Dedicato
a tutte/i le Zonamiste
A quelle giovani che da poco hanno scoperto
questa coppia
A coloro che sono anni che si sono innamorati del
verde e dell'arancione e che mai lo tradirebbero
A tutte le
autrici che, nonostante non scrivano più su questa coppia,
la amano
lo stesso
Insomma a tutte/i voi care/i ZoNamiste/i che credono in
questa coppia e che mai accoppierebbero Zoro e Nami con altri,
perché
il vero Zonamista non riuscirebbe a scrivere o leggere altro
E,
soprattutto, a coloro che supportano gli altri autori senza
criticarli inutilmente, ma incoraggiandoli.
Baci kiko90
In my mind
Alzo
i pesi con estrema lentezza, non perché non abbia abbastanza
forza,
tzé, quello per me non è mai stato un problema,
piuttosto e la
mente che mi impedisce di svolgere al meglio i miei duri
esercizi.
Non sono mai stato quel genere di persona che si ferma a
riflettere su cose inutili, a mio parere, come il volo degli uccelli
migratori o come abbia fatto la principessa sirena a nascere
così
grande, soprattutto contando la stazza di sua madre...bé,
forse su
questo ultimo interrogativo ci ho pensato un po', ma mai quanto Sanji
e Brook concentrati solo sulle forme giganti della principessa.
Il
tarlo che sta scavando la mia mente e un altro però, e non
capisco
neanche perché ci sto dando tutta questa importanza, infondo
e solo
una semplice citazione...anche se tanto semplice non è.
Il tutto
è nato a pranzo durante le normali chiacchiere tra nakama.
Tutto
nella norma, Usop intento a raccontare al piccolo Chopper le sue
avventure contro il mostro del mare più temibile del grande
Blue,
Brook concentrato in una canzonetta con Franky che lo accompagnava
cantando. Un teatrino divertente, soprattutto se hai una buona
bottiglia di sakè davanti.
-Sorellona cosa leggi?- la voce
squillante di Nami mi risvegliò da quella pace dei sensi,
facendomi
voltare verso di lei. Incontrai i suoi occhi color nocciola per un
breve istante, poi essi si voltarono di scatto verso
Robin.
L'archeologa, gambe incrociate, occhiali leggermente sporti
in avanti sul naso e libro in mano, era assorta nella lettura. Il
tomo, sicuramente antico dato la copertina segnata dal tempo con le
venature bianche sulla pelle marrone, sembrava incantare l'archeologa
tanto da catturare persino l’attenzione di Rufy che
spostò lo
sguardo dalla carne al libro.
-Robin, cosa leggi?- le chiese Rufy
allungando il collo come una giraffa fino a ritrovarsi sulla spalla
della mora.
-un antica storia d'amore- rispose lei, sorridendo
dolcemente al moro capitano
- non sarà mai unica come la nostra-
disse spontaneo Rufy, ricevendo come ricompensa un dolce bacio sulla
bocca dall’archeologa. I due nakama si completavano a
vicenda,
tanto che per quanto perfetto e dolce quel piccolo attimo di
tenerezza, non fece irritare neanche il cuoco, il quale, voltandosi
verso i fornelli sorrise accendendosi una sigaretta; capendo per una
volta ciò che non doveva essere interrotto con le sue
lagnose
gelosie.
-Soltanto il sole sa quanto valga la pena
attendere per ricongiungersi al mare- disse improvvisamente
Robin
leggendo probabilmente un tratto del libro.
All'inizio non diedi
molta importanza a quella frase, volgendo la mia attenzione su due
caldi occhi che mi spiavano da dietro una tazza di caffè.
Quegli
occhi e quella frase sarebbero diventati il mio tormento per tutto il
giorno da quel momento.
Ed eccomi qui, dopo ore dal pranzo a
ripensare a quella citazione.
Non so perché stia pensando ad una
frase di cui non comprendo neanche il senso, so solo che dentro di me
c’è una parte che vuole sciogliere questo nodo,
comprendere la
frase e forse anche qualcos’altro.
Sono un samurai, attento ad
ogni soffio di vento, ad ogni pericolo che mi circonda. Di solito
sono il primo ad avvertire che qualcosa non va, se
c’è un pericolo
in avvicinamento io lo so, mentre ora mi sento come se fossi
l’unico
a non comprendere qualcosa che è evidente a tutti.
Mi decido una
volta per tutte a posare i pesi a terra, tanto è inutile,
forse è
meglio passare alla meditazione.
Incrocio le gambe e respirando
profondamente chiudo gli occhi.
Non devo pensare a niente, mi devo
concentrare.
Mi devo concentrare, ripeto.
Il silenzio nella
palestra è molto d’aiuto, finalmente sembro aver
trovato un po’
di pace.
La mia mente sembra sgombra da ogni pensiero quando, come
un picchio che scava la sua tana, la voce dell’archeologa
inizia ha
picchiettarmi dentro le membra.
Soltanto il sole sa
quanto valga la pena attendere per ricongiungersi al mare
Ma
che diavolo significa?
Quella frase è diventata il mio tormento.
Spalanco gli occhi sbuffando dal naso, irritato.
-Cazzo! Non
c’è modo di concentrarsi in questa palestra!- dico
alzandomi.
-Non
c’è bisogno di essere così scontrosi.
Volevo solo avvisarti che
in serata sbarcheremo su una nuova isola- la voce squillante di Nami
mi sorprende, facendomi sussultare. Mi giro verso la porta dove la
trovo in piedi. È strana. La guardo con un sopracciglio
alzato,
mentre piego la testa da un lato, non mi ero accorto della sua
presenza, ero troppo assillato da quella maledetta frase.
La
guardo, è triste, e forse anche nervosa visto come si
tortura le
mani, stringendosi le dita agitatamente.
Sto per aprire la bocca
per dirle qualcosa, ma mi fermo quando noto una piccola lacrima
sfuggire dai suoi occhi nocciola.
Sta piangendo, perché?
Mi si
stringe il cuore ed un senso di inquietudine inizia a propagarsi nel
mio petto. Mi sento in colpa, senza un perché.
Soltanto
il sole sa quanto valga la pena attendere per ricongiungersi al
mare
Ancora quella frase, non è il momento, devo
scoprire cosa turba Nami. Odio vederla piangere e lei lo sa.
Si
asciuga in fretta la lacrima sfuggita al suo controllo, spazzandola
via con un veloce tocco della mano. Fisso i suoi occhi lucidi ed
avanzo di un passo verso di lei. Voglio dirle che non ero nervoso
perché è entrata in palestra, ma
perché una cazzo di frase senza
senso mi sta facendo impazzire, ma lei retrocede chiudendosi la porta
davanti e scappando via.
Mi blocco in mezzo alla palestra con un
braccio alzato verso la porta. Volevo fermarla, dovevo fermarla, ma
non l’ho fatto.
Perché è scappata via così? E
perché mi
sento così in colpa?
Forse dovrei scendere e parlarle, ma lo
sappiamo tutti, Nami ha un carattere veramente isterico, potrebbe
benissimo scagliarmi dietro tutti i suoi calamai per poi metterli sul
conto del mio infinito debito. È meglio lasciarle sbollire
la
rabbia, passerà, mi dico, voltandomi e camminando verso la
vetrata
della palestra.
Gli occhi di Nami, caldi come il caramello ancora
bollente, mi invadono la vista.
Ricordo ancora quella volta che,
innocentemente le ho detto che somigliava ad una cerbiatta. Quella
volta altro che calamai, mi ha tirato dietro l’intero
servizio di
stoviglie del cuoco, urlandomi contro di tutto, per poi andarsene
furiosa.
Da quel giorno non le ho più provato a fare un
complimento, si perché il mio scopo era quello. Volevo dirle
che i
suoi occhi somigliavano a quelli di una cerbiatta, bella, elegante,
ma allo stesso tempo selvaggia e libera. Lei è tutto questo
e molto
di più, ma evidentemente non ha capito cosa intendevo ed io,
preoccupato per la sua reazione, non ho provato a chiarirmi.
-Mi
consideri come un animale!- aveva urlato lanciandomi una padella. A
ripensarci quella scena fu molto divertente, lo sarebbe stato di
più
se il bersaglio non fossi stato io.
Non so perché ripenso a quel
giorno. Perché gli occhi di Nami mi siano sempre piaciuti,
perché
lei stia sempre nei miei pensieri, notte e giorno. Un altro enigma a
cui non so dare una risposta.
Quella mocciosa mi confonde con il
suo carattere frizzante, con i suoi occhi brillanti, con la sua
bellezza sconvolgente…
No, aspetta cosa ho appena detto? Nami,
bella?
Guardo il mio riflesso sulla vetrata che ho di fronte.
Sembro un cretino con questa faccia. Bocca semi aperta, occhi
spalancati…cosa mi sta succedendo? Accidenti sono un
samurai, un
pirata, perché mi sto comportando da coglione oggi?
Perché mi
preoccupo così tanto per quello che ha Nami?
Una luce chiara
cattura la mia attenzione. Sono in alto e da qui si ammira benissimo
il tramonto con i suoi colori così caldi e rassicuranti,
come
Nami.
Ancora lei, sempre lei nei miei pensieri.
Fisso come
incantato lo spettacolo che ho visto mille volte, ma che oggi guardo
con occhi diversi.
Il sole, una enorme sfera di fuoco, scende
lentamente verso il mare illuminato dai suoi raggi.
Il tempo
sembra essersi fermato. Il cielo dipinto dalle tonalità del
rosa fa
da sfondo all’incontro tra il sole e il mare.
Soltanto
il sole sa quanto valga la pena attendere per ricongiungersi al
mare
Ed è in quel preciso istante, quando il sole
tocca per la prima volta in questo giorno, il mare, che comprendo.
Il
sole attende tutto il giorno di potersi ricongiungere con il mare, di
fondersi con lui, svanire dentro di lui, come due amanti, che si
uniscono diventando un’unica entità.
Il bagliore arancione del
sole che si immerge, ora sempre più velocemente nel mare, mi
risveglia da questa specie di trans in cui sono caduto.
Vedo lei,
ancora lei, solo lei, Nami.
I suoi capelli ribelli ardenti come il
sole.
I suoi occhi dolci e frizzanti allo stesso tempo.
La sua
bocca calda ed accogliente che mi aspetta.
Saluto il sole e il
mare con un veloce sguardo, e mi fiondo verso la porta.
Esco, la
notte sta prendendo il sopravvento, le prime stelle iniziano ad
illuminare il cielo.
Mi affaccio dalla balaustra e la vedo. Nami è
accanto al timone, controlla il log pose con espressione
concentrata.
Faccio un salto e mi ritrovo sul ponte. Sento le voci
dei miei compagni che mi chiamano, non bado a loro ho solo un
obbiettivo, Nami.
Salgo di corsa le scalette che portano al
timone. Si accorge della mia presenza ed alza la testa.
Fisso le
sue labbra, corrugate in una smorfia, è ancora arrabbiata,
ma non mi
importa, non ora che ho capito ogni cosa.
Non ora che so dare un
perché a quegli sguardi fugaci, al battito accelerato del
cuore
quando sono accanto a lei, al senso di protezione che ho verso di
lei.
Non ora che ho capito di amarla.
Mi avvicino lentamente a
lei, ferma come una statua.
Le prendo il viso tra le mani e lo
avvicino a me.
Poggio delicatamente le labbra su quelle di lei ed
è lì, che capisco cosa prova il sole aspettando
ogni giorno di
ricongiungersi con il mare.
Ho aspettato troppo, ma ora che so non
mi staccherò più da lei, non la
lascerò mai, perché come il sole
ed il mare, io e Nami ci fondiamo a vicenda diventando un unico
elemento, un’unica persona.
Fischi ed urla di gioia arrivano
alle mie orecchie. Loro, i miei compagni lo hanno sempre saputo,
avevano capito prima di me cosa legava me e Nami, e lei, la mia
mocciosa che ora piange, non per tristezza, ma per gioia, mi afferra
lo Yukata e mi avvicina a se, per non lasciarmi mai più.
Soltanto
il sole sa quanto valga la pena attendere per ricongiungersi al mare,
ma adesso lo so anche io, Roronoa Zoro.
Angolino
dell’autrice
Grazie a tutti coloro che leggeranno questa
fic, che spero apprezzeranno.
Un grazie speciale alle mie amiche
di WhatsApp, uniche ed inimitabili ed a Piper Parker per aver
inventato la citazione per me!
Baci Kiko90