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Autore: imnotadirectioner    25/11/2014    2 recensioni
- all I need's a whisper in a world that only shouts.
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In fondo Dillon non ha mai avuto nulla, quindi non è che gli rimanga molto da perdere.
[...]
E poi è arrivata Gemma e Dillon la vuole, dannazione. La vuole come non ha mai voluto nient’altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La prima volta che Dillon si rende conto di aver perso il controllo è un venerdì sera partito senza troppe pretese.
Un paio di birre a casa insieme a Thomas, una partita all’Xbox, la musica sparata a tutto volume che – come succede sempre più di frequente – Dillon non ha voglia che i lamenti di sua madre gli rovinino la festa. Il tempo passa svelto come sempre in compagnia del suo amico e quindi devono correre se vogliono arrivare in orario al parcheggio di Asda, per caricare in macchina Gemma e dirigersi verso il centro città.
Da Wetherspoon c’è il pienone di gente ubriaca e molesta, ragazze con molti kili di troppo che davvero dovrebbero evitare certi vestitini e l’aria è impregnata dell’odore di alcol e sudore.
Alla quarta pinta e terzo shot di Sambuca al lampone Gemma è sbronza e balla insieme a Dillon Ghost di Ella Henderson. Dillon ha bevuto molto più di lei ma il suo fegato ha una resistenza di gran lunga maggiore per cui ridacchia mentre la guarda muoversi davanti a lui, gli occhi chiusi e un sorrisino ebete sul viso. Osserva ogni suo movimento con attenzione, com’è ormai abitudine per lui. Già, Dillon presta molta attenzione a Gemma, ha memorizzato i suoi modi di fare, le parole che dice più spesso, le storie assurde che racconta e le smorfie buffe che tira fuori. Ed è stato talmente attento che adesso sa come interpretare ogni sua frase, sa indovinare il perché di un improvviso malumore e riconoscere se una giornata è stata buona o meno anche sotto il sorriso stanco che lei mette su ogni volta che si incontrano. Conosce nei dettagli la routine di Gemma, il libro che sta leggendo in quel momento, gli sforzi nello spremere al massimo le sue riserve di pazienza per farsi ascoltare dalle bambine che accudisce, i giorni che si sente una balena e quelli in cui invece cammina a testa alta perché ha deciso che quel giorno si vede bella – ma guai a farle un complimento!, ché lei ha la strana abitudine di mandarti a cagare invece che ringraziare -. Gemma si sorprende sempre quando scopre di essere all’altezza, di essere abbastanza brava per fare qualcosa o piacere a qualcuno, e questa è l’unica cosa che Dillon non riesce a capire. Non capisce perché lei si sminuisca quando è di gran lunga meglio di tutte le persone che lui ha incontrato fin ora nella sua vita. A volte pensa che è persino meglio di Thomas – in un modo diverso, ma lo è - . Sì, perché nemmeno a Thomas è permesso invadere lo spazio vitale di Dillon, e invece Gemma ci si infila in quello spazio e lui ha fatto una fatica immane all’inizio per cercare di farla uscire, di mandarla via. Finché non ha capito che a lui piace quella compagnia, gli piace se è Gemma quella che gli tocca la spalla e si appoggia al suo braccio per recuperare l’equilibrio. Non gli dispiace che gli si avvicini per urlargli qualcosa all’orecchio, che gli smolli telefono e borsetta mentre va in bagno, che lo spintoni scherzosamente per poi fargli una linguaccia e ridere ubriaca più che mai. E Dillon ride insieme a lei, ed è una sensazione strana, come se all’improvviso si sentisse più leggero in mezzo al petto, come se si fosse liberato di un peso che non sapeva nemmeno di avere.
“Sicura di volere un altro shot?” chiede, mentre Gemma si aggrappa al suo braccio per la quinta volta nel giro di un minuto.
“Forse hai ragione – biascica con gli occhi mezzi chiusi, facendolo sorridere – Forse mi devo fermare qui per stasera...”
“Sì, credo sia meglio – ridacchia ancora lui – Mi aspetti qui mentre vado a prendere da bere per me?”
Lei annuisce e si lascia cadere sul divanetto alle sue spalle come un sacco di patate.
Dillon si fa largo a spintonate fino al bancone e ordina una Foster, sta cercando di tornare barcollando verso la pista da ballo quando viene fermato da una mano sul proprio braccio.
“Di!”
“Eve!”
Dillon è quasi sicuro che Eve fosse mora l’ultima volta che l’aveva vista, invece ora i suoi capelli sono biondi ossigenati e di almeno tre spanne più lunghi. Gli occhi però sono sempre azzurro cielo e lo sguardo ancora decisamente languido.
“Tu guarda, quanto tempo!, come stai?”
“Bene... – borbotta – E tu?”
“Alla grande, tesoro, stasera sono già oltre il numero consentito di drink” risponde lei ridendo sguaiata e toccandogli di nuovo il braccio.
Dillon non ha voglia di parlare con lei ed è un peccato – si ritrova a pensare – perché Eve è un’ottima scopata e lo sa che è cotta di lui, dato che ogni volta che si incontrano sanno benissimo entrambi dove andranno a finire. Però stavolta lui non se la sente, semplicemente  sa che ha di meglio da fare, non sa che cosa ma sa che è così.
Eve fa gli occhi da cucciolo ferito mentre lui si libera dalla sua stretta biascicando qualche scusa, lei gli urla di farsi sentire ogni tanto e Dillon scrolla le spalle in un gesto che potrebbe voler dire sia sì che no.
E tanto non gli interessa perché Gemma si sta addormentando sul divanetto e il primo pensiero che gli attraversa la mente è: cazzo, non mi ero accorto che fosse messa così male, grazie al cielo mi sono liberato in fretta di Eve. Già, perché una ragazza semi svenuta in un posto come Wetherspoon di venerdì sera è tutto fuorché al sicuro e gli si attorciglia lo stomaco al pensiero di cosa sarebbe potuto succederle se lui non si fosse sbrigato a tornare.
Tira fuori il telefono e manda un messaggio a Thomas per avvertirlo di chiedere un passaggio agli altri perché lui deve riportare a casa Gemma subito; poi tenta di svegliarla e farla riprendere almeno un po’ prima di caricarsela quasi a spalle e passo dopo passo condurla fuori dal pub.
E’ solo una volta che lei è al sicuro sul sedile davanti della sua Opel Corsa che Dillon si rende conto di cosa ha appena fatto. Nell’ordine ha: rifiutato una scopata con Eve, abbandonato Thomas e gli altri, e pagato e poi lasciato sul tavolo un’intera pinta di Foster ancora ghiacciata.
Scuote la testa e sospira mentre guida verso Kingsway. Sente come se avesse perso il controllo sulla propria vita dato che ora gran parte delle cose che fa e che dice vengono fatte e dette in funzione della ragazza che ora gli sta dormendo a fianco. Non sa giudicare se sia una cosa buona o meno, sa solo che è una novità e che lui è parecchio spaventato dal momento che non sa come affrontarla. E quando Dillon non sa come affrontare le cose di solito scappa. Però stavolta non vuole scappare, perché scappare significherebbe non stare con Gemma e questo non gli va. Ma non gli va neppure di finire come Thomas, sempre a fare i salti mortali per accontentare Louise...
Scuote ancora la testa e si sfrega gli occhi. Che stupidaggine, Gemma non è Louise e lui non ha la più pallida idea di cosa fare. Perché va bene che Dillon aveva una vita di merda, ma si riteneva relativamente sistemato; non felice – nemmeno lontanamente – però c’era un qualcosa di stabile nella monotonia che ricopriva tutte le sue giornate e lui la conosceva bene, sapeva come maneggiarla e cosa aspettarsi. E poi è arrivata Gemma e Dillon la vuole, dannazione. La vuole come non ha mai voluto nient’altro. E il problema è che lei non è come gli altri, non è facile. Lo sembra, sembra normale, banale, e poi invece tira fuori dei pensieri da restarci secchi. E Dillon ci resta secco, ogni fottuta volta. Sembra come le altre e invece ha quegli occhi profondi e arriva dall’Italia tutta sola, senza un programma, senza chiedere la luna. Ma ha stravolto il mondo di Dillon e, Cristo santo, lui non sa cosa fare...
La catena di pensieri viene interrotta a un semaforo rosso, quando lui si ritrova una mano di Gemma tra i capelli.

“Grazie” gracchia, gli occhi ancora chiusi ma un sorriso leggero sulle labbra.

Il cuore di Dillon salta parecchi battiti perché l’unica cosa che vorrebbe dirle è: ti prego non togliere quella mano, non smettere di toccarmi, non voglio smettere di sentirti...

“Prego.”

Fanculo cercare di capire cosa prova, non è importante; fanculo la paura e l’istinto di nascondersi. Dillon è esattamente dove vuole essere e per stanotte è tutto ciò che conta.




 
Salve a tutti (?)
mi scuso per la discontinuità paurosa negli aggiornamenti ma questa storia sta nascendo piano piano e purtroppo tra tutti gli impegni che ho non riesco ad ritagliarmi un giorno per scrivere in santa pace, quindi posto al volo quando posso :(
Come sempre mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e vi ringrazio se avete ancora la pazienza di leggermi nonostante tutto.
xxx
   
 
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