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Autore: inevitable_vale    24/11/2014    3 recensioni
Alex Vause a 26 anni si ritrova a lavorare in un college come assistente. Non sa che quel luogo
e quell'annata, le cambieranno la vita. Così come cambierà la vita di Piper Chapman, finita nel college che i suoi genitori hanno voluto che lei scegliesse.
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Altri, Piper Chapman
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Aveva passato tutta la mattina a cercare di non pensarci, a scacciare via ogni pensiero negativo. Aveva provato a pensare razionalmente. Aveva deciso che avrebbe dovuto parlarne con lei, smetterla di viaggiare con la mente e chiedere un chiarimento a lei. Non poteva credere che Alex l'avesse tradita, non riusciva a farsene una ragione. Ne avrebbe parlato con lei e nessun altro. L'avrebbe guardata negli occhi – si, quegli occhi verdi, grigi che erano diventati il suo rifugio – e le avrebbe chiesto la verità. Piper da sempre aveva la tendenza a immaginare, a tenersi tutto dentro, a non chiedere. Ma ora non ce la faceva più, voleva solo guardare Alex negli occhi e sentire la sua versione. Non voleva trarre conclusioni da sola. Avrebbe provato almeno ad ascoltarla. Non poteva semplicemente lasciarla andare sulla base di sue supposizioni. Arrivata a lezione, Alex era al suo posto, dietro la cattedra e Piper la guardò, incerta ma non arrabbiata. Alex la vide, e mille pensieri riempirono la sua mente. Non poteva lasciare che Piper credesse a quello che aveva letto. Non poteva lasciare che Piper la allontanasse sulla base di stupidi messaggi ricevuti ma non corrisposti. Entrambe, dentro loro, sapevano che dovevano solo parlarsi, ritrovarsi faccia a faccia per capirsi. A loro bastava uno sguardo, un sorriso. Alla fine della lezione, Piper aspettò Alex fuori la porta, nascosta quasi. Quando sentì la sua voce avvicinarsi – e quella voce la riconosceva bene, l'avrebbe riconosciuta anche a distanza, era ormai la sua guida nel buio – si preparò, sentì mille parole che volevano uscire ma le represse tutte. Si limitò ad aspettarla. Quando Alex fu visibile, controllato che non ci fosse nessuno alle spalle della mora, le afferrò la mano. Alex si girò e sorrise istintivamente. Anche se era tutto confuso, incerto, quel sorriso fu qualcosa di automatico, si generò da solo e anche la risposta di Piper, fu ormai una risposta automatica. Un sorriso abbozzato. Entrambe si ricomposero e Piper fece cenno ad Alex di seguirla. Andarono in un aula vuota, la stessa in cui Piper 'sfidò' Alex per la prima volta.

- “Ho bisogno di una spiegazione su quei messaggi che ho letto. So che non dovevo leggerli ma non ne me pento. Ho bisogno di una spiegazione.” - Piper sputò tutto fuori, cercò di essere controllata e calma. Il contrario di quello che era in quei momenti.
- “Piper...non significavano niente. Era Julie, una vecchia amica – occasionalmente ragazza – che ho ritrovato quando sono andata da mia madre. Le ho lasciato il numero, non avevo neanche il suo. Ha cominciato a scrivere lei. Io le ho detto che ho qualcuno..aveva detto che voleva essermi amica ma poi..”
- “E tu le baci tutte le tue 'amiche'?” - chiese Piper stizzita.
- “Se mi fai finire, magari capisci..” - rispose Alex un po' innervosita dalle supposizioni della bionda. Ci fu un attimo di silenzio.
- “Mi ha detto che voleva essere solo amica, poi mi ha baciata, ma io l'ho allontanata. Devi credermi. Non c'è niente.”
- “Alex...io ti voglio credere...ma...” - incerta, balbettante, aveva perso la compostezza.
- “Piper, devi credermi. Ci sei solo tu per me.” - disse Alex, afferrandole la mani.
- “Davvero?” - Piper chiese con un tono tra l'entusiasta e il dubbioso.
- “Davvero.” - rispose Alex guardandola negli occhi e avvicinandosi cautamente.
- “Quindi non c'è niente?”
- “Niente. Piper...”

- “La amavi?”
- “No. Ma amo te.” - glie lo disse a pochi centimetri dal suo volto, guardandola fissa negli occhi, stringendole la mani e focalizzandosi solo su di lei. La sua voce era così profonda e convincente che per un momento Piper sentì l'eco di quelle parole anche nelle sue ossa. Non c'era nient'altro. Nessun altro. Piper sorrise. Con una voce gioiosa, si rivolse ad Alex, guardandola negli occhi.
- “Mi ami?”
- “Si. Non è una cosa che dico spesso e a chiunque. Devi dirmelo anche tu.”
- “Ti amo anche io.” - Piper ubbidì, ma mai aveva eseguito un ordine con tanta spontaneità. Si scambiarono un bacio, breve ma affettuoso. Il luogo dove si trovavano non permetteva di più. Si fissarono solo.
- “Ok?” - chiese Alex.
- “Ok.” - risposte Piper.

Scongiurata la crisi Julie, Piper ormai era spesso da Alex, aveva conosciuto le sue coinquiline. Alex invece aveva preferito non conoscere Polly, non che Piper avesse insistito più di tanto. Neanche lei voleva vederla o sentirla dopo quello che aveva fatto. Alex nel frattempo, tenendo tutti all'oscuro, aveva iniziato a lavorare per Fahri. Era spesso via nei week-end, ma a volte anche nei giorni della settimana. Riusciva a destreggiarsi tra il lavoro da assistente e il lavoro da spacciatrice di droga. Giorno dopo giorno, vedendo i risultati del suo secondo lavoro, si convinceva che quella era stata la scelta giusta. Amava non doversi preoccupare del fitto, delle spese. Amava poter comprare quello che voleva, per se, per sua madre, per Piper. Nessuno l'avrebbe scoperta, a quanto pare era davvero tagliata per quell'attività. Le ultime settimane da assistente furono frenetiche, gli esami si avvicinavano e Piper era spesso impegnata a studiare. I momenti che poteva dedicare ad Alex erano sempre meno, ma anche Alex aveva i suoi impegni, amplificati dalla sua attività con Fahri. Le due però, non si allontanarono; anzi, la scarsità di momenti, notò Alex, non faceva che accrescere il bisogno di averla; il bisogno di guardarla sorridere, di ascoltarne le preoccupazioni per gli esami, di possederla. Quel pomeriggio, Piper guardò l'orologio e si rese conto che ne aveva abbastanza di quei libri. Volevo solo vederla. Abbracciarla. Attrarla a se. Amava sentire il desiderio che scorreva in Alex, che accendeva anche il suo. Erano come fiamme, si alimentavano l'una con l'altra. Alex era nell'ufficio del prof, sola, a preparare gli esami su indicazione del Prof, quando sentì bussare alla porta. Non si aspettava nessuno. Non si aspettava di certo Piper. Quando vide che era lei, un sorriso esplose sul suo volto. Quando notò Piper chiudere la porta a chiave, alle sue spalle, il sorriso gioioso diventò malizioso. Senza scambiarsi una parola, le andò incontro, prima la strinse tra le sue braccia, ne inalò la sua essenza e la baciò sulla guancia.
- “Ciao” - le sussurrò sensualmente all'orecchio, lasciandole un altro bacio. Piper lasciò andare un verso di piacere. Alex sorrise.
- “Dimmi...che stasera ceniamo insieme.” - riuscì a dire lentamente Piper, persa nelle attenzioni di Alex che la trascinò sulla sua scrivania.
- “Mmm, stasera non posso.” - non le disse altro, aveva poca voglia di parlare. Aveva voglia di fare altro. Guardò Piper, le fece capire le sue intenzioni e iniziò a spogliarla. Piper sbarrò gli occhi.
- “Tu sei pazza!” - le sussurrò la bionda.
- “Shhh.” - fu l'unica risposta di Alex che la ammutolì nel modo migliore che conosceva. Le diede un morso sul collo, poi un bacio come a scusarsi. Continuò così per qualche minuto e Piper non protestava più ma non riusciva più a trattenere i sospiri di piacere. C'era qualcosa in quei sospiri, in quelle urla represse, che non faceva che alimentare la voglia di Alex. Capì che Piper stava raggiungendo il massimo piacere quando sentì la presa della bionda stringerla sempre più a se. Mentre era con il volto immerso tra i biondi capelli e le mani impegnate nei pantaloni di Piper, si allontanò per respirare.
- “Pipes..”
- “Non ti fermare.” - le disse a mezza voce.
Non poteva, neanche volendo. Quando Piper stava per urlare, perché proprio non riusciva più a trattenersi, scaltramente si portò verso la sua bocca e la baciò, evitando l'urlo.
Era riuscita ad evitare che Piper le facesse troppe domande. Riuscì a prendere il volo per Los Angeles, dove avrebbe dovuto recuperare dei soldi per Fahri che l'avrebbe poi aspettata a Chicago. Arrivata alla prima destinazione, tutto andò liscio. Sull'aereo per Chicago, ebbe un momento di panico perché la sua valigia finì in stiva. Non avrebbe potuto tenerla sotto controllo come sempre. Quando arrivò alle seconda destinazione, la valigia sembrava persa. Il panico iniziò ad assalirla. Cercò di rimanere calma, chiese informazioni e scoprì che probabilmente, se non era sull'altro aereo in arrivo, era andata persa o rimasta all'aeroporto di Los Angeles. Iniziò a sentire brividi di freddo, nonostante fosse maggio. Quando Fahri la chiamò, non gli disse subito della valigia persa ma gli spiegò che l'aereo aveva subito un ritardo ma sarebbe arrivata lì tra un'ora. Quando capì che avrebbe incontrato il boss, Kubra, quel giorno, l'ansia ebbe un picco. Non era possibile, l'unica volta che qualcosa andava storto, avrebbe incontrato Kubra. Cazzo. Dopo qualche minuto d'ansia, si accorse che l'aereo era arrivato ed era il momento di controllare se era arrivata anche la sua preziosissima valigia. La scorse tra altre dieci valigie e sollevò le braccia, guardando in alto come per ringraziare qualcuno. Chiamò Fahri e lo raggiunse dove egli gli indicò.

Si ritrovò in un locale cupo, con delle luci soffuse. Fahri era lì ad aspettarla con altra gente. Altri uomini, tutti molto divertiti dal contesto. Alex si avvicinò e porse la valigia a Fahri che sorridendole la fece accomodare al tavolo.
- “Kubra, questa è Alex. Il nostro prodigio.” - la indicò girandosi verso uno degli uomini.
- “E' un piacere conoscerti, finalmente. Stai facendo grandi cose per noi. Grazie.” - furono le parole dell'uomo di fronte a lei, calvo, dalla carnagione mulatta e dai lineamenti orientali, che poi le offrì un bicchiere nel quale le versò champagne. Alex sorseggiò, a suo agio.
- “Il piacere è mio.” - furono le sue uniche parole, pieni di sicurezza.
La serata trascorse piacevolmente e Alex capì subito di essere finita in uno strip club. La cosa le faceva relativamente piacere. Quando un'avvenente ragazza le si avvicinò, lei le disse qualcosa all'orecchio e questa le sorrise, spostando le sue attenzioni verso gli altri ospiti di quel tavolo.
- “Che le hai detto?” - chiese curioso Kubra.
- “Le ho chiesto se gentilmente poteva evitare di sedurmi perché voglio rimanere fedele. E' una cosa nuova che sto provando.” - concluse Alex sorridendo, ma con fare serio. L'uomo di fronte a lei, rispose con un sorriso.
- “C'è davvero un fortunato?”
- “Una fortunata.”
- “Ah, giusto! A quanto pare ci piacciono proprio le stesse cose!” - disse ridendo l'uomo dai tratti orientali.
- “A quanto pare si!” - rispose Alex. Osservato l'orologio, si rese conto che era tardi ma non sapeva se sarebbe stato opportuno lasciare il boss e quel tavolo. Fahri era andato a chiedere dell'altro champagne e Kubra d'improvviso era diventato loquace. Cosa che non infastidiva Alex, anzi. Quando tutti furono abbastanza provati dalla serata, si alzarono per andare via. All'uscita, Alex stava per chiamare un taxi quando Kubra la chiamò in disparte. Le diede una busta e le sorrise.
- “Un extra per il piccolo intoppo che hai avuto all'aeroporto.” - Alex sbarrò gli occhi. Sperava non si sapesse di quei momenti di panico. Come poteva saperlo Kubra? Lei non l'aveva detto a nessuno.
- “Grazie. Ma come fai a saperlo?” - chiese Alex.
- “Ho i miei contatti. In ogni aeroporto. A presto Alex.” - si scambiarono una stretta di mano e ognuno andò per la sua strada. Quando fu nel suo albergo, fu sorpresa dal notare la tranquillità che aveva in se. Come se tutta quella situazione fosse normale, legale, assolutamente non preoccupante. Chiamò Piper che subito rispose.

- “Alex?”
- “Si?”
- “Dove sei?”
- “In giro. Perché?”
- “Sono andata a casa tua. Nicky mi hai detto che sei partita. Dove sei andata?”
- “Sono a Chicago ma torno domani. Perché sei andata a casa mia?”
- “Perché mi mancavi? Anzi mi manchi? Ultimamente ci vediamo poco, sparisci per giorni. Devo preoccuparmi?”
- “No. Sto solo avendo un periodo impegnativo, pianificando cose qua e la. E mi manchi anche tu. Ma ti giuro che dopo questo piccolo viaggio, avremo un po' di relax.”
- “Davvero?”
- “Davvero.”
- “Cosa intendi per relax?”
- “Dimmi il nome di una località in cui vorresti essere.”
- “Tahiti!”
- “Andiamo a Tahiti!”
- “Cosa?”
- “Prepara una valigia con quanto necessario, quando torno andiamo a Tahiti.”
- “Eh? Scherzi? Io ho gli esami tra tre settimane!”
- “Avrai il tempo per studiare, piccola genia.”
- “Sei seria?”
- “Mai stata più seria.”
- “Quindi Tahiti sta accadendo? Ti rendi conto che non è una cosa ordinaria?”
- “Nulla tra noi è ordinario, ragazzina. Prepara il tuo miglior bikini, Tahiti ci aspetta già!”

   
 
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