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Autore: PrincesMonica    30/10/2008    2 recensioni
Come erano Jared e Shannon ai tempi della scuola? E se oltre alla musica si fossero interessati di ragazze?
Quando iniziai la FF non conoscevo ancora bene i due personaggi, quindi perdonatemi eventuali errori
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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@StephenKing: Sì, c'ero anche io a Parigi. Sono la ragazza che ha portato la torta. Non so se hai avuto anche tu modo di mangiarla, perchè io l'ho offerta a mezzo mondo. Sono la stessa a cui qualche fangirl francese ha rubato la bandiera della propria divisione -.- Anyway, l'apparizione di Tomo è stata pensata dopo il concerto di Milano, quello di Giugno, dove lui era truccato proprio in quella maniera. Mi fa piacere che ti sia piaciuta. E sempre a proposito di Tomino nostro, ho messo anche qui la FF Ristorante Milicevic, dove lui, come gli altri, ha un ruolo fondamentale.

Capitolo dieci

 “Merda, merda, merda!” Esclamò Jared sbattendo con violenza la cornetta del telefono.  Shannon lo guardò di sottecchi. Era tutto il giorno che il fratello stava girovagando per casa come un’anima in pena. “Dove Cazzo è finita?” stava cercando Monica da quando si era svegliato, ma di lei nessuna traccia.

“Non risponde?”

“No! Il cell è spento. A casa sua i suoi mi dicono che è uscita praticamente all’alba e io non so dove sbattere la testa.” Sospirò accasciandosi sul divano. Si passò una mano tra i capelli: aveva il volto tirato, preoccupato e decisamente triste. Shannon scosse il capo.

“Forse dovresti aspettare di vederla domani a scuola.”

“Non mi va di sistemare i nostri casini davanti a tutti che ci indicano e ci ridono dietro. È una cosa tra me e Monica”

“Che belle parole… sembri cresciuto.” Jared gli lanciò un’occhiataccia e non rispose.

La sera prima aveva abbandonato il concerto a metà senza interessarsi di quello che i fans o i suoi compagni gli potessero dire. Aveva girato per i vicoli intorno al locale, ma di lei neppure una traccia. Era passato da casa sua, ma le luci erano tutte spente e non gli sembrava il caso di mettersi a suonare il campanello, lo avrebbero come minimo denunciato per disturbo della quiete pubblica.

Ora si ritrovava a vagare come un’anima in pena.

“Jar, non è che puoi startene fermo? Mi stai facendo venire il mal di mare.” Shannon era decisamente stufo. Lasci passare che era scappato via dal locale e i tre superstiti avevano dovuto cavarsela da soli, facendo cantare a Matt, ma era da quella mattina che lui non faceva altro che salire e scendere le scale per telefonare/imprecare/parlare.

“Non smetterai mai di farmela pagare per avervi mollati ieri sera.”

“Certo che no.”

“Ma era una situazione critica…si tratta di Monica.” Jared era veramente disperato per la piega della sua storia.

“Ah sì? La stessa Monica che detesti e non sopporti, con cui fingi di stare assieme per levarti dai piedi le ragazzine urlanti? Cavoli, credevo che di lei non ti importasse poi molto.”

“Ma che ca…” ci pensò un attimo e capì che suo fratello aveva ragione: da quando Monica era diventata così importante per lui? Importante a tal punto da perdere la sua amata domenica di scazzo per cercarla… dal giorno della canzone? Da quando era stata con lei al fiume? Dalle coccole post pranzo? Non lo sapeva con certezza, ma di sicuro non voleva rinunciarci senza farsi capire. “Alzati dal divano e vieni con me, Shan!”

“Si chiede per favore.”

“Non stare a scassare i maroni. Alzati e portami da Stefy. È l’unico posto dove può essersi rintanata.”

Shannon non disse nulla, ma si allacciò le scarpe: con un Jared così determinato, niente lo avrebbe fatto desistere, lo avrebbe trascinato per i capelli, piuttosto.

“Sei un tiranno, lo sai?”

 

“No! No! E ancora no!” Stefy era ferma sulla porta di ingresso di casa sua, con le braccia conserte davanti al petto ed espressione risoluta.

“Ti prego! Fammi parlare con lei, ne ho bisogno.” Jared la stava pregando quasi a mani conserte, con dei piccoli guantini neri senza dita.

“Ammesso e non concesso che fosse qui, non lo farei. È ovvio che non ti vuole tra i piedi.”

“Come sarebbe a dire che non c’è?”

“Sarebbe a dire che non è qui.” Si appoggiò sullo stipite e sorrise nel vedere Shannon che gemeva.

“Vuol dire che mi hai trascinato qui per nulla?” Domandò Shan calcandosi in testa il berretto.

“Come se ti dispiacesse…sappiamo che stare con Stefy ti diverte, quindi piantala.” Il diretto interessato borbottò qualcosa di incomprensibile e Stefy sbuffò.

“Dai, entrate o qui date spettacolo.”

I due si trovarono in un piccolo atrio dove c’era un comodino su cui era poggiato il cordless del telefono e un contenitore per tutte le chiavi, sopra uno specchio. Stefy li guidò fino alla sua stanza: entrati rimasero di sale. Tutte le pareti erano tappezzate di foto di un attore abbastanza conosciuto, di nome James Marsters, terribilmente somigliante a William. Invece, vicino al mega Pc con schermo piatto sulla scrivania, c’erano incollate con nastro adesivo, una serie di foto di lei e Monica assieme che ridevano felici.

Jared si perse nel guardarle: quanto quel sorriso stava influendo su di lui? Deglutì pesantemente, la risposta era fin troppo ovvia.

“Che cosa devo fare?” sussurrò.

“Niente. Devi lasciare che torni lei da te.” Shannon, disinteressato, si sedette sul letto. “Giù i piedi che non voglio il letto sporco.”

“Sì, signora, ai suoi ordini.” E sbuffò.

“Non mi vuole neppure ascoltare. Ho provato a chiamarla, ad andare a casa sua, a mandarle decine di messaggi, ma niente. Mi hanno ripetuto che lei non c’è, che ha preso la bici e chi si è visto sé visto…ma come è possibile.” Distrutto si sedette con la testa fra le mani sulla sedia vicino al pc.

“Le capita. Quando è molto arrabbiata o molto triste…od entrambi, scappa. Si prende una giornata in cui nessuno può trovarla. Il giorno dopo io e lei ci vediamo e mi racconta di quello che ha fatto e pensato.”

“Mi dirai tutto, vero?” Stefy si mise a ridere.

“Credimi, arriverete ad uno scontro, perché non riuscirà a stare calma. Ci è rimasta troppo male.”

“Io non ho fatto nulla. Jenny mi è saltata addosso e non capivo che volesse.”

“Ora è decisamente più chiaro!” Esclamò acido Shannon.

“Uhmmm cos’è tutto questo sarcasmo che sento?” Jared fece un gesto con la mano.

“Shan è incazzato con me perché ieri sera li ho lasciati a metà concerto.” Stefy fece una boccaccia a Shan che aveva iniziato a suonare con le dita sul comodino. La ragazza si sedette tra i due, appoggiandosi a Shannon, che non disse nulla, anzi, la accolse volentieri fra le braccia, come se quel gesto fosse abbastanza familiare. Se Jared fosse stato in sé avrebbe notato tutto questo, ma pensava troppo a Monica per farci caso.

“Poverino, andava a cercare il suo amore perduto…” La buttò lì Ste curiosa di vedere il risultato…che non arrivò. I due amici si guardarono ridacchiando tra loro: ormai erano sicuri, lui era cotto come un pero.

“Ho bisogno che lei sappia che non volevo che succedesse…” mormorò alla sua immagine riflessa allo specchio.

 

Monica camminava come se dovesse andare al patibolo. In effetti la scuola poteva essere vista come una gogna mediatica per quello che era successo. Non ci aveva ancora messo piede, che già alcuni dei suoi compagni l’avevano additata per strada. Figurarsi cosa sarebbe successo là dentro.

Suonò al campanello di casa di Stefy ed attese che lei uscisse: in quel momento aveva bisogno di una persona amica che la capisse e che la ascoltasse.

Quando l’amica uscì, si abbracciarono senza dire una parola: erano il sostegno una dell’altra, non occorrevano parole in quei frangenti.

“Allora, spara tutto.” Esordì Stefy. Monica aveva delle occhiaie così marcate che non se l’era sentita neppure di sgridarla per non essersi fatta sentire per tutta la domenica. Aveva capito che doveva aver passato una giornata da schifo.

“Sono stata in giro in bici…” iniziò laconica Monica, mentre guardava il cielo terso. “Alle sette mi sono alzata, incapace di stare un minuto di più distesa e sono partita. All’inizio volevo andare al fiume, ma quando sono arrivata lì, è stata tragica. Mi è tornata in mente tutta la giornata di pesca passata assieme al fetente. È mostruoso, mi sembra di vederlo ovunque.” Chiuse gli occhi e sospirò. “Lo odio.”

“Addirittura?”

“Forse odio è troppo semplice. È una mescolanza di sentimenti contraddittori, lo ammetto. Vorrei riuscire ad odiarlo, in modo da togliergli le budella ed usarle come calze a rete, ma…”

“Cacchio, ma come ti vengono in mente queste minacce??? Sei un genio del male!” risero assieme, così da stemperare la situazione. “Comunque, dicevi, ma?”

“Ma niente…il suo problema è che ha fatto pure cose carine per me. Certo, baciare Jenny davanti a tutti non la chiamerei cosa carina!” sbottò con furia Monica.

“Bhe, tecnicamente è stata lei a baciare lui.” Monica la fissò.

“Scusa, per chi patteggi tu?” Stefy sorrise.

“Ovviamente per te. Io ti amo e se mi dici che devo insultare Jared, lo faccio. È un cretino, deficiente, stronzo, che si fa baciare dalla prima che capita, mentre la sua ragazza innamorata è lì con gli occhi a cuoricino che lo guarda. È un fros!” Monica rise.

“Ecco, così mi va bene! Ehy, no, aspetta un secondo. Innamorata a chi? Io non lo amo di certo!”

“Ah no? Io pensavo che con quella fuga…” Lasciò la frase in sospeso.

“Che c’entra? Non è per quello che credi tu che sono andata via… Jared… insomma, mi ha preso in giro, mi ha fatto fare la figura della scema.” Tornarono in silenzio. Monica stava, in realtà, cercando una vera scusa per il suo comportamento. Aver visto Jared e Jenny baciarsi era stato qualcosa di assolutamente scioccante. In quel momento aveva sentito il suo cuore far ‘crak’ ed andare in frantumi…ora stava incollando tutti i pezzi sparsi, ma l’idea di rivederlo le faceva ancora un male infernale. Che fosse veramente innamorata come diceva la Ste? No, lei non poteva amare Jared, lei lo odiava, giusto? Lo odiava? No, in effetti aveva smesso da un po’ di trovarlo irritante, certo, ogni tanto aveva l’insana voglia di spaccargli il bel naso con un pugno, ma subito si pentiva dell’idea. Deglutì pesantemente e solo in parte per l’entrata a scuola. La possibilità di essere innamorata di Jared la mandava in confusione.

Solcò il corridoio verso il suo armadietto a testa alta, senza fissare nessuna delle decine di persone che la additavano ridacchiando, oppure che le vomitavano insulti cattivi per la scena di sabato. Vide anche Jenny e si diede della scema: perché non era andata a menarla? Ah certo, perché la violenza non risolveva nulla… però l’avrebbe aiutata a sfogarsi di certo.

Gettò alla rinfusa lo zaino e si prese giusto i libri per la lezione, mentre Stefy si scartava un chupa chups alla fragola: non vedeva l’ora di infilarsi nell’ultimo banco dell’ultima fila, così da evitare gli altri.

“Spero che la situazione migliori in fretta, o rischio veramente di fare una strage con i controfiocchi.”

“Dai Monica, loro non c’entrano?”

“Hai ragione sono solo dei coglioni…” e sbattè la portella dell’armadietto con forza.

Non fecero che pochi passi, quando Stefy esclamò:

“Oh!”

“Che succede?” Stefy fece un piccolo gesto con la mano e Monica si voltò irrigidendosi subito. Stava arrivando da lei, di corsa, Jared, seguito a ruota da Shannon. Le voci intorno a loro crebbero di intensità. Monica serrò la mandibola, tanto che la sentì scricchiolare. Gli diede velocemente le spalle stringendo al petto i libri.

“Monica, aspetta!” Urlò Jared incurante di tutto. La raggiunse in pochi secondi e la prese per la spalla, in modo da farla voltare verso di lui. Nel suo sguardo vi lesse una rabbia enorme. “Tu devi ascoltarmi.”

“Io non devo fare proprio niente!” Sibilò Monica cattiva. Cercò di divincolarsi, ma senza risultati: la presa del ragazzo era troppo forte.

“Io non ho fatto niente di male.”

“Ah no? Bene, allora vai da quella sciaqquetta, stai perdendo tempo con me!”

“Io non la voglio Jenny.”

“Non mi sembrava sabato.” Jared roteò gli occhi esasperato.

“Secondo te quanto ci mettono a menarsi?” Chiese Shannon a Stefy, che li stava fissando come tutti gli studenti che passavano per il corridoio.

“Poco, Monica è bella carica.”

“Anche Jared. Però devo dargli atto che non ha mai picchiato una donna…forse si limiterà a prenderle.”

“Senti, io non volevo baciarla.”

“Ma l’hai fatto, idiota!” I due erano sempre più vicini, si parlavano, ormai, a pochi centimetri uno dalle labbra dell’altra.

Jared non ci vide più e la sbattè contro il muro, facendole anche un po’ male: la teneva salda per le spalle, stringendo solo il necessario perché non sgusciasse via da lui.

“Ti avevo chiesto una cosa sola, di non farmi passare per stupida. Già ero troppo sotto i riflettori di questo buco merdoso perché ero la tua ragazza, ma ora lo sono ancora di più e tutto perché tu hai deciso di fare il galletto in giro con un’ochetta che allarga facile le cosce.”

“Non l’ho voluto io.”

“No, però lo hai accettato.”

“Che dovevo fare? Ucciderla?” Monica finse di pensarci su.

“Sarebbe stata una bellissima idea.” Jared la strinse a sé e lei lo prese per il colletto della camicia. “Una cosa…una cosa sola per il nostro patto. Bene, questa relazione finta è terminata, così sarai libero di andartene con chi vuoi.” Lui non seppe mai se era per colpa della luce o cos’altro, ma negli occhi della ragazza gli parve di vedere delle lacrime pronte ad uscire. Qualcosa nel petto si mosse e capì che lui, quella storia finta, non la voleva perdere per nulla.

“Visto, bastava poco per farli lasciare.” Sussurrò Jenny all’orecchio della sua amica lì vicino. Come tutti stava osservando la scena per godersela al meglio. Certo, Jared era stato molto chiaro su cosa lei avesse dovuto fare, cioè girargli al largo, ma Jenny era troppo sicura di sé e del posto in cui occupava nel mondo, per non credere che a breve il ragazzo sarebbe tornato da lei strisciando.

“Lasciami in pace, Jared, per favore.” Glielo supplicò, anche se il tono era sempre furioso.

Lui non lo fece, anzi, con una furia pari a quella di Monica, l’attirò a sé e a labbra aperte la baciò. Era così furioso per le parole di lei e la sua testardaggine a non volerlo ascoltare, che aveva capito che doveva fare qualcosa di radicale: gli era venuto in mente di darle uno schiaffone, ma poi aveva optato per baciarla, credendo, a ragione, che fosse un gesto particolarmente forte.

Il tempo sembrò fermarsi per tutti, specie per Monica che non si era proprio aspettata un gesto del genere. Sentiva il suo corpo aderire al muro dove lui la stava spingendo in modo da avere più stabilità. All’inizio non sapeva cosa fare, poi, presa dalla foga di Jared, iniziò a rispondere al bacio. Spostò le mani dal colletto della camicia alla testa, facendo in modo che lui si avvicinasse ancora di più ed approfondisse il bacio. Sentì Jared che la abbracciava e la stringeva a sé. Erano talmente vicini che lei si domandò se lui potesse sentire il suo cuore battere all’impazzata.

Era una dolce lotta, dove nessuno prevaleva: Jared adorava succhiare leggermente il labbro di Monica, molto più carnoso e succoso del suo, mentre il sapore del dentifricio con cui lei si era lavata i denti, gli si diffondeva in bocca. Più la baciava e più la voleva.  E la cosa incredibile, almeno per lui, era che sentiva che tutto il suo corpo la stava baciando. Aveva la perfetta sensazione delle sue manine che passavano tra i suoi capelli e poco gli interessava che lo stesse spettinando come lui odiava.

E Monica volava: il sapore di uomo che lui emanava da ogni suo poro era intossicante e la sua bocca, la sua lingua, il suo corpo ne reclamava sempre di più.

“È così che si lasciano, secondo te?” l’amica di Jenny, una rossa con i capelli ricci ed occhiali, sogghignò: pochi sopportavano la bionda e lei lo faceva solo per brillare di luce riflessa, ma vedere che anche lei per una volta non veniva assecondata, non poteva che farle piacere. Dal canto suo Jenny, fissava la coppia con orrore: non credeva possibile che un ragazzo così ricercato come Jared potesse volere così tanto una mezza pazza piena di ideali come Monica. Era un affronto per lei.

La coppietta non si accorse che intorno a loro si era alzata una baraonda di fischi di incoraggiamento e scherno, in realtà la maggior parte di loro era invidiosa.

Stefy era rimasta così sorpresa nel vedere il gesto del ragazzo, che si ritrovava a bocca aperta con il lecca-lecca in bilico precario, pronto a cadere per terra da un secondo all’altro, mentre Shannon era riuscito per due secondi a smettere di muovere le sue bacchette della batteria, che portava sempre con sé.

Quando Jared si staccò, si appoggiò con la fronte su quella di Monica. Entrambi tenevano ancora gli occhi chiusi. Lai si passò la lingua sulle labbra, come per assaporare fino all’ultimo il suo sapore.

“Ci vediamo a ricreazione?” le sussurrò piano.

“Certo.”

“Monica, sei tu la mia ragazza…non dimenticarlo.” E così dicendo aprì gli occhi facendola annegare in quel profondo lago grigio.

“E chi se lo scorda ora…”

Jared corse verso la sua classe, visto che la campanella stava suonando in quel istante, mentre Monica rimase ferma sul muro: le sue gambe si rifiutavano di sostenerla.

“Topina, come va?”

“Eh?” Stefy era davanti a lei che la fissava sorridente.

“Come stai?”

“Splendidamente…io…devo andare un attimo in bagno.” Cominciò a muoversi barcollando: le sembrava di essere ubriaca…Jared stava diventando la sua droga, una sexy, bollente, droga.

   
 
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