbucare con il solito passo marziale la giovane Lady Sif che si avvicinò a loro.
La dea mora rivolse un'occhiata sfuggevole e poco amichevole alla scienziata per poi rivolgersi cortesemente a Cat con la quale non le dispiaceva, qualche volta, intrattenersi; in fondo, era l'unica donna all'interno del Palazzo con la quale aveva qualcosa in comune o che non avesse tentato di portarle via.
“Non vieni ad allenarti oggi?” domandò con cortesia, incuriosita dal modo repentino con cui aveva smesso di recarsi nell'arena. Il suo interesse non era dovuto al fatto che con qualsiasi arma avessero combattuto o il livello di Cat nel maneggiare la spada Sif avrebbe, prima o poi, vinto ma nasceva dal profondo rispetto e da quel senso di primitiva amicizia che nutriva nei suoi confronti.
Caterina boccheggiò presa alla sprovvista da tale domanda alla quale non aveva la più pallida idea di cosa rispondere. Boccheggiò mentalmente per qualche istante, cercando una scusa che fosse almeno minimamente accettabile.
“No, non quest'oggi.” rispose alla fine, credendo opportuno non dare ulteriori informazioni o dettagli, sorridendo gentile ma troncando lì il discorso.
Sif si allontanò a passo spedito in direzione dell'arena di combattimento, lasciando nuovamente le due donne da sole.
Cat sospirò chinando appena il capo e socchiudendo gli occhi per lo scampato pericolo che potevano essere le domande insistenti della dea. Riaprì gli occhi solo quando si sentì toccare la spalla destra per riportarla alla realtà.
“Va tutto bene?” indagò Jane, piena di tatto, avendo intuito all'instante che qualcosa la turbava. Aveva notato anche lei che Caterina non si allenava già da qualche giorno ma la cosa non l'aveva interessata più di tanto, credeva che fosse normale non riuscire a reggere i ritmi sfiancanti e serrati con cui si allenavano i guerrieri e persino Thor.
L'altra non rispose ma si limitò a serrare le mani intorno alla stoffa liscia e fresca del suo abito turchese.
Prese un profondo respiro sentendosi catapultata indietro nel tempo, ad un momento in cui si sentiva perduta, sola e spaventata. Era come rivivere lo stesso ricordo, ritornare a farne parte una seconda volta con una sicurezza in più ma anche tante più paure.
“Sono stata dalla Guaritrice qualche giorno fa. Credevo di non stare bene.” disse a bassa voce, ritornando a guardare Jane che la stava ascoltando con attenzione.
“E..?” la spronò ad andare avanti dopo una pausa decisamente lunga, durante la quale Cat era caduta nuovamente dentro alle sue fisime, paranoie ancora taciute.
“Sono incinta.” fu quello che riuscì a dire il sorriso sulle labbra che le illuminava l'ovale del volto, una luce tutta sua a brillarle negli occhi. Ma ci fu qualcosa, l'attimo dopo che ebbe pronunciate quelle parole, che fece capire a Jane che c'era qualcosa che stonava. La vedeva felice eppure sembrava triste allo stesso tempo; gli occhi erano una fontana di allegria ma facevano trasparire una nota di timore. L'espressione stessa di Cat era una contraddizione continua.
“E non sei felice?” le domandò poggiandole una mano sul ginocchio.
“Oh Jane, non sai quanto.” rispose lei, la voce ridotta quasi ad un sussurro, coprendo la mano della scienziata con la propria.
“Allora cos'è che ti preoccupa? Loki che cosa ti ha detto?” ma lo sguardo che le riservò le fece capire che lui ancora non sapeva niente di tutta quella storia.
“Ancora non gliel'ho detto, lui non lo sa.” ammise lei, sentendosi in colpa per avergli taciuto una cosa di quel genere.
“Hai paura di come la possa prendere?”
“Un tempo ne avrei avuta ma non ora.” le rispose, ritornando coi pensieri a quando aveva veramente temuto cosa ne potesse pensare lui.
Quando anche la fidanza di Thor comprese quale terrore covasse nel petto Cat, non potette fare a meno di abbracciarla per farle capire che non era sola e che qualsiasi cosa avesse dovuto affrontare non lo sarebbe stata mai.
“Non lo perderai, non questa volta.” la consolò accarezzandole una guancia e sorridendole dolce.
“Ho paura, però.” si lasciò sfuggire, ormai decisa a dirle le cose come stavano, ad aprirsi a lei per cercare di avere un consiglio.
“Beh,” iniziò Jane,  riflettendo su quanto aveva da dire. “credo che sia perfettamente normale, sopratutto visto il tuo triste passato ma sono sicura che questa volta sarà diverso.”
“Non sai quanto lo spero.” si sentì pungere gli occhi dalle lacrime, tanto era la gioia che non riusciva più a contenere, poggiando entrambe le mani sulla pancia che ancora non dava alcun segno di gravidanza.
“Vai da Loki, diglielo e vedrai che tutte le paure andranno via.” le consigliò, facendole un gesto con il capo in direzione delle stanze interne.
Cat si alzò di scatto come se quella panchina scottasse troppo per restarci ancora a sedere.
“Grazie.” e dando un bacio sulla fronte alla donna davanti a lei, si precipitò a cercare Loki.
Lo trovò che stava uscendo dalle sue stanze, l'aria apparentemente calma e disinteressata, andando, forse, a cercare sua moglie che era sparita già da alcune ore.
Quando la vide si fermò sulla soglia, incuriosito dal suo modo affannato che aveva di camminare.
“Loki ti devo parlare.” gli disse tutto d'un fiato, non dandoli modo di ribattere nulla perché lo aveva afferrato per un braccio spingendolo dentro alla loro camera.
“Sei proprio una ragazzina strana.” scherzò dandole quell'appellativo che gli aveva dato anche la prima volta che l'aveva vista e che, molto probabilmente, sempre le avrebbe dato.
Tutta la sicurezza che aveva accumulato durante il tragitto sparì quando voltandosi andò ad affogare nelle iridi chiare di suo marito che la stavano osservando, aspettando ciò che aveva da dirgli.
Iniziò a scaricare la tensione sulle proprie mani che vennero fermate da quelle più grandi di Loki e che la costrinsero ad avvicinarsi a lui.
“Ehi va tutto bene?” si informò, preoccupato dalla reazione che aveva avuto.
Il sorriso che si aprì sulle sue labbra era impossibile da contenere, così puro e bello, che esprimeva una felicità imparagonabile ma Loki fu ancora più confuso.
Cat lo abbracciò, mischiando alle risate anche leggere lacrime nascoste dai suoi capelli e dal volto parzialmente coperto sui pettorali del Dio.
“Sono incinta.” non pronunciò altro, dopotutto non serviva aggiungere altro.
Si sentì stringere dalle forti braccia di Loki che ancora in silenzio gli ci volle solo un attimo per realizzare quanto Caterina gli aveva appena detto.
La strinse a se, forte e possessivo, come era sempre quando si trattava di lei, per farle capire che per lui, quella notizia, era la più bella che potesse ricevere in vita sua.


Quella era una notte come tante altre, come tutte quelle precedenti che ormai era solita passare da quando la pancia aveva iniziato a farsi vedere. Si rigirò nel letto ma senza ottenere nulla di quello che aveva sperato: sollievo.
Spostò lo sguardo fuori dalla finestra e vide che stavano già spuntando le primi luci ad est, il sole non avrebbe tardato a sorgere e riscaldare con i suoi raggi tutti gli abitanti di Asgard.
Loki accanto a lei dormiva, esausto ed in perenne allerta per ogni spostamento della donna che giaceva con lui.
Cat avrebbe voluto a dormire, standosene distesa in quelle posizioni tanto strane quanto apparentemente scomode ma la pancia ormai alla fine della sua crescita glielo impediva e, come ogni volta che si svegliava prima del tempo, si arrese all'idea di non poter più chiudere occhio. Inoltre quell'esserino che le cresceva dentro scalciava in continuo, già si faceva sentire ed aveva la netta sensazione che anche una volta nato non sarebbe stato da meno.
Si alzò dal letto cercando di non svegliare Loki, dato che aveva passato molte notti insonne a causa sua e si diresse a sedere su di una sedia a dondolo per cercare di rilassarsi, concentrandosi solo sul suono del suo cuore e di quello della sua creatura.
Si portò una mano sulla pancia e chiudendo gli occhi iniziò a canticchiare una ninnananna che aveva letto su di un libro trovato nella biblioteca.
La sua emozione era dovuta anche al fatto che quel giorno sarebbero venuti i suoi genitori a trovarla e sarebbero stati insieme fino alla nascita del bimbo o bimba. Su questo punto Cat era stata chiara, non aveva voluto sapere il sesso del nascituro, quando sarebbe nato lo avrebbe scoperto; era un'emozione che si aggiungeva ad un altra e rendeva perfetta la loro nuova vita insieme.
Come da accordo i suoi genitori arrivarono in giornata e furono felicissimi di vederla sorridente e sempre più impacciata nei movimenti. Vennero accompagnati a fare un giro per il palazzo, mentre a loro si affiancarono anche Thor e Jane. I genitori di Cat avevano già fatto la conoscenza del Dio biondo  e nonostante fosse passato molto tempo dalla loro ultima visita, furono lieti di poter scambiare quattro chiacchiere anche con lui.
La cosa che veramente li colpì fu vedere la loro bambina, ormai cresciuta, camminare al fianco di suo marito, l'aria serena e rilassata. Più volte Caterina scorse sua madre intenta a guardarli, l'aria di chi la sa lunga e la gioia di una mamma nel vedere la propria figlia realizzata e raggiante.
Fu a fine giornata che la combriccola si divise in due gruppi e mentre madre e figlia camminavano fianco a fianco, tenendosi a braccetto e confabulando tra di loro – la madre si informava sulla sua nuova vita e voleva sapere di più di quell'uomo che l'aveva conquistata – il padre e Loki rimasero in disparte ad osservare le due donne;
fu il padre di Cat a rompere il silenzio.
“So chi sei e so anche di cosa sei capace” iniziò, il tono di voce fermo e serio, mentre lasciava vagare il suo sguardo su sua figlia che stava ridendo per chissà cosa, rivolgendosi al Dio che gli stava accanto con le mani intrecciate dietro la schiena.
Loki lo guardò, dubbioso, aspettando che l'uomo andasse avanti.
“Ma se farai soffrire ancora mia figlia, stai pur certo che niente ti potrà salvare.” finì di parlare e puntò i suoi occhi – gli stessi di Cat – in quelli del Dio che guardava il mortale con un leggero sorriso sghembo, meravigliato dall'arditezza che aveva avuto nel parlargli in quel modo.
Capì, adesso lo sapeva, perché conosceva quella nuova sensazione di assoluta protezione per i propri figli e non potette fare a meno di sorridere nonostante lo avessero appena minacciato.
Tornò a guardare le due donne che si erano fermate perché Cat stava spiegando a sua madre le costellazioni che cominciavano ad apparire sopra le loro teste.
“No, non accadrà.” gli disse sapendo di non star mentendo, poiché avrebbe lottato con tutto se stesso per far in modo di mantenere quella promessa.
Perché la vita che avevano creato insieme e quella che stava per nascere valeva più di tutto quello che prima di allora aveva sempre bramato.









Angolo autrice
Per la vostra gioia questo è l'ultimo capitolo, già vi immagino fare i salti a giro per casa XD
Mi scuso per il ritardo ma proprio non mi ero accorto che il tempo stava passando ed io non stavo aggiornando, sono un caso umano senza possibilità di recupero....
L'unica canzone all'interno del capitolo si intitola “La fede di diamanti” ed è un brano tratto dal musical che io ADORO: Notre Dame de Paris ed è una piccola dedica a td98 alla quale so che piace particolarmente ;-)
Grazie mille per esservi fermati a leggere e commentare..
Ciao ciao
  
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