Capitolo I.
Meeting.
"So che quando
ci incontreremo non conterà quanto ci sia voluto per trovarti.
Quando ci
incontreremo avremo tutto il tempo del mondo per dirci quello che dobbiamo
dirci."
● Sarah Butler ●
La musica ad alto volume del locale le rimbombava
fastidiosamente nelle orecchie mentre osservava con aria annoiata la gente
muoversi e ballare a poca distanza dal suo tavolo. Cosa ci trovassero i suoi
coetanei di entusiasmante a ballare sulla base di una musica rumorosa e senza
senso, ubriachi da non ricordarsi nemmeno il proprio nome per poi finire nei
bagni con gente che non conoscevano nemmeno, ancora non riusciva a capirlo.
Anzi, a dirla tutta ne era disgustata.
Quindi cosa
ci faceva in un posto che detestava con tutta se stessa? Se lo stava chiedendo
dal preciso istante in cui aveva messo piede nel locale.
Penny, la
sua unica nonché migliore amica, l'aveva trascina con lei. Erano appena
arrivate in quella grande città e ancora non conoscevano praticamente nessuno,
perciò, a detta sua, cosa c'era di meglio se non spassarsela in un locale
cercando di fare nuove amicizie e, perché no, magari rimorchiando qualcuno?
Sbuffò
sonoramente quando scorse in mezzo alla folla la sua amica parlare con il
fidanzato. Aveva in mano un bicchiere mezzo vuoto e, a giudicare da come rideva
e dal colore delle sue guance, doveva essere abbastanza su di giri.
Nonostante
odiasse questi posti -e Penny lo sapeva bene- quando quella mattina stessa le
propose di uscire non era riuscita a dirle di no anche se avrebbe preferito
passare la serata a leggere.
Come lei e
Penny fossero diventate amiche rimaneva un mistero per chi le osservava da
fuori. A vederle in un primo momento erano una l'opposto dell'altra. Penny amava
uscire e divertirsi mentre lei preferiva stare per conto proprio. Non si
definiva proprio un'asociale, ma non era poi così lontana dall'esserlo davvero.
Erano diverse, ma anche molto simili, molto più di quanto si potesse notare al
primo impatto.
Si erano
conosciute alle superiori dato che erano nella stessa classe. All'inizio
pensava che Penny fosse la solita approfittatrice che le faceva la bella faccia
davanti per farsi aiutare in qualcosa e poi di spalle gliene diceva di tutti i
colori. Invece in diverse occasioni l'aveva difesa dai compagni che la
prendevano in giro con cattiveria, lasciandola più di una volta stupita e
affascinata da quel carattere così forte che invidiava.
Una volta
finite le superiori avevano continuato a uscire insieme e, a poco a poco, aveva
cominciato a coinvolgerla nelle sue attività e a farle frequentare quegli
ambienti che aveva deciso categoricamente di evitare, ma che aveva imparato a
conoscere anche se non li aveva mai apprezzati completamente.
Quando
decise di lasciare la sua città per iniziare l'università Penny la seguì
dicendo che aveva bisogno di cambiare aria e conoscere nuova gente. Sapeva che
in realtà non voleva lasciarla sola, ma non lo avrebbe mai sentito dire
direttamente da lei.
Alzò lo
sguardo dal drink che era stata praticamente costretta a prendere e subito un
ragazzo biondo con gli occhi verdi si sedette di fronte a lei.
« Come mai ti hanno abbandonata qui
da sola? »
Sorrise forzatamente cercando di
essere gentile e di non mandarlo subito a quel paese.
« Non sono sola. Sono con un'amica »
Il ragazzo sorrise e bevve un sorso
di birra.
« Vuoi ballare? »
Si stupì sentendo quell'invito. Di
sicuro era la prima volta che qualcuno le chiedeva di ballare senza contare le
volte che lo facevano solo per avere un pretesto per avvicinarsi a Penny.
Guardò dietro di lui e vide un
gruppetto di ragazzi che li fissavano sghignazzanti e si sentì fremere di
rabbia. Si alzò di scatto e si allontanò dal tavolo, sentendo il ragazzo
lamentarsi di aver perso la scommessa.
Uscì fuori e l'aria fresca della sera
la costrinse a mettersi la giacca e restò a osservare il via vai delle persone
per la strada. C'erano gruppi di ragazzi che ridevano e scherzavano, chi
camminava mano nella mano con il partner e ragazze tirate al massimo che la
squadravano da capo a piedi con aria di sufficienza mentre entravano nel
locale.
Mentre ripensava a quanto sarebbe
stato meglio se fosse rimasta a casa l'odore acre di fumo di sigaretta la
invase facendole storcere il naso disgustata.
« Che schifo! » disse agitando una
mano per cacciare via la nuvola di fumo. Si voltò per vedere chi era e i suoi
occhi incrociarono quelli di un ragazzo molto alto, magro e piuttosto attraente
che, a giudicare da un primo sguardo, doveva avere solo una paio di anni più di
lei.
La guardò con un sorriso beffardo
mentre scrollava la cenere dalla sigaretta.
« Scusa, non volevo. »
Ovviamente non ci voleva un genio per
capire che non si stava scusando davvero, ma che era solo sarcastico.
Fece una smorfia e si girò dall'altra
parte. Aveva già capito che tipo era e, per quella sera, ne aveva avute
abbastanza.
« Cosa ci fai qui fuori da sola? »
domandò aspirando una boccata di fumo.
« Niente. » sbottò stringendosi nella
giacca dopo una folata di vento più forte delle altre.
« Stai aspettando qualcuno o ti
diverti a rimanere qui fuori a guardare la gente che passa? » chiese ironico
mentre giocherellava con l'accendino accendendolo e spegnendolo e facendolo
ruotare tra le dita.
Alzò gli occhi al cielo e sospirò
seccata da tutto quell'interesse da parte di un perfetto sconosciuto.
« Potrei farti la stessa domanda. »
mormorò guardando davanti a sé le macchine che passavano.
Il ragazzo lanciò il mozzicone per
terra e si infilò le mani nel giubbino di una marca piuttosto costosa.
« Ho capito, ti hanno dato buca. »
Si girò e notò che la stava fissando
e solo ora si accorse dei suoi occhi di un intenso azzurro. Sorrideva, quasi si
stesse prendendo gioco di lei.
Stava cominciando a non sopportarlo e
si conoscevano da trenta secondi scarsi. Decise di ignorarlo, ma lui non
sembrava intenzionato a demordere.
« Questo locale fa pena. Sto
aspettando degli amici per andare da un'altra parte. »
Lo guardò accigliata e lui scrollò le
spalle.
« Beh, mi hai chiesto anche tu cosa
ci facessi qui fuori, no? »
"Già, peccato che non mi
interessi affatto" pensò e, sebbene fosse tentata di dirglielo, preferì
stare zitta. Lo invidiò leggermente perché lui se ne sarebbe andato da lì a
poco mentre lei chissà quanto avrebbe ancora dovuto aspettare.
« Forse dovresti andare a casa. »
disse lui facendole alzare lo sguardo dal marciapiede. « Non sembri il tipo di
ragazza che frequenta locali e discoteche. » la stuzzicò.
Incrociò le braccia sul petto e lo
guardò con aria di sfida da sotto gli occhiali.
« Ah sì? Perché, cos'ho di diverso? »
Il ragazzo ghignò e si avvicinò di
qualche passo.
« Tanto per cominciare non sei
truccata e non porti scarpe con il tacco. Inoltre non ho mai visto nessuna
indossare un cardigan come il tuo per venire in discoteca. » si fermò poco distante
da lei mentre il vento gli scompigliava i capelli castani, ma sembrò non
curarsene affatto. « Sembri una mocciosetta. » aggiunse, ridendo divertito
dall'espressione imbronciata e offesa della ragazza.
« Non sono affari tuoi. » sbottò
infastidita. Ma chi si credeva di essere per giudicarla? Non la conosceva
nemmeno!
« Okay okay, scusa! » replicò alzando
le mani e sorridendo.
Improvvisamente una macchina nera si
fermò davanti a lui. Abbassò il finestrino e sentì all'interno più di una
persona, di cui una con un forte accento indiano, spronarlo a salire in fretta.
Aprì la portiera del passeggero e,
prima di richiuderla riuscì a sentire la conversazione tra lui e il conducente.
« Chi è quella? La conosci? »
« Certo che no! Ti sembra per caso il
mio tipo? »
La macchina sfrecciò via mescolandosi
nell'intenso traffico. Rimase a guardare nella direzione in cui andò l'auto per
qualche secondo quando sentì una voce familiare chiamarla.
« Amy! »
Si voltò e la sua amica la raggiunse
stringendo la mano a Zack, il suo ragazzo.
Zack e Penny si erano conosciuti ad
una festa un paio di giorni dopo essersi trasferite ed erano andati subito d'accordo. Ora erano
solo un paio di settimane che stavano insieme e si leggeva dal suo volto quanto
fosse felice.
« Ti ho cercata dappertutto sai? È
successo qualcosa? » chiese preoccupata.
« No. Stavo solo prendendo una
boccata d'aria tutto qua...»
Penny addolcì lo sguardo.
« Si sta facendo tardi. Ti accompagno
al campus okay? »
Amy annuì. La bionda diede un bacio
al moro dietro di lei, mise una mano sulla schiena dell'amica e si avviarono
verso il parcheggio.
~°~
Amy camminava a passo svelto per il
lungo viale che portava all'ingresso di una delle più prestigiose università
del Paese. Con una mano cercava di sistemare i lunghi capelli castani che la
tiepida brezza autunnale continuava a spettinare rendendo perciò vani i suoi
sforzi.
Guardò l'orologio, arricciò il naso e
affrettò il passo. Avrebbe avuto lezione fra poco ed era già in ritardo il
primo giorno.
Fantastico.
Aveva
proprio scelto la mattina sbagliata per non sentire la sveglia.
Una volta
varcato l'ingresso rimase stupita vedendo quanto fosse grande. Era tutto così
nuovo e curato che la lasciò a bocca aperta.
Passò per i
corridoi, ma erano tutti uguali e faceva fatica ad orientarsi. Decise di
fermarsi un attimo per fare mente locale sperando di ricordarsi dove fosse
l'aula giusta.
Se ci fosse
stata Penny non avrebbe avuto problemi, ma lei era a un corso completamente
diverso dal suo e cosa più importante non era in ritardo.
« Ti sei persa? »
Sussultò sentendo una voce non
familiare alle spalle. Si girò con l'intenzione di dire che era tutto a posto
quando rimase stupita vedendo chi aveva davanti.
Occhi azzurri, capelli castani,
sorrisetto beffardo...
Non aveva dubbi.
Era lo stesso ragazzo che aveva
incontrato fuori dal bar qualche sera prima.
Con la sua semplice maglietta a
maniche corte e i jeans stretti era molto diverso rispetto all'ultima volta che
lo aveva visto e, se le fosse passato semplicemente in parte senza attirare la
sua attenzione, probabilmente non l'avrebbe nemmeno riconosciuto.
Era rimasto a fissarlo senza dire una
parola e lui la guardò sorridendo.
Solo quando si accorse di aver fatto
passare decisamente troppo tempo prima di aprir bocca decise di rispondere.
« No, non mi sono persa. Stavo...stavo
solo aspettando un'amica. » mentì sperando di non sembrare stupida. L'ultima
cosa che voleva era essere presa in giro già il primo giorno nella nuova
università.
« Davvero? A me sembravi piuttosto
smarrita invece. » ghignò fissandola attentamente.
Amy sbuffò e incrociò le braccia.
« Invece non è vero. Sto solo
aspettando un'amica. » ripeté sperando di averlo convinto e che se ne andasse
il più in fretta possibile. Aveva lo stesso atteggiamento dell'altra sera e già
stava incominciando ad innervosirsi.
Il misterioso ragazzo si avvicinò di
un passo.
« Non credo sia così. Scommetto che
non hai la più pallida idea di dove ti trovi, ma non hai il coraggio di
chiedere a qualcuno. Ho indovinato vero? »
Amy spostò il peso da una gamba
all'altra mentre osservava nervosamente il numero di studenti farsi sempre più
ridotto. Cominciava ad essere davvero tardi.
Se si fosse trovata davanti un'altra
persona non avrebbe esitato a chiedere dove fosse l'aula giusta, ma quel tizio
aveva un'aria così di superiorità che non voleva dargliela vinta. Aveva già
intuito che tipo di persona era e sapeva anche che meno aveva a che fare con
lui meglio sarebbe stato.
Gli rivolse uno sguardo seccato
mentre pensava a una risposta efficace.
« Ti sbagli. » soffiò Amy
sistemandosi la tracolla su un punto non dolorante della spalla a causa del
peso. « E comunque non sono affari tuoi. » aggiunse infine.
Il moro rise e si infilò le mani in
tasca. Amy notò un tatuaggio nella parte interna del braccio sinistro. Era una
frase in inglese e fece fatica a decifrarla a causa della grafia un po'
contorta. "What doesn't kill you
makes you stronger " riuscì infine a capire.
« Anche l'altra sera, fuori dal
locale, mi hai risposto allo stesso modo dopo che ti ho chiesto cosa ci facevi
lì fuori. È l'unica cosa che sai dire? » la punzecchiò e lei rimase quasi
sorpresa vedendo che non solo si ricordava di lei ma addirittura si ricordava
cosa si erano detti.
Lo vide piegare leggermente la testa
di lato e corrugare la fronte.
« Sbaglio o indossi lo stesso
cardigan da mocciosetta dell'altra volta? »
Amy abbassò lo sguardo sul petto e
notò che aveva ragione. Non ci aveva nemmeno fatto caso quella mattina, ma lui
come faceva a ricordarsi tutti quei dettagli?
Si imbronciò ancora quando si accorse
di essere stata chiamata mocciosetta un'altra volta e si chiese perché tra
tutte le persone che c'erano proprio lui doveva fermarsi.
Controllò l'ora sull'orologio. Se non
si dava una mossa sarebbero stati guai.
« Senti, devo andare sono in ritardo.
» lo superò ma aveva ancora la sensazione dei suoi occhi puntati addosso.
« Che facoltà frequenti? »
Si fermò e strinse le labbra incerta
se dirglielo o proseguire e ignorarlo.
« Biologia. » rispose infine e lui
sorrise.
« Il Dipartimento di Biologia è
dall'altra parte. » indicò il corridoio alle sue spalle.
« Lo sapevo. » replicò Amy facendo
dietrofront verso la direzione giusta.
« Certo come no. Bastava chiedere,
Pigeon » disse senza smetterla di guardarla con quel modo divertito che lei
trovava assolutamente irritante.
Si chiese cosa ci fosse di così
divertente, poi si rese conto di aver praticamente fatto la figura
dell'imbecille. Probabilmente più tardi si sarebbe fatto quattro risate alle
sue spalle con i suoi amici.
Voleva convincersi che non le
importava nulla, ma sapeva bene che quello era il classico ragazzo che
scherniva chi non era come lui. Ne aveva viste fin troppe di persone come lui.
Si stava solo prendendo gioco di lei, glielo si leggeva in faccia.
« Pigeon? Guarda che ce l'ho un nome.
» disse alzando un sopracciglio perplessa al nomignolo che le aveva appena
affibbiato.
« Davvero? Allora qual è? Non me
l'hai ancora detto e pensavo non ne avessi uno. » rise quando lei gli lanciò
uno sguardo furioso. Si girò dall'altra parte decisa a ignorarlo completamente.
« Okay allora ti chiamerò Pigeon. »
« Amy, mi chiamo Amy. » sbottò
alzando gli occhi al cielo.
« Io sono Sheldon. » disse in tono
amichevole lasciandola un attimo confusa. Spostò poi lo sguardo dietro di lei.
« Ti accompagnerei in aula, Pidge, ma
ho un impegno improvviso. » le passò velocemente in parte e raggiunse una
ragazza mora, piuttosto formosa e le cinse le spalle con il braccio. Prima di
sparire in un corridoio laterale lo vide girarsi verso di lei.
« Segui il corridoio, sali le scale
fino al secondo piano. Lì c'è il Dipartimento di Biologia. Se ti dai una mossa
non arrivi troppo in ritardo! »
Amy rimase immobile qualche secondo
domandandosi cosa fosse successo. Le sembrava tutto piuttosto assurdo,
sopratutto perché non era riuscita a inquadrare bene quel ragazzo. Prima
sembrava la stesse prendendo in giro, poi invece si presenta come se volesse
stringere amicizia e le fornisce addirittura le informazioni di cui aveva
bisogno.
Scosse la testa e decise di darsi una
mossa, seguendo il suo consiglio.
All'ora
di pranzo Amy osservò la
folla di studenti riversarsi verso la mensa alla ricerca di un tavolo.
Fece
passare velocemente lo sguardo da una persona all'altra nella speranza
di
incontrare Penny, ma inaspettatamente si ritrovò a posare gli
occhi su ogni ragazzo con i capelli castani e gli occhi chiari.
Improvvisamente un braccio alzato cercò di
attirare la sua attenzione dal fondo della mensa. Scorse la chioma bionda
dell'amica e la raggiunse sistemandosi di fronte a lei.
Penny iniziò a raccontarle della
mattinata, di come erano simpatici i suoi compagni di corso e di quanto era
affascinante un certo Brad. Amy non la stava ascoltando più di tanto troppo
presa a far guizzare lo sguardo da un tavolo all'altro. L'avrebbe rivisto?
Sospirò chiedendosi perché mai si
stava interessando a quel tizio così irritante e invadente. Se non l'avrebbe
più rivisto sarebbe stata una gran bella cosa. Magari neanche frequentava
quell'università. Anzi, sicuramente doveva essere così, non sembrava il tipo da
intraprendere una carriera universitaria. Probabilmente aveva semplicemente
accompagnato la fidanzata.
Penny si accorse di star parlando al
vento per cui si protese verso di lei, assumendo uno sguardo minaccioso.
« Amy, mi stai ascoltando? »
« Sì, stavi parlando di un certo
Steve. » disse cercando di ricordare qualche frammento di conversazione.
« Brad. » la corresse lei.
« Sì, Brad. »
Penny abbozzò un sorrisetto
malizioso. « A cosa stavi pensando? Non mi dire che hai adocchiato qualcuno. Lo
conosco bene quello sguardo. »
Amy giocherellò con il cibo nel
piatto, indecisa se parlargli o meno di Sheldon. Alla fine optò per mantenerla
all'oscuro di tutto, sapendo come l'avrebbe assillata ed esasperata.
« No. Stavo pensando che...beh...che
il programma è piuttosto tosto quest'anno. Tutto qui. »
Penny sembrava delusa. « Amy, Amy,
cosa devo fare con te? » scosse la testa come se la stesse rimproverando. « È
ora di cominciare a guardarsi intorno, sai? »
Amy sbuffò e alzò gli occhi al cielo
come faceva ogni volta che veniva tirato fuori l'argomento "ragazzi".
« Sai che non mi interessa avere una
relazione adesso. Non voglio avere distrazioni. » tagliò corto sperando che la
cosa finisse lì.
Penny ridacchiò. « Non deve per forza
essere una distrazione. Diciamo che potrebbe essere...uno sfogo, ecco. »
ammiccò lei e Amy divenne rossa per l'imbarazzo.
« C-come vanno le cose con Zack? »
disse per cambiare argomento. Il volto di Penny si illuminò.
« Benissimo! Zack è proprio
fantastico! Usciamo mercoledì. Sapevi che è capitano nella squadra di football
della scuola? Amy, credo sia quello giusto. »
Amy sorrise in modo forzato. Ogni
volta era sempre così. Si innamorava, andava bene per un paio di mesi e poi
puntualmente veniva lasciata o tradita. Voleva sperare che almeno lui fosse
diverso, ma sapeva che non sarebbe stato così.
« Come mai non stasera? »
« È molto impegnato purtroppo. »
sospirò. « Ehi, stasera vieni da me. Ho appena finito di traslocare e
finalmente l'appartamento è diventato vivibile così te lo faccio vedere. Inoltre
ti faccio conoscere i miei vicini di casa. » disse dandole una pacca sul
braccio e facendole l'occhiolino.
"Oh, ci risiamo" pensò Amy
notando la sua espressione fin troppo euforica.
« Non lo so Penny, volevo cominciare
a studiare...»
Non era esattamente vero. Sarebbe
andata volentieri a casa di Penny anche perché era curiosa di vedere il nuovo
appartamento, ma l'idea che la sua amica avrebbe coinvolto anche i vicini di
casa la metteva a disagio. Conoscere nuove persone la metteva sempre in
difficoltà per questo aveva pochissimi amici.
« Possiamo studiare un po' insieme. »
cercò di convincerla la bionda mentre mangiucchiava una patatina fritta.
« Tu studi psicologia. Come facciamo
a studiare insieme? » domandò perplessa.
Penny alzò gli occhi al cielo e sospirò.
« Leggiamo un po', ci beviamo due birrette, leggiamo ancora e poi usciamo. »
Amy rise e anche Penny le andò
dietro.
« Certo, questo sì che si chiama
studiare! »
« Allora vieni? »
« A quanto pare non ho scelta. »
« Bene allora ci vediamo stasera dopo
le lezioni. » disse alzandosi e avviandosi verso l'uscita. Amy rimase al tavolo
ancora qualche minuto e quando vide la mensa svuotarsi decise di andare a
lezione.
~°~
Amy si trovò davanti a un grande
palazzo. Guardò l'indirizzo scritto di fretta su un bigliettino stropicciato e
lo comparò prima al nome della via sul cartello e infine al numero civico
dell'edificio. Era quello giusto, non aveva dubbi. Entrò e si avvicinò
all'ascensore, ma un cartello attaccato piuttosto malamente alle porte recitava
la scritta "guasto". Sbuffò e guardò malamente la rampa di scale. Non
aveva voglia di fare anche ginnastica.
Raggiunse il quarto piano e sentì un
chiacchiericcio piuttosto rumoroso e della musica provenire dall'appartamento
alla sua sinistra. Forse stavano dando una festa, o molto più probabilmente era
gente che era convinta di abitare da sola in quel grande palazzo. Scosse la
testa. Penny avrebbe avuto il suo bel da fare a sopportare quei vicini
casinisti, ma con il suo carattere ci avrebbe messo poco a zittirli. Sembrava
si stessero divertendo molto, però.
Attraversò il pianerottolo e si fermò
controllando se il numero fosse giusto. Ci mancava solo che ad aprirle fosse
stato un perfetto sconosciuto.
Una volta appurato che anche quello
fosse giusto bussò alla porta dell'appartamento 4B e una Penny piuttosto
euforica le aprì facendola entrare.
« Finalmente! Pensavo di fossi persa.
»
Amy si sedette pesantemente sul
divano e si guardò attorno. Era piuttosto disordinato, ma era molto carino e si
trovava in una zona della città decisamente invidiabile.
Aprì la borsa a tracolla e tirò fuori
libri e appunti. Penny la guardò accigliata.
« Cosa stai facendo? »
« Dobbiamo studiare no? » rispose con
ovvietà.
Penny si passò una mano sulla fronte.
« Davvero vuoi studiare? » chiese incredula.
« Hai detto che avremmo studiato solo
per farmi venire qui? »
« Ehm...sì. » mormorò aspettandosi
una sfuriata da parte sua.
Amy sospirò e gettò il libro nello
zaino in malo modo.
« D'accordo cosa vuoi fare? »
« Per prima cosa mangiamo. » disse
sorridendo e aprendo la porta di casa.
« Andiamo fuori? »
« Più o meno. » La prese per un
braccio e la trascinò con sé fuori dall'appartamento.
Amy era sempre più confusa sopratutto
quando la vide bussare alla porta dell'appartamento di fronte al suo. La musica
si spense, ci furono voci ovattate all'interno e infine rumori di passi. In
pochi secondi, la porta si aprì e si trovarono davanti un ragazzo molto alto e
con gli occhi azzurri. Amy sussultò quando lo riconobbe.
« Tu?! » dissero all'unisono Amy, con
un'espressione sconvolta e Sheldon con un'aria sorpresa e leggermente
divertita.
Doveva essere un incubo, o una specie
di scherzo.
Il tizio più irritante che avesse
conosciuto era il vicino di casa della sua migliore amica.
Eccoci con il primo capitolo vero e proprio!
Allora come ve ne pare? Per ora abbiamo visto solo tre dei sette protagonisti e spero che come inizio vi piaccia :)
Succederanno un bel po' di cose nel corso dei capitoli, preparatevi u.u
Nel prosssimo verranno introdotti anche gli altri e Sheldon e Amy inizieranno a conoscersi un po' di più e....niente non posso dire altro per non fare spoiler xD
Alla prossima!