La
mattina dopo ci siamo svegliati come
in una di quelle scene da film scontati.
Nudi, abbracciati sotto le coperte, con
due sorrisi ebeti stampati in faccia e nessuna voglia di alzarsi.
La voglia, però, ce la siamo dovuta
far venire perché avevamo in programma di partire in
mattinata, così
da tornare a casa nel pomeriggio sul presto.
Una cosa strana del "mattino dopo"
è che non è stato per nulla imbarazzante trovarsi
in quella
situazione, era come se stessimo già insieme da mesi e mesi.
Abbiamo risistemato le valigie
velocemente per poi scendere a fare colazione con mia zia che ci
stava aspettando.
Alla chiacchierata sulla festa della
sera prima non siamo potuti sfuggire e l'ho trovata così
entusiasta
che non ho potuto far altro che ascoltarla e commentare insieme a lei
a riguardo.
-Tante persone mi hanno fatto i
complimenti per come sei cresciuta bene. Dicono che l'aria
universitaria ti faccia bene- ha detto con un sorrisetto nascosto dal
fazzoletto di tessuto mentre si ripuliva le labbra bagnate di
tè.
Dante mi ha guardato dubbioso:-Aria
universitaria?-
-Non potevamo certo giustificare la mia
assenza dicendo che ho vagato di città in città
alla caccia di
demoni senza una dimora fissa. Tutta la gente che hai visto ieri sera
pensa che io stia studiando per la seconda laurea e vista la mancanza
di parenti stretti che richiedono le foto della prima, ho un alibi di
ferro.-
-Mi sembra giusto.-
Dopo la colazione sono andata a
sbrigarmi in modo abbastanza veloce, mettendo a posto le ultime cose.
Dante mi ha aspettato all'uscita sul
retro ed io sono appena tornata dal giardino con un mazzo di fiori
appena colti.
Una volta posato davanti alla lapide
quell'ultimo saluto ai miei genitori, senza un attimo di esitazione
mi abbracci circondandomi la vita da dietro -Somigli davvero tanto a
tua madre- dici osservando bene la foto rappresentante entrambi che
sta sopra l'incisione dei nomi.
-Il naso e gli occhi li ho presi da
papà.- rispondo con un sorriso accennato.
-Lo sai che non intendo quello,
stupida.- ridi anche tu, pizzicandomi un fianco -Al di là
dei tratti
fisici, avete lo stesso sguardo. Un po' assente, ma determinato. Non
guardate il presente, ma solo quello che è davanti a voi.- e
mi
stringi un po' più forte.
-Forse è per questo che mi faccio
paranoie.- e ridiamo insieme un'altra volta.
Il silenzio ha regnato nella vettura, ma stavolta è un silenzio intimo, non tensione.
Anche se l'imbarazzo, almeno da parte mia, è tangibile e pare che lui ci provi gusto a colorarmi le guance di un lieve rossore.
Ogni tanto mi sfiora la spalla col dorso delle dita, mi passa la mano tra i capelli, oppure mi accarezza la coscia.
Vorrei riempire quel silenzio in qualche modo, ma quella paura di sgretolare l'atmosfera tranquilla non mi lascia parlare, eppure di cose da dire ne avrei.
Gli lancio qualche sguardo sottecchi, cercando di non farmi notare, giusto per scrutare la sua espressione totalmente rilassata. Raramente l'ho visto in questo stato di quiete assoluta.
Quiete finita quando, mentre ero in uno
stato di dormiveglia con la testa poggiata sul finestrino, il suo
pugno ha sbattuto sul volante, facendomi sussultare.
-Che succede?- gli ho domandato un po'
stordita.
-Traffico.-
-Che pretendi dall'autorstrada di
sabato all'ora di pranzo? E poi perché dovresti agitarti?-
-Ho solo voglia di rientrare al più
presto.-
-E perché?-
E lo sguardo che mi hai lanciato, unito
a quel mezzo sorriso, mi hanno fatto letteralmente balzar fuori il
cuore dal petto.
Un'autentica faccia di bronzo, giusto
per usare termini eleganti.
Alla fine si rassegna e, avendo
constatato che il blocco stradale durerà parecchio, spegne
l'auto.
Mi volto verso di lui e poggio
pigramente la mano sulla sua spalla.
-Cosa vuoi fare quando arriviamo a
casa?-
Anche lui si volta e ci guardiamo
dritti negli occhi.
-Ho intenzione di rimettermi
immediatamente al lavoro.-
-Perché la parola "lavoro"
pronunciata da te somiglia più al concetto di "oziare sulla
scrivania con un giornale sulla faccia"-
-Perché mi conosci abbastanza bene da
sapere che in realtà è così- e mi ruba
un bacio prima di
rimettersi seduto dritto, ad osservare la fila di automobili davanti
a noi, tante da non vedere neanche dove inizia la coda.
Anche io mi volto a guardare davanti a
me, cominciando a pensare a mia volta cosa fare una volta rientrati.
Innanzitutto disfare i bagagli e
preparare una cena sostanziosa, perché per quanto "le feste
della gente con i soldi" siano eleganti e fastose, si mangia ben
poco, innanzitutto perché per la maggiore si è
costretti ad
intrattenere discorsi riguardanti il mercato e la politica con gente
vecchia e tirata a lucido, inoltre non si consiglia di ingozzarsi di
cibo quando si indossa un vestito pericolosamente stretto in vita.
-Ah tra l'altro devo restituire il
vestito a Lady.- ho pensato, accorgendomi solo dopo di averlo fatto
ad alta voce.
-Ricordami di ringraziarla quando
passerà a prenderlo.- commenti con un mezzo ghigno -Eri
stupenda
ieri sera- e quel ghigno è scomparso, stendendosi in un
sorriso più
luminoso e sincero. -Anche se senza eri decisamente meglio.- ed ecco
che ritorna il ghigno.
Gli do una botta sul braccio -Dante!-
Intrappoli la mano con cui ti ho
colpito nella tua, intrecciando le dita. -Non ti facevo così
pudica.-
-Non ti facevo così idiota.- ed ho
tirato via la mano dalla tua, incrociando le braccia sul petto.
Dopo qualche momento di silenzio,
passato a rimuginare sull'immagine di Lady che mi asfissia di domande
riguardo il viaggio, sempre però col suo modo di fare
tranquillo e
pacato, volto appena lo sguardo verso di lui.
-Cosa pensi che diranno gli altri
quando sapranno?-
Fa spallucce:-Suppongo che Lady sarà
contenta, Morrison invece credo che inizierà a farmi la
predica sul
fatto che ho quasi il doppio dei tuoi anni.-
-Quasi.- puntualizzo, come se facesse
qualche differenza.
-Già, però a parte la perplessità e
la preoccupazione iniziali, ne sarà felice.-
A fatica mando giù un nodo in gola
prima di continuare il discorso:-E Trish?-
-Allora non deliravo quando ti dissi
che eri gelosa di lei.- allunghi una mano per pizzicarmi il fianco.
-Comunque non ne ho idea, persino io alle volte faccio fatica a
capire quella là. Di certo non inizierà a
strapparsi i capelli
accusandoti di averle rubato l'uomo.-
-Allora ammetti di averci avuto una
relazione!- esclamo puntandogli un dito contro, però la
risata che
mi scappa tra le labbra mi tradisce.
-Mi sembrava di essere stato chiaro su
questo punto.- risponde serio, ma con l'ombra di un sorriso.
-C'è una certa differenza tra l'essere
"l'uomo" di qualcuna ed essere "un po' più amici"-
contesto io citando le sue stesse parole. -Preferisci il termine
"amici con privilegi"? Anche se così non si spiegherebbe
comunque una sua probabile reazione drammatica.-
Ride sommessamente:-Credo che dopo i
quarant'anni non sia più permesso dire una cosa tipo "amici
con
privilegi".-
-Definiamola una cosa complicata e
basta allora.-
-In realtà è stato tutto, meno che
complicata...- ammetti tamburellando le dita sulla mia gamba.
-Allora non capisco...-
-Non è necessario che tu capisca.- ed
afferri di nuovo la mia mano. -Piuttosto, a proposito di come
reagirebbe Morrison.- e fai una pausa, voltandoti nella mia
direzione. Lo sguardo è più serio e leggermente
teso. Mi giro anche
io.
-Per quanto possa essere esagerato un
eventuale discorso riguardo l'età da parte sua. Tu...
insomma, non
ti mette neanche un po' a disagio la situazione?-
Inclino la testa da un lato
perplessa:-No, dovrebbe?-
Sospiri:-Bea, potrei essere tuo padre.-
-Dante, credo che questa sia una delle
nostre ultime preoccupazioni.-
-No, sono serio invece. Pensaci bene:
se in futuro vorrai avere dei figli non sarà così
facile, perché
io sarò già abbastanza vecchio che le
possibilità diminuiranno
parecchio.-
-Stiamo davvero parlando di figli dopo
neanche un giorno che siamo andati a letto insieme?- alzo un
sopracciglio.
-Beatrix.- mi ammonisci notando che non
ho intenzione di prendere il discorso sul serio.
-Dante.- ti imito, copiando lo sguardo
accigliato che mi rivolgi.
-Cerca di pensare in modo sensato, per
favore.-
-Senti, per come sono andate le cose,
potremmo aver anche averlo concepito questa notte un figlio.- gli
ribadisco, portandogli alla mente della mancanza di protezioni di cui
ci siamo infischiati presi dall'intensità del momento.
-Dante,
davvero, se è proprio questo che ti preoccupa allora potrei
anche
avere un figlio adesso. Una casa c'è, i soldi non mancano di
certo.
Avere un bambino a venticinque anni non credo mi
traumatizzerà la
vita, mia madre ne aveva ventuno quando sono nata...-
Avrei voluto continuare il discorso, ma
mi sono fermata a scrutare la tua espressione: seria, pensierosa,
anche combattuta in parte.
-Comunque ci tengo a ricordarti che
parlare di avere figli dopo neanche ventiquattr'ore che si è
stati
con una ragazza, non è il modo migliore per iniziare una
relazione.-
concludo volgendo un occhio alla strada, dove ho iniziato a notare un
certo movimento. Anche lui se ne è accorto ed ha rimesso in
moto.
-Comunque era solo a titolo
informativo.- hai precisato poco dopo.
-Infatti, non penso che tu sia uno di
quelli che si fanno di questi problemi.-
-Non più di tanto, mi preoccupo solo
di quello che pensi tu riguardo questo.- ed hai stretto saldamente la
mia mano. -Dalla notte in cui avesti quell'incubo e ti ritrovai sul
pavimento bianca come un cadavere non ho pensato ad altro che a come
cercare di proteggerti e mantenerti al sicuro, ammetto di aver
esagerato delle volte, non volevo risultare rompipalle, volevo solo
farti capire che per me stavi iniziando a diventare importante.-
-Quindi per te sono importante?-
Sollevi le nostre mani unite, e posi un
bacio sul dorso:-Più della vita stessa.-
Il viaggio è continuato tranquillo,
con lui che sfrecciava a tavoletta sulla strada ed io che mi
addormentavo di tanto in tanto cullata dalla musica proveniente dalla
radio.
Ad un certo punto punto però mi hai
guardato ed io, senza avere la minima idea di cosa ti stesse
frullando per la testa, ho ricambiato lo sguardo e ti ho sorriso.
Ho iniziato a preoccuparmi però,
quando sul tuo viso è comparso l'ennesimo sorrisetto e
contro ogni
mia aspettativa, hai svoltato prendendo l'uscita dall'autostrada.
-Dante, non è questa la nostra
uscita.- gli ho fatto notare, mancavano ancora diverse ore prima di
arrivare.
-Lo so.- hai risposto semplicemente.
Il silenzio che ha seguito mi ha fatto
riflettere di più sul dove stesse andando. E quel "dove"
era una stazione di servizio, vicino alla quale era situato un
piccolo motel.
Quando ci siamo fermati nel parcheggio,
mi sono voltata con uno sguardo interdetto tra l'esasperato e il
rassegnato:-Sei serio?-
Con un non so quale scatto felino sei
uscito dalla macchina, hai fatto il giro e mi hai letteralmente
tirato fuori intrappolandomi nel tuo abbraccio rendendomi del tutto
incapace di reagire con un bacio a sfiorare le labbra.
Siamo entrati nella stanza di corsa e
non abbiamo neanche fatto in tempo a chiudere la porta che
già
eravamo incollati uno all'altro. Uno scambio intenso e disordinato di
baci, tanti da non separarci fino a che non mi è mancata
l'aria.
Hai disegnato una scia con le labbra
umide dall'orecchio fino alla spalla, poi al ritorno ti sei
soffermato un po' di più sulla clavicola, dove alla fine
è comparso
un segno livido che difficilmente sarei riuscita a nascondere
successivamente.
Senza indugiare un solo attimo ti sfilo
la maglia per poi buttarla a terra, subito dopo anche la mia
canottiera raggiunge il pavimento. Mi aggrappo alle tue spalle per
finire poi completamente avvinghiata a te, le gambe attorcigliate
intorno alla tua vita, le tue mani che mi sorreggono e il tuo corpo
che mi preme contro il muro.
Ben presto sentiamo il bisogno fisico
di maggiore vicinanza, mi abbandoni sul letto per poi fiondarti su di
me, famelico. Mi spogli frettolosamente e butti i vestiti all'aria
noncurante del caos che si sta creando sul pavimento.
Noncurante di tutto il resto.
È in quel momento che ho capito che la
mia vita con Dante sarebbe dovuta continuare in quel modo, in mezzo
al casino, dell'unione di due vite totalmente sbagliate, ma che
insieme hanno potuto trovare armonia.
Non è importante se io ho venticinque
anni e lui più di quaranta.
Non è importante se lui è un mezzo
demone ed io solo un'umana.
Niente è importante se non noi, in
questo momento, in ogni momento della nostra vita.
Solo noi, le mie dita intrecciate
dietro la tua nuca.
E le tue mani che affondano nei miei
capelli vermigli.
L'angolo di
Lilith! (che ha cambiato nome in Miokie, ma okay, mi volete bene lo
stesso vero? :3 )
Prima di
disperarvi sappiate che questo NON E' l'ultimo capitolo, lo
sarà il
prossimo, ovvero l'Epilogo.
Quindi sì,
effettivamente la vicenda principale è finita,
però farò uscire un
capitolo "speciale" per Natale (si spera) :3
Ebbene, ora più
che mai sono curiosa di sapere cosa ne pensate di tutto questo popo
di roba che ho partorito dalla mia mente malata *^* voglio tante
tante recensioni e tanti tanti pareri su questi 14 intensi capitoli,
come al solito non ho avuto molta voglia di ricontrollare,
perciò in
caso di errori di battitura/grammaticali/ecosìviadicendo
chiedo
umilmente scusa >A<
I ringraziamenti
li farò nel finale, dunque non è ancora il
momento di commuoversi
gente!
Piuttosto, ho
appena iniziato una raccolta di One Shot nella sezione degli EXO e
abreve spero di poter iniziare una nuova Long che sto progettando da
diverso tempo u.u
baci,
Lilith