@StephenKing: Sì, c'ero anche io a Parigi. Sono la ragazza che ha portato la torta. Non so se hai avuto anche tu modo di mangiarla, perchè io l'ho offerta a mezzo mondo. Sono la stessa a cui qualche fangirl francese ha rubato la bandiera della propria divisione -.- Anyway, l'apparizione di Tomo è stata pensata dopo il concerto di Milano, quello di Giugno, dove lui era truccato proprio in quella maniera. Mi fa piacere che ti sia piaciuta. E sempre a proposito di Tomino nostro, ho messo anche qui la FF Ristorante Milicevic, dove lui, come gli altri, ha un ruolo fondamentale.
Capitolo dieci
“Non
risponde?”
“No! Il cell
è spento. A casa sua i
suoi mi dicono che è uscita praticamente all’alba
e io non so dove sbattere la
testa.” Sospirò accasciandosi sul divano. Si
passò una mano tra i capelli:
aveva il volto tirato, preoccupato e decisamente triste. Shannon scosse
il
capo.
“Forse dovresti
aspettare di vederla
domani a scuola.”
“Non mi va di
sistemare i nostri
casini davanti a tutti che ci indicano e ci ridono dietro. È
una cosa tra me e
Monica”
“Che belle
parole… sembri cresciuto.”
Jared gli lanciò un’occhiataccia e non rispose.
La sera prima aveva abbandonato
il
concerto a metà senza interessarsi di quello che i fans o i
suoi compagni gli
potessero dire. Aveva girato per i vicoli intorno al locale, ma di lei
neppure
una traccia. Era passato da casa sua, ma le luci erano tutte spente e
non gli
sembrava il caso di mettersi a suonare il campanello, lo avrebbero come
minimo
denunciato per disturbo della quiete pubblica.
Ora si ritrovava a vagare come
un’anima in pena.
“Jar, non
è che puoi startene fermo?
Mi stai facendo venire il mal di mare.” Shannon era
decisamente stufo. Lasci
passare che era scappato via dal locale e i tre superstiti avevano
dovuto
cavarsela da soli, facendo cantare a Matt, ma era da quella mattina che
lui non
faceva altro che salire e scendere le scale per
telefonare/imprecare/parlare.
“Non smetterai mai di
farmela pagare
per avervi mollati ieri sera.”
“Certo che
no.”
“Ma era una
situazione critica…si
tratta di Monica.” Jared era veramente disperato per la piega
della sua storia.
“Ah sì? La
stessa Monica che detesti
e non sopporti, con cui fingi di stare assieme per levarti dai piedi le
ragazzine urlanti? Cavoli, credevo che di lei non ti importasse poi
molto.”
“Ma che
ca…” ci pensò un attimo e
capì che suo fratello aveva ragione: da quando Monica era
diventata così
importante per lui? Importante a tal punto da perdere la sua amata
domenica di
scazzo per cercarla… dal giorno della canzone? Da quando era
stata con lei al
fiume? Dalle coccole post pranzo? Non lo sapeva con certezza, ma di
sicuro non
voleva rinunciarci senza farsi capire. “Alzati dal divano e
vieni con me,
Shan!”
“Si chiede per
favore.”
“Non stare a scassare
i maroni.
Alzati e portami da Stefy. È l’unico posto dove
può essersi rintanata.”
Shannon non disse nulla, ma si
allacciò le scarpe: con un Jared così
determinato, niente lo avrebbe fatto
desistere, lo avrebbe trascinato per i capelli, piuttosto.
“Sei un tiranno, lo
sai?”
“No! No! E ancora
no!” Stefy era
ferma sulla porta di ingresso di casa sua, con le braccia conserte
davanti al
petto ed espressione risoluta.
“Ti prego! Fammi
parlare con lei, ne
ho bisogno.” Jared la stava pregando quasi a mani conserte,
con dei piccoli
guantini neri senza dita.
“Ammesso e non
concesso che fosse
qui, non lo farei. È ovvio che non ti vuole tra i
piedi.”
“Come sarebbe a dire
che non c’è?”
“Sarebbe a dire che
non è qui.” Si
appoggiò sullo stipite e sorrise nel vedere Shannon che
gemeva.
“Vuol dire che mi hai
trascinato qui
per nulla?” Domandò Shan calcandosi in testa il
berretto.
“Come se ti
dispiacesse…sappiamo che
stare con Stefy ti diverte, quindi piantala.” Il diretto
interessato borbottò
qualcosa di incomprensibile e Stefy sbuffò.
“Dai, entrate o qui
date spettacolo.”
I due si trovarono in un
piccolo
atrio dove c’era un comodino su cui era poggiato il cordless
del telefono e un
contenitore per tutte le chiavi, sopra uno specchio. Stefy li
guidò fino alla
sua stanza: entrati rimasero di sale. Tutte le pareti erano tappezzate
di foto
di un attore abbastanza conosciuto, di nome James Marsters,
terribilmente
somigliante a William. Invece, vicino al mega Pc con schermo piatto
sulla
scrivania, c’erano incollate con nastro adesivo, una serie di
foto di lei e
Monica assieme che ridevano felici.
Jared si perse nel guardarle:
quanto
quel sorriso stava influendo su di lui? Deglutì
pesantemente, la risposta era
fin troppo ovvia.
“Che cosa devo
fare?” sussurrò.
“Niente. Devi
lasciare che torni lei
da te.” Shannon, disinteressato, si sedette sul letto.
“Giù i piedi che non
voglio il letto sporco.”
“Sì,
signora, ai suoi ordini.” E
sbuffò.
“Non mi vuole neppure
ascoltare. Ho
provato a chiamarla, ad andare a casa sua, a mandarle decine di
messaggi, ma
niente. Mi hanno ripetuto che lei non c’è, che ha
preso la bici e chi si è
visto sé visto…ma come è
possibile.” Distrutto si sedette con la testa fra le
mani sulla sedia vicino al pc.
“Le capita. Quando
è molto arrabbiata
o molto triste…od entrambi, scappa. Si prende una giornata
in cui nessuno può
trovarla. Il giorno dopo io e lei ci vediamo e mi racconta di quello
che ha
fatto e pensato.”
“Mi dirai tutto,
vero?” Stefy si mise
a ridere.
“Credimi, arriverete
ad uno scontro,
perché non riuscirà a stare calma. Ci
è rimasta troppo male.”
“Io non ho fatto
nulla. Jenny mi è
saltata addosso e non capivo che volesse.”
“Ora è
decisamente più chiaro!”
Esclamò acido Shannon.
“Uhmmm
cos’è tutto questo sarcasmo
che sento?” Jared fece un gesto con la mano.
“Shan è
incazzato con me perché ieri
sera li ho lasciati a metà concerto.” Stefy fece
una boccaccia a Shan che aveva
iniziato a suonare con le dita sul comodino. La ragazza si sedette tra
i due,
appoggiandosi a Shannon, che non disse nulla, anzi, la accolse
volentieri fra
le braccia, come se quel gesto fosse abbastanza familiare. Se Jared
fosse stato
in sé avrebbe notato tutto questo, ma pensava troppo a
Monica per farci caso.
“Poverino, andava a
cercare il suo
amore perduto…” La buttò lì
Ste curiosa di vedere il risultato…che non
arrivò.
I due amici si guardarono ridacchiando tra loro: ormai erano sicuri,
lui era
cotto come un pero.
“Ho bisogno che lei
sappia che non
volevo che succedesse…” mormorò alla
sua immagine riflessa allo specchio.
Monica camminava come se
dovesse
andare al patibolo. In effetti la scuola poteva essere vista come una
gogna
mediatica per quello che era successo. Non ci aveva ancora messo piede,
che già
alcuni dei suoi compagni l’avevano additata per strada.
Figurarsi cosa sarebbe
successo là dentro.
Suonò al campanello
di casa di Stefy
ed attese che lei uscisse: in quel momento aveva bisogno di una persona
amica
che la capisse e che la ascoltasse.
Quando l’amica
uscì, si abbracciarono
senza dire una parola: erano il sostegno una dell’altra, non
occorrevano parole
in quei frangenti.
“Allora, spara
tutto.” Esordì Stefy.
Monica aveva delle occhiaie così marcate che non se
l’era sentita neppure di
sgridarla per non essersi fatta sentire per tutta la domenica. Aveva
capito che
doveva aver passato una giornata da schifo.
“Sono
stata in giro in bici…” iniziò laconica
Monica, mentre guardava il cielo terso. “Alle sette mi sono
alzata, incapace di
stare un minuto di più distesa e sono partita.
All’inizio volevo andare al
fiume, ma quando sono arrivata lì, è stata
tragica. Mi è tornata in mente tutta
la giornata di pesca passata assieme al fetente. È
mostruoso, mi sembra di
vederlo ovunque.” Chiuse gli occhi e sospirò.
“Lo odio.”
“Addirittura?”
“Forse odio
è troppo semplice. È una
mescolanza di sentimenti contraddittori, lo ammetto. Vorrei riuscire ad
odiarlo, in modo da togliergli le budella ed usarle come calze a rete,
ma…”
“Cacchio, ma come ti
vengono in mente
queste minacce??? Sei un genio del male!” risero assieme,
così da stemperare la
situazione. “Comunque, dicevi, ma?”
“Ma
niente…il suo problema è che ha
fatto pure cose carine per me. Certo, baciare Jenny davanti a tutti non
la
chiamerei cosa carina!” sbottò con furia Monica.
“Bhe, tecnicamente
è stata lei a
baciare lui.” Monica la fissò.
“Scusa, per chi
patteggi tu?” Stefy
sorrise.
“Ovviamente per te.
Io ti amo e se mi
dici che devo insultare Jared, lo faccio. È un cretino,
deficiente, stronzo,
che si fa baciare dalla prima che capita, mentre la sua ragazza
innamorata è lì
con gli occhi a cuoricino che lo guarda. È un
fros!” Monica rise.
“Ecco,
così mi va bene! Ehy, no,
aspetta un secondo. Innamorata a chi? Io non lo amo di certo!”
“Ah no? Io pensavo
che con quella
fuga…” Lasciò la frase in sospeso.
“Che
c’entra? Non è per quello che
credi tu che sono andata via… Jared… insomma, mi
ha preso in giro, mi ha fatto
fare la figura della scema.” Tornarono in silenzio. Monica
stava, in realtà,
cercando una vera scusa per il suo comportamento. Aver visto Jared e
Jenny
baciarsi era stato qualcosa di assolutamente scioccante. In quel
momento aveva sentito
il suo cuore far ‘crak’ ed andare in
frantumi…ora stava incollando tutti i
pezzi sparsi, ma l’idea di rivederlo le faceva ancora un male
infernale. Che
fosse veramente innamorata come diceva la Ste? No, lei non poteva amare
Jared,
lei lo odiava, giusto? Lo odiava? No, in effetti aveva smesso da un
po’ di
trovarlo irritante, certo, ogni tanto aveva l’insana voglia
di spaccargli il
bel naso con un pugno, ma subito si pentiva dell’idea.
Deglutì pesantemente e
solo in parte per l’entrata a scuola. La
possibilità di essere innamorata di
Jared la mandava in confusione.
Solcò il corridoio
verso il suo
armadietto a testa alta, senza fissare nessuna delle decine di persone
che la
additavano ridacchiando, oppure che le vomitavano insulti cattivi per
la scena
di sabato. Vide anche Jenny e si diede della scema: perché
non era andata a
menarla? Ah certo, perché la violenza non risolveva
nulla… però l’avrebbe
aiutata a sfogarsi di certo.
Gettò alla rinfusa
lo zaino e si
prese giusto i libri per la lezione, mentre Stefy si scartava un chupa
chups
alla fragola: non vedeva l’ora di infilarsi
nell’ultimo banco dell’ultima fila,
così da evitare gli altri.
“Spero che la
situazione migliori in
fretta, o rischio veramente di fare una strage con i
controfiocchi.”
“Dai Monica, loro non
c’entrano?”
“Hai ragione sono
solo dei coglioni…”
e sbattè la portella dell’armadietto con forza.
Non fecero che pochi passi,
quando
Stefy esclamò:
“Oh!”
“Che
succede?” Stefy fece un piccolo
gesto con la mano e Monica si voltò irrigidendosi subito.
Stava arrivando da
lei, di corsa, Jared, seguito a ruota da Shannon. Le voci intorno a
loro
crebbero di intensità. Monica serrò la mandibola,
tanto che la sentì
scricchiolare. Gli diede velocemente le spalle stringendo al petto i
libri.
“Monica,
aspetta!” Urlò Jared
incurante di tutto. La raggiunse in pochi secondi e la prese per la
spalla, in
modo da farla voltare verso di lui. Nel suo sguardo vi lesse una rabbia
enorme.
“Tu devi ascoltarmi.”
“Io non devo fare
proprio niente!”
Sibilò Monica cattiva. Cercò di divincolarsi, ma
senza risultati: la presa del
ragazzo era troppo forte.
“Io non ho fatto
niente di male.”
“Ah no? Bene, allora
vai da quella
sciaqquetta, stai perdendo tempo con me!”
“Io non la voglio
Jenny.”
“Non mi sembrava
sabato.” Jared roteò
gli occhi esasperato.
“Secondo te quanto ci
mettono a
menarsi?” Chiese Shannon a Stefy, che li stava fissando come
tutti gli studenti
che passavano per il corridoio.
“Poco, Monica
è bella carica.”
“Anche Jared.
Però devo dargli atto
che non ha mai picchiato una donna…forse si
limiterà a prenderle.”
“Senti, io non volevo
baciarla.”
“Ma l’hai
fatto, idiota!” I due erano
sempre più vicini, si parlavano, ormai, a pochi centimetri
uno dalle labbra
dell’altra.
Jared non ci vide
più e la sbattè
contro il muro, facendole anche un po’ male: la teneva salda
per le spalle,
stringendo solo il necessario perché non sgusciasse via da
lui.
“Ti avevo chiesto una
cosa sola, di
non farmi passare per stupida. Già ero troppo sotto i
riflettori di questo buco
merdoso perché ero la tua ragazza, ma ora lo sono ancora di
più e tutto perché
tu hai deciso di fare il galletto in giro con un’ochetta che
allarga facile le
cosce.”
“Non l’ho
voluto io.”
“No, però
lo hai accettato.”
“Che dovevo fare?
Ucciderla?” Monica
finse di pensarci su.
“Sarebbe stata una
bellissima idea.”
Jared la strinse a sé e lei lo prese per il colletto della
camicia. “Una
cosa…una cosa sola per il nostro patto. Bene, questa
relazione finta è
terminata, così sarai libero di andartene con chi
vuoi.” Lui non seppe mai se
era per colpa della luce o cos’altro, ma negli occhi della
ragazza gli parve di
vedere delle lacrime pronte ad uscire. Qualcosa nel petto si mosse e
capì che
lui, quella storia finta, non la voleva perdere per nulla.
“Visto, bastava poco
per farli lasciare.”
Sussurrò Jenny all’orecchio della sua amica
lì vicino. Come tutti stava
osservando la scena per godersela al meglio. Certo, Jared era stato
molto
chiaro su cosa lei avesse dovuto fare, cioè girargli al
largo, ma Jenny era
troppo sicura di sé e del posto in cui occupava nel mondo,
per non credere che
a breve il ragazzo sarebbe tornato da lei strisciando.
“Lasciami in pace,
Jared, per
favore.” Glielo supplicò, anche se il tono era
sempre furioso.
Lui non lo fece, anzi, con una
furia
pari a quella di Monica, l’attirò a sé
e a labbra aperte la baciò. Era così
furioso per le parole di lei e la sua testardaggine a non volerlo
ascoltare,
che aveva capito che doveva fare qualcosa di radicale: gli era venuto
in mente
di darle uno schiaffone, ma poi aveva optato per baciarla, credendo, a
ragione,
che fosse un gesto particolarmente forte.
Il tempo sembrò
fermarsi per tutti,
specie per Monica che non si era proprio aspettata un gesto del genere.
Sentiva
il suo corpo aderire al muro dove lui la stava spingendo in modo da
avere più
stabilità. All’inizio non sapeva cosa fare, poi,
presa dalla foga di Jared,
iniziò a rispondere al bacio. Spostò le mani dal
colletto della camicia alla
testa, facendo in modo che lui si avvicinasse ancora di più
ed approfondisse il
bacio. Sentì Jared che la abbracciava e la stringeva a
sé. Erano talmente
vicini che lei si domandò se lui potesse sentire il suo
cuore battere
all’impazzata.
Era una dolce lotta, dove
nessuno
prevaleva: Jared adorava succhiare leggermente il labbro di Monica,
molto più
carnoso e succoso del suo, mentre il sapore del dentifricio con cui lei
si era
lavata i denti, gli si diffondeva in bocca. Più la baciava e
più la
voleva. E la cosa
incredibile, almeno
per lui, era che sentiva che tutto il suo corpo la stava baciando.
Aveva la
perfetta sensazione delle sue manine che passavano tra i suoi capelli e
poco
gli interessava che lo stesse spettinando come lui odiava.
E Monica volava: il sapore di
uomo
che lui emanava da ogni suo poro era intossicante e la sua bocca, la
sua
lingua, il suo corpo ne reclamava sempre di più.
“È
così che si lasciano, secondo te?”
l’amica di Jenny, una rossa con i capelli ricci ed occhiali,
sogghignò: pochi
sopportavano la bionda e lei lo faceva solo per brillare di luce
riflessa, ma
vedere che anche lei per una volta non veniva assecondata, non poteva
che farle
piacere. Dal canto suo Jenny, fissava la coppia con orrore: non credeva
possibile che un ragazzo così ricercato come Jared potesse
volere così tanto
una mezza pazza piena di ideali come Monica. Era un affronto per lei.
La coppietta non si accorse che
intorno a loro si era alzata una baraonda di fischi di incoraggiamento
e
scherno, in realtà la maggior parte di loro era invidiosa.
Stefy era rimasta
così sorpresa nel
vedere il gesto del ragazzo, che si ritrovava a bocca aperta con il
lecca-lecca
in bilico precario, pronto a cadere per terra da un secondo
all’altro, mentre
Shannon era riuscito per due secondi a smettere di muovere le sue
bacchette
della batteria, che portava sempre con sé.
Quando Jared si
staccò, si appoggiò
con la fronte su quella di Monica. Entrambi tenevano ancora gli occhi
chiusi.
Lai si passò la lingua sulle labbra, come per assaporare
fino all’ultimo il suo
sapore.
“Ci vediamo a
ricreazione?” le
sussurrò piano.
“Certo.”
“Monica, sei tu la
mia ragazza…non
dimenticarlo.” E così dicendo aprì gli
occhi facendola annegare in quel
profondo lago grigio.
“E chi se lo scorda
ora…”
Jared corse verso la sua
classe,
visto che la campanella stava suonando in quel istante, mentre Monica
rimase
ferma sul muro: le sue gambe si rifiutavano di sostenerla.
“Topina, come
va?”
“Eh?” Stefy
era davanti a lei che la
fissava sorridente.
“Come stai?”
“Splendidamente…io…devo
andare un
attimo in bagno.” Cominciò a muoversi barcollando:
le sembrava di essere
ubriaca…Jared stava diventando la sua droga, una sexy,
bollente, droga.