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Autore: ElderClaud    29/10/2008    6 recensioni
"...Per il resto dell'anno lui era Hidan il meccanico, quello che impreca per ogni fuoriuscita di olio improvvisa e per ogni ferita che accidentalmente, o volontariamente, si provocava sul proprio corpo statuario. Il masochismo, anche se odiato, era una ovvia manifestazione di auto-purificazione dai propri peccati.
Ma durante quei giorni di festa, egli era semplicemente “el Diablo”.
Reincarnazione scaramantica del demonio che discende sulla terra per infettare col suo seme le donne, sue eterne devote, e divorare quelle innocenti che ancora non conoscono il suo nome..."
[HidanxTemari][HidanxHinata]
Oneshot sul tema di halloween dedicata a Kurenai88!
Genere: Generale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Temari, Altri, Hidan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, quella che vi apprestate a leggere è una fanfiction che ho pensato per il periodo di halloween.
Prima che me lo chiediate, no, non è una storia dell'orrore! Anzi, a parer mio è fin troppo stupida, specialmente verso la fine ho come l'impressione che perda dei colpi verso la fine <_< !
Con Hinata penso di essere entrata un po' in OOC, ma sapete che vi dico? Ho voluto per una volta descriverla in maniera diversa da come di norma viene descritta!
Come ultima precisazione, io detesto halloween...
è una festività che nulla ha a che fare con la nostra cultura, ed è stata importata nel nostro paese solo per far soldi e basta. Se devo per forza festeggiare qualcosa, è la festa dei morti. Ad ogni modo questa è una mia opinione intesi?
Ad ogni modo buona lettura!


El Diablo




Ci sono cose al mondo, che sono così radicate che non si possono affatto cambiare.

Ci sono posti inoltre, dove la cultura del consumismo non ha proprio preso il sopravvento sulla popolazione semplice e sincera.
Luoghi di tradizioni millenarie trasmutate da una fede cristiana, ancora reggevano nonostante la fede del denaro che stava attanagliando il mondo intero.

Lui la sua fede se la teneva stretta. E andava fiero della cosa.
Hidan era un uomo che forse con Dio non aveva nulla da spartire, dato che pareva reincarnare più il diavolo in persona che un angelo albino, ma le apparenze spesso ingannano.
Lui era un uomo di gran fede. Una fede tutta sua certo, forse un tantino deviata, ma era sua e l'aveva coltivata con amore da sempre.
E l'avrebbe coltivata anche quella notte.

Aprì con lentezza i suoi occhi color ametista nella stanza resa di un cupo arancione, dal sole morente oltre le finestre oscurate da delle vecchie e scassate veneziane di metallo.
Gli schiamazzi di bambini innocenti già iniziavano a sentirsi fuori da esse mentre i loro genitori, con tutta probabilità, li stavano accompagnando nel luogo del sacro raduno.
Gli Yankees del nord non erano affatto riusciti nel loro intento di trasformare la festa dei morti nel più banale e commerciale halloween.
Il Messico è e rimaneva essere la sacra culla delle tradizioni per eccellenza. Della fede nella più sincera forma.
Lo aveva capito subito lui, quando appena divorziata dal marito/padrone, sua madre decise di andare ad abitare in quello stato dove la famiglia è sacra quanto la vergine in persona. Era solo un bambino vero, ma ci si era abituato subito, e il rancore verso la genitrice sparì praticamente subito.
Sospirò piano, mentre con lentezza si metteva a sedere sul letto matrimoniale del suo piccolo, ma modesto appartamento.
Le pale del ventilatore a soffitto giravano lente e ancora più pigre di lui.
Sorrise lievemente, perchè presto quella effimera pigrizia avrebbe lasciato il posto al più sfrenato dei movimenti esistenti.
Anzi, ora che ci pensava, una certa persona di sua conoscenza era in ritardo per prepararlo alla serata dei morti!

Quella che per tutti era una sagra locale trasudante animismo ovunque in ogni sua rappresentazione, per lui era il podio del suo avvento annuale.
Per il resto dell'anno lui era Hidan il meccanico, quello che impreca per ogni fuoriuscita di olio improvvisa e per ogni ferita che accidentalmente, o volontariamente, si provocava sul proprio corpo statuario. Il masochismo, anche se odiato, era una ovvia manifestazione di auto-purificazione dai propri peccati.
Ma durante quei giorni di festa, egli era semplicemente “el Diablo”.
Reincarnazione scaramantica del demonio che discende sulla terra per infettare col suo seme le donne, sue eterne devote, e divorare quelle innocenti che ancora non conoscono il suo nome.

Il campanello alla porta suonò all'improvviso proprio mentre stava pronunciando mentalmente il nome di Temari.
Con una certa reticenza quindi, si alzò dal proprio letto massaggiandosi con gesti misurati la schiena dolente per il poco movimento, e trattenendo con cautela un sospiro di frustrazione si avviò all'ingresso.
Intanto chi stava suonando alla porta sembrava si stesse spazientendo ad ogni secondo che passava. E la frequenza degli squilli si fece decisamente più intensa.
“Arrivo...” biascicò lui con un mezzo sorriso sulle labbra. Ben consapevole di chi fosse lo scocciatore di turno.
Trascinò i piedi scalzi fino in fondo al corridoio, e quando poi finalmente aprì la porta non fu affatto stupito della persona che aveva di fronte.
“Temari...” rispose lui con finta sorpresa, ben compiaciuto della presenza della bella bionda sua amica di vecchia data.
Il sorriso di lei era a metà strada tra l'arcigno e il sensuale, era una ragazza davvero stupenda fisicamente, ma in quanto a carattere era piuttosto dura. Al pari di un uomo.
Forse il suo carattere era stato forgiato così a lavorare in una tavola calda frequentata per lo più da camionisti e gente di poco lustro sociale, oppure era per la sua bisessualità che non aveva mai nascosto più di tanto da quando si conoscevano.
“Alla buon'ora Hidan! Cos'è?! Eri forse troppo impegnato a fare riscaldamento per stasera?!”
Disse lei, osservandolo dall'alto in basso e notando che aveva indosso solo dei pantaloni di una vecchia tuta da ginnastica e una canottiera stropicciata.
La battuta della giovane cameriera non era affatto fuori luogo, dato che lei era a conoscenza del ruolo dell'amico nella sagra locale. Era ella stessa che lo aiutava con i pesanti preparativi che lo avrebbero reso poi il protagonista assoluto.
Ma ciò non tolse che la battuta lo irritò giusto un po'.
Si lasciò scappare un “spiritosa” alquanto sibilato, ma la lasciò comunque entrare in casa squadrandola da capo a piedi ben ricambiato di quello sguardo malizioso. Ma non passò poi molto tempo che non le ponesse la classica domanda di rito.
“Hai portato la roba vero...?!”
Domanda scontata infatti, perchè la giovane gli sorrise e gli mise sotto gli occhi una borsa di vimini che risuonava deliziosa al suo interno piena degli oggetti per il trucco adeguato.
El Diablo si mostrava agli uomini solo una volta l'anno, e quando doveva apparire, doveva farlo con tutta la professionalità del mondo.
“Ho saccheggiato tutto il make-up del teatrino parrocchiale solo per te Hidan! Quindi la prossima volta che ti fai vedere al bar, mi devi pagare una intera cassa di birra!”

La condusse poi verso la camera da letto, luogo dove si sarebbe trasformato con cura sotto le mani sapienti della sua amica.
Alzò le veneziane arrugginite per permettere ai caldi raggi del sole di poter entrare al meglio in quella stanza fin troppo in ombra. Così da permettere alla donna di posizionare al meglio i prodotti cosmetici sulla scrivania presente poco lontano da tali finestre.
Ino sa che sei qui Temari...?!” La punzecchiò ad un certo punto lui, mentre le si avvicinava lentamente per osservare cosa stesse estraendo da quella vecchia borsa.
Lei si limitò ad aggrottare le sopracciglia e a sbuffare un po' seccata.
“Quando è in periodo pre-mestruale è inavvicinabile! Non so come faccia il suo ragazzo a starle vicino quando neppure io riesco a toccarla!”
Lui ghignò a quella sua affermazione, mentre le permetteva di togliergli via velocemente la canottiera per lasciarlo così a petto nudo.
Ovviamente in Messico, l'omosessualità o metà di essa come nel caso di Temari, era una cosa al pari di una bestemmia. Illegale e immorale. E quindi lei aveva svelato il suo segreto solo a lui.
Neppure la madre ne era a conoscenza!
Ino lui l'aveva vista un po' di volte quando andava a pausa pranzo alla tavola calda della sua amica. Una giovane altrettanto bella e con lo stesso “problema” della bionda conosciuta. Era fidanzata con un certo Shikamaru, ma alla sua compagnia preferiva di gran lunga quella di Temari.
E Temari... Non disdegnava comunque la compagnia di certi maschietti.
Si poteva benissimo dire che la giovane era un po' di tutto per lui. Amica, confidente, aiutante, e anche amante occasionale.

“Quindi... Lasciami indovinare?! Hai accumulato parecchio stress nell'ultimo periodo giusto?!” Mormorò piano il giovane albino, mentre la giovane donna iniziava con energici massaggi a passare la tintura nera per tutto il torso maschile.
La sostanza simil-oleosa veniva spalmata con cura dalle mani femminili, non un lembo di pelle bianca doveva rimanere esposto. E quindi quasi conficcava le dita nelle pieghe degli addominali e delle spalle. Risalendo poi verso il collo per fare un abbozzo di quello che sarebbe stato il volto del demonio.
Era una chiara provocazione la sua, che la bionda accolse con un ghigno divertito, mentre si lasciava spingere sempre di più verso la scrivania in questione.
“Diciamo che sento il bisogno di essere compresa in questo periodo...”
Ed essere compresi alle volte era assai complicato, forse solo il caro amico di infanzia sapeva come darle una mano. Non a caso infatti, il fiato del giovane non tardò a farsi sentire sul suo collo abbronzato. Facendola mormorare compiaciuta.
“Uhm... Non vuoi passare la tintura anche dentro i pantaloni?!”
Era una provocazione bella e buona, anche se un pizzico di verità ce l'aveva. Non un lembo di pelle doveva rimanere scoperto appunto, e Temari lo sapeva fin troppo bene. Un compito che molte donne sognavano era svolto solo ed unicamente da lei... Non che lo considerasse un privilegio quello di palpare l'amico ovunque, ma la sensazione di vittoria che provava dentro all'idea di vedere le facce indispettite delle altre donne, la mandava al settimo cielo.
Decise di accontentarlo quindi, sciogliendo il laccio che teneva su i pantaloni e lasciandoli quindi cadere come un peso morto.
Non aveva niente sotto il tessuto datato, e la cosa non poté che farle piacere.
Dischiuse la bocca in una espressione piacevolmente sorpresa, mentre con una lieve titubanza andava in esplorazione con le mani anche dove prima la pelle non si vedeva. Tutto andava coperto no?
Poi l'impulsività ebbe il sopravvento, e le mani tinte di nero andarono a conficcarsi nei glutei sodi della sua prima vittima. Facendola così sollevare da terra per metterla a sedere sulla superficie ingombra di cosmetici. Molti di essi caddero a terra, ma nessuno dei due pareva più interessato alla cosa.
Non tardarono poi molto le loro lingue ad incontrarsi e a divorarsi a vicenda. E le mani insaziabili che più che andare in esplorazione sembravano voler lacerare la pelle dei rispettivi corpi.

Anche se non la si poteva proprio considerare tale, el Diablo aveva appena mietuto la sua prima vittima.

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Il vociare delle persone si faceva sempre più intenso e chiassoso.

Se prima l'unico rumore che si sentiva erano solo i suoi sandali che si muovevano sulla strada in terra battuta, smuovendo polvere e ghiaia, ora era la musica e i canti di festa che si sentivano sempre di più.
Temari aveva fatto un ottimo lavoro. Come sempre del resto.
La nera maschera del demonio, era segnata solo da delle bianche ossa stilizzate che parevano quasi farlo sembrare uno scheletro più che un diavolo malvagio.
Sul volto del giovane, la tintura bianca in contrasto con quella nera, disegnava un teschio tanto malvagio quanto affascinante.
Gli scarsi lampioni di quella piccola zona industriale dismessa da tempo, lo illuminava solo a tratti in quella notte stranamente calda per il periodo che si trovavano.
Era a torso nudo, e addosso aveva solo dei pantaloni di tela di un blu talmente scuro da sembrare quasi nero. A tenerli stretti ci pensava una bianca fascia posta in vita.
Tutto qui. Non aveva altro a coprire il suo corpo maledetto, e già sapeva che la sua pittura era un indumento più che perfetto.
Talmente prezioso che tutti cercavano di evitare un contatto diretto con la sua pelle. Così da non sporcarsi del segno del diavolo.
Così da non rimanere marchiati di un segno sgradevole per tutto il resto della serata. Dato che solo l'acqua calda poteva togliere la tintura pesante.
Gli uomini lo guardavano con disprezzo, nonostante lui fosse ormai alla stregua di una rock star in quel giorno di festa. Mentre le donne quasi facevano a gara per potersi sporcare del suo marchio.
Che fossero sposate o meno non importava neanche un po' al sottoscritto, per lui era un po' come affrontare un percorso di purificazione interpretando il demonio stesso.

Una volta svoltato l'angolo di un vecchio capannone adibito allo smercio di calzature, le prime persone che presenziavano alla sagra iniziarono a farsi notare. Parlavano del più o del meno nascosti nell'ombra delle tettoie dei magazzini, illuminati dalla fioca, quanto elettrizzante, luce per attirare gli insetti. Oppure passeggiavano per strada con occhi arrossati dal troppo alcool.
Bevevano tequila e sangria come se fosse stato latte appena munto, mentre altre persone sembravano più intente ad amoreggiare pubblicamente sotto i lampioni che comparivano qua e là in mezzo a quel posto un po' abbandonato. Con la scusa del purificarsi tutto era consentito alla fine...
Lui quasi non li notò e proseguì oltre, ben consapevole che al suo passaggio pure quelle poche persone presenti fermarono le loro faccende per osservarlo passare.
E la cosa non poté che fargli piacere.

Più proseguiva, e più il canto di antiche ballate popolari, eseguite da trombe e chitarre chiassose, si faceva sentire con grande prepotenza.
E le luci colorate illuminavano come una cappa sacra il luogo del raduno per eccellenza. E quando arrivò si ritrovò per un momento quasi accecato da tutta quella luce.
Poi i suoi fragili occhi lilla si abituarono a quella atmosfera e finalmente gli fu ben chiaro il quadro della situazione.
Un grande spiazzo quadrato era la sede per i festeggiamenti della notte dei morti.
Metri e metri di cavi si innalzavano sopra la sua testa colme di bandierine colorate e di lanterne piene di cerini da morti. Le zucche è roba da yankee.
Da un lato dello spiazzo colmo di persone, mascherate e non, era presente la banda del paese. Che suonava a tutto ritmo ballate da autentici mariachi o richieste dal pubblico entusiasta.
Mentre al centro dell'area, si trovava la pista da ballo. Rialzata da delle pedane di legno talmente lucide che pareva essere stata rubata da una sala da ballo vera e propria.
Attorno ad essa erano stati allestiti grandi tavoli colmi di ogni pietanza esistente. Burrito, anelli di cipolla fritta, ponce colmi di deliziosa sangria e altre leccornie che a lui non interessavano minimamente.
Lui era a caccia di carne fresca, quella cotta non gli interessava minimamente.
Quindi doveva per forza di cose avvicinarsi alla pista da ballo. Scansando con attenzione la gente presente e non indirizzare certi sguardi ai mariti gelosi.
Una volta che si immerse nella folla e nel casino non ci volle poi molto che la gente lo riconoscesse a causa della sua semplice, quanto vistosa maschera.
In molti si scansavano al suo passaggio schifati oppure scansavano con un certo nervosismo le fidanzate fin troppo ammirate dalla sua traiettoria.
Mentre i bambini lo guardavano un po' perplessi e spaventati.
I suoi occhi ametista comunque, guardarono oltre quella folla immensa e si concentrò unicamente sul popolo che ballava.
Lasciando un po' deluse quindi le donne che speravano di sporcarsi della sua pittura, che speravano di poter quindi far sesso con lui.

La sua attenzione venne presa da un drappello di persone che era sicuro di non avere mai visto prima. Si trovavano esattamente al centro della pista, ed erano forse quelli con i vestiti più curati per una semplice festa di paese.
Con tutta probabilità quindi, si trattavano di stranieri in visita in quel luogo sperduto chissà dove.
Ma non ne avrebbe mai avuto la certezza se prima non si informava un po'.
E guarda caso, due sue carissime conoscenze erano a pochi passi da lui.
Asuma e Kurenai se ne stavano ad uno dei tavoli da buffet intenti a chiacchierare e saggiare alcune delle pietanze fornite. Sapeva perfettamente che nel gruppo degli organizzatori dell'evento erano presenti persino loro due, per cui magari sapevano chi erano i forestieri che si davano alla pazza gioia in casa degli altri.
Con un certo ghigno stampato sul volto nero, si avvicinò ai due in perfetto silenzio.
“Asuma! Kurenai!”
“... Hidan?!”
“Ehi! Ciao Hidan tutto a posto?! Ti stai divertendo?”
Quella ad avere formulato una domanda più che decente fu ovviamente Kurenai, che gli sorrise raggiante appena lo vide arrivare verso di loro. Mentre il marito, dopo una iniziale perplessità, ritornò a fumare la sua sigaretta quasi ormai finita.
La donna era a dir poco deliziosa nel suo vestito bianco che arrivava sino alle ginocchia. Il candido tessuto non faceva altro che valorizzare ancora di più la sua avanzata gravidanza.
“Sono appena arrivato Kurenai... Comunque lasciatelo dire, sei splendida stasera”
Il complimento tanto innocente non era, dato che quel “splendida” venne mormorato con una certa sensualità. Non era lasciata al caso quella parola, dato che in passato lei era una delle sue vittime preferite. E forse il sorriso di rimando della donna pareva ricordarglielo.
E ad Asuma toccava sorvolare, dato che comunque non era uno che cercava grane. Voleva semplicemente una vita tranquilla con la donna che amava, ma questo non toglieva che in quel momento avrebbe voluto fare per davvero “nero” Hidan.
Si mormoravano troppe voci sul conto della sua sposa con quel bastardo infame!
“Comunque, sai dirmi chi sono quei tizi che si stanno dando alla pazza gioia sopra di noi?! Non mi pare di averli mai visti...”
Il sorriso della donna si illuminò radioso a quella domanda piuttosto ricercata. Kurenai sapeva di aver svolto un buon lavoro con i preparativi della festa, e quindi sapere anche di imboscati dell'ultima ora la rendeva assai orgogliosa.
“Immaginavo che lo avresti chiesto! Quelli che vedi vengono dal nord. Sono turisti ben organizzati, dato che conoscevano la nostra festa!”
Turisti... Prede solo di passaggio quindi!
Peccato, perchè l'angelo che aveva adocchiato non era affatto male.
Una procace fanciulla con indosso un abito talmente bianco da essere quasi luminoso. Di fattura pregiata, era tenuto stretto da una fascia di rose proprio sotto il seno, e quindi la “gonna” scendeva a pieghe fin quasi alle ginocchia.
I neri capelli d'ebano erano lasciati lunghi e liberi dietro la schiena. Solo un cerchietto di rose era posto a loro decorazione.
Era davvero un abito da signori quello, perchè possedeva persino un paio di piccole ali confezionate con quelle che parevano vere piume di cigno.
Splendida.
E doveva essere sua. Il diavolo doveva avere a tutti i costi il puro angelo immacolato.
Stava ballando con un tizio che sembrava un cane solo a guardarlo! Aveva il volto pitturato da strani simboli rossi, e il resto degli abiti parevano degli scarti di pelletteria. Doveva essere vestito da motociclista alla Renegade?
Quando si ridestò da tale visione si accorse che la donna era andata ad intrattenersi con degli amici poco più avanti, mentre Asuma lo guardava come se la sua sola presenza lo ferisse nell'orgoglio profondo.
“Sai una cosa...Hidan?!- disse all'improvviso lui, tirando forte il filtro della sigaretta ormai consumata- spero proprio che mio figlio non nasca con i tuoi cazzo di occhi osceni... Altrimenti so chi dovrò andare a picchiare”
Gran bella battuta davvero, ma il giovane uomo sapeva fin troppo bene come ribattere.
Non erano mai stati troppo “amici” loro due. Se ad Asuma piaceva una cosa, inevitabilmente Hidan gliela toglieva sempre.
“Umpf! Piuttosto... Preoccupati che non ti nasca con la pelle nera! Dato che ho sentito in giro che a Kurenai piaccia molto la cioccolata! Beh... ci si sente eh”
Ecco, la scena dopo quelle parole avrebbe voluto gustarsela per bene, ma oramai si stava annoiando di quella situazione, e decise di dare solo una fugace occhiata all'espressione fin troppo attonita dell'uomo cornuto.
E la risposta a tale anagramma, si mostrò hai suoi occhi mentre saliva le scalette di legno che portavano alla pista ghermita di gente.
Voltando lo sguardo verso destra, notò il collega Hachibi, meglio noto con il penoso nome d'arte di Killerbee, fare una corte piuttosto pesante e ridicola ad una rossa occhialuta dall'aria furiosa. Era un po' troppo lontano per distinguere per bene la ragazza, ma forse si trattava di quella puttana di Karin.
Hachibi era il suo collega penoso di officina. Un gran scassapalle fissato con il rap. Aveva chiesto più e più volte a Kakuzu, suo datore di lavoro, di farlo licenziare. Era insopportabile e sparava di quelle rime oscene che erano un insulto a Dio.
Ma il vecchio di merda gli rinfacciava costantemente che a differenza di lui, il rappettaro era un ottimo meccanico attento a non commettere sprechi.
Però aveva la pessima abitudine di scoparsi pure lui le mogli degli altri. Ma anziché aspettare il rito sacro dei morti come faceva l'albino, egli lo faceva alla luce del giorno ogni santo giorno!
E ne decantava le lodi a lui che più di tanto non ci credeva. Beh... Più o meno!
Ora capite il perchè di quella battuta ad Asuma?!

Ad ogni modo, smise di pensare nell'esatto momento in cui si ritrovò in mezzo alla folla danzante. Il ritmo dell'orchestrina coinvolgeva un po' tutti anche fuori dallo spalto.
Non doveva perdere tempo, o rischiava di perderla per davvero. In mezzo a quella calca di gente comune infatti, danzava un angelo vero che lui doveva provare a tutti i costi.
A tratti gli sembrava di vederlo, ma aveva come il timore di impazzire di rabbia in mezzo a tutta quella folla colorata.
Poi la inquadrò, e per tutto il tempo impiegato per avvicinarsi a lei, non scollò gli occhi di dosso dalla sua preda. Sogghignando per la vittoria prossima.
“Scusa amico... Ti dispiace se te la rubo per un paio di giri...?”
La sua voce era oltremodo malefica, non solo per il trucco perfetto. E la sua entrata in scena sorprese un po' tutti e due facendogli sgranare gli occhi per il simil spavento che provarono alla vista.
La giovane sgranò perplessa i suoi grandi occhi diafani, mentre il cagnaccio arricciò il naso come se el Diablo puzzasse di zolfo.
I due maschi si guardarono poi a lungo, per la contesa della bella femmina. Ma il demonio ebbe ovviamente la meglio sul randagio in questione, che non riuscendo a sostenere il suo sguardo porpora fece spallucce e decise di rendergli la preda. Lasciandosi comunque scappare un non poco sottovoce “Stai attenta Hinata...
Lei sorrise un po' imbarazzata all'amico premuroso, ma accettò lo stesso l'invito del nuovo arrivato. Prendendo con cautela la mano nera protesa verso di lei per cercare di non sporcarsi troppo i guanti della pittura pesante.
In principio, la danza fu un po' goffa, un po' per il timore che lui le suscitava, un po' per il timore di sporcarsi appunto. Ma poi prese più confidenza a mano a mano che proseguivano con i passi.
“Hai paura di sporcarti... Hinata giusto?!”
Si era ricordato il nome dell'angelo dato che lo aveva pronunciato sottovoce il cagnaccio di prima.
Lei gli sorrise quasi con premura, arrossando lievemente le gote.
“Non vorrei rovinarti la maschera... Uhm, sei el Diablo vero?!”
Colpo di scena.
Come faceva a sapere la fanciulla il suo nome d'arte?! La cosa lo lasciò piuttosto sorpreso, era divertente notare che una yankee sapesse della sua maschera. Sapeva anche del suo ruolo nella sagra?
“Divertente...- fece lui, aiutandola in una lento giro sul posto. Gli vennero i brividi mentre la guardava muoversi- ... Ti hanno anche informato della mia pericolosità?!”
A quella battuta la giovane rise, ma lui ebbe come la sensazione che lei, e quasi certamente tutto il suo gruppo, erano stati informati che durante la festa potevano essere importunati da un morto vivente. Sopratutto i turisti di sesso femminile.
“Diciamo che mi hanno consigliato di essere prudente...”
Giusto essere prudenti, quante madri lo dicono alle figlie prima della notte dei morti? Quante madri infrangono tale regola durante tale notte?!
Ormai aveva perso il conto, la parola, o meglio la frase “essere prudenti” aveva perso assai il suo significato. Quindi stai a vedere che pure il delizioso angelo con cui stava ballando non ne conosceva più la vera essenza?!
Sicuramente la giovane sembrava un po' intimorita dalla sua presenza, benché lo nascondesse sotto l'orgoglio e sotto un sorriso che più radioso non ci sia.
“Sei brava a mentire Hinata...”

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Alla fine non resistette poi molto.

Ma era tipico di lui, lasciarsi trasportare dai sensi più sfrenati in assoluto.
Non aveva resistito, non era riuscito a concentrarsi sulla musica sfrenata e sul ballo tanto goffo quanto invitante.
L'angelo lo tentava costantemente con le sue candide grazie, con il suo seno formoso e con i suoi lunghi capelli profumati.
Il peggio forse erano i suoi grandi occhi nivei. Dove il lilla degli occhi del demonio ci si perdeva e sembrava specchiarcisi dentro. Guardando la sua anima corrotta e compiacendosene in modo sfacciato.
La voleva, e di aspettare oltre non ne voleva proprio sentire.
Per questo, di punto e in bianco abbandonò la pista da ballo tenendo ben salda la mano inguantata della bella giovane.
Lei non protestò, se non per assumere per un paio di secondi una espressione più che perplessa, ma si lasciò comunque trascinare via, osservando il volto sorridente del demonio che in realtà nascondeva una eccitazione frustrata all'inverosimile.
Scendendo così velocemente le scale e nascondendosi quindi in mezzo alla folla. Evitando così di farsi notare da gente che li conosceva e in particolare dal gruppo di lei.
Non ne era sicuro al cento per cento, ma gli parve di sentire il ragazzo di prima chiamare Hinata a gran voce. Ma ormai era troppo tardi per correrle dietro, el Diablo aveva sorteggiato la sua vittima e lei sarebbe stata la prima effettiva della serata.
Si portarono quindi lontano da occhi indiscreti, lontano dalle luci colorate, seguendo un piccolo sentiero illuminato da cerini presenti a terra.
Una brusca sterzata di lui verso destra, li portò ancora più in ombra. Proprio sotto i pilastri di legno che sorreggevano una vecchia cisterna arrugginita. E lì lui la spinse con delicatezza, portandola sotto la struttura immersa totalmente nell'oscurità. Solo una piccola lanterna di carta rossa li illuminava così debolmente che neppure le falene notturne la degnavano di uno sguardo.
Non disse una parola, e neppure l'angelo catturato mormorò una qualche nota di dissenso mentre il respiro del diavolo si faceva sentire sul candido collo della preda.
E sussultò lei, quando quelle nere labbra bollenti ne presero possesso. Tanta era la sua vicinanza che le venne naturale portare le mani alle sue spalle tinte di ossa stilizzate e bitume, per sentirlo più vicino a sé.
Poco importava ormai se rischiava di sporcarsi il raffinato costume. Poco importava essere vittima di quello che era un perfetto sconosciuto.
La mano sinistra di quello che era un autentico demonio, si posò quasi con dolcezza sul volto dell'angelo posseduto. Lasciando un segno nero ed evidente a mano a mano che scendeva e si posava sulla spalla di lei. Abbassando la sottile spallina per iniziare a denudarla.
“Hai un bel vestito sai...?”
Ma il contenuto è decisamente meglio avrebbe pure voluto aggiungere. Ma bastarono i suoi gesti per comunicarlo, dato che la bocca malefica si posò su quella bella e delicata della giovane.
Bloccando quindi la sua presunta risposta. Baciandola mentre lei un po' incerta posava una mano dietro la sua nuca.
Si staccarono solo quando entrambi non ebbero più aria nei polmoni.
Unico segno di quel bacio, era un sottilissimo filo di saliva che univa come un filo di ragnatela le loro due bocche affannate.
Filo poi spezzato dalla rossa lingua del diavolo. Che passò famelica sulle proprie oscure labbra come per assaggiare meglio il sapore della vittima rimasto su di esse impresso.
“... Ma il tuo sapore è decisamente meglio”
Sentenziò alla fine, tornandole vicino. Non permettendole di protestare dato che comunque la cosa in una certa misura le faceva piacere.
Ora toccavano alle mani portarsi sotto l'ampia gonna per poterne saggiare le forme femminili.
Morbide e intime. E lei che quasi si lasciò scappare un grido mentre le sue mani la andavano a toccare, possessive e delicate, le membra sensibili.
Grido tuttavia coperto da quelle ventose che aveva al posto delle labbra.
Tuttavia i diavoli non sono dei veggenti.
Non sanno leggere il futuro e non possono sapere quanto possa essere astuto il proprio nemico.
È risaputo in molte leggende popolari, di come l'essere umano abbia spesso e volentieri fregato il demonio.

E fu ciò che successe anche a el Diablo.
Che non si accorse in tempo del braccio proteso dell'angelo catturato, che si innalzava verso l'oscuro cielo di metallo in cerca di qualcosa. Sì ma cosa?!
Lui era troppo impegnato a baciarla per sapere cosa ella stesse cercando, ma quando sentì una specie di clangore metallico non poté fare a meno di indirizzare i suoi occhi porpora verso l'alto.
E allora la vide, la mano sporca di lei tenere ben salda una catenella che pendeva dall'alto.
Ma quando provò a dire una sola parola, fu troppo tardi.

La leva venne tirata con tutta la forza in corpo di quel piccolo angelo, e dopo un sonoro rumore metallico, una scrosciata d'acqua improvvisa li investì entrambi!
Lui si lasciò scappare un gemito un po' contrariato, ma non scappò dall'abbraccio della sua vittima.
Anzi, la attirò più a sé come a voler bagnare pure lei per bene di quell'acqua calda e paludosa.
Eh sì! Calda!
Il sole del Messico aveva battuto a lungo sulle pareti metalliche di quella vecchia cisterna, lasciandola ancora calda nonostante fosse arrivata finalmente la fresca sera.
La giovane si lasciò scappare un gridolino a quell'improvvisa cascata. Tanto feroce quanto purificatoria.
Davvero lui non si aspettava un simile gesto da lei, e questo era la chiara prova che aveva sottovalutato l'angelo.
La giovane si era dimostrata fin troppo prudente, e mentre l'acqua finalmente si decise a scendere come una umile doccia su di loro, segno evidente che il peggio era passato, lui non poté non sorridere sconfitto.
Il colore nero di el Diablo si sciolse a causa dell'acqua quasi bollente della fonte malsana, sciogliendosi in rigagnoli scuri che una volta che scorrevano via, lasciavano il posto alla pelle chiara di un ritrovato Hidan.
“Ma guarda...- iniziò la giovane zuppa d'acqua con sempre il sorriso sulle labbra- Alla fine el Diablo non è altro che un essere umano come tutti gli altri”
Era ancora gentile a dire quelle parole, mentre con la sottile manina passava in rassegna il petto bagnato per eliminare gli ultimi rigagnoli di colore nero.
Lui aprì la bocca come per dire qualcosa, mentre il suo sorriso si era fatto più tirato. Più che essere arrabbiato con lei, era arrabbiato con se stesso per essersi fatto fregare in quel modo.
“Però... Tanto innocentina non sei! E si che dal tuo vestito avrei detto l'incontrario”
“Le apparenze alle volte ingannano”
Era vero, era fottutamente vero. E lui si era fregato per bene. Aveva guardato solo l'apparenza di quella fanciulla.
“Cazzo... Comunque tu sei stata la prima a sconfiggere el Diablo lo sai?! Ad ogni modo io mi chiamo Hidan... E prima che tu me lo chieda per il resto dell'anno sono solo un meccanico sottopagato!”
La parte finale della sua frase ebbe il potere di farla ridere. Una risata cristallina e per nulla risentita per il mezzo stupro che la stava per coinvolgere.
“E quindi devo dedurre che in un certo modo tu ti vendichi in questa serata annuale... Comunque, che cosa ho vinto per averti battuto?!”
A quelle parole lui smise di ridacchiare, e assieme a lei, tornò simil serio.
Le prese il mento con l'indice e il pollice della mano destra e la “obbligò” ad alzare il volto verso di lui. Lei non smise un attimo di rimanere serena e vittoriosa nonostante lo sguardo malizioso dell'ex diavolo.
Era ancora più bella così bagnata.
“Visto che mi hai esorcizzato, ti aspetterebbe un bel premio... Ma dato che puzziamo tutti e due come due fogne merdose, che ne dici di passare per casa mia per darci una lavata?! Non è lontano da qui davvero!”
Non era solo una scusa bella e buona per infilarla nel proprio letto e farle di tutto e di più. Era vera la cosa che quella dannata acqua calda puzzava come non mai. Aveva intriso i loro abiti di palude e quindi era un po' uno schifo tornare dai propri conoscenti conciati in quella maniera.
La proposta venne pronunciata ad un soffio dalle labbra di lei che rimanevano comunque profumate. Ma decise comunque di non baciarla, un po' per punizione, un po' perchè il suo timido sorriso parlava chiaro.
E quindi sogghignando la prese per mano e se la trascinò via. In direzione della propria dimora.

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Alla fine che cosa ricordava di quella serata?!

Un sacco di cose in effetti.
Poiché l'indomani mattina, il diavolo sconfitto si svegliò con un gran bel sorriso stampato sulle pallide labbra.
Aprì come sempre gli occhi con molta cautela, lasciando che il vociare delle persone che tornavano dalla festa ormai passata gli entrassero nelle orecchie attente.
Inspirò ed espirò più volte l'atmosfera della stanza chiusa, della camera da letto che era stata teatro principale di una notte quasi insonne.
Cosa avevano fatto per l'esattezza?! Beh, appena arrivati a destinazione, lui l'aveva condotta nel retro dell'officina dove lavorava e avevano salito assieme le scale di metallo che dal cortile portavano all'appartamento. Hidan infatti abitava proprio sopra l'odiata bottega.
Le aveva mostrato rapidamente la casa e poi l'aveva portata in camera da letto. E avevano fatto sesso.
Poi avevano fatto una doccia e dopo di quella di nuovo a fare sesso.
E andando avanti così per quasi tutta la serata, alternando momenti di pure chiacchiere, dove ci si confidavano segreti o si parlava del più e del meno, con le più sfrenate delle passioni.
Era soddisfatto solo a ripensare a quei momenti.

L'improvviso trillo del campanello alla porta però, lo ridestò del tutto.
E con una certa lentezza si mise quindi a sedere sul proprio letto. E proprio in quel momento, notò che qualcosa gli era scivolato via dal petto nudo con delicatezza efferata.
Inarcò lievemente un sopracciglio argentato e raccolse poi in mano quella che era una piuma di cigno.
Una piuma che prima apparteneva al costume del suo angelo prudente.
Non era stata posta lì solo per caso, lo si poteva benissimo definire il suo biglietto da visita.
E questo lo fece sorridere in modo sincero.
Poi finalmente si decise a mettersi in piedi e ad andare alla porta che non ne voleva proprio sapere di zittirsi. Si stropicciò i pantaloni della vecchia tuta da ginnastica mentre si avviava per il corridoio per aprire a chi suonava con tanta insistenza. Il vecchio tessuto era un po' freddo a causa della notte passata.

Quando alla fine aprì la benedetta porta, si ritrovò di fronte una Temari decisamente perplessa.
“Eh?! Ma come?! Ti sei struccato tutto da solo?!”
Come ogni anno ci pensava sempre la giovane donna a struccarlo come si deve.
Avrebbe potuto semplicemente farsi una doccia lui, ma la voglia di farsi raccontare tutte le avventure erotiche passate in nottata dall'amico la spingeva a presentarsi da lui al mattino.
E lui ovvio come di suo solito si lasciò scappare una risata sarcastica mentre la lasciava entrare in casa e con una certa discrezione le mostrava la candida piuma.
Lei la guardò senza capire, poi fece una domanda che quasi sicuramente in molte si erano poste.
“Non mi dire... Sei stato assente tutta la notte per una donna?! Questo non è da te Hidan...”
Il tono di voce della donna era piuttosto scettico, ma lui la corresse dicendole esattamente ciò che era successo.
“Non una donna Temari... Ma un angelo vero e proprio! Che ieri sera ha sconfitto el Diablo per la prima volta dal suo avvento”
Sconfitto?! Lui?!
La cosa pareva troppo strana, tanto che la stessa Temari aggrottò le sopracciglia per poi comunque scoppiare a ridere dopo un mezzo minuto buono di silenzio. Non aveva ancora mai assistito alla caduta dell'amico, per questo le risultava difficile credergli.
“Ma dai?! Tu che ti fai fregare in quel modo! Immagino che ora sia l'era di un nuovo avvento giusto?!”

Non sapeva se le cose stessero cambiando o meno. Forse sì, forse no.
L'unica cosa certa, era il fatto che era rimasto piacevolmente colpito dalla femmina che aveva sedotto. Una seduzione reciproca dato che pure lui ne era rimasto affascinato.
Lei ora era partita, tornata al suo paese che sfiga vuole lui manco le aveva chiesto. Altrimenti le avrebbe sicuramente ricambiato il favore.
L'unica cosa che le aveva lasciato, era quella piuma. Un oggetto che aveva in sé tutto l'odore di una notte passata.
Il profumo delle pietanze alla festa, quello dell'acqua salmastra poi e del sesso infine. Impressa in quella superficie setosa vi era tutta una nottata passata in maniera diversa per una volta nella sua vita.
E un chiaro riferimento per l'avvenire.
Le era piaciuto, si era divertita, aveva toccato il paradiso con un diavolo e viceversa lui con lei.

Pertanto, sarebbe ritornata.

Forse non domani, forse non l'indomani ancora, ma sarebbe ritornata da lui, e magari lo avrebbe fatto proprio il prossimo anno in coincidenza con la prossima festa dei morti. E lui l'avrebbe attesa.
Tornò infine a guardare l'amica di sempre con un ghigno più che vittorioso sulle labbra. Un sorriso nato dopo tutti quei pensieri fin troppo complicati per uno come lui.
“Tornerà Temari... Tornerà da me e io sarò lì a darle il benvenuto”
“Aspetta e spera allora...”
Borbottò tra lo scettico e il divertito la giovane donna. Che sghignazzando si portò in cucina per fare ad entrambi una tazza di caffè.
Forse non ci avrebbe mai creduto, ma lui ci credeva per davvero. E dopo quella notte passata non poteva non crederci.
“Dai deficiente! Vieni qui a fare colazione che poi voglio sapere i dettagli!”

El Diablo era stato sconfitto. La maschera che miete le sue vittime marchiandole di un segno indelebile e oscuro, quella notte di morti e fantasmi non si era praticamente fatta vedere.
Nostro Signore aveva inviato un angelo per bloccarla, ed era sicuro, mentre sogghignando si avviava in cucina per accontentare la richiesta di quell'isterica, che il padre eterno l'avrebbe inviato ancora.

Dopotutto, anche nelle sacre scritture i demoni e gli angeli si affrontano per l'eternità.




See you again...





Fine! Se siete interessati a continuarla, dovrete chiedere prima il consenso alla sottoscritta! Io non penso che la continuerò. A meno che il prossimo anno non abbia ancora voglia di scrivere e di farne una sorta di seguito ma non credo.
Comunque, in caso di recensioni risponderò direttamente sul mio blog (trovate il link nella mia pagina)! Grazie per aver letto!

   
 
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