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Autore: 139km_    24/11/2014    0 recensioni
Era come se la pioggia volesse evitarmi, volesse ignorare la mia presenza. Rimasi immobile ad ascoltare, in silenzio. La pioggia mi sfiorò leggermente, poi mi ignorò. Impaurita, come se mi avesse letto dentro. Mai mi avvolse, mi abbracciò o si mescolò con la mia anima sporca e rovinata. In quel momento capii che il mondo mi odiasse. Capii che sarei rimasta sola per sempre, nessuno avrebbe mai accettato e perdonato i miei peccati. Fino a quando una goccia mi cadde sul palmo della mano, accogliendomi.
*scrivevo già un'altra storia, ma ho deciso di spostarmi su un genere completamente diverso, spero vi piaccia comunque!*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conobbi Patrick Hemmings per le strade affollate di New York mentre ero in vacanza con degli amici: a quel tempo era un fottuto barbone senza famiglia e, sopratutto, un coglione senza soldi. Mi raccontò tutto di Jennifer, della sua ex moglie e dei suoi due figli senza nemmeno che io gli avessi chiesto niente. Non so nemmeno come iniziammo a parlare, semplicemente andai a trovarlo ogni giorno con una scusa banale. "Ti porto del cibo, vecchio" e sbuffavo, anche se in realtà adoravo sentirlo parlare e vedere i suoi occhi azzurro cielo illuminarsi per poco non appena nominava qualcuno o qualcosa che avesse amato. L'ultimo giorno, decisi di fargli alzare il culo da quelle vie sudicie ed abbandonate per portarlo in un quartiere vicino Greenville con me. Ne fu molto contento, ma non sapeva ancora che i suoi due figli vivessero poco lontani nè tanto meno io sapevo chi fossero quei due ragazzi. Mia madre ebbe quasi un infarto quando ci presentammo a casa, ci fece l'abitudine ed accolse Patrick come un fratello. Per me era come un padre, proprio per questo l'aiutai a cercare i suoi figli. "Li ho trovati" mi disse un giorno "ho anche spedito una lettera", aveva gli occhi lucidi e mi sembrò davvero contento, pensai di dovermi fare i fatti miei a questo punto, quindi non gli chiesi informazioni sulle sue ricerche. Non mi accorsi che, nel frattempo, il legame di Patrick e mia madre si intensificò fino a quando non mi comunicarono che erano intenzionati a provare ad avere una relazione. Fui sorpreso, ovviamente, ma mi si riempì il cuore di gioia per quell'uomo e per mia madre. Sarebbe stato davvero mio padre ed io non desideravo altro, nonostante non lo ammettessi e non lo avessi detto a nessuno.

Il suono insistente del campanello mi destò dai miei pensieri e, borbottando, andai ad aprire trovandomi davanti quel coglione di Ashton. Alzai un sopracciglio ed attesi.
"Patrick Hemmings, vive qui?" mi chiese con il fiatone mentre delle goccioline di sudore o acqua, non capii inizialmente, gli scorrevano lentamente sul viso. Perché lui doveva venire a casa mia e chiedere del mio futuro patrigno? Una piccola consapevolezza si fece spazio tra i miei pensieri, ma la bloccai in un angolino.
"Harry? Chi è?" mi richiamò mia madre dal corridoio. "Un.. compagno" le urlai in risposta e uscii, chiudendomi la porta alle spalle. Notai solo allora un altro ragazzo con lui e, quando alzò il viso verso di me, i suoi occhi azzurri si confusero con il volto di Patrick. Mi avvicinai al Patrick in miniatura e gli chiesi il suo nome.

"Luke, mi chiamo Luke Hemmings" qualcosa dentro di me si spezzò, aprii la porta e gli feci cenno di entrare.

Patrick era lì, in piedi, e ci guardava. Abbassai lo sguardo e lo superai, andando in camera mia per lasciarli soli.

POV di Sharon

Stavo bussando da più di 5 minuti e chiamando sia Ash che Luke più di 20 volte a testa, niente da fare, nessuno dei due rispondeva e dire che ero in ansia era poco. Michael era corso nuovamente al college dopo essersi ricordato una cosa importante riguardo Ashton, così sbuffai e mi sedetti sul gradino dell'appartamento di Luke prendendomi la testa tra le mani. Cosa diavolo era saltato in mente a tutti e due? Nonostante ci stessi pensando con tutta me stessa, non riuscivo davvero a ricordare l'indirizzo della lettera. Una goccia mi riportò alla realtà ed alzai gli occhi al cielo. "Magnifico! Ci mancava solo questa!" non feci in tempo a lamentarmi che notai un Michael sorridente correre verso di me con un ombrello e.. la lettera! Aspettai che mi raggiungesse e, presa dall'entusiasmo, lo abbracciai. "Sei un genio! Dio, grazie! Grazie!" lo stritolai e mi allontanai leggermente imbarazzata dopo essermene resa conto, lui rise e presi la busta, leggendo l'indirizzo. Michael parve leggermi nel pensiero ed indicò una fermata degli autobus poco più avanti. "È di un quartiere ad una decina di minuti da qui, ci abita anche un mio compagno.. vieni" mi prese per mano ed attraversammo la strada, aspettando l'autobus in silenzio. 
"Conosco Ash da ben 16 anni, non per metterti più in ansia di quanto già non sia ma beh.. io.. non so proprio cosa farebbe in situazioni come queste" sospirai ed annuii, mi girai verso di lui e gli sorrisi. "Conosco Luke da meno tempo, ma lo conosco più di chiunque altro: non gli permetterà di combinare qualche stupidaggine".
Tirai un sospiro di sollievo solo quando ci trovammo davanti la casa del padre dei miei amici e mi accorsi che il tocco caldo di Michael mi aveva tenuta più calma di quanto avessi creduto. Ci avvicinammo e bussai, sgranando gli occhi quando mi trovai quel ragazzo.. quel.. 
"Harry?" mi anticipò Michael, sorpreso quanto me.
"Ma cosa cazzo è oggi, una specie di ricovero per poveri collegiali?" alzò gli occhi al cielo, accorgendomi solo ora di quanto fossero lucidi e verdi. Era davvero un bel ragazzo, peccato per il carattere andato a male. Mi ripresi mentalmente per aver giudicato una persona di cui in realtà non sapevo nulla. 
"Sono passati due ragazzi? Uno b-" annuì e mi indicò il retro della casa, poi chiuse la porta. 
Perché lui era lì? Che stupida, magari era casa sua e Patrick era un suo parente? Una casa bifamiliare? Scossi la testa e raggiunsi il giardino di casa Patrick/Harry. "È questo che fai, fottuto stronzo? Te ne vai in giro a lasciare catene di figli?" trattenni il fiato, sperando di non dover vedere ciò che stavo immaginando.

POV di Ashton

Non avevo pensato quella mattina, mentre raggiungevo l'appartamento di Luke. Per mia fortuna, quel coglione di mio padre aveva scritto anche l'indirizzo del mio fratellastro. Non sapevo nemmeno bene perché desiderassi che venisse con me, solo mi sembrava giusto, doveva avere anche lui tante cose da chiedergli che aveva il diritto di sapere. Non mi sembrò sorpreso di vedermi, mi fece entrare ed aspettai in silenzio mentre si vestiva. L'appartamento non era male, nemmeno tanto piccolo, con un arredamento semplice ma moderno.
"Quindi tu.. hai 18 anni?" mi decisi a interrompere il silenzio dato che sull'autobus c'eravamo solamente noi due. Annuì e poggiò la testa contro il finestrino. 
"Come hai conosciuto Sharon?" le parole lasciarono la mia bocca prima che potessi fermarmi. Si girò, con un'espressione accigliata e borbottai, passando le mani sudate sui miei jeans. 
"Eravamo nello stesso orfanotrofio.. stesso tornado di Georgetown.. abbiamo legato sin da subito, poi tutta la storia con il college.. il resto lo sai" abbozzò un sorriso e decisi di rimanere in silenzio il resto del corto viaggio.
Miliardi di domande si fecero spazio tra i miei pensieri quando Harry ci aprì la porta, lui sembrò sorpreso quanto noi e sembrò riconoscere qualcosa in Luke dato che gli chiese il suo nome. Ci lasciò entrare e sentii il cuore esplodermi nel petto. Patrick era lì e ci stava aspettando, Harry ci superò e ci lasciò soli. 
Nessuno disse niente per un paio di minuti.
"La mamma è morta per venire a cercarti" disse Luke, con tono duro. Non me lo sarei mai aspettato da uno come lui, in questo momento ne aveva tutte le ragioni. Nostro padre aprì e richiuse le labbra, non sapendo cosa rispondere. "Cosa c'è? Avevi abbandonato il primo e dovevi per forza abbandonare il secondo?" il mio fratellastro fece un passo avanti, così decisi di afferargli il braccio. "Andiamo fuori" dissi e, senza attendere risposta, mi diressi verso il giardino. Non mi ero nemmeno guardato intorno, ma si vedeva lontano un miglio che era un quartiere di benestanti. Io e Luke restammo in silenzio.
"Mi trasferii a New York e... per un po', ho vissuto per strada fino a quando... Harry non mi ha trovato e si è deciso a portarmi qui. Tra poco io e sua madre.." 
Fa che non sia quello che penso. Strinsi i pugni fino a farmi sbiancare le nocche e sentii Luke trattenere il respiro.
"Ci sposeremo" concluse in un sussurro.
"Dimmi solamente perché, lei ti amava più di tutta la sua vita!" urlai fuori di me. 
Chiuse gli occhi e una lacrima gli rigò il viso, non poteva fottermene di meno.
"Eravamo giovani.." sussurrò ancora.
"Ovvio! Ti andava bene finché era disponibile a farsi scopare!" urlai ancora, più incazzato di prima. Aveva usato mia madre e non aveva rovinato solo la mia, di vita.
"E poi, allora, perché abbandonare anche lui? Troppo vecchio?" risi istericamente e mi sfregai le mani sul viso.
"No, ero.. l'avevo tradita.." 
Basta. Era davvero troppo. 
"Che razza di uomo sei? Renditi conto di quanto fai schifo! Ed ora cosa farai con Harry? Eh?" stavolta fu Luke a trattenere me. Patrick sgranò gli occhi ed alzò la voce. 
"Sono cambiato! Non vi avrei cercato, altrimenti, Ashton!"
Scossi la testa e alzai la voce più di lui, potevano sentirci tutti, almeno avrebbero saputo che razza di uomo poteva esistere al mondo. 
"È questo che fai, fottuto stronzo? Te ne vai in giro a lasciare catene di figli?" 
Michael mi bloccò insieme a Luke prima che potessi commettere qualche pazzia e sputai verso Patrick, mentre Sharon gli diceva di tornare dentro. All'inizio non si mosse ma, dopo averlo fulminato con lo sguardo, sospirò e rientrò in casa.
"Cazzo! Stronzo!" mi lasciai cadere in ginocchio e tirai un pugno dietro l'altro contro il terreno. Luke mi poggiò una mano sulla spalla, lacrime amare mi scorrevano lentamente sul viso. 
"Perché.." un singhiozzo mi interruppe mentre Sharon si avvicinava e mi fece poggiare la testa contro il suo petto, accarezzandomi i capelli. 
"Ssh.. sono qui.." mi sentivo così egoista, anche Luke aveva bisogno di sostegno. Scostai gentilmente Sharon e mi asciugai le lacrime con rabbia. Mi avvicinai a Luke e gli cinsi le spalle con un braccio.
"Staremo bene, mia madre adottiva ti adorerà" mi girai verso Michael e gli sorrisi, facendogli capire che avremmo parlato più tardi. Nuovamente Sharon ci raggiunse e ci sorrise, tutto sembrò tornare al suo posto. Probabilmente ero un po' pazzo. Feci un passo verso di lei, ma mi anticipò, baciandomi con leggerezza. Era diverso dalla sera prima. Era stato in preda alla disperazione, questo invece..
Nonostante ci fossero Luke e Michael, mi aveva baciato. Poggiai le mani sui suoi fianchi e non pensai più a niente. Mio padre, Luke, Harry, il motivo del bacio. Non c'era più niente. Eravamo solo io e lei, come quel primo giorno. Come sotto il tocco gentile della neve. 

'Significa questo amare qualcuno, mamma?'

Desideravo solo poter esserci per Sharon come lei era lì per me in quel momento, desideravo estraniarmi dal mondo insieme a lei. 
Partire e non tornare. 
Amare e non tradire. 
Vivere e non pensare. 
Andare avanti ed oscurare il passato. Essere diverso da mio padre e farla sorridere.
La lasciai andare e la presi per mano.
"Non sei così male nel baciare tanto quanto nel prendere sacchetti di ghiaccio dai ripiani alti" 
Non aveva un fottuto senso logico ma non ebbi tempo per sentirmi stupidamente folle, perché mi persi nei suoi occhi dorati e nella sua risata cristallina. Si alzò sulle punte e si avvicinò al mio orecchio, sussurrando "sssh, mantieni il segreto, biondino." so interruppe e sorrisi "Ti amo, Irwin." Un brivido mi percorse la schiena "ti amo, Sharon."
Luke tossì e risi, prendendolo sotto braccio mentre Sharon prendeva Michael. 
"Una bella cioccolata calda per tutti, su su"
Era seriamente fottutamente tutto così folle, sembrava davvero che non fosse successo niente nei pochi minuti precedenti. Era questo l'effetto che mi faceva e, Dio, altrochè se la amavo.
Purtroppo non mi ero dimenticato da quanti casini era perseguitata la nostra vita. Il prossimo ci avrebbe distrutti nuovamente solo pochi minuti dopo.

ANGOLO AUTRICE
Scusate per il ritardo ma in questi giorni sono stata un po' impegnata >.< non so cosa dire su questo capitolo, mi scuso se alcune cose magari risultano un po' confuse ma ho davvero u mal di testa tremendo e non so come aggiustarle meglio. Sempre cose tragiche, perdonatemi u.u beh che dire, grazie per le letture, un po' di recensioncine? *-* ne avrei davvero bisogno, al prossimo capitolo!💕
   
 
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