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Autore: TheMask    23/11/2014    1 recensioni
Questa fan fiction è una What if sui personaggi principali del Death Note.
Mi sono chiesta: se anche loro andassero al liceo, come passerebbero le loro giornate?
E' un po' OOC, me ne rendo conto e chiedo venia, ma spero possiate gradirla ugualmente! :)
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
estratto --->
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“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose infine il ragazzo, lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
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Fissavo uno scantinato illuminato quasi a giorno dalle finestre in alto, che davano probabilmente sulla strada sopra di noi, pieno zeppo di… quadri.
Appesi e appoggiati alle pareti, impilati l’uno sull’altro. Un cavalletto illuminato, sotto una delle finestrelle, ospitava una tela ancora incompleta.
Ma non era solo questo a farmi sentire come se qualcuno mi avesse calciato fuori dal mondo per proiettarmi in un sogno strano e surreale.
Tutti i dipinti raffiguravano, ora chiaramente, ora in modo quasi astratto, due volti femminili, che si alternavano nella stanza dando e restituendo molteplici sguardi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Beyond Birthday
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hello guys! Come vi va? Spero bene, e se va male, well, it will get better, prometto!
Spero che questo brand new chapter possa piacervi, anche se è arrivato un filo in ritardo e non è lungherrimo! Lo so, lo dico sempre, ma sul serio, stanno per succedere un sacco di ROBBEEEEEEE, quindi preparatevi!
Baciiiiiii

Mina



Jen ci aprì la porta di casa con uno stupore decisamente sospetto. Evidentemente non si aspettava che saremo andati a trovarla senza avvisare, subito dopo scuola. Io e Mattia faticammo a non scoppiare a ridere, osservandola arrossire, vestita con un paio di jeans e la felpa dei NightWish di Jack, qualche taglia più grande di lei.
- Hey Jeeeeeen! - la salutai, abbracciandola con enfasi. - Come stai? Scusa se siamo venuti senza preavviso, eravamo preoccupati! Col fatto che sei assente da un paio di giorni e oggi ci avevi fatto sapere che saresti tornata a scuola ci siamo chiesti se stessi bene! Tutto a posto? Hai bisogno di qualcosa? -
Lei mi lanciò un'occhiata assassina, sfoderando un sorriso tirato. - Sto bene, grazie. Non mi sono semplicemente svegliata stamattina -
- Ma quella non è la felpa di Jack? - domandò Mattia ironicamente, chiudendo la porta.
- Cosa? QUESTA? NOOOOO! - esclamò precipitosamente lei. Si rese conto di non essere credibile e abbassò lo sguardo arrossendo. - Cioè sì, è la sua felpa.. è che me l'ha prestata e... non gliel'ho ancora ridata... e avevo freddo... e-
- E quand'è che vi siete visti? - domandai.
- Ma.... ma accomodatevi in sala, vedo se ho qualcosa da mangiare e arrivo eh!-
In un attimo Jen ci trascinò in sala e ci lasciò lì, scappando in cucina. Appena si fu allontanata, io e Mattia scoppiamo fragorosamente a ridere.
- Per te Jack è qui? - chiesi, sedendomi sul divano rosso.
- Decisamente! Quella è una delle sue felpe preferite, se c'è quella c'è anche lui! -esclamò Mattia, tentando di smettere di ridere.

Jen entrò in cucina, imprecando a mezza voce. - Quei bastardi di merda, che cazzo faccio adesso! Ma perché a me! -
Jack la guardò, seduto al tavolo, ridendo.
- E tu che hai da ridere? Quelli non sanno neanche che sei qui!-
- E perché non glielo dici? -
- Ma perché... ci prenderebbero in giro a vita! -
- Massì, di che ti preoccupi? - chiese il batterista, alzandosi, decisamente meno preoccupato di lei.
La bionda sbuffò, aprendo il frigo e tirando fuori una teglia di lasagne che aveva cucinato e poi non mangiato il giorno prima.
- Ti vergogni? - incalzò lui, con il solito sguardo ironico e un mezzo sorriso.
- Non è che mi vergogno... è solo che... non lo so... -
- Dai, io vado a salutarli, vieni anche tu? -
Lei mise a riscaldare la teglia e si avvicinò a Jack. - Io ancora non capisco perché cavolo siano piombati qui senza avvertire...-
- Beh, ora che ci penso, Mattia sa che mi hai invitato qui a dormire, quindi probabilmente sono venuti apposta perché immaginavano la situazione e volevano prenderci in giro-
- COSA? E come lo sa?!-
- Ieri sera l'ho chiamato – ammise lui, ridendo dell'espressione di Jen.
- E perché cavolo l'hai chiamato, scemo? -
- Eh, mi avevi mandato un po' in crisi... -
Lei si lasciò scappare un sorriso. Si avvicinò al viso del riccio, accarezzandogli il viso con una mano. - Ancora non mi sembra vero. - sussurrò, guardandolo negli occhi. - Dimmi che non sto sognando. -
Per tutta risposta, lui eliminò ogni distanza fra i loro volti, coinvolgendola in un lungo bacio.
- HEEEEY, INTERROMPO QUALCOOOSA? -
I due ragazzi fecero un salto di cinque metri, voltandosi verso la porta. Mattia, appoggiato allo stipite della porta con un sorriso sarcastico, li guardava.
Jack gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe intimidito un mostro inferocito.
- Oh, scusate! - esclamò con il tono più falso del suo repertorio il bassista. - E ciao Jack! Tutto bene? -
- Certo, tutto benissimo. - ringhiò lui. - Che cosa cazzo ci fate tu e quell'altra qui? - domandò poi.
- Eravamo preoccupati per Jen, ma vedo che è in buone mani – disse Mattia allusivo. - Se disturbiamo vi lasciamo soli, non c'è problema – ridacchiò. - Anche se sento un ottimo odore di lasagne! -
- Mangiate qua se volete... tanto ormai – sospirò la bionda rassegnata, andando a prendere la teglia. - Vai a chiamare l'altra cretina tua compare, mangiamo qui – ordinò poi a Mattia.
Quando il bassista si fu allontanato, lanciò uno sguardo eloquente a Jack. - Li ammazzo un giorno di questi – dichiarò.
- Se non lo faccio io prima! - rispose il riccio, dandole una mano ad apparecchiare.

Entrai in cucina preceduta da Matt, con un sorriso mal celato in viso.
- JAAAAACK! Come mai anche tu qui? - domandai subito.
Lui mi ringhiò contro, finendo di apparecchiare.
Seduti tutti intorno al tavolo a mangiare le buonissime lasagne di Jen, io e Mattia cominciammo a punzecchiarli un po', sempre più divertiti dalle loro reazioni.
- E quindi stamattina non vi siete svegliati immagino? - chiesi.
- Mh, dovete esservi stancati molto stanotte! - ipotizzò Mattia.
- Già, perché tu hai dormito qui Jack, vero? -
- Dormito? Non è che hai fatto qualcos'altro? Ti vedo stanco! -
Jen sembrava un fiammifero, lo sguardo basso sul piatto che lanciava fiamme assassine.
- Stamattina non avevo voglia di andare a scuola, ti basta? - rispose invece Jack, con una punta di ironia.
- Mi vuoi far credere che di solito ne hai voglia? -
- Oppure che avevo una motivazione in più per non averne voglia – suggerì Jack con un mezzo sorriso divertito.
- Ah, e che motivazione potrebbe mai convincerti ad assentarti? -
Il riccio lanciò un'occhiata a Jen. - Una motivazione che tu non hai – rispose sarcastico a Mattia, che scoppiò a ridere.
- Ok, ok, basta – dissi io ridendo – Tanto se lo aspettavano tutti ormai! -
- Cosa? -
- Che tu e la biondina di fianco a te vi saltaste addosso, ovviamente – puntualizzai.
- Sei la finezza, come sempre -
Risi, guardando Jen che desiderava evidentemente di morire in quel momento e Jack che invece non sembrava molto toccato dalle nostre prese in giro.
Non ci mettemmo molto a mangiare e subito dopo, con la scusa che non mi ricordavo assolutamente dove fosse, mi feci accompagnare in bagno da Jen. Per tutto il tempo che ci mettemmo ad arrivarci, lei rimase in silenzio.
Poi si fermò a braccia incrociate a guardarmi.
Io ridacchiai. - E quindi, mi vuoi raccontare che è successo? - domandai, portandomela in bagno e chiudendo la porta. Mi sedetti sul piano del lavandino, aspettando una risposta.
- L'ho invitato a dormire perché si era fatto tardi e...
- E? -
La bionda alzò improvvisamente lo sguardo con un enorme sorriso e cominciò a saltellare di qua e di là. - E poi è successo! Gli ho fatto vedere la stanza degli strumenti e poi... non lo so! Non lo so davvero, non lo so! Insomma, mi ha baciato lui e... ti giuro che non riesco ancora a credere che sia realmente accaduto! -
- Davvero? Non pensavo avesse abbastanza palle da fare una cosa così -
Lei continuò a sorridere, spostando il peso da una gamba all'altra.
- Ma Jen.. quindi avete... dormito insieme? -
- Beh, sì, ha dormito qui -
- No, intendo... avete... lo sai... giocato a risiko risiko? - domandai.
- AH! - esclamò lei arrossendo. - No... cioè, ci siamo andati vicini, ma alla fine abbiamo deciso di non correre troppo. -
- Maddai? Quel morto di sesso di Jack? Sul serio? -
- Dai, poverino! Guarda che è stato molto comprensivo – assicurò lei.
- Ne sono felice. Davvero Jen, sono felice che finalmente vi siate messi insieme – dissi, alzandomi.
Lei mi si lanciò fra le braccia, facendomi barcollare. - Non sai quanto sono felice io – rise.
La abbracciai, sorridendo intenerita.

Nell'altra stanza, Mattia si lasciò cadere sul divano, osservando Jack, seduto sul piano della cucina, con uno sguardo inquisitorio.
- Jack... non è che siete andati un po' in fretta? -
- Ma guarda che non abbiamo fatto niente stanotte – disse il batterista con un sorriso, alzando gli occhi al cielo.
- Ah, pensavo... quindi avete davvero solo dormito insieme? -
- Beh, sì. Abbiamo parlato molto stanotte, a letto. Non pensavo fosse possibile, ma sono stato a letto con una ragazza senza farci sesso e non mi sono annoiato – rilevò Jack, scompigliandosi i ricci.
- Davvero? -
- Sì. Lei è divertente, intelligente... di sicuro non ti annoi -
- Senti Jack... posso farti una domanda? -
- Prego -
- Ma... è una cosa seria per te? -
Il batterista giocherellò con le mani per qualche secondo, riflettendo. Poi alzò lo sguardo su Mattia. - Sì, è una cosa seria – disse poi, senza per una volta usare ironia o sarcasmo.
Il bassista sorrise, facendogli il pollice verso. - Vedi di trattarla bene, eh -
- Ieri sera... -
- Cosa? -
- Mi ha portato in questa stanza piena di strumenti, prima di andare a dormire. Ancora non era successo niente. La devi vedere quella stanza, il soffitto è una specie di vetrata e la luna illuminava tutto. A un certo punto l'ho guardata e... non lo so Mattia, non lo so. È davvero... -
Jack sbuffò, senza trovare le parole.
- Adesso magari vi lasciamo un po' soli. Sono contento che vi siate finalmente avvicinati. Siete una bella coppia... stacci attento Jack, non la trovi spesso una come Jen. -
- Lo so –
- Non essere troppo stronzo con lei -
- Perchè dovrei essere stronzo? -
- Perchè sei fatto così, zoccoletta! -
Lui sbuffò, trattenendosi dal mandarlo a quel paese. - Voglio stare con lei, davvero. Non la tratterò male, ovviamente -
- Bene -
Quando Mattia e Alma se ne andarono, il batterista guardò Jen per un secondo, con una strana espressione. Poi rise e la abbracciò. - Che coglioni che sono quei due... -
Stringendo a sé l'esile corpo della ragazza, Jack chiuse gli occhi. Non l'avrebbe lasciata andare tanto facilmente.


 

Erano circa le quattro, quando entrai in biblioteca con una borsa a tracolla e un sospiro di stanchezza. Salii subito al secondo piano, dove sapevo che avrei trovato il mio gruppo studio e Beyond, seduti ad uno dei lunghi tavoli adibiti allo studio. Era un ottimo posto, quella biblioteca. Silenziosa, spaziosa e priva di qualsivoglia distrazione, era stata scelta da molti studenti come luogo ideale per passare un pomeriggio sui libri. Vidi che Beyond stava dando una mano a un suo amico, così lo salutai con la mano e mi misi a studiare greco, seduta di fianco a Misa e Lucy.
In breve tempo mi immersi completamente in una traduzione particolarmente difficile, dalla quale uscii solo faticosamente. Mi resi conto che la luce si era abbassata e che Beyond stava ormai studiando per conto suo.
Presi un respiro profondo, godendomi quell'attimo di soddisfazione proprio di quando si finisce una versione. Il silenzio era disturbato solo da pagine sfogliate, penne che scorrevano e picchiettavano sui quaderni e poche parole sussurrate. La luce tendeva ormai all'arancione, il tempo sembrava dilatarsi un secondo per volta. Mi rilassai per un attimo, in pace.
Beyond sollevò lo sguardo dal libro di fisica e mi fece segno di andare fuori a fare una pausa. Così lo seguii giù per le scale fino ad arrivare al cortile semivuoto della biblioteca.
Lui si sedette su una panchina di pietra bianca, guardando il cielo striato di nuvole che andavano a tingersi di colori caldi. In piedi davanti a lui, mi stiracchiai sospirando. - Come va amore? -
- Sono stancooooooooo – si lamentò.
- Dai, fra poco andiamo a casa! -
Lui mugolò qualcosa. - Amore? - fece.
- Dimmi -
- Non so come fai ad essere sempre tutta energica -
- Energica? - risi. - Sclerata forse! -
- Beh, intendo dire che sei sempre tutta attiva, io sono sempre mezzo morto di stanchezza -
Mi strinsi nelle spalle. - Non lo so! Siamo persone diverse. Comunque anche io sono stanca! -
Mi sedetti in braccio a lui e cominciai a giocherellare con i suoi capelli corvini. Lui sorrise, stringendomi a se. Amavo il modo in cui sorrideva, in quei momenti, sarei rimasta a guardarlo per anni. Gli passai una mano sul viso. - La barba ce la facciamo o no? - ridacchiai.
Lui sbuffò. - Naaah, mi secca -
- Eddai, non essere pigro! -
- Va bene, va bene... - cedette.
Prese la mia mano e la confrontò con la sua, sorridendo, prima di abbracciarmi stretta a lui.
Gli diedi un bacio, arrotolandomi i suoi capelli fra le dita. - Sei la mia carotina -
- Carotina? -
- Carotina! -
- Io non ho parole... - si rassegnò, ridendo.
- Le carotine non parlano infatti! - asserii.
Lui mi guardo alzando le sopracciglia. - Hai dei problemi seri, lo sai? -
- Certo! - assicurai, dandogli un bacio a stampo.
- L'importante è che tu ne sia cosciente – rise, scompigliandomi i capelli.
- Senti Beyond... -
- Dimmi -
- Dovremmo affrontare il fatto che Kendra non starà in convalescenza in eterno – dissi, abbassando lo sguardo – Prima o dopo tornerà e... tu hai detto che quando il direttore richiamerà lei ed Aki, dirà loro che hanno fallito e quant'altro, potrebbero succedere alcune cose. Ci potrebbe addirittura essere la possibilità che tu riesca a scappare da quel posto, vero? -
Lui annuì.
- Quando succederà... dove pensi di andare? -
- Se succederà... non ne ho idea... in qualche modo me la caverò -
- Beyond... se tu te ne dovessi andare.... io verrei con te – affermai, guardandolo negli occhi.
- Non se ne parla neanche -
- Infatti non c'è niente di cui parlare, è così e basta. Non posso lasciarti andare così, senza neanche sapere che fine farai -
- No, tu hai la tua vita qui, non devi farlo! -
- Io ho una sorella maggiore, lo sai? -
- Sì, lo so, ma questo cosa c'entra? -
- Lei vive a Los Angeles, da qualche anno. Quando se ne andò, mi disse che se mai mi fossi trovata in difficoltà, la sua porta sarebbe stata sempre aperta. Lei ci aiuterebbe -
- Seriamente credi che aiuterebbe una ragazza scappata di casa e uno scappato da un orfanotrofio? - domandò lui scettico e sarcastico.
- Tu non la conosci, amore. Io non sono un'ingenua, se te lo sto dicendo è perché so che ci aiuterebbe - - Questa cosa... che tu venga con me... non succederà mai, è chiaro? -
Io scossi la testa, intrecciando la mia mano con la sua. - Non ti lascerò andare via -
- Non puoi lasciare tutto quello che hai qua, invece, solo per me! Io me la caverei in qualche modo, ma non potrei sopportare di vederti rinunciare a tutto così, è stupido -
- Lascia che sia io a decidere cos'è meglio per me, d'accordo? -
Lui prese un profondo respiro, nervoso. - Non voglio che tu pensi a queste cose -
- Lo faccio lo stesso però -
- Comunque è inutile pensarci troppo. Non credo di avere molte probabilità di uscire vivo da quello che Kendra e Aki potrebbero scatenare all'interno dell'orfanotrofio. Mi ritrovo a sperare che il direttore aumenti la sua guardia, magari li potrebbero fermare. Dopotutto ci sono molti uomini a sorvegliare l'orfanotrofio. Ma chi lo sa... forse che il direttore sopravviva è un'ipotesi anche peggiore...-
- Non devi parlare così, Beyond. Se perdi la speranza adesso, la perderò anche io. Invece dobbiamo continuare ad andare avanti, non possiamo abbatterci adesso -
Sospirò.
- Forza amore! Ne usciremo, in qualche modo -
- Come fai a dirlo? -
- Ti conosco, scemo – risposi abbracciandolo.
- Scema sarai tu – fece lui sorridendo.
- E tu sei la mia carotina -
- E dai con questa carotina! Ma che cavolo! -
- La mia carotina – ripetei, dandogli un bacio.


 

Mello si risvegliò nel letto della sua ragazza, quella mattina. Si domandò subito cosa ci facesse lì, non era decisamente nei suoi piani.
Si ricordò improvvisamente della notte prima. Si ricordò di non aver avuto la forza di trascinarsi fino all'orfanotrofio e di aver impulsivamente chiamato Lucy. Certo, erano le quattro di notte, ma ne sentiva il bisogno impellente. Incredibilmente lei gli aveva risposto, e sentendo quanto fosse stanco, l'aveva invitato a raggiungerla. Lo stupiva la disponibilità di quella ragazza nei suoi confronti. Nonostante i suoi sempre più frequenti e drastici sbalzi umorali, nonostante il suo pessimo carattere, Lucy era sempre al suo fianco.
Non aveva idea di come avrebbe fatto a separarsene, non poteva proprio immaginarselo. Ma chiederle di seguirlo sarebbe stato un atto di crudeltà, l'avrebbe messa in una situazione orribile dalla quale desiderava tenerla molto lontana invece.
La notte prima, lei lo aveva fatto entrare di nascosto in casa, scortandolo poi in camera sua. Avevano parlato molto prima di decidersi ad andare a letto.
Mello osservò i lineamenti delicati di lei, soffermandosi su ogni dettaglio con attenzione. Si chiese come potesse una ragazza come lei stare con uno come lui.
Si alzò senza svegliarla e si rivestì in fretta. Odiava l'idea di doversene andare così, ma si stava facendo tardi e quel giorno avrebbe avuto da fare. Non sarebbe andato a scuola.
Camminando per le strade ancora semi deserte e calcolando di aver dormito circa un'ora e mezza, compose un numero sul cellulare.
- Sì, sto arrivando. - disse quasi subito.
Sbuffò, stringendosi nella giacca.
- Beh, digli di non rompere il cazzo, sto arrivando. - ringhiò al telefono. - Quel pezzo di merda comincia ad irritarmi. Gli dimostreremo che non siamo dei ragazzini alla prima occasione, te lo prometto. - concluse, chiudendo poco dopo la comunicazione.
Si morse un labbro riflettendo e aumentando l'andatura. Doveva sempre stare allerta, non si poteva concedere pause.
Si ritrovò a sperare che Kendra guarisse in fretta, che quello che doveva succedere accadesse alla svelta.


 

Aki entrò nella camera di Kendra e sorrise nel vederla in piedi. Era anche vestita. Una semplice gonna nera e un top aderente, che le stavano come al solito benissimo. Il ragazzo si stupiva ogni volta della sua bellezza così inquietantemente perfetta. Il suo corpo era proporzionato, la sua carnagione chiarissima e i suoi occhi di un azzurro scuro molto particolare. Non c'era nulla che sfigurasse su di lei, non un neo, non un capello fuori posto. Sembrava quasi costruita artificialmente.
- Mi sembra di vedere che stai meglio – disse, appoggiandosi alla porta.
- Sono di nuovo in forma. Questo significa che il direttore ci chiamerà, in questi giorni. Sei sicuro di avere le palle di mettere in atto il tuo piano? Lo sai che anche se togliamo di mezzo lui ci sono i suoi uomini per tutto l'orfanotrofio, vero? -
- Non ti preoccupare di questo, ci penserò io – rispose Aki.
La ragazza si passò una mano fra i lunghi capelli corvini e si avvicinò a lui. - Sei sicuro? -
- Perché, hai paura? -
- Tu che ne dici? - fece lei, fermandosi a pochi centimetri dal volto del ragazzo.
- Toglimi una curiosità. Hai accettato solo quando ti ho detto che avresti potuto pare qualunque cosa con Beyond, prima di andare via. Perché? Ha un valore per te? -
- Voglio fargli del male, anche ucciderlo se mi va. Oppure portarlo con me. Diciamo che mi ha infastidito il suo rifiuto -
- Provi qualcosa per lui? -
Lei rise. - Secondo te sono ancora in grado di provare qualcosa che non sia rabbia o disgusto o indifferenza? -
- E per me cosa provi? -
- Indovina – sussurrò lei, per poi coinvolgerlo in un bacio.
In breve tempo lo trascinò a letto, senza dire altro.
- Davvero te la senti? Ti sei ripresa bene eh -
Kendra non si degnò neanche di rispondere.

Quando Aki uscì dalla stanza della ragazza, il suo cellulare cominciò a squillare.
- Mello, ancora tu? - domandò, aprendo la comunicazione.
I due ragazzi rimasero al telefono per un po', definendo i dettagli del loro piano, mentre Aki usciva dall'istituto e cominciava a camminare per le strade senza una meta precisa.
Alla fine della conversazione, Aki notò una certa preoccupazione nel tono di voce dell'interlocutore.
- Che c'è Mello, cosa ti preoccupa? - chiese sarcasticamente.
- Tu mi hai garantito che nessun altro verrà coinvolto in questa cosa. Che dopo aver ucciso il direttore voi ve ne andrete senza fare male a nessuno -
- Non ti fidi di me? -
- Perchè dovrei fidarmi di te? -
- In ogni caso, vedrai... non faremo del male a nessuno dei tuoi preziosi amici – disse Aki con un ghigno decisamente poco rassicurante stampato sul volto.


 


 

Si erano ormai fatte le quattro e Jack riteneva di dover andare. Oltre al fatto che aveva da studiare lo aspettavano a casa, e non poteva rimanere da Jen per sempre.
Così, raccolte le sue cose, si apprestava ad uscire. Non era riuscito a riprendersi la sua felpa preferita, nella quale Jen si sentiva abbracciata. Guardò la ragazza, resa ancora più minuscola dalla sua felpa e sorrise.
- Beh, allora ci vediamo domani alle prove, ok? -
Lei annuì. - Io dopo vado a studiare in biblioteca, tu che fai? -
- Mi sa che ti accompagno -
- Mi dai anche una mano con chimica? -
Lui annuì. Ormai dava ripetizioni a tutti i suoi amici in chimica, fisica e matematica. Erano materie con le quali si era sempre trovato benissimo e anche se non era proprio bravissimo a spiegare le cose, tutti riconoscevano che dopo aver passato qualche ora a studiare con lui, i voti si alzavano sensibilmente. Questo probabilmente perché, anche con le spiegazioni più contorte, riusciva a trasmettere a chiunque la sua passione per le scienze.
- Certo che se mi pagaste anche solo un euro per tutte le volte che vi do una mano sarei ricco! -
- Fatti pagare -replicò Jen sorridendo.
- Nah, sono troppo buono e voi siete dei casi troppo disperati per infierire ancora di più -
- Come sei magnanimo – scherzò la bionda.
- Beh, io andrei – fece lui infilandosi la giacca e tirandosi lo zaino su una spalla.
- Non mi saluti neanche? -
Jack alzò gli occhi al cielo, fingendosi scocciato. - Se proprio devo! - disse avvicinandosi a lei.
- Ah, no, se ti secca vai pure, non c'è problema! - fece Jen ridendo e scostandosi.
Lui le lanciò un'occhiataccia. - Guarda che lo faccio! -
Per tutta risposta, la bionda rise. Ma quando lui si girò indispettito, lo fermò abbracciandolo da dietro. Si appoggiò delicatamente a lui, respirando a fondo.
Lui sorrise, e prese le mani di Jen, strette su di lui. Si girò verso di lei e le accarezzò il viso con tenerezza.
- Non immaginavo che il tuo lato dolce fosse così dolce – fece lei, arrossendo leggermente.
Jack le alzò il viso con la mano, spingendola a guardarlo negli occhi. - Non mi trovo così bene con qualcuno da quasi due anni – disse poi a bassa voce.
Le tirò su il cappuccio della felpa e rise del risultato. Lei arrossì di nuovo e lo abbassò. - Io non avrei mai creduto che ad uno come te potesse piacere una come me – ammise poi.
- Per me era lo stesso -
Il batterista la abbracciò tanto forte da sollevarla da terra.
- Hey, guarda che così mi strozzi, scemo! -
Lui la lasciò.
- Forza vai, prima che i tuoi chiamino la polizia per capire dove sei finito -
Jack sorrise e la baciò prima di scomparire dietro la porta. La lasciò a guardare la porta chiusa con uno sguardo già nostalgico, stretta in quell'enorme felpa. 

  
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