Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Sapientona    23/11/2014    9 recensioni
“Che ci fai per terra?”
“Mi ci hanno spinto.”
“Su, ti aiuto a rialzarti.”
“Ce la faccio.”
“Non fare il prezioso, rischi di morire dissanguato. Ti porto in infermeria.”
Quello fu il primo straccio di conversazione tra Percy Jackson e Nico di Angelo, in un corridoio affollato della Goode.
[Percy/Nico]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ade si era ripromesso di comportarsi in modo più ‘normale’, per alleggerire il peso di quella situazione che gravava sulla casa. Eppure quel suo buon proposito venne meno quando, il giorno dopo alle sei del mattino, si svegliò di soprassalto all’urlo terrorizzato proveniente dalla camera di sua figlia. Prontamente saltò dal letto e corse verso la camera di Bianca, pensando già al peggio, e quando aprì la porta e la vide tutta intera (seppur visibilmente provata) tirò un sospiro di sollievo. Solo in un secondo momento si accorse della carcassa sventrata di quello che era un gatto al centro della stanza; certo, dato l’odore era impossibile non notarla. Maria stringeva Bianca a sé e teneva una mano alla bocca, Ade seguì il suo sguardo e notò la scritta sanguigna sulla finestra: chi sarà il prossimo?
“Non è possibile…” scosse la testa Maria, perplessa “io chiudo ogni notte le finestre, nessuno ha il vizio di tenerla aperta tranne…”
Bianca spalancò gli occhi, scostandosi dalla madre come se si fosse appena scottata. Nel frattempo Percy giunse nella stanza, ed anche Ade sembrò notare con ansia che c’era qualcosa che non tornava. Venne superato dalla figlia, che corse come una forsennata verso la camera del fratello. Spalancò la porta, e quando i suoi dubbi vennero confermati riuscì solo a sussurrare qualcosa di incomprensibile.
Nessuno la sentì, ma non ci fu bisogno di spiegazioni: Nico di Angelo era scomparso.
Percy era rimasto in piedi davanti la porta spalancata della camera di Nico, gli occhi vacui e fissi su  un punto indefinito. Il primo istinto fu quello di addossarsi tutta la colpa di quella situazione, però poi nel vedere Bianca in quello stato lo fece riscuotere. Si inginocchiò accanto a lei, mentre le parole di Ade e Maria passarono in sottofondo. Aveva il viso nascosto fra le mani, sussultava per via dei singhiozzi…quella non era la Bianca che aveva sempre conosciuto. Gli era sempre sembrata una tipa tosta, difficile da buttare giù, e sebbene Nico non gliene avesse parlato gli era bastato pochissimo tempo per notare il forte legame che avevano; quindi non si sorprese più di tanto nel saperla devastata per la scomparsa del fratello, quanto del fatto che si fosse mostrata debole anche davanti a lui e soprattutto ad Ade.
 Sapeva che i due fratelli di Angelo avevano sempre fatto di tutto per compiacere loro padre, fintanto che non erano entrati nella fascia d’età della ribellione, della ricerca dell’io: dai quattordici ai diciotto anni circa. Allora Nico, come pure Bianca, aveva sempre affermato con caparbietà d’essere del tutto disinteressato a ciò che pensava il padre di lui, finché Percy non era entrato nella sua vita come un uragano e le sue paure di deluderlo erano tornate di nuovo. Quindi Bianca aveva maturato presto, arrivata ai diciassette anni, accorgendosi che suo padre era più un suo amico che il suo datore di lavoro di cui dover soddisfare le aspettative, mentre il coming-out del suo ragazzo era riuscito, inaspettatamente, ad avvicinarli.
Ricordandosi della presenza dell’uomo Percy si voltò, ma quello gli lanciò un’occhiata eloquente come a dire ‘occupati di lei’, e se ne andò. Per un attimo andò nel panico, chiedendosi come avrebbe potuto aiutare la diciassettenne a gestire le sue emozioni quando lui non sapeva cosa fare con le sue. Aveva reagito nel peggiore dei modi: l’impassibilità. Non era stato capace di esternare alcun sentimento, eppure dentro di sé l’angoscia lo stava divorando. Poteva percepirla mentre piano piano si faceva strada nel suo petto, dolorosamente lenta.
“Come ho potuto non accorgermi che lo stavano portando via?” domandò tra i singhiozzi Bianca, spezzando il silenzio imbarazzato e colpevole di Percy.
“Che vuoi dire?”
“I-ieri sera è venuto da me…”
Il racconto della ragazza della sera scorsa non fece che aumentare il peso che il sedicenne sentiva sul petto. Si sentì non solo colpevole per esser stato l’artefice dello spettacolo di pessimo gusto messo su con Jason, ma anche estremamente angosciato nel pensare che l’ultima parola rivolta a Nico fosse stata nel bel mezzo di un litigio da bambini. Quindi si rimproverò per aver pensato che non avrebbe davvero rivisto l’amore della sua vita per sempre,  e rassicurò con improvvisa risolutezza Bianca “Lo troveremo.”
Lei si asciugò le lacrime ed alzò il volto per la prima volta, sforzandosi di non piangere e riprendere a respirare regolarmente. Tirò su col naso ed annuì, cercando di non scoppiare di nuovo il lacrime nel notare che Percy aveva aperto le braccia invitandola a stringersi a lui. Con la voce ovattata dalla felpa del ragazzo di suo fratello sussurrò ancora una volta “Lo troveremo.”
 
Nel momento in cui tutti avevano realizzato la scomparsa di Nico, la prima cosa che Ade pensò di fare fu urlare a squarciagola a quel dio lì sopra, che esistesse o meno (ed era propenso a credere più alla seconda opzione), che si stava comportando in modo davvero sleale; ma essendo sempre stato lui la ‘colla’ che teneva insieme tutta la famiglia, s’era sentito in dovere di preoccuparsi della moglie, vedendo Percy occupato a consolare la figlia. Eppure aveva subito constatato che, contrariamente alle sue aspettative, Maria non aveva reagito piangendo, o disperandosi, oppure avendo una crisi di nervi; la moglie aveva preso un respiro profondo ed aveva puntato lo sguardo deciso nel suo, intimandogli di sbrigarsi a chiamare Zeus ed informarlo mentre lei andava a vestirsi.
“Questa donna finirà mai di sorprendermi…” mormorò Ade componendo il numero di Zeus. Quello rispose quasi subito, malgrado fossero appena le sette del mattino.
“Ade? Qualche problema?”
“A dire la verità, sì. Ti aspetto qui fra un quarto d’ora” non attese risposta e terminò la chiamata. Nel frattempo si assicurò che la stanza di Bianca fosse chiusa, controllando che lei non fosse entrata e che non fosse neanche ancora per terra in ginocchio. Quindi si fermò un attimo, nel bel mezzo del corridoio, a pensare a sé stesso e come si sentisse per tutta quella situazione. Sicuramente ne era devastato anche lui: aveva sempre avuto in riguardo particolare per Nico, forse perché unico figlio maschio, forse perché sempre così simile a lui anche se più fragile. Semplicemente non riusciva a capacitarsi di come, quello che sarebbe dovuto essere l’amore di due ragazzi, si stesse trasformando in un dramma. Sospirò, passandosi una mano stancamente sul viso, quindi il suo pensiero corse a Maria. I ruoli sembravano essersi ribaltati: lui quello troppo scioccato per reagire subito, lei quella forte e decisa che aveva preso in mano la situazione. Eppure Ade sapeva quanto in realtà la moglie fosse rimasta turbata dall’accaduto, forse talmente tanto da avere una reazione inaspettata e diversa dal solito. Comunque, non era compito suo fare da psicologo, al momento. Ciò che gli importava era ritrovare suo figlio.
“Ade” la voce di Zeus lo fece sussultare. Non si era accorto del suo arrivo, né tantomeno aveva sentito il campanello suonare.
“Zeus…” lo salutò con un cenno sbrigativo del capo, senza perdersi in inutili convenevoli. Aprì la porta di Bianca, mentre gli raccontava l’accaduto. L’uomo assunse un’espressione preoccupata e stupita allo stesso tempo, per poi recuperare velocemente la sua impassibilità. Quando si trovava in certe situazioni, preferiva mantenere il controllo. Esaminò la stanza, decretando “Avrò bisogno di fare esami più approfonditi, ma il sangue è dell’animale, non ci piove.”
“Zeus, tu capisci che io ho davvero bisogno che tu rintracci Poseidone ora, vero?” fece Ade, massaggiandosi le tempie.
“Capisco, ma…”
“Non ci sono ma. Nico è scomparso, e non attenderò un minuto di più.”
 
Apprendere che Nico era scomparso fu come ricevere una secchiata d’acqua gelida in faccia. Già che suo padre l’aveva buttato giù dal letto di primo mattino, intimandogli di muoversi perché Ade lo aveva chiamato. Si era subito preoccupato, però non era arrivato a pensare che proprio il suo amico fosse stato rapito. Quindi, mentre suo padre si avviava al piano di sopra per cercare Ade, lui era andato alla ricerca di Percy. Non si erano lasciati in buoni termini, la sera prima, e considerò per un attimo l’idea di tornare sui suoi passi. Poi, fuori dalla camera di Nico (perché sapeva di trovarlo lì) si decise ed entrò senza neanche bussare. Percy era seduto a gambe incrociate sul letto, con una maglietta di Nico stretta al petto. Piangeva.
“Percy?”
“Cosa vuoi?” fece brusco, voltandogli le spalle “non è il momento di discutere.”
“So cosa è successo…” esordì Jason, tormentandosi le mani “mi dispiace, okay? Sono stato un cretino, però adesso non importa, dobbiamo rimboccarci le maniche ed aiutare Nico, vero?”
La voce si ruppe nel pronunciare l’ultima frase. Anche lui, come tutti gli altri, cercava supporto. Cercava supporto, qualcuno che gli dicesse ‘andrà tutto bene, lo troveremo sano e salvo’, ma sapeva che nessuno si sarebbe preso una responsabilità tanto grande. Nessuno avrebbe mai potuto giurare di ritrovare Nico di Angelo anche a costo della propria vita, se non due persone: sé stesso e Percy Jackson. Si avvicinò al letto, posando poi una mano sulla spalla tremante del sedicenne.
“Ha ancora il suo profumo” singhiozzò disperato quello “ecco cosa mi è rimasto di lui, dei vestiti!”
“Non urlare, altrimenti gli altri si allarmeranno” tentò di calmarlo il biondo, facendo dei cerchi sulla schiena “andrà tutto bene, okay? Non dire così. Riporteremo Nico a casa, e potremo continuare a farci insultare gratuitamente da lui, potremo guardarlo mentre finge di non arrossire ad un tuo complimento e potrai ancora essere geloso della nostra amicizia, ma ti prego, non dare nulla per perduto. Troveremo Nico di Angelo, lo giuro.”
“Lo giuro” si unì l’altro. Poi alzò gli occhi verdi e tirò su col naso, pensando di aver davanti un potenziale buon amico. Non espresse il pensiero ad alta voce, comunque, limitandosi ad abbassare nuovamente lo sguardo verso la maglietta nera fra le sue braccia.

Quando aprì gli occhi e si accorse di non essere in casa sua, Nico cominciò a dimenarsi e a scalciare come un matto, per poi accorgersi di non averne motivo: non era legato. Si mise a sedere sul tavolo in legno dove era sdraiato e si guardò attorno, sospettoso ed all’erta, cercando una possibile via d’uscita: la porta. Si alzò a fatica, con la schiena indolenzita, e si avviò verso la porta in legno. Proprio mentre metteva la mano sul pomello, questa si spalancò di botto colpendolo in faccia e facendolo cadere a terra. Si tenne il volto dove, ne era sicuro, sarebbe comparso presto un livido. Davanti a lui, Poseidone sogghignò divertito “Oh, scusami, non volevo.”
“Va’ al diavolo” fece a denti stretti il quattordicenne, beccandosi un calcio nello stomaco.
“Oh beh, ho tentato di essere gentile” scrollò le spalle Poseidone, per poi piegarsi alla sua altezza “non mi sembra che il tuo fidanzatino abbia fatto molto per proteggerti, vero?”
Questa volta Nico non ripose, troppo impegnato a boccheggiare per prendere aria.
“Non c’è da stupirsi: non poteva che essere una cosa passeggera” continuò il suo soliloquio quello psicopatico, alzandosi e passeggiando per la stanza “come vedi, sei liberissimo di muoverti in questa stanza, ma non di uscirne. Mi dispiace, pasticcino, ma non ti farò muovere da qui dentro finché non sarà necessario.”
“Sei uno schifoso” sputò fuori Nico.
“No, lo schifoso qui sei tu” sentenziò invece l’adulto, ovviamente riferendosi al suo orientamento sessuale “i giovani d’oggi…credono di poter far passare anche le cose più assurde per socialmente accettabili.”
“Che sorpresa!” esclamò il più piccolo, fingendosi estremamente sorpreso “conosci grandi paroloni come ‘socialmente’ e ‘assurdo’?”
Venne bruscamente tirato dai capelli, e si ritrovò costretto a fissare gli occhi identici a quelli di Percy.
Ma lui non è il mio amore, si ripeté fermamente nella mente.
“Ti avverto, ragazzino: attento a quello che dici o fai. Se fai il bravo, potrei prendere in considerazione l’idea di non ucciderti.”
Detto ciò lo lasciò andare bruscamente, facendogli battere la testa contro il pavimento, e tutto divenne nero.

 
“Trovato!” esclamò Zeus trionfante, una volta riuscito a rintracciare la posizione di Poseidone. Si trovava in una zona balneare, a Montauk, Long Island.
“Andavamo in vacanza con mamma lì, ogni estate” commentò Percy cupo, poi suggerì “Non dovremmo chiamare la polizia o qualcosa del genere?”
“So quello che faccio, ragazzo” lo occhieggiò Zeus, un poco infastidito dal suo commento. Quindi il sedicenne scrollò le spalle e tornò a guardare lo schermo, senza realmente capirci nulla.
“Qual è il piano?” domandò Maria, ansiosa di sapere tutto. Invece di indossare uno dei soliti abiti ‘da mamma’ (così li chiamava Bianca), si era vestita in modo molto più pratico: jeans aderenti, maglietta nera e felpa con la cerniera del medesimo colore. Ade la trovò mozzafiato anche in quel modo. Zeus attirò l’attenzione di tutti schiarendosi la gola.
“Allora, ascoltatemi bene…”
Mezz’ora dopo, erano tutti fuori l’ingresso di casa di Angelo.
“Pronti?” sospirò Percy.
Tutti annuirono, ma nessuno pensò ad un particolare: Luke Castellan non era con loro.

 
Woah, che lunga attesa. Mi scuso, ma il motivo è sempre quello:( Non vedo l'ora che arrivino le vacanze di Natale, giuro. In compenso il mio duro lavoro è stato ricompensato: al colloquio famiglie-insegnanti erano tutti molto entusiasti del mio rendimento scolastico, quindi mi dico pienamente soddisfatta. Detto ciò, vista l'ora tarda, mi dileguo: buonanotte (o buongiorno, o buon pomeriggio...insomma, avete capito!) a tutti! <3
 
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Sapientona