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Autore: MoganoThestral7629    23/11/2014    5 recensioni
Quarta classificata al contest "Con Harry fin DOPO la fine", indetto da S.Elric_ sul forum di EFP
Il mondo magico è in crisi, gli spettri della guerra stanno tornando. Rose Weasley, dopo un incontro con Scorpius Malfoy, è sempre più confusa. Cerca, nel Reparto Proibito, le risposte che i genitori non vogliono darle.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Things we lost in the fire
Things we lost in the fire
I personaggi appartengono a J.K. Rowling. La storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Quarta classificata al contest "Con Harry fin DOPO la fine", indetto da S.Elric_ sul forum di EFP
Pacchetto: Reparto proibito
Ma la nuova generazione sa dell’esistenza di Voldemort? e se sì, quanto ne sa? Questa trama più di tutte mette un filo conduttore tra la guerra e il dopo, quindi mi aspetto molto. Non è molto specifica come trama è vero, ma mi dovete trovare il modo di farmi capire quanto e come sanno del Signore Oscuro i giovani che sono nati e cresciuti in pace grazie ai loro genitori.
OBBLIGO: Oltre Rose devono essere presenti altri cugini/ personaggi della nuova generazione.
CITAZIONE: “Cosa si prova quando non si ha niente, nemmeno dei ricordi cui aggrapparsi, quando è notte fonda? “ – Jumba. Lilo e Stitch-

«Certo, beh, te lo dirò subito, se scoprirò qualcosa. Ci vediamo presto!»
Le parole del proprietario del “Serraglio Stregato” svanirono, mentre Ron Weasley ed Hermione Granger tornavano all’aperto.
«Credi davvero che non ne sappia niente?» la voce di Hermione, rauca per il raffreddore, era dubbiosa. 
«Non lo so… ma credo che passerò questo caso a Spieler, ormai. Sono mesi che cerco e non ho ancora trovato niente» rispose Ron, scuotendo la testa e passandosi una mano tra i capelli, scoraggiato dall’ennesimo interrogatorio andato a vuoto. «Tanto, non è così importante.»
La sua frase si perse nel viale. Ai lati della strada, i negozi erano vuoti. Solo dalla vetrina di Madama McClan si sentivano le canzoni di Natale, intonate dai “Mantelli Canterini” che non erano stati venduti. Marito e moglie non dissero nient’altro, mentre andavano verso il “Paiolo Magico”.
«Allora, papà, scoperto qualcosa?»
Hugo e Rose Weasley, imbacuccati con sciarpe e mantelli pesanti, aspettavano ad uno dei tavoli.
«No, purtroppo.»
Hugo lanciò al padre un’occhiata delusa. Nel suo ardente desiderio di diventare un Auror, come Ron, non capiva che trovare criminali non era sempre una passeggiata. Quella volta, si trattava di un gruppo di giovani, che ricordavano i Mangiamorte, a cui piaceva torturare e uccidere Nati Babbani.  «Quindi? Che vuoi fare?» 
«Ancora non lo so, Hugo. Credo che parlerò con Harry… decideremo insieme.»
«Beh? Quindi adesso possiamo tornare a casa?» Rose Weasley incrociò le braccia, impaziente, mentre l’immagine del salotto di casa sua, riscaldato dal camino e con una comoda poltrona in cui sprofondare, le appariva davanti agli occhi.
«Non ancora.» Hermione era scocciata. «Per una volta che usciamo…  possibile chi ti deva sempre lamentare?» borbottò. «Dobbiamo ancora passare al Ghirigoro. Mi serve un nuovo libro…»
Rose non ascoltò il resto della frase. Sbuffò, tirò indietro indelicatamente la sedia di legno e si alzò in fretta. «Bene, allora. Andiamo!»
 
Al Ghirigoro, un paio di persone si aggiravano tra gli scaffali. Rose le osservava mentre aprivano e sfogliavano i libri: alcune sembravano molto interessate, altre avevano un’espressione addormentata. Si saranno rifugiati qui perché non sapevano dove andare, pensò Rose. Una vecchietta, magra e tutta storta, con un libro di rune in mano, si sentì lo sguardo della ragazza addosso, quindi si voltò e le lanciò un’occhiataccia. Rose arrossì, le diede le spalle, si finse interessata ai libri di sortilegi che aveva di fronte e ne aprì uno a caso. Un rumore metallico squarciò il silenzio e lei sobbalzò. Chiuse il libro e lo ripose immediatamente. Qualche metro più in là, una ragazza, accortasi della scena, sghignazzò, per poi nascondersi dietro lo scaffale. Rose si allontanò ed andò a cercare la madre.
Hermione si era spostata nel reparto più luminoso del negozio, dove c’erano i libri di cucina, e stava chiacchierando ad alta voce, allegramente, con la simpatica proprietaria.
«Certo, il nuovo libro di Agatha è molto interessante!» diceva la signora, entusiasta. «Ma dovrebbe leggere anche quello della Perris. Oh, quello è insuperabile!»
«Davvero? Beh, allora… forse… me lo può far vedere?»
«Certo, eccolo.» La proprietaria prese uno dei volumi più in mostra e lo mise in mano ad Hermione. Cominciò a sfogliarlo, indicandole quelle che, a suo parere, erano le ricette migliori. Si interruppe solo quando il campanello sopra la porta del negozio tintinnò, annunciando l’entrata di un nuovo cliente. Sulla soglia, c’erano due persone: un ragazzo dell’età di Rose e quello che doveva essere suo padre. I due si somigliavano parecchio: avevano lo stesso colore di capelli, biondo chiaro, la stessa forma di viso, magro, con il mento appuntito, e camminavano perfino nello stesso modo.
La proprietaria si avvicinò al padre. «Ah, signor…»
«Malfoy» completò sottovoce Hermione. Rose, dopo aver sentito il nome, abbassò lo sguardo e cominciò a fissarsi le scarpe. Malfoy: quante volte suo padre o zio Harry avevano parlato di lui? Era un vecchio Mangiamorte, non era mai stato arrestato, ma era fuggito, dopo la guerra, all’estero. E, da quel che Rose ne sapeva, aveva una bella fortuna di famiglia e viveva felicemente. In effetti, viveva molto meglio della maggior parte dei Maghi che, venticinque anni prima, avevano combattuto contro Voldemort, avevano perso famigliari, casa e soldi e, in quel momento, all’inizio di una crisi economica, non se la passavano proprio bene.
«Claire.» Mentre il padre parlava con la proprietaria del negozio, il figlio si era avvicinato a Rose. Ma non si stava rivolgendo a lei: stava chiamando la ragazza sghignazzante di prima. L’aveva raggiunta e le aveva dato un bacio sulla guancia. Nel farlo, era arrossito e aveva perso il portamento sicuro che aveva quando era arrivato. Mentre i due parlavano, Rose non ascoltava: osservava solamente i movimenti del ragazzo, i suoi occhi brillanti, il gesticolare nervoso delle mani, la dolcezza nel suo sguardo mentre osservava la ragazza che gli piaceva. A dire il vero, era un po’ stupita: non sapeva nemmeno lei il perché, ma si aspettava che tutti gli ex-Mangiamorte e i loro parenti fossero freddi, distaccati, arroganti e beh, senza cuore.
«Forza, tesoro, andiamo.» Sua madre le sfiorò il braccio destro con il suo, mentre riponeva nella borsa i due libri appena comprati. Rose lanciò un’ultima occhiata al ragazzo. Ma che cosa pensavo?, si chiese. Lui si girò involontariamente verso di lei, con un sorriso sulle labbra.
 
*
 
Dopo le vacanze di Natale gli studenti erano tornati ad Hogwarts rilassati, con poche preoccupazioni e con una rinnovata voglia di frequentare le lezioni. Anche gli insegnanti erano più calmi del solito e, immersi nel buon umore che caratterizzava la scuola, avevano assegnato pochi compiti. Per questo, la Biblioteca non era tanto affollata: durante il resto dell’anno, tutti i tavoli e le sedie erano occupati, mentre in quel periodo erano poche le persone che si rifugiavano tra i libri.
Ad uno dei tavoli erano seduti Rose Weasley e suo cugino Albus Potter. Il ragazzo aveva appena finito di svolgere un tema che gli era stato assegnato per punizione dall’insegnante di Incantesimi.
«Alleluia!» Albus lasciò cadere la penna sul tavolo e si dondolò sulla sedia.
Rose chiuse il libro che aveva in mano. «Bene, allora adesso possiamo parlare.»
«Di cosa?»
«Di Lily. Non sta bene.»
Albus sospirò. «Lo so, lo so. È da quest’estate che va avanti così.»
«Quindi?»
«Quindi, non so cosa fare. Ci ho provato, a farle cambiare idea. Ma non funziona, niente, nada.»
Rose si guardò le unghie per qualche secondo, mentre pensava. Alla fine parlò, quasi sussurrando. «Nessuno di noi sa quasi niente. Sulla guerra. Sulle nostre famiglie.»
«Sì, ma non vuol dire… »
«Vuol dire che ci nascondono le cose, che nessuno vuole parlare di quello che è successo, che noi non conosciamo i nostri parenti, o il nostro passato! Il nostro!» Rose perse la pazienza. Erano giorni che ci pensava, da quando aveva visto i Malfoy in libreria. A cosa serviva sapere che c’era stata questa o quella battaglia, se non sapeva nemmeno perché le persone combattevano? E ora che in Gran Bretagna la situazione si stava ripetendo, c’erano prevaricazioni, sfruttamento del lavoro, casi di violenze contro il prossimo e nuovi gruppi opposti l’uno all’altro, perché dovevano impedire a Lily di unirsi a chi lottava?
Proprio pochi giorni prima, mentre passeggiava con sua cugina per Diagon Alley, aveva visto due gruppi di ragazzi, poco più grandi di lei, che litigavano e si lanciavano fatture. Uno di loro era rimasto un bel po’ di tempo a terra, con la camicia bianca macchiata di sangue e una profonda ferita sul petto, che non smetteva di sanguinare, dopo essere stato colpito da un incantesimo di un suo rivale, un tipo alto, robusto, con la faccia grossa e rossa e gli occhi da pesce lesso. Lily aveva guardato la scena, inorridita, e aveva insistito per chiamare aiuto. Rose le aveva detto di lasciar perdere, quindi se n’erano andate in fretta per un’altra strada.
«Rose.» Albus si guardò intorno. In Biblioteca c’erano sei persone, oltre a loro, che si erano voltate dopo che Rose aveva alzato il tono. «Lo so. Ci ho pensato anch’io, davvero. Ma ha quindici anni.»
«Sì. È piccola, non sa quello che fa. Ma sei tu suo fratello, sei tu che la devi aiutare. E nemmeno tu sai quello che fai, quindi… sai perché sono qui, che aspetto che tu finisca di studiare da un’ora?» Rose alzò lo sguardo e fissò Albus negli occhi. «Perché le nostre famiglie vanno a pezzi. E non puoi abbandonare Lily. Non adesso.»
«Non posso farle cambiare idea, ormai è impossibile.»
«E non puoi aiutarla a non sbagliare?»
«È inutile parlarne. Io non posso fare niente, tu non puoi, mamma e papà non ne sanno niente. Fine.»
Rose sapeva che Lily, una volta a casa, il giorno di Diagon Alley, aveva raccontato il fatto al padre. Harry le aveva detto di non preoccuparsi, che erano cose che succedevano e che gli Auror avevano già trovato una soluzione. Ginny non era d’accordo: diceva che la situazione peggiorava di giorno in giorno e che nessuno poteva fare niente. Marito e moglie avevano continuato a litigare per tutto il pomeriggio. E quello non era stato un caso isolato.
Albus si alzò, prese i suoi compiti e la sua borsa con i libri, appoggiata a terra, vicino alle gambe della sedia, e se ne andò. Anche Rose abbandonò quel tavolo, ma non uscì dalla Biblioteca. Al contrario, si inoltrò tra gli scaffali, fino ad arrivare al Reparto Proibito. Gli scaffali di quel reparto erano separati dagli altri da una spessa corda, appesa tra una mobile e l’altro. Dall’altra parte, c’era un clima diverso: era buio, un po’ freddo, e l’aria era pesante di polvere e di segreti, celati da libri che non venivano sfogliati quasi mai. Rose si sporse oltre la corda, per vedere meglio gli scaffali. “Non sarebbe così difficile da scavalcare”, pensò. La sua gamba si mosse, autonomamente, per andare dall’altra parte.
«Signorina, dove pensa di andare?»
Rose sobbalzò e guardò verso il fondo del corridoio buio. Madama Pince, con una lanterna in una mano e tre libri nell’altra, si stava dirigendo, a passi piccoli e nervosi, nella sua direzione. Rose si affrettò a riportare la sua gamba sinistra dall’altra parte della corda e pensò velocemente ad una scusa.
«Madama Pince, la stavo cercando» disse, cercando di mantenere un tono tranquillo. La Bibliotecaria le lanciò uno sguardo penetrante.
«Non si può accedere al Reparto Proibito senza il permesso di un insegnante.»
«Sì, ma…»
«Non posso occuparmi di lei, Weasley. Devo lavorare.»  Rose assunse un’espressione dispiaciuta e chinò la testa. «Ora se ne vada, prima che avverta la Preside.»
 
*
 
Quella notte, Rose Weasley si svegliò di colpo. Aprì gli occhi lentamente, con fatica, e si guardò intorno. La stanza era rischiarata dalla luce della luna e le altre tre ragazze dormivano, avvolte da pesanti coperte. Rose si mise seduta e poi appoggiò un piede a terra. Il pavimento era gelido. Si infilò in fretta le ciabatte, prese la bacchetta appoggiata sopra al comodino e uscì dalla stanza. La Sala Comune di Grifondoro era deserta: dalla finestra aperta entravano degli spifferi d’aria fredda, che spostavano le pergamene che gli studenti avevano lasciato sul tavolo. Rose uscì, senza fare rumore.
Era la prima volta che andava in giro per la scuola di notte: aveva un nodo allo stomaco e mentre scendeva le scale, fino al terzo piano, tendeva l’orecchio, cercando di sentire se per caso stesse arrivando Gazza, un professore o un Caposcuola di ronda. Si voltava in continuazione, nervosamente. La porta della Biblioteca era socchiusa; Rose appoggiò una mano sulla maniglia, insicura. Fece un respiro profondo e la aprì. Nella stanza, due lampade ad olio, accese, erano appoggiate sulla scrivania di Madama Pince, e gettavano una luce fioca sugli scaffali. Estrasse la bacchetta e se la rivolse contro, pronunciando a bassa voce un incantesimo di Disillusione. Sentì un fastidioso brivido sulla schiena e poi il suo corpo si mimetizzò con la scrivania dietro di lei. Afferrò una delle lampade e si inoltrò tra gli scaffali, fino al Reparto Proibito. Scavalcò la corda e si girò a esaminare i volumi impolverati, che ormai quasi nessuno sfogliava più.
Le ci volle quasi mezz’ora per trovare qualcosa di interessante: non erano molti i libri che parlavano della guerra, soprattutto in quel reparto. Però, sentiva che solo in quegli scaffali poteva trovare la verità. Un volume catturò la sua attenzione: era fino, leggero, con la copertina bianca e il titolo scritto in nero, in caratteri piccoli e in rilievo, che formavano la scritta I segreti del 1998. Cercò l’indice nelle prime e nelle ultime pagine ma, non trovandolo, cominciò a sfogliare il volumetto. Ogni cinque pagine c’era un nuovo capitolo, e ogni capitolo trattava di un argomento diverso. Voldemort, Hogwarts, Silente, i Mangiamorte, gli Eroi, le vittime. Le ultime pagine, Conseguenze inaspettate?, erano le più interessanti. Rose lesse alcuni paragrafi, trovando esattamente ciò che cercava.
Molti Mangiamorte, dopo la guerra, erano scappati all’estero, benché nessuno, formalmente, li avesse cacciati. Avevano abbandonato la nave perché avevano paura di essere arrestati, oppure di essere vittima di sguardi malevoli, di critiche, di maldicenze. Avevano lasciato la loro terra perché volevano un futuro migliore per i loro figli, senza pregiudizi.
Nessuno aveva chiesto loro di tornare indietro. La rabbia era ancora presente. Nel fuoco della guerra si erano persi membri della famiglia, pezzi del passato, della propria identità, della cultura, dell’arte. Erano bruciati libri, anche molto antichi (soprattutto ad Hogwarts e nella Biblioteca di Diagon Alley*), l’economia del paese era stata danneggiata e, dopo una ventina d’anni, aveva subito un crollo. Ed era per quel motivo che erano nati movimenti di protesta, che c’era un dissenso generale per come veniva gestito il Ministero della Magia, che c’erano stati, negli ultimi mesi, degli omicidi di uomini politici influenti, che stavano nascendo gruppi di nuovi Mangiamorte, che incolpavano i Nati Babbani di rubare i loro posti di lavoro. E per lo stesso motivo erano nati movimenti contro questo fenomeno. Ed era ad uno di questi movimenti che Lily si voleva unire. Ma non si rendeva conto in pieno di che cosa significasse e quali rischi comportasse, specialmente per una ragazza giovane come lei.
Rose finì di leggere il paragrafo e chiuse il libro. Mentre lo riponeva, sentì dei passi alle sue spalle. Si girò: Madama Pince, in ciabatte e veste da camera, con la bacchetta in mano, le si stava avvicinando. Aveva un’espressione arrabbiata e una smorfia inquietante dipinta in viso. Spezzò immediatamente l’incantesimo di Disillusione di Rose.
«Signorina Weasley!»
Rose non disse niente, limitandosi a guardarsi le mani.
«Vuole spiegarmi cosa sta facendo qui?»
«Stavo solo…»
«Stava solo frugando nel Reparto Proibito, senza l’autorizzazione di un insegnante, di notte!» Madama Pince si mise le mani sui fianchi e continuò, con tono autoritario: «Adesso noi due andiamo dalla Preside!»
«Ma…»
«E chissà cosa leggeva!» si voltò verso lo scaffale. Il volume che Rose aveva preso era l’unico riposto male: sporgeva più degli altri e non occupava il suo posto nell’ordine alfabetico.
«Eccolo! Che pagina stava leggendo?» Rose le indicò la pagina e il paragrafo giusti. Madama Pince si accigliò. «Perché stava leggendo queste cose?»
«Stavo pensando, l’altro giorno» Rose ricominciò la frase. «Cioè, volevo sapere…» Lei non sa. Non capisce. Non sa cosa si provi quando non si hanno né ricordi, né racconti, né nient’altro a cui aggrapparsi. Quando è notte fonda e cominci a pensare, hai dei dubbi…
«Qualunque cosa volesse sapere l’avrebbe potuta chiedere ad un insegnante. Non so nemmeno perché teniamo questi libri, a scuola. Mi aspetti qui, ora andiamo dalla McGrannit.» Madama Pince si allontanò con il libro sottobraccio, verso la sua stanza. Rose la sentì aprire vari cassetti, probabilmente nel tentativo di trovare un posto sicuro dove nascondere quel libro. Poi tornò indietro: le labbra erano strette in segno di disappunto, gli occhi erano minacciosi.
«Andiamo!»
Rose sospirò.
 
 
 
 
 
 
* Sì, la Biblioteca di Diagon Alley me la sono inventata
 
Note finali
Questa è la prima One-Shot che scrivo, nonché la prima storia che pubblico su EFP da quando ho cancellato le altre… quindi sono abbastanza nervosa, anche perché la storia, alla fine, è molto diversa da come doveva essere. Comunque, lo considero un esperimento, e spero non sia del tutto fallito :)
In ogni caso, ci tenevo a precisare che il mondo Magico, nel 2023-2024, secondo come lo immagino io, è in crisi. Non ci si è confrontati con il passato, ma lo si è sepolto, e ora bisogna farci i conti. In effetti è abbastanza triste, ma vabbé.
Spero che comunque la storia vi sia piaciuta :) Se vi fa piacere, lasciate una recensione! Positiva, neutra, critica... mi va bene tutto :)
MoganoThestral7629
 
 
  
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