Grazie MILLE a:
kokuccha
retsu89
vi adoro! XD E scusate il ritardo…
E grazie anche alle 8 persone che mi hanno messa tra i
preferiti!
Questo è l’ultimo capitolo: commentate, vi prego! Ç_ç
Immerso in un tuffo nel passato, Nate scoprirà finalmente
tutto.
E’ ora di scegliere davvero.
Buona lettura!
Prima o poi, tutti gli esseri umani muoiono.
Dopo la morte, non vi è nulla.
End: Who I Am (Quello che sono)
Sarò il Dio di un nuovo mondo.
Quella frase mi rimbalzò in testa, mi scosse nelle profondità.
Tutto si fece silenzioso.
Ormai non percepivo più il mio corpo. Il freddo e il buio che avevo sentito ingoiarmi nell’acqua del lago, non c’erano più. Non potevo sentire nulla, né sul mio corpo, né sul mio viso.
Pensai di essere morto. Ero come sospeso in un limbo oscuro di passaggio tra la vita e la morte. Non vedevo luce intorno a me: tutto era buio, come in una notte eterna e gelida. Anche se non potevo sentirne il freddo sulla pelle, ero sicuro che lo fosse.
Cercai di avanzare a tentoni in quell’oscurità infinita, ma muovermi era uguale a rimanere immobile: il buio non mutava, era tutto terribilmente uguale.
Poi vidi qualcosa, una specie di luce bianca.
Ero certo che non fosse una luce di salvezza, né l’entrata dell’inferno. Non era neanche il nulla.
Non fui io a cercare di arrivare a lei, la luce semplicemente mi venne incontro, veloce. Quando mi fu davanti si era trasformata: era un’immagine, dai contorni sfocati. Mi sporsi verso di essa, per cercare di decifrarla.
Entrò in me. Esattamente così.
Mi avvolse, come una coperta senziente e attraversò la mia pelle, la mia carne, fino a confondersi, in un’unica entità, con la mia anima.
E allora, ricordai tutto.
Ero nel giardino del liceo, con in mano un quaderno
dalla copertina nera. Mi sembrava sciocco credere ad una cosa de genere, alla
possibilità di uccidere scrivendo il nome di una persona. Quaderno della morte?
L’immagine cambiò. Nella mia testa, sapevo già quale sarebbe stata.
Ormai ero Light Yagami. E stavo ricordando la mia vita.
Un motociclista che stava importunando una ragazzina,
venne investito da un camion.
Io! Ero stato io ad ucciderlo! Corsi, in preda al
panico, cercando di tornare a casa.
Poi mi fermai.
Ero un assassino. Ma a pensarci bene… Esistevano
davvero persone che sarebbe stato meglio fare fuori.
Il mondo sarebbe diventato un posto migliore
Nella mia mente, i contorni si fecero sfocati, le parole mute, i dettagli imprecisi.
In camera mia, alla luce della lampada, nella notte,
scrivevo nomi di criminali ricercati sul quaderno. E, ad ogni riga, sentivo le
vite di quegli uomini passare nelle mie mani e scomparire. Non provavo orrore.
Quella era la giustizia.
“Sembra che ti piaccia…”
Mi voltai. E mi ritrovai a faccia a faccia con un
essere mostruoso. Gridai, spaventato.
“Che hai da essere tanto sconvolto?”
Ma il seguito lo conoscevo già. “Sono Ryuk, il dio
della morte che ha perso quel quaderno.”
All’improvviso, cominciò a farmi male la testa. Era la prima sensazione che percepivo davvero, da quando ero caduto nel lago. Forse era il dolore di quei ricordi. Che cos’era? Senso di colpa?
O il rimpianto di aver perso quella vita?
“Ascoltami, Kira. A grandi linee posso immaginare cosa
ti passi per la testa per agire in questo modo… Ma ricorda che ciò che stai
facendo… E’ malvagio!”
Sorrisi, a quelle parole senza senso.
“Io sarei malvagio?” gridai, “Io sono la giustizia!”
Sul quaderno, un nuovo nome.
Lind L. Taylor.
Ma Elle non morì.
Il dolore alla testa si accentuò. Sentivo la rabbia della vergogna farsi spazio in me. Io che mi ero lasciato fregare così, da uno stupido che credeva di potermi catturare…
E, allora, mi ricordai di Mihael. Non so perché mi successe, semplicemente rividi il suo volto davanti a me.
E allora capii.
Un palco, una platea all’Università. Quello sconosciuto
che mi si avvicinava.
“Io sono Elle.”
…
“Cazzo! Mi ha fregato!”
…
“ …E c’è una cosa che vorrei chiederti.”
“Beh, dopotutto hai vinto tu, chiedimi pure quello che
vuoi. Ma prima, dovrei avvertirti di una cosa… In verità, Yagami… Io sospetto
che tu sia Kira.
Se ti sta bene lo stesso, chiedimi pure quello che
vuoi.”
…
“Ryuzaki… Non esiste un modo per provarti che non sono
Kira? Cosa devo fare perché ti fidi di me?”
“Se non sei Kira, non hai bisogno proprio di fare
niente, non ti pare?”
…
“Ti preoccupi troppo, papà.”
“Beh, forse hai ragione.”
“Giusto… Light non è Kira. Anzi, se lo fosse, sarebbe
un bel problema per me. Perché Light…
E’ il mio primo amico.”
“Anch’io ti considero un buon amico, Ryuzaki.”
“Mi fa piacere.”
“L’Università non sembra più la stessa da quando non
vieni più. Mi piacerebbe giocare ancora a tennis con te.”
“Anche a me.
Dobbiamo assolutamente farlo di nuovo.”
Tremai, in preda ad un panico che non mi spiegavo. Sapevo che ora sarebbe arrivato il colpo di grazia. Ormai avevo capito che la mia reminiscenza, non era solo un ricordo. Era un esame di coscienza. Era una seconda possibilità.
E, allo stesso modo, avevo capito di non poter cambiare.
“Che ti prende Ryuzaki?”
Le dita tremarono, il cucchiaino cadde. Lui si
rovesciò.
Lo afferrai all’ultimo momento, la presa salda.
Sorrisi. Avevo vinto io.
Nei suoi occhi, vidi la certezza affacciarsi. Dopotutto
aveva intuito fin dall’inizio la verità.
Poi si chiusero.
Era finita.
Cominciai a ridere, a quel ricordo lontano, in preda all’isteria.
Avevo vinto io! Avevo vinto!
Le voci nella mia testa si placarono.
Davanti a me, vidi Ryuk apparire dall’ombra, con il suo ghigno perenne.
- Bentornato, Light. -
Tremai, perché ero tornato davvero. Ed una nuova scarica di ricordi m’investì.
Rividi i cinque anni del mio regno. Vidi la bozza del mondo giusto che avevo progettato, materializzarsi davanti ai miei occhi.
Rividi il rapimento di Sayu. Rividi Mello.
E poi scorse dinnanzi a me tutta la lotta che avevo avuto con Near. Rividi mio padre morire, Mello fuggire.
Mi riscoprii ad uccidere Kyomi Takada.
E poi mi ritrovai in quel capannone, il 28 gennaio 2010.
Venni attraversato dai brividi, tornai a percepire il gelo. Mentre cominciavo a riprendere coscienza del mio corpo, la mia mente si preparava al gran finale. Spalancai gli occhi, tremando convulsamente.
Non volevo, non volevo vedere!
Ma la pietà non era cosa per me.
“…Anche se non riusciva mai a superarmi, Mello ha
sempre detto… Che sarebbe diventato il numero uno e che avrebbe sopravanzato me
ed Elle… Ma sapeva che io non potevo superare Elle. Forse perché io mancavo di
capacità d’azione, così come lui mancava di sangue freddo.
Ciò che voglio dire è che se nessuno dei due riusciva a
superare Elle…
…Insieme potevamo farcela.”
Mi guardò, mi accusò. E mi chiese di discolparmi.
Ma io scoppiai a ridere, semplicemente. Perché era
assurdo.
“Hai ragione. Io sono Kira.
E allora? Che vuoi fare? Vuoi ammazzarmi qua?
Ascolta… Essere Kira… fa di me… il dio di questo
mondo.”
Ma lui mi guardò. Nel suo guardo rividi la forza e la
determinazione di Elle. Solo, era spento: non aveva quella scintilla di umanità
che caratterizzava gli occhi di Ryuzaki.
“No. Tu…
…Sei solo un assassino.”
Non avevo scampo. Lo capii all’istante. E sentii
qualcosa di nuovo impadronirsi di me. Era una sensazione inesplorata, una
sensazione nata dalla consapevolezza di essere finito.
Paura della sconfitta.
Non potevo perdere. La mia vita era stata votata alla
creazione di un mondo nuovo, un mondo di giustizia e di ordine.
Se ora non
avessi potuto perseguire il mio obbiettivo, tutta la mia fatica, le mie
battaglie… Tutto sarebbe stato vano.
E non volevo.
Tentai l’ultima mia possibilità: cercai di ammazzarlo.
Ma non ci riuscii. Matsuda mi sparò alla mano. E poi al fianco.
Sentii la mia coscienza andarsene, la mia mente
scollegarsi. Non ragionavo più, gridai cose senza senso, implorai che
uccidessero chi ora mi stava sconfiggendo.
Poi vidi Ryuk.
“Ma certo, Ryuk! Scrivi tu i nomi di questa gente sul
quaderno!”
Seppi che non lo avrebbe fatto, nello stesso momento in
cui glielo domandai. Ma il mio corpo non mi rispondeva più. Risi incontrollato,
quando mi rispose che avrebbe usato il quaderno. Dentro di me conoscevo già il
finale.
“No, Light, sarai tu a morire.”
Quando pronunciò quella parola, però, i ricordi mi
invasero. Tornai con la mente ad un giorno di sei anni prima.
“Per gli umani che hanno utilizzato il quaderno della
morte, non esiste né paradiso, né inferno.”
E poi, ripensai alla mia risposta. La verità era che
non esistevano affatto paradiso e inferno. Erano solo illusioni per gli esseri
umani che non volevano credere alla fine della vita. Era solo una speranza
vana, per chi non si accontentava di
vivere inutilmente.
La realtà, era un’altra.
Prima o poi, tutti gli esseri umani muoiono.
Dopo la morte, non vi è nulla.
Iniziai a gridare.
Non volevo morire! Non
potevo!
Kira doveva esistere
ancora. L’umanità aveva bisogno di me.
Ma poi sentii un
bruciore enorme al petto. Nello stesso momento, smisi di percepire qualunque
cosa.
Ebbi solo l’enorme,
inesorabile certezza della morte che calava su di me.
In quel momento, mi
chiesi cosa sarebbe successo se, sei anni prima, non avessi raccolto quel
quaderno.
Non ebbi il tempo di
darmi una risposta.
Il nulla eterno mi
prese con sé.
Tremavo. Tremavo e piangevo.
Il ricordo della mia
morte, ancora vivo, potevo percepirlo sulla pelle.
Quel freddo. Quel buio.
Capii perché avessi così tanta paura del gelo e dell’oscurità. Era qualcosa di
indescrivibile, di orribile.
- Light Yagami… -
Quando sentii quella voce,
anche l’ultimo ricordo si fece spazio in me. Erano i miei ultimi pensieri.
Alla fine, solo una
speranza.
Io voglio vivere!
Avevo espresso un
desiderio. Avevo sfidato Il Nulla. Gli avevo chiesto di risparmiarmi.
- Chi ha lasciato una
traccia nel mondo, - disse la voce, che riconobbi come quella di Ryuk, - e
desidera con tutto se stesso tornare a vivere, può avere una seconda
possibilità. -
Non riuscii a
sorprendermi. Il dolore del ricordo, la morsa del gelo, mi impedivano una
qualsiasi reazione che non fosse la paura.
- Kira ha cambiato
radicalmente il mondo.
Per questo, ora, puoi
avere una seconda possibilità di vincere. –
La voce si spense.
Chiusi gli occhi e mi
abbandonai all’oblio della mente.
In fondo, sarei dovuto
morire già una volta. Ora, volevo solo smettere di soffrire.
- Light! Light! -
Dal mio stato di
semicoscienza, riuscii a sentire due braccia avvolgermi e trascinarmi. Non
capivo se il mio corpo fosse immerso nell’acqua, o se il freddo che sentivo
fosse l’aria gelida della notte. L’unica cosa sicura era che vivevo ancora.
Percepii due mani spingere
sul mio petto. Tossii, sputai l’acqua.
Sotto di me, potevo
sentire l’erba solleticarmi le gambe, le gocce d’acqua scendere lungo la linea
della mia schiena.
- Light! Ti prego, apri
gli occhi! -
Cerca di farlo, perché
avevo riconosciuto quella voce.
Tornai a vedere sfocato, i
contorni della figura davanti a me erano indistinti. Ma lo identificai
comunque.
Scattai a sedere, trovando
da una parte ignota di me una forza spaventosa. Afferrai le sue spalle e lo
gettai a terra, con la schiena sull’erba. Mi guardò un attimo, sorpreso.
Nella mia mente si accavallarono
i ricordi.
Mihael. Ryuzaki.
Mi rividi nel letto,
mentre lo guardavo seduto in quella strana posizione, a guadare fuori dalla
finestra. Lo vidi sorridere, una delle rare volte in cui lo faceva. Mi rividi
insieme a lui, seduto sulla riva di quello stesso lago, solo due giorni prima.
E poi rividi Ryuzaki. Lo
vidi cercare d’incastrarmi, all’università. Lo vidi sorseggiare il suo tè nel
Quartier Generale, tranquillamente.
Lo vidi accusarmi e
rinchiudermi in cella per quaranta giorni. Lo vidi, mentre giocavamo a tennis,
teso nella concentrazione.
In ogni caso, aveva sempre
quell’aria innocente e distratta. Quella sua strana purezza.
E infine lo vidi mentre
moriva, accasciandosi al suolo.
Sei anni dopo, a causa del
suo erede, ero morto anch’io.
Una rabbia assurda
s’impossessò di me.
Ryuzaki aveva la colpa
della mia sconfitta, della morte di Kira. Della fine di quel mondo di giustizia
che avevo progettato.
Presi il coltello che
avevo portato con me dalla tasca dei pantaloni e lo puntai alla sua gola.
Il tempo sembrò fermarsi.
Ansimavo, per lo sforzo di respirare coi polmoni pieni d’acqua, stremato. Lui
mi fissava stupito.
Nei suoi occhi, rividi la
vitalità e la purezza di quelli di Ryuzaki.
Mentre gli premevo il
coltello sulla giugulare, inaspettatamente, sorrise.
- Se vuoi uccidermi… -
sussurrò, - Almeno prima stammi a sentire. -
La sua voce era bassa e
roca. Sembrava stanco e, notai solo in quel momento, era fradicio.
- Ryuzaki… - mormorai,
stringendo le labbra, pronunciando il suo nome senza motivo.
Ma lui scosse la testa. –
No. – affermò. – Mihael. –
Si prese un attimo di
silenzio, respirò.
- Ho ricordato tutto, sai,
Light? Ora so esattamente chi ero io e chi eri tu.
Io ero Elle, non è così? E
ho sempre sospettato che tu fossi Kira, Light Yagami. –
Sorrise ancora, come in
balia di vecchi e sereni ricordi. Non era affatto così.
- Ma ho fatto un errore. E
mi è costato la vita. -
Lo guardai senza spostare
il coltello dal suo collo. La rabbia di Light Yagami m’invadeva, assoluta.
Elle mi aveva sconfitto.
Elle doveva morire. Di nuovo.
All’improvviso emise una
risata flebile, gracchiante. Le lacrime scesero sulle sue guance.
- Che stupido, eh? –
mormorò – Ho fatto di nuovo lo stesso errore. -
La mia voce venne fuori da
sola. – Quale? – sussurrai.
- Quello di avvicinarmi a
te… -
Ripensai agli ultimi
giorni ed esitai. Mihael non era Ryuzaki, no? Mihael era un fratello, per me.
Ma era davvero lui il
problema?
- Ascoltami, Nate… -
ricominciò lui, facendo difficoltà a respirare, - Io sono stato Ryuzaki, sono
stato Elle, nella mia vita precedente.
Ma ora… - aggiunse – Ora
io sono solo Mihael. –
Con una mano tesa verso di
me, lentamente, mi sfiorò una guancia.
- Io sono diverso da
Ryuzaki. Ho fatto altre esperienze, ho vissuto una vita diversa. Io sono una
persona diversa.
E anche tu… - mi guardò negli occhi, con intensità, - …puoi decidere chi essere.
Vuoi davvero tornare ad
essere Kira, a perseguire i tuoi obbiettivi di giustizia? Vuoi realmente
tornare a soffrire, a metterti contro di me, ad uccidere le persone come
formiche? –
Mi fissò un attimo,
tacendo. Non risposi. Aspettai solo che continuasse.
- Hai un’altra
possibilità. – dichiarò, negli occhi la decisione che avevo visto solo in
Ryuzaki, - Puoi decidere di restare qui con me, di ricominciare. Puoi avere una
seconda possibilità…
Infondo… - sorrise, ma le
lacrime ancora gli appannavano gli occhi neri, - …Abbiamo una partita a tennis
da fare, no? –
Non risposi, ancora.
Ma, questa volta, piansi.
Lasciai che le lacrime mi
scorressero libere sulle guance, che mi bagnassero i vestiti già fradici, che
mi arrossassero gli occhi. Quella, era una prova del fatto che ero ancora vivo.
Io
ero Light Yagami. Conservavo la sua essenza nella parte più profonda di
me. Ma Light Yagami aveva fatto la sua vita, ora toccava a me. Avrei cercato di
fare qualcosa di meglio. Infondo, ero la sua evoluzione.
Ero
il suo pentimento e il suo mezzo di redenzione.
Buttai
il coltello lontano da me e mi accasciai contro Mihael. Eppure, sapevo che
avrei sempre serbato, per Ryuzaki, un affetto particolare. Erano i suoi occhi
che cercavo in Mihael. Era la sua purezza, che speravo di trovare.
Ed
ero sicuro che ce l’avrei fatta.
-
Ryuzaki… - mormorai.
Non
fece commenti sul nome. L’unico modo per evitare di fare gli stessi sbagli era
quello di ricordare. A partire dai nostri nomi.
–
Dimmi. –
-
Dicevi sul serio quando mi hai considerato il tuo primo amico? – gli chiesi.
Lui
rise, debolmente. – Certo. –
-
Anch’io. – risposi, sereno.
Nella
quiete che si venne a creare e che, compresi finalmente, non era solo quella di
Mihael, ma soprattutto quella che circondava Ryuzaki, ripensai alla verità che
mi aveva rivelato Ryuk e che avevo sempre saputo.
Dopo la morte, non vi è
nulla, mi dissi.
Perché il resto, ce lo
costruiamo noi.
Fine
E questo è quanto!
Grazie per avermi seguita fin qui! XD
Se vi è piaciuta e anche se vi ha fatto schifo, lasciate
un commentino, ok?
Grazie ancora e alla prossima!