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Autore: Hi Fis    24/11/2014    1 recensioni
Cronaca della fine della Seconda Guerra Elfica, così come io l'ho immaginata. Ambientata dopo gli eventi di Skyrim, con la vittoria dell'impero sui Manto della Tempesta, è legata alle mie storie precedenti sul Sangue di Drago, specialmente Le Tre Spade e Tabula Rasa, che contengono elementi necessari per comprendere a fondo questa raccolta.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Si dice che il sangue scorra più denso dell'acqua, e che non sappia mentire. Mi è stato insegnato però che non è ciò siamo, o ciò che ci scorre nelle vene, che dovrebbe determinare i nostri desideri: sono le nostre aspirazioni per un domani migliore che dovrebbero guidarci.
Kaan la Leggiadra - Discorso inaugurale del feudo di Skuldafn all'incontro degli Jarles per l'elezione del nuovo Re dei Re di Skyrim.
 
"Hai mai visto qualcosa di simile, Khathutessa?"
La demonessa al suo fianco sorrise prima di rispondere: il cielo taceva ora, ma sotto di loro, nell'anello delle mura ormai interrotto dove palazzi troppo alti erano franati sopra di loro, la piana restava silenziosa.
"...Ho visto l'ira dei Principi spazzare l'Oblivion ed incenerire interi piani di esistenza molte volte. Intere realtà bruciare nel conflitto solo per essere distrutte... ma qui? A Tamriel? Dove la realtà è invece assai meno mutabile e impossibile da piegare con la volontà? È la prima volta che il mio spirito assiste ad una distruzione così completa."
Fulmine e fuoco avevano cancellato la città: a parte il Palazzo di Cristallo, nulla si ergeva per più di una singola pietra, ma perfino dalle mura Due Code riusciva a vedere quanto precaria fosse l'unica costruzione che ancora si ergeva al centro della città. Una lieve pioggia batteva sulle rovine, lavando via il poco che restava: l'ira del cielo era venuta facendo il suo corso ed era ora finalmente passata.
"ARUHHHH!" ruggì Khathutessa dalla mura, levando i pugni al cielo con un espressione estatica: i suoi demoni gridarono e risero con lei, lamentando la carneficina che era già finita e celebrando la strage che avevano compiuto.
La prima lancia di cristallo si infranse nelle loro fila impalando proprio la demonessa. La seconda sfiorò la spalla di Due Code portandogli via una spallaccio, mentre uno spruzzo di sangue non suo gli bagnava la faccia.
Come osa?
In futuro, Due Code riuscirà a distaccarsi dal suo desiderio di non venire abbandonato dalla sua seconda famiglia, riuscirà a convincersi che ciò è successo ai suoi primi genitori non potrà accadere di nuovo e che non ha nulla da dimostrare a loro. Ma dopo che la corazza che è stata forgiata per lui dal suo secondo padre, e l'unico fra i due che abbia conosciuto, viene intaccata, è come se la sua stessa identità di Due Code fosse stata spezzata: per un secondo, il giovane uomo è di nuovo un bambino troppo piccolo e solo,  che si stringe attorno ad ossa e candele per tenere fuori il buio e il freddo.
Imperdonabile
I suoi artigli di lupo forano la bianca pietra di luna mentre si tuffa verso il basso, evitando la pioggia di lance di cristallo: la salva uccide i demoni che sono rimasti impietriti a guardare Khathutessa, rispedendoli nell'Oblivion. Solo pochi Markynaz hanno la presenza di spirito di tuffarsi come lui giù dalle mura, evitando per un soffio gli artigli di cristallo.
Imperdonabile
Due Code è divorato dal livore mentre corre nella sua forma di lupo: solo una bestia priva di raziocinio, appena capace di schivare i proiettili che gli vengono lanciati contro. Sempre. Più. Vicino...
Nel suo slancio, Due Code sente i suoi artigli fendere qualcosa e il cristallo cedere, ma quando si volta, Naarifin è ancora in piedi, con la sua maschera sul volto intatta.
"Ti avevo detto che non eri alla mia altezza, ragazzo."
La risposta del giovane licantropo è un ruggito ed un nuovo assalto: questa volta, Naarifin lo afferra per la collottola e lo spedisce nel fango con un gesto distratto:
"Qualcosa non va?" gli chiese l'elfo.
Ingoiare terra e sentirsi il fango gelido scorrere dentro l'armatura gli restituisce un po' di lucidità, abbastanza da accorgersi che nel momento in cui Naarifin l'ha toccato, la sua forma di licantropo è venuta meno e, per quanto Due Code si sforzi, il suo lupo non risponde al richiamo.
"Piuttosto impressionante, lord Naarifin." ammette Due Code: "Nemmeno mia madre ci è mai riuscita."
"Non paragonarmi ad una dunmer." Rotolando nel fango, Due Code schiva un altra lancia di cristallo: è stato l'istinto a farlo muovere, perché il giovane uomo si rende conto che senza i suoi riflessi di Licantropo quei proiettili sono invisibili.
"...Il solo pensiero è rivoltante. E se ora potessi restare fermo e farti uccidere, te ne sarei molto grato."
Come se avessi bisogno della mia collaborazione... pensò Due Code, ma dalla bocca gli uscì ben altro:
"Non sono molto interessato ad assecondare le richieste di un vecchio elfo nudo e mascherato."
Questo diede pausa al loro scontro: fu la volta di Lord Naarifin realizzare che per quanto il suo corpo fosse di nuovo vivo, i suoi vestiti erano stati fatti a pezzi e bruciati quando la tempesta si era abbattuta su di lui.
"Oh... piuttosto imbarazzante. Scusami un momento..."
"Ma certo..." disse Due Code, evocando un arco di fumo e lanciando contro  Naarifin una mezza dozzina di frecce. Fu inutile, ovviamente, perché i suoi dardi fantasma scomparvero prima di trafiggere il corpo dell'elfo, nel frattempo, Lord Naarifin stava materializzando una veste di inquisitore Thalmor, con tanto di gorgiera.
L'unica differenza rispetto a quella che aveva indossato l'ultima volta, consisteva nel fatto che questa fosse tutta di colore grigio, anche se sempre bordata d'oro.
"...Suvvia ragazzo: cercare di sfruttare un momento di debolezza del tuo avversario è banale strategia di base, ma un minimo di etichetta dovrebbe esserti stata insegnata." lo canzonò l'elfo.
"La mia istruzione era focalizzata più sul sopravvivere ad una battaglia." Unendo entrambe le mani, Due Code evocò un globo purpureo e poi semplicemente, sparì.
Un lancia di cristallo si infisse nel punto in cui fino ad un attimo prima si era trovato il giovane uomo, mancandolo di nuovo:
"...Irritante." mormorò Naarifin: "Speravo di riuscire ad ucciderlo prima che arrivaste, Sangue di Drago."
"E io vi speravo morto." disse Coda Spezzata, mentre suo figlio si svelava al suo fianco. Brelyna e Zenosha erano subito dietro di loro.
"È dunque questo che avete insegnato a vostro figlio? Ad essere un codardo?"
"Provocazioni simili non hanno effetto su mio padre, Thalmor... e inoltre, sottrarre una preda ad un Alfa... non è una scelta intelligente."
"Credete davvero di potermi sconfiggere da solo?"
"Non da solo."  disse Brelyna, passando Kaan, ancora mezza addormentata, fra le braccia di suo fratello: "Credo di avere lo stesso diritto di farvi a pezzi."
Due Code si allontanò il più in fretta possibile, cercando nuovamente rifugio sulle mura: restare vicino a quello scontro non era saggio con sua sorella in braccio.
"Con tutto il rispetto possibile, lady Maryon, ho vissuto all'ombra di questo individuo troppo a lungo da restare a guardare." disse Zenosha sfoderando Zahkrii: "...Se a voi non dispiace, ovviamente."
Brelyna sorrise amabilmente, impugnando la sua staffa, mentre l'altra, ancora avvolta in quei brutti stracci, riposava legata sulla sua schiena:
"Non è mia abitudine negare i desideri di una regina, cercate solo di non esserci di intralcio, Zenosha."
"Sono migliorata dall'ultima volta" la rimbeccò l'Altmer, fissando i suoi occhi d'oro su Naarifin.
"Vedremo." rispose la dunmer, impugnando Kren Lah nella mano libera.
"...E così alla fine mi hai tradito Zenosha, sono sopreso." commentò il cancelliere supremo, piegando la testa di lato.
"Tradimento significherebbe una qualche forma di transitoria fedeltà, lord Naarifin. Pianifico la vostra morte da quasi dieci anni." rispose l'elfa.
"Oh? Complimenti per la vostra dissimulazione allora: non posso dire di aver sospettato mai di voi, mentre eseguivate tutti i miei ordini... Posso chiedervi il perché?"
"A parte il sangue sulle mani che avete sparso in nome di una spregevole dottrina?"
"...Oltre a quello ovviamente."
"Non avreste dovuto uccidere mio padre, Naarifin. Ne trasformarlo in un Volante per farmelo danzare davanti agli occhi per più di tre anni, prima che trovassi l'occasione di porre fine a quell'esistenza."
"Temo di non ricordare di chi vi riferiate... come ben sapete sono molti i Volanti che ho creato in questi anni."
"Lo avete chiamato Due, rammentate ora?"
"Ah... il Volante fatto con il corpo dell'ambasciatore Psijic... mi chiedevo perché fosse rimasto tra noi in effetti. Un Volante squisito..."
Per quanto l'antico ordine di stregoni Psijic fosse composto quasi esclusivamente da Altmer, essi avevano preferito mantenersi neutrali durante le guerre elfiche, rimanendo irraggiungibili in una delle isole dell'arcipelago di Summerset, tenuta nascosta ed intangibile dalla loro magia: le guerre fra nazioni non li interessavano minimamente, occupati com'erano a preservare l'equilibrio della magia nel mondo; o almeno questo era quello che si diceva di loro.
Nemmeno i Thalmor erano riusciti a trovare il loro ordine e la frustrazione di Naarifin per il loro fermo rifiuto di schierarsi al suo fianco si era abbattuta sul loro ambasciatore.
"...devo ammetterlo: mi avete ingannato. Ma non siete riuscita a fermarmi, Zenosha. E temo che queste piccole vostre provocazioni non siano abbastanza per costringermi ad attaccarvi imprudentemente."
rispose Naarifin amabile, rivolgendosi poi a Coda Spezzata:
"Voi cosa dite, Sangue di Drago? Il silenzio non vi si addice, dopotutto." disse, indicando ciò che un tempo era stata Alinor.
"...Shasara manda i suoi saluti." disse l'Argoniano, aprendo la chiostra delle sue zanne in un sorriso.
"Tu... LUCERTOLA!" strillò Naarifin gettandosi su di lui.
"RII VAAZ ZOL!" fu la risposta del Sangue di Drago, che fece indietreggiare Naarifin portandosi entrambi le mani al petto, mentre parte delle sua anima gli veniva strappata dal corpo assieme alle unghie.
"Avete un'anima interessante Naarifin." disse il Dovahkiin: fra le sua dita si agitava intrappolato un globo di fumo, il pezzo di anima dell'elfo.
"...All'inizio credevo fosse stata la taumaturgia a tenervi in vita così a lungo, ma è palese che essa non è che una piccola parte." il globo grigio sfuggì dalle mani del Sangue di Drago muovendosi serpentino verso Naarifin e rientrando dentro di lui.
"Il vostro corpo e il vostro spirito non vengono semplicemente rimarginati, ma ricreati... Qualcosa che è stata vista accadere dai miei occhi un'altra volta solamente, ma mai fino a questo punto. Dovete essere pazzo per aver venduto perfino la vostra carne all'Oblivion."
Lord Naarifin rise: uno sguaiato e folle ghigno che lo scosse come un fuscello mentre si afferrava le spalle.
"... La vostra ignoranza mi disgusta." disse alla fine: sulla sua maschera di cristallo Zenosha, Coda Spezzata e Brelyna non si riflettevano più: "Ma mi siete stati molto utili. Specialmente voi, Sangue di Drago. La mia opera è compiuta, il mio scopo raggiunto: è tempo che il servo si faccia da parte, per fare spazio al padrone."
Dopo queste parole, la maschera di cristallo sembrò colare dal viso di Naarifin, e la pietra iridescente si riversò su tutto il suo corpo, inghiottendo e consumando. L'elfo non urlò, nemmeno una volta: ciò che gli stava accadendo era per lui un'estasi, perché lo liberava da un mondo che aveva smesso di comprendere tanto tempo prima. Aveva tramato, ordito e ingannato, aveva torturato e pianificato solo per quel momento: per portare a Tamriel il suo signore e per avere da lui la morte ultima.
La Furia del Sangue di Drago era stata per Naarifin un mezzo per un fine.
Quando Egli si erse di fronte al Sangue di Drago, torreggiando nella sua armatura grigia, un grigio guerriero che imbracciava uno spadone a due mani, coperto da capo a piedi da una spessa armatura, la luce stessa del sole sembrò non dare più calore e colore al mondo. Egli era senza lineamenti, un volto liscio come la maschera di Naarifin, calata dietro un elmo a torre e una corazza spinata.
Fu così che si manifestò a Tamriel, per la prima volta nella storia: senza clamore, senza distruggere niente se non il suo servo: quietamente. Come la morte.
"E ancora una vola, io avanzo."
 
***
 
Alcune ore prima:
"Una storia davvero affascinante, folle dio. Jyggalag, avete detto?"
"Esatto! Principe Daedrico dell'Ordine. O dei biscotti... No. Ordine. E non in un modo divertente: cupo, monotono, morto. Noioso, noioso, noioso!" ripeté Sheogorath, battendo il suo bastone  per terra per sottolineare ogni ripetizione.
Brelyna e Sheogorath, principe daedrico della follia, erano seduti attorno ad un ampio tavolo imbandito, circondato dai servitori di quest'ultimo: gli Aureals e i Mazken, demoni d'oro o di oscurità, esseri di manie e demenza. Per la strega era la sua seconda visita nel reame del principe daedrico: comparandolo agli altri regni che esistevano nell'Oblivion, il dominio del principe della follia era sorprendentemente accogliente, dato che qui si rischiava solo di perdere la propria mente. Dopo averla invitata nel suo regno attraverso il portale e averle offerto una fetta di torta al formaggio e una tazza di the, il principe daedrico della follia le aveva raccontato il motivo della sua convocazione.
"Grazie Haskill." disse Brelyna al ciambellano di Sheogorath, che le aveva appena riempito nuovamente la tazza: unica creatura sana di mente alla corte del principe daedrico, l'ombroso Haskill preferiva vestire l'ingannevole aspetto di un bretone calvo e dall'aria piuttosto annoiata e melanconica.
"Gli ospiti del mio Signore sono benvenuti." rispose il ciambellano, senza curarsi di nascondere i suoi veri pensieri sul volto: Brelyna sospettava che ad Haskill non piacessero i mortali.
"Dove eravamo?" chiese Sheogorath improvvisamente, afferrandosi il pizzetto.
"Mi stavate raccontando di Jyggalag."
"Oh! Giusto! Non un estimatore della mia opera, posso dirti. In poche parole: la odia. E odia me! ME! Riesci ad immaginare qualcuno di così perverso da odiare Sheogorath, principe daedrico del formaggio?"
"Davvero non capisco come possa essere." assentì educatamente Brelyna.
"Esatto! Ma Jyggalag è sempre stato un po' ossessionato, se capisci cosa intendo. Non un tipo simpatico: credo che non piaccia nemmeno ad uno degli altri principi. Voglio dire, persino Malacath è più popolare alle feste, e Malacath non è un tipo polare alle feste! Ma d'altro canto, Jyggy non è un tipo tranquillo e amichevole. E senza nemmeno un singolo pensiero originale nel suo guscio senza vita!"
"Ed è per questo che voi e gli altri sedici grandi principi dell'Oblivion lo avete maledetto?"
"Più o meno... avremmo voluto confinarlo per l'eternità, ma Jyggy conserva abbastanza potere da manifestarsi una volta ogni era. Questa volta però, è riuscito a trovare un passaggio per Tamriel, grazie all'elfo mascherato. L'improvvisazione non è mai stata uno dei suoi punti forti, quelle cose lui le lascia ai suoi servitori, ma non credo di doverti spiegare cosa potrebbe fare alla realtà, se lasciato libero di agire... "
"Una nuova crisi dell'Oblivion?"
"Non proprio mia cara: almeno Dagon è divertente. Fuoco, fiammate nel cielo, battaglie campali, qualche tradimento e complotto... No, Jyggalag è l'altra faccia della medaglia di cui un lato è la somma della vita e della morte: la cessazione di ogni ciclo."
"Ho solo una domanda principe Sheogorat... perché non mi avete parlato di Jyggalag quando sono stata qui l'altra volta? E che legame c'è tra voi e lui?"
Il sorriso del principe Daedrico si fece ancora più largo ed allegro:
"Il patto tra noi è uno di non interferenza, mortale: ma esistono molte scappatoie da esso. Stai davvero pretendendo che un principe ti riveli tutti i suoi segreti? Senza dare niente in cambio?"
"...Avete ragione. È follia." ammise l'elfa.
"Già! E non del tipo che piace a me.... MA! MA! Potrei rispondere alle tue domande... oppure aiutarti a risolvere il problema con Jyggy."
Brelyna sospirò:
"Immagino che sceglierò l'aiuto." disse infine.
"Adoro quando i mortali sanno di essere manipolati. Sfortunatamente a causa del patto in cui mi hai... costretto, posso fare ben poco." disse il dio pazzo sfregandosi le mani.
"Principe Sheogorath, ritengo la mia famiglia strana il giusto: non ho intenzione di permettere ad un principe dell'Oblivion di renderla anche pazza."
"Bah! Che noia. D'accordo allora: prendi un gambero. Si abbinano perfettamente con il the!" disse offrendole una coppa pieno di salsa rosa con un fila di gamberi appoggiati sul bordo.
Quando le dita di Brelyna si chiusero attorno ad uno di essi, l'elfa si ritrovò a diverse leghe di altezza nel cielo, in caduta libera verso la terra.
"...Odio davvero quando fate così." disse Brelyna.
"Ricorda: basta che lo rispediate nell'Oblivion. Al resto penseremo noi. Tah Tah!" disse il dio pazzo, cadendo e ridendo al suo fianco.
"E come faremo?"
"Ma con gli scampi naturalmente!"
Appena prima di toccare terra, si aprì un portale sotto Brelyna che la rispedì a Tamriel.
 
***
 
"Il mio servo è stato... capace. Ma sei tu che devo ringraziare, Sangue di Drago." disse Jyggalag, puntando il dito contro Coda Spezzata: "Attraverso la maschera, la tua magia è arrivata fino a me, unendo i nostri mondi."
"... Rapire nostra figlia serviva dunque a questo?" chiese Brelyna.
"Il libero arbitrio è un illusione: solo causa e conseguenza esistono. Naarifin sapeva che con una spinta adeguata, il Dovahkiin avrebbe liberato tutto il suo potere. Ed esso mi ha resto forte. E ora..."
Dietro la figura del principe Daedrico si innalzò un grigio obelisco di cristallo, da cui cominciarono a manifestarsi i suoi schiavi: grigi cavalieri paludati in armature di metallo iridescente e preti vestiti di nero, tutti con la stessa maschera di Naarifin sul volto.
"...Tamriel si inginocchierà di fronte a me."
"Già una volta un essere con simili mire è stato ucciso, Jyggalag. Come te, si credeva un dio: a quanto pare oggi questa spada ne ucciderà un altro." disse il Sangue di Drago estraendo la grande katana che portava sulla schiena, Unslaad Bahlok.
"Dei mortali sulla mia strada? Assurdo."
"Non un mortale, demone: un Dovahkiin, una regina ed una strega. MID VUR SHAAN!"
L'urlo rimbombò per le rovine di Alinor, ma il principe daedrico non si mosse:
"Folle. È stata la magia dei draghi a riportarmi in questo mondo: non puoi toccarmi con essa."
"Non era destinato a voi..." Al fianco di Coda Spezzata, Brelyna e Zenosha rifulgevano di luce: l'Urlo aveva donato loro vigore e forza.
"Dunque... è così che ci si sente. Notevole." commentò l'elfa.
"Se poteste tenerlo occupato per un momento, mie signore, mentre evoco un esercito per tenere impegnato il suo."
"Futile! Futile! Futile! State solo rimandando l'inevitabile!"
Zenosha e Brelyna erano già nelle sue fila, rafforzate dall'Urlo di Coda Spezzata: le loro spade e i loro arti si muovevano più rapidi di quanto l'occhio potesse seguirle, Brelyna fendendo gli schiavi di Jyggalag con la spada e la magia e Zenosha tenendo occupato Jyggalag in persona. Pochi attimi di distrazione di cui il Sangue di Drago approfittò.
DURNEHVIIR!
E la terra tremò di nuovo spaccandosi lungo una larga fessura: un lampo verde e le grida dei dannati fuggirono da essa, mentre un drago prendeva forma dalle fiamme, un drago di carne decomposta, marcescente, che si rimarginava solo per putrefarsi di nuovo in un ciclo senza fine, un drago mai morente, richiamato per servire il suo signore.
"Durnehviir: alok dilon! Ofan lahvu!" urlò il Sangue di Drago, mentre Zenosha dovette indietreggiare per non venire trafitta dalla spada di Jyggalag, una grande claymore a due mani, grigia come la corazza del principe Daedrico.
"Geh, qaahnariin!" rispose il drago aprendo le ali marcescenti e spiccando il volo. Quando raggiunse il cielo, il drago aprì le fauci su Alinor urlando tre parole terribili con cui aveva sognato di sconfiggere persino Alduin: "DIIL QOTH ZAAM" nella lingua dei Draghi: non morto, tomba e schiavo.
Gli abitanti di Alinor, non importa cosa o quanto ne restasse, sorsero di nuovo in aiuto del Sangue di Drago.
 
Fu una seconda grande battaglia che fece impallidire la prima, schiacciando ulteriormente le rovine della città, mentre i suoi morti si levavano di nuovo, incapaci di riposare nonostante le ferite che li avevano stroncati, solo per incontrare le lame crudeli dei soldati del principe daedrico.
"Io apro la strada al mio signore Jyggalag!" urlavano gli schiavi del dio dell'ordine, mentre i morti si gettavano sulle loro fila, scompostamente. I guerrieri li sterminavano senza posa, ma dove un cadavere cadeva, due ne prendevano il posto.
I preti dell'ordine evocarono nuovi obelischi da cui trarre altri soldati, ma ogni volta che tentavano,  Zenosha o Brelyna li infrangevano con una delle due spade magiche.
Jyggalag stesso era in difficoltà contro Coda Spezzata: per quanto il Thu'um non avesse effetto su di lui, Unslaad Bahlok aveva in se la forza del fulmine e ogni volta che la lama si alzava verso il cielo, un lampo colpiva la corazza grigia del principe dell'ordine, mentre l'acciaio trafiggeva il suo corpo.
Ma era uno scontro impari: perché Jyggalag poteva rimarginare il suo involucro all'infinito non appena esso veniva danneggiato, mentre il Dovahkiin pagava in sangue ogni volta che la lama grigia si abbatteva su di lui.
Era solo questione di tempo e di capire chi per primo sarebbe caduto.
"Inchinatevi di fronte al potere di Jyggalag!" ruggì il principe daedrico, mentre respingeva ancora una volta Coda Spezzata: "Perché resisti?"
"Questa domanda... mi è già stata fatta una volta, principe dell'Ordine. Perché combattere? Perché difendere un mondo pieno di persone che sono nel profondo meno di quello che dovrebbero o potrebbero essere? Semplicemente, mi piace questo mondo."
"Non vi accorgete di quanto sia inutile? I mortali sono condannati alla morte, al fallimento e alla perdita! Perché non arrendersi?"
"Non mi ascoltate principe: non c'è nulla da comprendere, ne da spiegare. Si devono solo accettare le dicotomie di questo mondo, sperimentarle. Queste contraddizioni, che voi chiamate caos e odiate, mi sono invece molto care."
"Illusioni di una mente mortale: io distruggerò tutto ciò che vedo e lo ricreerò perfetto! Migliore! E tu non potrai fermarmi Sangue di Drago, non senza la tua magia che mi alimenta!"
"Mi sottovalutate." Coda Spezzata levò nuovamente Unslaad Bahlok verso il cielo e il fulmine cadde di nuovo, ma questa volta, cadde solo sulle truppe di Jyggalag, spazzandole via, segnando il punto di svolta in quel conflitto. Nel cielo, Durnhevirr ruggì, accecando il principe con una fiammata di fuoco fatuo, che ferì il suo spirito. Fu per un istante, prima che la lama di Jyggalag attraversasse il cielo, trafiggendo il drago in volo.
Durneviir cadde pesantemente sulle rovine della città, ma fu un errore per Jyggalag aver lanciato così la sua spada: Zenosha trafisse le braccia del suo avatar con le due lame magiche, bloccandolo per un momento, mentre Brelyna lo trafisse con l'asta magica che le era stata data da Sheogorath.
Jyggalag non urlò: si liberò delle due donne con un sortilegio, spedendole lontano: nessuna delle due avrebbe potuto combattere ancora e la luce di cui erano state investite si ritrasse.
"Nessuno dei vostri espedienti può sconfiggermi!" disse il Principe Daedrico mentre la sua corazza diventava nuovamente intatta: "Io sono Jyggalag!" ripeté, afferrando la staffa che lo aveva trafitto e strappandosela dal corpo con due mani.
"Il vostro stratagemma è..." ma il principe daedrico non finì la frase, perché entrambe le sue mani si strinsero sulla staffa, senza poterla lasciare: "Che cosa è mai questo?"
"Un regalo, da parte.... del dio pazzo." disse Brelyna, mentre suo marito l'aiutava ad alzarsi, usando la sua taumaturgia per curarne le ferite: "L'asta dei semprescampi."
E attorno a Jyggalag, comparvero quattro enormi granchi del fango che cominciarono immediatamente a fare ciò che fanno tutti i granchi: seppellirsi nella sabbia e cercare cibo camminando di lato.
Jyggalag ruggì, ma le sua mani non potevano lasciare la staffa. Schiacciò uno dei crostacei sotto il piede, ma subito un altro comparve a prenderne il posto.
"Sia maledetto Sheogorath!"
Zenosha non poté fare a meno di ridere.
"COME OSI?"
Coda Spezzata e Brelyna non riuscirono a loro volta  a trattenersi: il grande Jyggalag, nella sua armatura di grigio cristallo iridescente, il gigante terribile, circondato da quattro granchi grossi come cani.
"Liberatemi! È un ordine!"
"Non possiamo." disse Brelyna tra una risata e l'altra.
Jyggalag era furibondo: i mortali stavano ridendo e il principe daedrico non poteva farci nulla, perché la staffa maledetta lo costringeva ad usare il suo immenso potere in un solo ed unico modo, ovvero quello di materializzare scampi. Il principe daedrico urlò, si dibatté, ruggì e l'unico effetto fu quello di aggiungere un quinto granchio agli altri, che comparve con una pernacchia.
Le risate si moltiplicarono attorno a lui, mentre Jyggalag diventava lo zimbello di Tamriel fino a quando con un ultimo assordante urlo, Jyggalag esplose, lasciando Tamriel, e spianando Alinor del tutto.
Quando le orecchie smisero di ronzargli e Coda Spezzata si assicurò che Zenosha e Brelyna stessero bene, il Sangue di Drago chiese:
"...Jyggalag principe daedrico della pesca?"
E nel cratere fumante che era stata la città, si sparse di nuovo il rumore delle loro risate.
  
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