Capitolo
3
Ovviamente
non è passata nemmeno un’ora dalla chiamata di
Rachel a Finn prima che mio
padre venisse a sapere della mia visita in Ohio ed è passato
ancora meno tempo
prima che lui contattasse me.
Quando mi ha
chiamato non sono stato abbastanza veloce nell’inventare una
storia plausibile
così ho optato per una mezza verità e gli ho
detto che sarei andato in Ohio per
il matrimonio di un amico e che volevo fargli una sorpresa che Rachel
mi aveva
rovinato. Questo vuol dire che ora dovrò anche trovare il
tempo di passare a
casa una volta che sarò a casa.
Rachel mi ha
chiesto scusa almeno mille volte da ieri sera, ma visto tutti i guai in
cui mi
ha cacciato le sto tenendo ancora il broncio.
Questa mattina
le mie lezioni alla Nyada sono iniziate presto e finiscono alle quattro
così
sono in sala danza per le ultime due ore quando mi arriva un messaggio
di
Blaine che mi chiede quando possiamo incontrarci per parlare. Gli
rispondo
velocemente prima di posare il telefono e cominciare a fare
stretching.Per
fortuna la July si è data malata così oggi siamo
affidati ad uno studente
dell’ultimo anno che non sembra accorgersi che la mia mente
è altrove.
Continuo a
pensare a Blaine e al possibile guaio in cui mi sono cacciato. Non sono
ancora
sicuro del perché ho deciso di farlo, ne sono sicuro che sia
una buona idea.
L’unica cosa che so è che adesso non posso
più tirarmi indietro.
Alla fine
della lezione non faccio nemmeno la doccia e schizzo a casa
perché i tempi sono
stretti.
Ho detto a
Blaine che ci saremmo incontrati alle sette in un bar vicino allo
spootlight
così avremmo potuto parlare senza essere disturbati quindi
ora devo lavarmi e
vestirmi perché non esiste che io esca con una tuta.
Appena
arrivato a casa butto la borsa sul divano e vado a fare la doccia.
Sciolgo i
muscoli sotto il getto potente dell’acqua e mi lascio qualche
minuto per
pensare a quale sarà la nostra prossima mossa.
Probabilmente
dovrei prepararmi qualche domanda da fare a Blaine, cose che un ragazzo
dovrebbe sapere del proprio fidanzato. In effetti non sono sicuro di
quali
debbano essere queste domande dal momento che non ho mai avuto una
relazione
seria però immagino che sia come con un migliore amico
così penso a tutto
quello che so di Rachel e mi appunto cosa chiedere a Blaine.
Dopo la
doccia faccio una sessione aggiuntiva di idratazione prima di scegliere
i
vestiti da indossare. Alla fine opto per dei jeans abbastanza semplici
e una
camicia bianca con sopra un gilet che ho cucito io stesso.
Mi guardo
allo specchio soddisfatto della mia scelta, e vado in bagno ad
asciugarmi i
capelli. Quando sono perfettamente in piega prendo la mia tracolla ed
esco di
casa. Ormai sono le sei e mezza e sono un po’ nervoso quindi
decido che una
passeggiata potrebbe aiutare a calmarmi.
Arrivo al
bar alle sette meno cinque e con mia grande sorpresa vedo che Blaine
è già lì
che tamburella nervoso sul tavolo. Mi avvicino cauto e mi schiarisco la
voce
per farmi notare.
“Ciao,” mi
saluta con un sorriso non appena i suoi occhi incontrano i miei.
“Ciao,”
rispondo. “Aspetti da molto?”
“No, sono
qui da un paio di minuti. Volevo ordinare, ma ho pensato che non so
come prendi
il caffè.”
“Non
preoccuparti faccio io,” dico girandomi verso il bancone.
“Non se ne
parla proprio,” si alza e mi afferra il polso.
“Stai già facendo abbastanza per
me, il minimo che possa fare è pagarti un caffè,
per ora.”
“Grazie.”
Lui si avvia verso il banco. “Comunque è un latte
macchiato scremato,” gli dico
prima che si allontani troppo.
“Ah, sì
giusto,” fa lui voltandosi con un’espressione buffa.
Mentre lui è
via mi tolgo il cappotto e mi sistemo sulla panca. Tiro fuori il
cellulare e
vedo che ho un messaggio di Rachel che mi chiede dove sono.
Evidentemente deve
essere tornata a casa e esseri sorpresa di non avermi trovato.
“Ecco a te,”
mi dice porgendomi una tazza.
“Grazie,”
rispondo prendendone un sorso. “Ci voleva proprio.”
“A chi lo
dici.”
“Cosa stai
bevendo?” gli chiedo notando la sua tazza strapiena e coperta
di panna.
“È un
frappuccino al caramello,” risponde arrossendo un
po’. “Sai
oggi non ho pranzato e mi servono molti
zuccheri per affrontare la serata.”
“Ehi, non
devi giustificarti con me, non sono tua madre,” scherzo.
“Era solo per sapere,
sai per la... finzione.”
Lui
arrossisce ancora di più. “Allora devi sapere che
di solito bevo cappuccino ;ma
comunque sono un tipo molto goloso.”
“Non so come
ma devo averlo intuito.”
Ridiamo
tutti e due e poi dopo aver preso un sorso di quella schifezza che
spacciano
per caffè lui incrocia le mania avanti a se.
“Allora come
vogliamo proseguire?” mi chiede.
“Beh credo
che potremmo fare una lista di domande di cose che dovremmo sapere
l’uno
dell’altro e poi possiamo rispondere a turno, che ne
pensi?”
“Credo che
sia un ottima idea, anzi se devo essere sincero avevo già
pensato a qualche
domanda da farti. Poi dovremmo anche concordare una versione sul come e
quando
ci siamo conosciuti, sul nostro primo appuntamento e cose del genere.
Sai la
mia famiglia è molto invadente, soprattutto mio fratello e
vorranno farmela
pagare perché non gli ho parlato prima di te.”
“Allora
cominciamo con questo,” dico io un po’ allarmato.
“Ok. Allora
io e te ci siamo conosciuti…”
“Allo Spotlight,
quando anche io lavoravo li direi. Possiamo anche dire che ci ha
presentati
Rachel, così non sarà tutta una bugia.”
“Ottimo, e
da quanto tempo stiamo insieme? Deve essere una cosa abbastanza seria,
almeno è
quello che io ho detto a…lui,” vedo un lampo di
tristezza nei suoi occhi quando
menziona il suo ex anche se non dice il suo nome. Avrei voglia di
chiedergli di
più su di lui, ma non mi azzardo a farlo, dopotutto ci
conosciamo da poco più
di un giorno.
“Che ne dici
di sei mesi? È abbastanza serio?”
“Direi di sì,
ma ci serve una data precisa. Di sicuro ce lo chiederanno.”
“Allora
facciamo il 15 settembre?”
“Meglio il
18, il sedici è stato il compleanno di mia madre e io sono
andata a trovarla.”
“Ok, allora
diciamo che abbiamo iniziato ad uscire i primi di settembre e che il 18
abbiamo
deciso che si doveva trattare di una relazione esclusiva.”
“E dove
siamo stati al nostro primo appuntamento?” mi chiede ancora.
“Beh questo me
lo devi dire tu. Dove mi hai portato per riuscire a
conquistarmi?”
“Quindi sono
stato io a invitarti?” dice con un sorriso.
“Certo che sì.
Non appena mi hai visto ti sei innamorato perdutamente di me e hai
iniziato a
chiedermi insistentemente di uscire finché io alla fine non
ho ceduto,” dico
dandomi delle finte arie.
“Ah sì, ora
ricordo,” mi dice stando allo scherzo. “Mi
è costato così tanto riuscire a
convincerti che ho deciso di organizzare il primo appuntamento migliore
del
mondo così ho preparato un picnic sul tetto del mio palazzo,
al chiaro di luna
e su uno schermo ho proiettato Moulin rouge e ti ho detto che sognavo
una
storia d’amore come la loro.”
“Tranne
l’ultimo capitolo,” dico io.
“Già, tranne
l’ultimo capitolo, che comunque non abbiamo visto
perché io ho approfittato
della scusa di asciugarti una lacrima e mi sono avvicinato a te per
baciarti.”
La scena mi
appare chiara nella mente e penso che infondo non sarebbe male come
primo
appuntamento. Senza volerlo mi lascio sfuggire un sospiro e le
possibilità che
lui non lo abbia sentito sono davvero scarse visto la distanza
ravvicinata alla
quale ci troviamo.
“Quindi
questo è stato il nostro primo appuntamento,” dico
cercando di riprendere il
controllo. “E da lì come è stato?
Quanto spesso ci vedevamo, abbiamo passato
insieme le feste?”
Blaine mi
sorride e inizia a parlare di una vita che non abbiamo vissuto.
Inventiamo
falsi appuntamenti e incastri di orari per vedersi. Parliamo anche del
natale e
del fatto che lo abbiamo trascorso entrambi a New York e quindi
insieme. Ci
inventiamo perfino i regali che ci siamo scambiati la notte di natale.
Ridiamo
e scherziamo entrando sempre più in sintonia. Ogni tanto
durante la
chiacchierata vengono fuori particolari della nostra vera vita, ma mi
rendo
conto che non sono abbastanza. Più cose vengo a sapere di
Blaine più voglio
saperne, ma purtroppo il tempo non è dalla nostra. Senza che
quasi ce ne
accorgessimo è passata più di un’ora e
lui deve andare a lavoro. Ci accordiamo
per preparare una lista di domande da scambiarci non appena ne avremo
la possibilità
e poi ci salutiamo con molto meno imbarazzo di quando siamo arrivati.
Durante il
tragitto verso casa ripenso a quanto sono stato bene e che infondo non
sarà
tanto dura come pensavo.
Passo
i
giorni successivi a scrivere tutte le domande che mi vengono in mente.
Purtroppo sia io che Blaine siamo molto impegnati e non abbiamo modo di
incontrarci prima di sabato. A quel punto ho scritto abbastanza domande
da
riempire sei pagine…fronte-retro. Dal momento che sono un
po’ troppe venerdì
passo la serata a fare una selezione e copio le domande che ho scelto
su un
block-notes.
Sabato mattina mi sveglio presto come al solito in modo tale da poter
fare
tutti i miei esercizi e prendere le cose con calma. Ci siamo dati
appuntamento
al central park questa volta quindi devo fare un paio di cambi di
metropolitana
per arrivarci. Arrivato al
parco
do un’occhiata intorno, ma di Blaine non
c’è tracciacosì mi siedo sulla
panchina più vicina al chiosco e tiro fuori una rivista per
ingannare il tempo.
Mentre sto leggendo del nuovo flirt di qualche attricetta sento
qualcuno
schiarirsi la voce. Alzo lo sguardo e mi trovo davanti Blaine con le
guance
arrossate e un caffè per mano.
“Scusa il
ritardo, ma mi sono fermato a prendere il caffè in un
posticino qui vicino,” mi
dice. “Qui non lo fanno molto buono, e io sono esigente
quando si tratta di
caffè.”
“Non preoccuparti, sono qui da poco.”
“Tieni,” mi dice porgendomi uno dei
due bicchieri, “un latte macchiato scremato,
giusto?”
“Oh, allora ricordi come prendo il
caffè,” scherzo fingendomi lusingato.
“Certo che lo so, dopotutto sei il mio
fidanzato,” risponde lui stando allo scherzo.
Si siede sulla panchina di fianco a me
e passiamo qualche minuto a sorseggiare i nostri caffè e
parlare del più e del
meno prima di decidere che è il momento di passare a cose
serie.
“Vedo che sei venuto preparato,” mi
dice quando tiro fuori il mio block notes.
“Non posso certo rischiare di fare confusione,
potrebbero venire fuori delle gaffe assurde.”
“Allora con cosa vogliamo cominciare?”
“L’altra volta abbiamo parlato solo
della nostra storia di copertura, adesso credo che dovremmo
concentrarci sulla
tua famiglia.”
“D’accordo. Allora da dove posso
cominciare…”
“Direi dai nomi. Tua madre si chiama
Sheila, giusto?”
“Si, Sheila Cavanough. Diciamo che fa
la casalinga anche se non l’ho mai vista fare un bucato.
Più che altro si
occupa di organizzare eventi di beneficenza e cene di lavoro per mio
padre. Lui
si chiama Tom, Thomas e fa il consulente finanziario.”
“Bene, quindi Sheila e Tom, o Thomas?
Cosa preferisce,” chiedo prendendo appunti sul mio block
notes.
“In effetti solo mia madre lo chiama
Thomas.”
“Ok. Lo sposo invece? Che mi dici di
lui? E’ il tuo unico fratello?”
“Si chiama Cooper e sì, è il mio unico
fratello. Abbiamo dodici anni di differenza quindi sono cresciuto
praticamente
come figlio unico dopo che lui è andato via di casa. Ma
comunque siamo molto legati.
Anche se non ci vediamo spesso ci sentiamo a telefono un paio di volte
a
settimana e quando ero più piccolo lui mi mandava ogni
settimana una lunga
email per raccontarmi quello che faceva e qualche volta ci allegava
anche un
video."
“E cosa fa nella vita?”
“Ecco. Ora promettimi di non andare
fuori di testa.”
“Prometto.”
“Lui fa l’attore.”
“L’attore? Aspetta vuoi dire che tuo
fratello è Cooper Anderson? Cooper Anderson delle
pubblicità? Quello che sta
girando la nuova serie poliziesca?” dico alzando la voce.
“Già proprio lui.”
Rimango a bocca aperta. “E con chi si
sposa? Dimmi che è la ragazza con cui fa la
pubblicità della macchina.”
“Si, è Christie,” mi dice con aria
sorpresa.
“Lo sapevo, lo sapevo,” esulto.
“L’ho
capito dal modo in cui si guardano in quella pubblicità,
devo dirlo subito a
Rachel, mi deve un frozen yogurt,” dico alzandomi in piedi
per cercare il mio
cellulare.
“Vedo che non sei andato per niente
fuori di testa,” mi dice allora Blaine prendendomi in giro.
Arrossisco e mi rimetto a sedere.
“Scusa, è che avevo scommesso con
Rachel. Lei diceva che lui era gay e io no. Pretende di avere un gay
radar
migliore del mio, solo perché ha due
papà.”
Blaine sta ancora sorridendo. “Fammi
dare un occhiata a quella lista,” mi dice dopo un
po’. “Si sta facendo tardi e
io ho il turno per pranzo.”
Gli passo il block notes e controllo
l’orologio. In effetti sono quasi le undici e mezza.
“Che ne dici se ti accompagno al
ristorante così abbiamo un po’ più di
tempo per parlare.”
“Perfetto,” mi dice lui alzandosi
sempre con il mio blocco in mano. “Allora qui vedo scritto
Glee club. Cosa vuoi
sapere?” mi chiede mentre usciamo fuori dal parco.
Camminiamo fianco a fianco rispondendo
a varie domande prese dalla mia lista finché non arriviamo
avanti allo spotlight.
“Grazie per avermi accompagnato,” dice
Blaine restituendomi il blocco che ha ancora in mano.
“Non c’è di che,” rispondo
mentre lo
poso nella borsa. “Allora come vogliamo organizzarci? Ci
vedremo ancora prima
di partire? E a che ora devo prenotare il volo? Prendiamo lo stesso
aereo?”
“Io non molto tempo libero prima di
venerdì. Devo avvantaggiarmi con lo studio e con il lavoro
visto che la
settimana prossima non ci sono.”
“In effetti anche io sono un po’
incasinato.”
“Quindi penso che ci vedremo
direttamente venerdì; e per il biglietto non ti devi
preoccuparti, te lo farò
avere al più presto.”
“Come me lo farai avere?”
“Pago io il viaggio.”
“Ma...” inizio io.
“Non voglio sentire ragioni. Mi sono
messo d’accordo anche con Rachel che mi ha dato i tuoi dati.
Partiamo tutti
insieme Venerdì mattina,” dice con
un’espressione risoluta.
“Io…grazie,” dico alla fine non
sapendo bene come ribattere.
“Allora ci vediamo Venerdì? Chiede
lui?”
“Certo.”
“Ti prego non avere ripensamenti
dell’ultimo minuto,” mi supplica con gli occhioni
da cucciolo. E’ da quando ci
siamo incontrati la prima volta che cerco di capire quale sia il colore
dei
suoi occhi, ma ancora non sono riuscito a capire il giusto
bilanciamento di
verde e caramello.
“Non preoccuparti, non ti
abbandonerò,” rispondo voltandomi per andare via.
“E mi raccomando, se hai qualche altra
domanda mandami un messaggio.”
Volto solo il capo e annuisco.
“E Kurt…” lascia in sospeso il mio
nome. Mi fermo e mi giro verso di lui.
“Grazie,” mi dice con voce sincera.
Lo fisso negli occhi un’ultima volta
prima di rispondere prego e andarmene.
Anche se non sono sicuro del colore
dei suoi occhi di una cosa sono sicuro…sono i più
begli occhi che abbia mai
visto.