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Autore: Ilune Willowleaf    29/01/2005    3 recensioni
Dessran è un personaggio creato da me per la fanfic Gods War. nato come comparsa necessaria solo a dare informazioni, è diventato il mio personaggio originale preferito, pur cercando di non farne una Mary Sue (o un Gart Stu). Ho però deciso di regalargli una storia tutta per sé, per conoscerlo meglio, e per farlo conoscere bene a chi è piaciuto.
Genere: Comico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia di Dessran

parte quarta

 

Mattino. Due figure si svegliano semisdraiate sul tavolo della cucina, col sole negli occhi e una caciara d’inferno fuori della finestra…

-Maledetti volatili… che kasinari…- è il mugugno di una delle due figure, che si volta con la testa dall’altra parte, agitando la coda, infastidito. L’altra figura alza la testa dalle braccia, con due borse sotto agli occhi così grandi da parere due valige.

-Dess…?-

-Mmm…?-

-Andiamo a dormire in un posto più comodo?-

-Mmm…- mugugnio di assenso. I due si trascinano una sul letto, l’altro su un divano. La scena si chiude momentaneamente qui.

 

Sera. I due begli addormentati si svegliano. Ommeglio, la narratrice si sveglia, e vede la faccia di Dess a cinque centimetri dalla sua.

-UUUAAARRRRGGGHHH!!!! DESSRAN! DEFICIENTE!!! CHE CA22O COMBINI?!?- Ilune è saltata seduta sul letto, eseguendo in un secondo le seguenti azioni:

1/4 spalancare gli occhi di scatto

2/4 spingere il mazoku con una forza da lottatore di sumo

3/4 mollargli un ceffone da far invidia a quelli di Lina

4/4 sedersi a un bordo del letto

-Ahio… cattiva… e io che ti avevo portato il caffè…-

-E me lo porti standomi a cinque centimetri dal viso? ò_ó -

-Veramente, stavo controllando se dormivi ancora… e comunque, non ti piacevo, almeno un pochino?-

-Beh…- arross -si, sei carino e simpatico, ma qualsialsi ragazza reagirebbe così se svegliandosi si trovasse di fronte un ragazzo che sembra pronto a fare certe cose con lei addormentata…-

Dessran si ritrae leggermente, socchiudendo gli occhi, mentre il suo sorriso si allarga in qualcosa di indefinitamente sinistro. Nello sguardo c’è uno scintillio malizioso.

-Oh, ma io non devo certo ricorrere a certi trucchetti come approfittare di una dormiente… se voglio una donna, posso averla ai miei piedi con uno schiocco di dita…-

Ilune deglutisce…

-Vedi, Phibrizio non aveva scelto me a caso. Voleva un candidato al ruolo di priest non solo dotato con la magia… ne voleva anche uno molto bello, modestia a parte, per un motivo: noi quattro subordinati di Phibrizio rappresentavamo i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse… la Guerra, la Carestia, la Pestilenza e la Morte. Inutile dire che io fossi, vero?-

-Mica tanto… avevate tutti le falci, no?-

*gocciolina di Dess*

-Ehm… già. Comunque, io rappresentavo la Morte. -

-Non capisco cosa c’entri col discorso di prima -_-; -

-Beh, non eravamo certo i soli subordinati del moccioso. Oltre a noi, c’erano diversi demoni intermedi con un elevato potere, che si avvicinavano molto a noi, per capacità. Ogni subordinato di Phibrizio che superava un certo livello di potere si vedeva dati certi ulteriori poteri, in relazione a ciò che rappresentava. Io rappresentavo anche un vizio… la Lussuria…- Dess si lecca le labbra con fare sensuale.

-E ci riesci benissimo…- si lascia sfuggire a mezza voce la mezz’elfa, come ipnotizzata dal semplice gesto del mazoku.

Dessran scoppia a ridere, e l’incanto è rotto. Ilune scuote un attimo la testa, come a snebbiarla da inesistenti vapori.

-Ecco, vedi? Basta un minimo, una quantità infinitesimale di questo mio potere, e saresti stata disposta a venire a letto con me senza pensarci un attimo. - la guarda sottecchi, con aria furba -Però… però non è certo questo che io cerco, in una donna…- la sua espressione torna quella un po’ malinconica di quando ripensa alla sua lunga vita.

-Dì la verità, quante volte hai approfittato di questo potere?- Ilune gli pianta addosso lo sguardo con fare inquisitore.

-Mmm… non molte, se devo essere sincero. Di solito, basta il mio fascino personale ^_^ -

Ilune sospira, rassegnata; scende dal letto e, ancora in camicia da notte (o forse, vista l’ora, sarebbe più corretto dire ‘di già’?) si mette alla tastiera del computer.

-Eravamo arrivati a quando riaccompagnasti quei giovani elfi alla loro città…-

-Si. Bene, dunque…-

 

nelle foreste elfiche

 

-Arrivammo verso città elfica nel tardo pomeriggio. Sentivamo già ad alcuni chilometri le grida disperate degli elfi che cercavano i ragazzini, senza dubbio la loro famiglia doveva essere molto in ansia, visto che, da quel che mi avevano raccontato, mancavano da casa da otto giorni. Alcuni di loro gridarono per attirare l’attenzione delle squadre di salvataggio, che accorsero subito. Meno di due secondi dopo che il primo elfo aveva messo piede vicino a noi, e avevo una trentina di lance, spade e frecce incoccate puntate alla gola. Avevo fatto una delle minchiate più grosse della mia vita: avevo dimenticato di nascondere le corna, di solito col cappuccio del mantello, e la coda, che tengo spesso arrotolata come una cintura. Le corna nere e lucide erano ben visibili nella luce di mezzogiorno, e la coda, neanche celata dal mantello, che tenevo sul braccio, era più visibile di un faro nella notte.

Naturalmente, se solo avessi voluto, avrei potuto liberarmi d quegli elfi in meno di mezzo secondo, ma per fortuna non ce ne fu bisogno: Helehita si precipitò vicino a me, urlando di lasciarmi in pace, che ero un loro amico, e che li avevo aiutati. Se non altro, questo trattenne gli elfi dall’impalarmi subito, dandomi il tempo di alzarmi in levitazione fuori della portata dei loro archi, creare uno scudo energetico, e tornare ad abbassarmi, per cercare di instaurare una civile conversazione. Cominciarono a credere a quel che dicevo, cioè che non volevo far loro del male, solo quando i tre maghi presenti ebbero scagliato tutti i loro incantesimi più potenti, da me schivati, o semplicemente infranti sulla barriera.

Naturalmente, non mi accolsero subito a braccia aperte. Volgio dire, probabilmente pensavano che stessi fingendo di essere buono per infiltrarmi. Ma se non altro smisero di usarmi come bersaglio per i loro incantesimi. Decisero che era più saggio evitare di farmi arrabbiare, così non dissero nulla quando li seguii nella città.

Rimasi alla città elfica per cinque anni. La mia presenza era discreta, non mi facevo vedere molto in giro, giacchè ero perennemente in biblioteca. Gli antichi testi in elfico della biblioteca del piccolo regno erano a me sconosciuti, e in quei cinque anni li studiai attentamente, e li copiai tutti, aggiungendoli alla mia “biblioteca personale”.

Ma quando finii di leggerli tutti, anche la sopportazione degli elfi era finita. Malgrado non avessi mai usato i miei poteri demoniaci, e mi fossi comportato da ospite irreprensibile, non mi tolleravano più. Stavano preparando potentissimi sigilli anti-mazoku attorno alla foresta, e fecero in modo che io lo sapessi. Era il benservito, capii, quindi feci fagotto e mi preparai ad andarmene. Stavo per uscire dalla città, quando Helehita mi raggiunse di corsa. In quei cinque anni era cresciuta poco, poiché gli elfi hanno un’infanzia molto più lunga di quella umana, e se fosse stata umana, ora a Heleita avrei dato non più di sette anni.

Lei non voleva che andassi via. Né lei, né gli altri sei giovani elfi che avevo salvato cinque anni prima. Le spiegai perché dovevo andarmene: non ero più benaccetto, e sapevo che, se avessero cominciato ad odiarmi, i cattivi sentimenti sarebbero fluiti in me, facendomi perdere facilmente il controllo. Mentre parlavamo, camminavamo nei giardini del Palazzo Reale. Non mi accorsi di un sasso sporgente, e caddi, come un cretino. Un classico, veramente. Mi sbucciai il polso, e vidi Helehita fissare il sangue nero che ne fluiva, mentre l’abrasione, rapidamente, si richiudeva.

“Vedi? Io sono diverso da voi. Troppo diverso. Non posso più rimanere.”

“E’ solo perché il tuo sangue ha un colore diverso dal mio?”

“Non fingere di non capire, Helehita. Lo sai: io sono un mazoku, ed ero stato un essere umano. Voi siete elfi. Non potremmo essere più diversi.”

Ci eravamo seduti per terra. Con la coda del’occhio, la vidi sciogliere le trecce dai quattro lunghi nastri rossi che le ornavano. Ne legò uno al mio polso sinistro e uno al suo, poi uno alla sua caviglia destra, e l’altro alla mia sinistra. Sapevo cosa significava quel gesto: per sempre amici, legati nel cuore (il braccio sinistro), e nella via della vita (la caviglia).

“Per sempre amici. Permettimi almeno questo…”

Annuii. Le detti un bacio sulla fronte, il mio addio, e scomparii, rimaterializandomi al di fuori del confini del regno elfico. Non volevo vedere le lacrime sul suo volto. Non avrei voluto dover abbandonare di nuovo mia sorella. - si asciuga una lacrima da un’occhio.

-Vedi? Non mi piace parlare di queste cose. Sono troppo grande per mettermi a piangere come un bambino…- si volta verso Ilune… * GOCCIOLONE *

La mezz’elfa, con una pila di fazzoletti usati a fianco, si asciuga il naso moccicolante.

-Oh, Dess… L’ho sempre detto che sei un tipo sensibile!!!- esclama, abbracciandolo stretto stretto. Cercando di divincolare la testa dall’affettuoso ma quasi letale gesto della mezz’elfa, il mazoku sta diventando paonazzo…

-Ilune, lasciami, sto soffocando!!!- l’abbraccio si allenta, e Dess torna, da violaceo che era diventato, rosa.

-Scusa, Dess…-

-Gasp… adesso so cosa prova Xelloss quando Lina lo strozza… e anche il povero Gourry… potresti gareggiare con la testa rossa per il titolo di wrestling femminile!!!-

-Vuoi un altro “abbraccino”? ò__ó -

-Eh? Oh… eheheh… no, no grazie… ^__^;;;;;

Beh, direi che la storia della mia vita te l’ho più o meno raccontata tutta….-

-No, non tutta. Mancano ancora più di settecento anni…-

-Oh, non c’è molto da dire. Viaggiavo, lasciavo che le vite dei mortali scorressero accanto alla mia, e scivolavo inosservato da una identità all’altra, da un luogo all’altro, girando il mondo, pur tenendomi accuratamente alla larga dalla penisola dei Demoni e da un vastissimo raggio di territorio intorno. L’ultima cosa che desideravo, era che Phibrizio mi scoprisse.

Poi, un giorno, sentii che la barriera attorno alla penisola era caduta. Ero dannatamente curioso di sapere il motivo, ma avevo paura di avvicinarmi. Fortunatamente, riuscii ad accalappiare un lesser demon, nella dimensione astrale, che mi informò che Phibrizio era morto, così come lo erano tutti i suoi subordinati. Al settimo cielo per la contentezza, mi avvicinai gradualmente alla penisola, stando ben attento a celare la mia aura. Rischiai di brutto la cotica quando mi trovai sulla traiettoria di Dark Star… con tutto il mondo a mia disposizione, nonché il tempo, mi sono trovato proprio al momento sbagliato, nel posto sbagliato. Riuscii a sopravvivere, e, una volta saputi gli sviluppi di quei mille anni, e di tutte le novità degli ultimi dieci anni e anche meno, parlo del periodo in cui Lina ha cominciato ad essere in circolazione, decisi di levare le tende. Me ne stavo proprio andando, quando Phibrizio è tornato in vita. Probabilmente non ero stato abbastanza attento a celarmi, o forse i suoi sensi si erano fatti più acuti, fattostà che mi identificò, capì il mio trucchetto della “finta morte”, e cominciò a usarmi come bersaglio per un tiro al bersaglio. Fortunatamente eravamo nel deserto, sennò sai quanti più guai combinava!

Un colpo particolarmente forte mi ridusse davvero in fin di vita. Celai l’aura con quel poco di energia che mi rimaneva, e Phibrizio pensò di avermi ucciso. Poco dopo, arrivarono gli altri Dark Lords, oltre a Lina, Luna, Philia e Valgarv, interrotti durante un party di bentonato a Garv alla Wolf Pack Island.

Il resto, come suol dirsi, è storia. Garv mi ha portato al Maryuu-ou Castle, ho accettato di diventare un suo subordinato, e mi sono unito al gruppo nel giro dell’oca per distrarre Phibrizio. Ho dato poi una mano a Zel per recuperare il suo aspetto umano, e adesso mi sono preso un po’ di ferie, visto che è tutto tranquillo, per venire a rompere le scatole a te *smile*-

-E con questo, è tutto. Resterai un altro po’ in questa dimensione, o tornerai subito nella tua?-

-Mmm…non so… il capo mi ha detto che posso prendermela con calma, quindi mi sa che resterò un po’ qui. Cosa c’è di interessante in zona?-

-Beh, visto che puoi usare il teletrasporto, possiamo visitare tutti i posti più belli del mondo…*_* e senza dover viaggiare…-

-Ti aiuto a preparare le valige? ^__^-

-E che bisogno c’è? Mettiamo tutto nella dimensione astrale ^___^ ! Si parte!!!!-

 

* plin plon - Al gentile pubblico, potrebero esserci rallentamenti nel proseguimento delle altre fanfiction dell’autrice, poiché la suddetta autrice è partita per un giro del mondo via teletrasporto col suo demonietto preferito. Grazie per la cortese attenzione - plin plon *

 

THE END…?

  
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