Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Freeyourmind_x    23/11/2014    1 recensioni
Per Luke Hemmings e per Clover Paris è bastata una serata, una semplice serata di mezza estate. Una serata che ha cambiato la vita di entrambi e che si diverte a giocare con i propri destini.
Un patto viene stipulato ma se, casualmente, Luke Hemmings dovesse cambiare scuola? E se, i due, dovessero ancora incontrarsi?
Tratto dalla storia:
“Non ho nessun amico, sai? Tutti m'invidiano perché credono che la mia vita sia stupenda. Genitori ricchi, tante conoscenze, tante ragazze ai piedi… Ma sai cosa? Loro non sanno che la maggior parte di queste cose sono tutte finte. Non ho nemmeno un amico sincero per sfogarmi. Guarda come sono ridotto, alle undici di sera a confessare queste cose a una sconosciuta.”
“Non c’è niente di male. Prendila come una sorta di segreto fra me e te. Io non dirò a nessuno quello che mi stai dicendo, e tu farai lo stesso.”
“Affare fatto.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo venti
-Numb-


“Grazie per essere venuto” dico sollevata quando Michael, a pochi passi da me, mi raggiunge per sedersi al mio fianco. Non mi risponde; semplicemente portandosi una sigaretta fra le labbra, mi sorride in modo forzato. Stringendomi nella mia sciarpa di lana, rabbrividisco. C’è abbastanza freddo e incomincio a pensare che incontrarci all’aperto non sia stata un’ottima idea.
“Non c’è di che. Al telefono sembravi abbastanza preoccupata”  dopo aver inspirato il fumo della propria sigaretta, Michael mi rassicura. Con quelle semplici parole, sembra chiedermi scusa per quel mancato sorriso di poco prima.
Alle sue parole annuisco e portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, provo a formulare un discorso all’interno della mia testa. Un discorso che possa spiegare il motivo per cui ora entrambi siamo qui, ma soprattutto un discorso da cui io passa ricavarne ottime informazioni.
Ciò che, però, sembra mancarmi è il coraggio. Un po’ stupido da dire ora che Michael è qui davanti a me. Ora che non ho vie di uscite e qualcosa, pur che stupido sia, dovrò inventarmi per non sembrare una povera deficiente.
“Allora… Qual è il problema?” il mio amico, per fortuna, sembra leggere nei miei occhi il timore che sto provando. Vuole aiutarmi e la sua domanda ha un ottimo effetto su di me.
“Hai sentito Calum e Luke in questi giorni?” così, non del tutto sicura di aver formulato perfettamente la mia domanda, almeno non per i miei canoni, lascio scemare un po’ di quell’ansia accumulata. Ansia che per giorni, mi ha reso nervosa, irritabile e che ha sovrastato i miei pensieri. Questi ultimi sono tutti riconducibili a quelle due persone che chi da tempo e chi da una vita, hanno reso le mie giornate diverse.
Quelle due persone che, però, con poco sono riuscite a scivolare dalle mie mani e ad allontanarsi. Persone che non vedo da giorni e che mi mancano da lasciare un vuoto, un vuoto dentro di me.
Alla mia domanda Mike resta fermo a guardarmi, impassibile, come se stesse ragionando. Ho l’impressione che stia cercando qualcosa che si ricolleghi alle mie parole. Poi, come se avesse trovato ciò che aveva smarrito, mi sorride.  Un sorriso che la sa lunga e che, forse, muore dalla voglia di saper tutto ma allo stesso tempo di svuotare il sacco.
“Allora?” chiedo quando mi accorgo che non è intenzionato a rispondermi così in fretta come io vorrei che facesse.
“E’ possibile” la sua risposta fa nascere un punto di domanda sulla mia fronte. Arricciando il naso, lo osservo perplessa.
“E’ un sì o un no?” chiedo e capisco perfettamente a che gioco sta giocando. Vuole lasciarmi sulle spine.
“Sì, li ho sentiti… O meglio, li ho visti” ancora una volta la sua risposta mi fa pensare che forse mi sono persa un passaggio, un passaggio di cui solo lui è a conoscenza. E sbuffo, sì, perché diamine! Non ne posso più! È da tre giorni che Luke non viene a scuola, tre giorni in cui non ci sentiamo e tre giorni che mi manca. Mi manca da star male e ho anche paura. Paura che mi abbia lasciato perché dopo che sono uscita da casa sua, lui non mi ha cercato. Non mi ha dato delle spiegazioni e non ne ha volute nemmeno da me. E non so cosa possa aver pensato, cosa possa aver fatto, non so niente. E inoltre, una cosa che mi spaventa di più, è sapere che anche Calum ha mostrato i suoi stessi sintomi. Anche lui ha marinato la scuola, anche lui non ha dato segni di vita.
“E…?”
“Calum non era messo tanto bene” la sua frase mi fa spalancare gli occhi.
“Che cosa sta a significare che ‘non era messo tanto bene’?” chiedo e mostro la mia preoccupazione. Mike ride e guardandosi intorno, sembra incerto se mettere così facilmente a tacere la mia curiosità.
“Nel senso che… Beh, qualcuno gli ha procurato un bel livido all’occhio destro.” Le sue parole mi fanno di nuovo sussultare. E tutto ciò che riesco a pensare è un semplice “Cosa?” che, senza accorgermene, urlo.
Colto alla sprovvista, Mike mi guarda spalancando gli occhi, proprio come ora lo sono i miei. Le mani mi tremano e non sono sicura di voler sapere ciò che ha dire.
“Non so bene cosa sia successo fra te e Luke, ma… cavoli! Due giorni fa, alle prove, ha quasi mandato Calum all’ospedale” inutile dire che il cuore mi batte a mille e che le mia gambe, come le mia mani, non smettono di tremare. I miei pensieri non smettono di far eco nelle ma testa e tutto, tutto si riconduce a un’unica verità: Luke, il mio Luke, ha picchiato Calum. Ed io… Cavoli, non posso crederci!
“Dimmi che stai scherzando.”
“No, non sto scherzando. Devi ringraziare me e Ashton, se non ci fossimo stati… Beh, credo che entrambi ora non sarebbero ancora in grado di respirare.” Le parole di Michael mi fanno agitare ancora di più, tanto che sono costretta ad alzarmi dalla panchina. E l’aria inizia quasi a mancarmi e sono costretta ad allentare la presa che la sciarpa ha intorno al mio collo. Mi porto una mano alla bocca e ansiosa incomincio a camminare avanti e indietro, tracciando così un solco nel terreno.
“Ma come… Perché? Insomma… O mio dio!” le parole mi escono fuori senza un vero senso e Michael, d’altra parte, è incerto se scoppiare in una risata o chiedermi una spiegazione di ciò che ho appena detto.
“Adesso come stanno?” in qualsiasi caso, non gli do il tempo di reagire perché subito inizio a essere curiosa di notizie.
Michael sospira e gettando il mozzicone della propria sigaretta per terra, la pesta per spegnerla.
“Calum sta bene fisicamente, ma ecco… Emotivamente sta ancora cercando di riprendersi” annuisco e mentalmente mi chiedo perché quello che sta male è lui. Lui che mi ha baciato e che, di conseguenze, non ne ha avuto. Non è stato lui a essere lasciato dalla propria ragazza. O, almeno, non vista in questo modo.
“E Luke?”
“Non ne ho idea. Non si è fatto vivo dopo lo scontro.” La sua risposta mi fa imprecare. Zero, nulla, niente. Nessuna informazione che possa aiutarmi, che non possa procurarmi altra ansia. Sbuffando, smetto di camminare e mi siedo al fianco di Michael. Resto in silenzio e rimuginando a tutto ciò che il mio amico mi ha raccontato e tutto ciò che, invece, è accaduto tre giorni fa.
“Clover, posso sapere cos’è successo? Luke era davvero incazzato, non l’ho mai visto così!” e come se tutta quest’angoscia non bastasse, a mettere il dito nella piaga c’è anche Mike. Un Michael che non intenzione di sgridare o di lasciare senza spiegazioni, visto il suo grande pensiero di venire qui e raccontarmi tutto.
“Calum mi ha baciato” e basta solo questa frase per far unire tutti i pezzi del puzzle al mio amico.
Stavolta quello sbalordito e senza parole è lui. Scostando la schiena dallo schienale della panca, si gira leggermente verso di me. I suoi occhi sono spalcanti.
“Wow” è tutto ciò che riesce a dire.
“Già” ed io d’altronde, non trovo nulla con cui ribattere. “Un bel casino, vero?” e rido, rido perché è solo in questo modo che riesco a reprimere un po’ di quell’ansia che sta sfocando nella rabbia.
“Vai da Luke, Clover” il consiglio di Mike mi fa sussultare.
“Cosa? No, lui non vuole vedermi”
“E tu ci credi?” un sorriso è accennato fra le sue labbra. La sua domanda mi fa pensare. E, come una molla, è ciò che mette in moto il mio ingranaggio. E mi chiedo, cosa ho da perdere se ora vado da lui? Nulla, perché l’unica cosa che di cui importa è Luke. Solo ed esclusivamente lui e sono convinta che stando qui a deprimermi non concluderei niente, anzi, forse peggiorerei solo la situazione.
“Sai? Forse hai ragione!” sussurro e, alzandomi mi stringo nel mio capotto. “Vado da lui” e mi basta ascoltare la risata di Mike per capire quanto questo mio improvviso cambiamento possa fargli piacere.

Una volta che sono davanti casa Hemmings, il dubbio di aver commesso un errore a presentarmi così, senza preavviso, mi fa rimpiangere di aver preso una decisione così azzardata. Ma poiché il danno è stato già fatto, non mi rimane che aspettare che qualcuno mi venga ad aprire.
Dopo alcuni secondi di una fastidiosa attesa, il cancello si apre. Come sempre, attraverso l’uscio e chiudendomi il cancello alle spalle, mi dirigo verso l’entrata della villa. Ciò che, però, mi fa arrestare sul posto è la figura che in lontananza scorgo. Non è quella figura slanciata e magra che appartiene al mio ragazzo. Sta volta, ad aspettarmi c’è una donna. Una donna che, su per giù, avrà una quarantina di anni. Riprendendo la mia camminata, mi avvicino al porticato. Una volta che sono a pochi centimetri di distanza, la signora che ho davanti ai miei occhi mi ricorda qualcuno a me caro. Il colore dei capelli, le incavature e il colore degli occhi, le labbra sottili… Tutto riconduce a Luke. E basta poco, una frazione di un secondo, che capisco chi ho a pochi passi di distanza: la madre di Luke, merda.
“Ehm, salve” quelle pozze azzurre mi osservano spaesate e sentendomi in dovere di dare una spiegazione, mi affretto a rispondere.
“Sono un’amica di Luke… Ecco, io… volevo sapere se era in casa…” mai, in nessuna circostanza, mi sono sentita così in imbarazzo.
La madre di Luke rimane a fissarmi ancora e il suo sguardo mi mette ancora di più a disagio; poi, facendo grande respiro, mi sorride.
“Oh, certo, entra pure” e il suo invito a entrare mi sorprende. Spostandosi di lato, mi fa spazio. Indecisa sul da farsi, entro lentamente, sperando che Luke arrivi al più presto a salvarmi da questo imbarazzante incontro.
“Tu saresti…?” una volta entrata, la madre di Luke mi pone questa difficile domanda. Sento l’ansia accumularsi e sono indecisa su come rispondere. “La ragazza di Luke” sarebbe la risposta più vera che possa dire ma, vista la situazione, non credo che sia appropriato usare quest’appellativo.
“Un’amica, un’amica di Luke” rispondo e la donna annuisce. “Clover, piacere” in dovere di presentarmi, allungo la mano verso di lei. Mi sorride e ricambiando il gesto, sussurra: “Margaret”
Annuisco anch’io, mostrandole un sorriso. “Adesso vado a chiamarti mio figlio.” E come detto, scompare al piano di sopra. Appena rimango da sola nel salotto della casa, mi ritrovo a inspirare a pieni polmoni. Senza la presenza della madre di Luke, non mi sento più a disagio. L’unica cosa che sta del tutto mandando a puttane il mio cuore, è l’ansia. L’ansia di rivedere dopo giorni Luke e, soprattutto, di essere a conoscenza della sua reazione.
“Due minuti e scende” quasi prendo un colpo. Voltandomi alle mie spalle, vedo Margaret scendere gli ultimi scalini della scala.
“Scusa, non volevo spaventarti” ammette e capisco che non sta mentendo. Mi porto una mano al cuore e sorridendole, muovo la testa. “Oh, non si preoccupi” rispondo e nel frattempo mi chiedo per quanto ancora dovrò aspettare per mettere fine a quest’agonia. Non che mi dispiaccia restare in compagnia della signora Margaret, ma… accidenti, non so cosa dire!
“E’ per caso successo qualcosa?” intenta a osservare le mattonelle del pavimento, alla domanda della madre di Luke alzo lo sguardo sorpresa.
“In che senso?” chiedo perché non sono sicura di capire a cosa si riferisca.
“E’ da giorni che Luke non esce da casa, poi ha anche quel livido… Mi chiedevo, è successo qualcosa?” sussulto sentendo le sue parole. Livido? Quale livido? Michael non mi aveva detto di nessun livido!
“Ecco… io…”
“Che ci fai qui?” a salvarmi da questa situazione scomoda, è Luke. Girandomi verso le scale, dopo giorni, lo rivedo. E il cuore batte forte, proprio come ogni qual volta che lo vedo. E non m’importa se stavolta non c’è un sorriso sul suo viso, se mi sta guardando seriamente; l’unica cosa che m’importa, in questo preciso istante, è vedere che sta bene.
“Vi lascio da soli” Margaret capisce di essere il terzo incomodo della situazione, è per fortuna decide di prendere la scelta migliore. Uscendo dalla stanza, lascia me e Luke da soli. Quest’ultimo scende gli ultimi scalini della scala e, avvicinandosi, mi rimprovera con lo sguardo.
“Sei per caso impazzita? Ci sono i miei genitori in casa!” il suo tono è duro, ma non mi sta urlando contro. Deglutisco; mi fa strano vederlo così rude nei miei confronti. Lo guardo dritto negli, ma prima mi soffermo sulle sue labbra. Il labbro superiore è spaccato e un livido violaceo occupa lo zigomo destro. Rabbrividisco, immaginando il modo in cui si sia procurato queste ferite.
“Volevo solo vederti” ammetto e non sposto i miei occhi dai suoi. Mi guarda anche lui, ma appena il nostro contatto visivo diventa più profondo, non mi concede più la possibilità di interagire con lui. Sbuffando mi volta le spalle e facendo un cenno con la testa, m’indica la scala.
“Andiamo sopra” dice e mi stupisco quando non mi afferra per mano. Come se fossi una semplice amica, mi lascia alle sue spalle. E’ l’unica cosa che mi rimane da fare e seguirlo in silenzio fino alla sua stanza.
Una volta che siamo dentro, Luke chiede la porta a chiave e, come se niente fosse, si siede sul margine della sua scrivania. Mi guarda, mi osserva, proprio come un piccolo animale in gabbia. E mi sento a disagio, sì, perché non sapere cosa sta pensando mi fa innervosire.
Stufa di rimanere in silenzio, mi avvicino al suo corpo e mi sorprendo che non faccia niente per allontanarmi. Anzi, mi concede anche la possibilità di sfiorargli il labbro, proprio in quel punto dove c’è quel taglio che spicca con il rosso delle sue labbra. E i suoi occhi, nel frattempo, mentre i miei esaminano tutto ciò che mi è nuovo, osservano i miei gesti.
“Che cos’hai fatto?” anche se so benissimo a cosa siano dovuti i suoi lividi, sento la necessità di chiederlo. Non mi aspettavo che reagisse così, certo, sapevo che i suoi precedenti non erano dei migliori, ma ecco… non mi aspettavo che arrivasse a fare del male per me.
“Ho fatto solo quello che andava fatto” la sua voce è rauca e, stavolta, sembra di nuovo essere infastidito. Allunga una sua mano e afferrandomi il polso, allontana la mia dal suo viso. Rabbrividisco quando sento di nuovo il suo tocco sulla mia pelle. Mi è mancato sentirmi così.
Stringo le lebbra in una fessura e torno a riguardarlo negli occhi. Sto morendo dalla voglia di abbracciarlo e di baciarlo, ma non ho il coraggio di superare i suoi limiti. Ho paura che lui possa rifiutarmi.
“Davvero?” chiedo e questa volta la mia domanda è pungente. Non trovo un valore a ciò a che mi ha appena detto.
“Non amo condividere ciò che è mio” e la sua risposta, detta con un sorriso ironico sul viso, mi fa rabbrividire. “Mio”, l’ha detto sul serio? Perché la mia attenzione è rimasta lì? In quella piccola parola che, concretamente, non ha nessuna importanza?
Deglutisco e mi muovo sul posto irrequieta. Manca davvero così poco per avere un contatto con lui, e lui sembra saperlo. Forse, è proprio per questo che mi lascia a debita distanza. Sa che averlo così vicino e non poterlo toccare mi fa male.
“Sei ancora arrabbiato con me?” so che la mia domanda è scontata, non ha senso perché i suoi gesti dicono molto, ma eppure è l’unica cosa che trovo da dire. Luke mi osserva ed è impassibile e mi chiedo: come può esserlo? Io… Io, al suo posto, avrei ceduto già da qualche tempo!
“Abbastanza” sussurra e la sua affermazione mi fa sprofondare nei sensi di colpa. Ed è strano perché è da giorni che sono a conoscenza di questa realtà, eppure sentirlo dire da lui ha tutto un altro effetto su di me.
Come se fossi stata colpita nel mio punto debole, mi allontano subito da lui e tiro il braccio verso di me così che lui possa allentare la sua presa attorno al mio polso.
Indietreggiando, arrivo a toccare i piedi del letto e senza fregarmene di niente, mi siedo sul pavimento.
Portandomi le gambe al petto nascondo il mio volto fra le braccia e lascio che le lacrime scendano silenziose. E non m’importa se davanti ai suoi occhi io possa essere patetica, no.
Perché sto male, tanto male e questa volta non penserò a niente, soprattutto alle conseguenze. La persona cui tengo di più è arrabbiata con me, non mi abbraccia, non mi bacia e io… io sono a pezzi. Mi sento proprio come pezzo di un puzzle che non riesce a trovare la sua metà. Eppure, mi dico, io la mia metà ce l’ho. È qui davanti a me, ma è come se l’avessi perduta da qualche tempo.
Non so quanto tempo passi prima che Luke si sieda al mio fianco. So solo che due mani corrono ad alzarmi il viso. E quando i miei occhi vedono di nuovo la luce, riesco a vedere Luke guardarmi in modo diverso. Scorgo in lui gli stessi sensi di colpa che hanno ridotto me così in questo momento.
“Smettila di piangere” mi rimprovera ma io scuoto la testa con dissenso.
“Come faccio? Non ci riesco.” Ammetto e lui sembra capire il senso delle mie parole. Sospira e portando le mani sul mio viso, con il pollice asciuga alcune di quelle lacrime.
“Mi spieghi come devo comportarmi con te? Sei così… Dio” impreca fra le sue labbra e io, con gli occhi lucidi, mi trovo ad aggrottare le sopracciglia. Che cosa sta cercando di dirmi...?
“Mi…mi vuoi lasciare?” e non so per quale ragione dalle mie labbra esce questa domanda. So solo che la paura di ascoltare una sua risposta negativa, mi fa rimpiangere di aver dato sfogo ai miei pensieri.
Gli occhi di Luke si spalancano. “No, no” si affretta subito a rispondermi e vedo che non è più tranquillo anche lui. Mi rilasso perché la sua risposta mi basta per non lasciare che le mie paranoie sovrastino i miei pensieri. Ma tutto ciò, però, non basta a tirarmi sul il morale.
“Perché me lo chiedi?” portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, si avvicina al mio volto. Lo guardo negli occhi e scorgo della paura, della paura a cui non riesco a dare una spiegazione in questo momento.
“Perché sei arrabbiato con me, perché non ti sei fatto sentire per giorni, perché non hai voluto ascoltarmi…E mi sei mancato, troppo” la voce mi trema un po’, ma le lacrime hanno finito di rigarmi il viso. Luke sembra cambiare espressione. Allontanando le mani dal mio viso, mi si siede davanti a gambe incrociate. Il suo sguardo non incontra più il mio, rimane fisso a guardare le sue mani che si torturano dall’ansia. E mi chiedo a cosa sia dovuto il suo cambio d’animo.
“Non è vero che sono arrabbiato con te, forse non lo sono mai stato” le sue parole mi lasciano sorpresa.
“Allora perché sei così freddo nei miei confronti?”
“Credo di esserci solo rimasto male e, beh, di aver avuto paura” i suoi occhi incontrano i miei e m’impediscono di porgli altre domande.
“Tu hai passato molto tempo a provare dei forti sentimenti per Calum e quando mi hai detto tutta la verità, mi sono chiesto ‘E se tutto dovesse andare così? Forse la nostra relazione era già destinata a non durare’”
“Non è così” mi affetto a rispondere ma lui subito mi rimprovera con lo sguardo. Devo stare in silenzio.
“Poi quando alla mia domanda hai risposto con ‘Non lo so”, ho sentito tutte le mie sicurezze svanire in un istante.” E ora mi sento in imbarazzo ma allo stesso tempo in colpa perché capisco cosa voglia intendere. Ciò che l’ha ferito, non è stato il mio tradimento. Di quello, ne ha compreso le ragioni e forse ha intuito che ha giostrare la situazione è stato solo Calum; ciò che, però, gli ha procurato quella ferita che ora gli fa male è stata la mia insicurezza. Quel “ti amo” non detto.
“Luke…”
“No, non devi darmi delle spiegazioni” e i suoi occhi si specchiano di nuovo nei miei. “Sì, ecco, se tu non mi ami... Io lo capisco, non devi trovare delle scuse. Per me…”
“Non ho mai detto che non ti amo” e questa volta decido di interromperlo, perché non voglio che creda in qualcosa che non si avvicina minimamente alla realtà.
“Io ci tengo a te, fin troppo.” E questo gli fa piacere perché i suoi occhi s’illuminano, e mi sorridono, per quanto possa sembrare strano. Ci guardiamo ed entrambi decidiamo di stare in silenzio. E mi chiedo, in queste situazioni, cosa bisogna fare? Cosa si deve dire per far sì che tutto ritorni alla normalità? Forse ora se lo sta chiedendo anche lui e pensandola allo stesso modo, nessuno dei due riesce a fare il primo passo.
Mi avvicino a lui e, stranamente, mi lascia fare. Mi siedo sulle sue gambe e delicatamente mi appoggio nell’incavo del suo collo. Un gesto dolce a cui lui, inizialmente, non da importanza. Le sue braccia rimangono ferme e nel suo volto vedo un’espressione contrariata, ma allo stesso tempo indecisa; proprio come se non sapesse come comportarsi, cosa credere che sia giusto fare. Poi, come se avesse mandato a quel paese tutti i suoi pensieri, mi stringe forte a sé. E sospiro, sospiro perché sento che tutto stia tornando alla normalità. Inspiro il suo profumo e sento quel senso di nostalgia, quello che ti fa mancare il respiro. E non so per quanto tempo restiamo così: abbracciati, io con il capo appoggiato nell’incavo del suo collo e lui con gli occhi fissi sul mio viso. So solo che quando riapro gli occhi, mi sento attratta dalle sue labbra. E come una calamita, mi avvicino a essere per sfiorarle, ma appena cerco di creare un contatto, Luke si allontana. Le sue braccia non mi stringono più al suo corpo e si alza in piedi. Lo osservo e non capisco cosa abbia fatto di sbagliato per ricevere questa sua reazione. Insomma, pensavo che avessimo risolto!
“Ti va una tazza di cioccolata?” e toccandosi nervosamente i capelli, mi pone questa domanda. Sbatto le ciglia più volte non capendo perché ora abbia introdotto quest’argomento. Lo guardo e stupita rispondo con un “Sì”. Annuisce anche lui. “Allora… Resta qui, torno subito” e vorrei dirgli di restare, ma ormai è già scappato via.

“Ti fa male?” sorseggiando un po’ della cioccolata calda che ho fra le mani, mi rivolgo a Luke che mi è seduto davanti. Non siamo più nella sua stanza, ma abbiamo deciso di spostarci nel piccolo solaio al piano di sopra. Seduti nelle scale, guardando così fuori dalla finestra, siamo distaccati da tutto il mondo. E anche dai suoi genitori che sono al piano di sotto.
“Cosa?” Mi chiede e pure se è passata un’ora da quando abbiamo parlato, riesco ancora a percepire la sua freddezza nei miei confronti.
Allungo la mano e toccandogli il labbro, gli faccio intuire a cosa mi riferisco. Deglutisce e spostando la mia mano dal suo viso, la stringe nella sua. E stavolta sono io che deglutisco perché sta cercando di avere di nuovo un contatto con me. Proprio come agli inizi, quando non stavamo ancora insieme.
“Un po’” ammette ma lo sguardo rimane sulla mia mano. Ci gioca e allo stesso tempo mi riscalda.
“Non avresti dovuto” lo ammonisco, anche se non dovrei. Sto rischiando molto a rimproverarlo proprio ora quando lui non è tanto stabile. Alza lo sguardo e i suoi occhi mi osservano. Una cosa strana che, però, mi lascia interdetta è il suo sorriso. Mi sta sorridendo anzi, sta ridendo, e non perché lo stia facendo.
“Che c’è?” sbotto, perché lui non ha intenzione di rispondermi.
“Niente” fa spallucce “Mi fa solo piacere che tu ti stia preoccupando così tanto per me” e arrossisco.
“Non dovrei?” chiedo e capisco che sto flirtando con il mio stesso ragazzo. E’ come se, in questo istante, le nostre parole avessero più di un senso.
“Non sta a me rispondere a questa domanda” risponde e io annuisco. Appoggia la sua cioccolata nello scalino superiore e prendendo anche la mia tazza dall’altra mano, compie lo stesso gesto. Resto in silenzio, e attenta cerco di capire le sue intenzioni. Poi prendendo le mie gambe, mi tira verso di lui, così che di nuovo io sia su di lui. Siamo vicinissimi.
“Mi sei mancata anche tu.” Sussulto e non riesco a guardare i suoi occhi perché sono troppo sinceri e mi mettono a disagio.
“E forse… Sì, io ti amo già da un po’” e non posso rimanere stupita dalle sue parole perché le sue labbra, come se volessero cancellare ciò che ha appena detto, si posano sulle mie. Dopo giorni, è una pura liberazione. Il suo tocco è delicato e appoggiando una sua mano sui miei capelli, mi spinge verso di lui. Rimango interdetta per le sue parole e come l’eco, rimbombano nella mia mente senza mai smettere. Ma quando il suo tocco diventa insistente, mi lascio andare fra le sue braccia. E lo bacio, lo tocco, proprio come ho sempre fatto. E penso che tutto questo mi era mancato, tanto. Mi avvino ancora di più a lui e le sue labbra si separano di poco dalle mie. Me le morde e con un sorriso mi bacia la guancia, fino ad arrivare nell’incavo del collo. I brividi ritornano e i miei nervi si rilassano.
“Luke” lo chiamo prima che la situazione possa sfociare in qualcos’altro, e il pensiero che di sotto ci sono i suoi genitori mi aiuta molto.
“Devo andare” dico quando Luke non ne vuole sentire di lasciarmi andare. Continua a baciarmi ed io, da una parte, vorrei che continuasse. Soprattutto perché quando il momento sarà finito, dovrò affrontare la situazione. Cosa gli dirò? Mi ha appena detto che mi ama! Accidenti, perché tutto adesso?
“Non è vero” e lui sembra aver intuito la mia mossa. Si stacca dalle mie labbra e mi guarda negli occhi. Arrossisco. “Resta con me.” Afferma “Ancora un altro po’” e con quei gli occhi mi supplicano, la mia ansia sembra calmarsi. E tutto ciò che mi rimane da dire è un semplice “Okay”.

Spazio autrice!
Oh mio dio! Quanto tempo! Scusate tantissimo per il mio enorme ritardo, ma questo non è per niente un bel periodo. Potete credermi o meno, ma sto affrontando delle cose davvero pesanti e serie. Diciamo che... Beh, non riesco più a scrivere a causa di questi problemi. Rigrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, adesso mi affretto a rispondervi!
Il capitolo non mi piace molto, sono più brava a far litigare le persone che a farle chiarire lol Spero che però possiate apprezzarlo lo stesso, ci ho messo comunque il mio impegno! Detto questo vi lascio e beh... Lasciatemi una recenzione! Plssss!

-Sere


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Freeyourmind_x