Film > La Mummia Saga
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Autore: lallipumbaa    25/11/2014    1 recensioni
La sabbia del deserto egiziano scorre come in una clessidra, lenta e inesorabile, legando due epoche lontane.
Londra, 1935. La famiglia O'Connell riabbraccia un membro della famiglia finalmente a casa e Ardeth Bay arriva all'insaputa di tutti sulle tracce di un'antica minaccia.
Due anime legate da un'antica promessa: "Ci rivedremo, Kosey, te lo prometto. Ti aspetterò per l’eternità se necessario, ma staremo insieme nuovamente. Sarà un’altra vita, saranno altri tempi, ma ci ritroveremo. È una promessa."
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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−CAPITOLO 4−


Rick era già fuori, il fucile in mano e aveva appena sparato sotto i piedi di uno facendolo volare nelle acque scure. Breanne si precipitò nella sua stanza vestendosi in una velocità mai sperimentata prima, uscendo poco dopo con in mano il fucile unendosi ad Ardeth e Rick “Che diavolo sta succedendo?” sbraitò il fratello prendendo la mira e facendole volare un altro “Non ne ho la minima idea Rick!” esclamò Breanne prendendo la mira colpendone uno che stava venendo verso di loro. Ad un certo punto si sentì percorsa da un brivido lungo la schiena: freddo, ombra… “Sono qui per me.” Decretò immobilizzandosi “Chissà come mai la cosa non mi stupisce!!”. Si sentì l’urlo di Evelyn “Lascia stare mio figlio!!”. Breanne si girò “ALEX!” solo che fu fermata da Rick “Tu rimani qui con lui. Vado io!!”. Si misero schiena a schiena, coprendosi le spalle a vicenda. Sulla nave c’erano uomini ovunque. Molti di quelli che stavano attaccando erano passeggeri che in tre giorni di navigazione aveva visto più volte. Caricò nuovamente il fucile prendendone in pieno uno che stava per saltare dal tetto. “Non male per una donna!” esclamò Ardeth in mezzo al macello, mentre con poche mosse con la sciabola faceva volare nel fiume un uomo “Non male per un Medjai!” gli rispose sorridendogli tirando un pugno in pieno volto ad uno che si mise entrambe le mani sul naso sanguinolento e dopo un colpo in pieno stomaco col calcio del fucile fu facile da far finire nel Nilo. “Devo andarmene da questa nave. Non posso mettere in pericolo la vita di tutti!” gli disse sparando ad uno “E io ti seguirò! Non ti devo lasciare da sola.” Le urlò di rimando, impegnato nella lotta. Si voltò verso di lui “Ti lascio due secondi, vado da Rick!”. Corse facendosi strada arrivando dall’altra parte del ponte, trovando Alex in piedi su una pila di casse che dava fastidio a molti con la cerbottana che gli aveva regalato, avendo trovato delle munizioni in giro per la barca, Evelyn e Rick erano impegnati a mettere fuori combattimento altri. Si avvicinò alla cognata cominciando a darle manforte “Evie! Dobbiamo andarcene da qui!” “Come?” “Come avete fatto un volta! Dobbiamo buttarci nel Nilo!!!” “Ok!! Ci troviamo sulla sponda del fiume!!”.
Tornò dall’uomo trovandolo circondato. Da lontano col fucile ne fece fuori un paio, liberandolo “Non è possibile, ti lascio solo meno di cinque minuti e già hai bisogno di me?”. Lo vide girarsi verso di lei e il sorriso sulle sue labbra svanì. Si trovò una lama alla gola e una voce suadente che conosceva molto bene le parlò all’orecchio “Ora, tesoro, lasci giù il fucile e vieni con me.” Tenne il respiro regolare, cercando di non buttare all’aria il piano che aveva in mente. Lasciò cadere a terra lentamente il fucile evitando che partisse un colpo che avrebbe potuto colpire Ardeth e si rialzò lentamente “Jackson, sei un figlio di puttana.” Gli sibilò contro mentre la teneva a sé “Oh beh, sono solo punti di vista. Ora tu vieni con me… ma solo dopo che i miei uomini hanno ammazzato il tuo amichetto e la tua famiglia davanti ai tuoi occhi.” “Non ti azzardare a torcere un capello a nessuno di loro.” “Oh, invece credo che lo farò.” “Tu credi?” gli ringhiò contro. Con velocità gli diede una gomitata alla bocca dello stomaco che lo fece piegare, gli pestò l’alluce con forza, un pugno sul naso e una gomitata diritta nell’inguine. Il tutto lo mise fuori gioco, riuscendo così a tirargli via di mano il coltello e ad atterrarlo con un pugno diritto allo zigomo, mentre Ardeth atterrava i quattro uomini che cercavano di tenerlo fermo. Breanne prese il coltello e la pistola dell’uomo, controllando che fosse carica. “Grazie Jackson. Almeno adesso sei servito a qualcosa.” Gli diede un buffetto sulla guancia mentre era svenuto urlando “RICK! EVIE! ALEX!! CI VEDIAMO SULLA SPONDA!!”. Ardeth le prese la mano e insieme si gettarono nel Nilo nuotando verso la riva. L’acqua li accolse. Si tuffarono proprio nel momento in cui i coccodrilli entravano in acqua per fare una colazione anticipata. Si mossero lentamente e con calma, vedendo poi gli enormi animali passare oltre senza nemmeno degnarli di uno sguardo “Oh grazie Sobek…” si trovò a dire Breanne arrivando a riva, arrancando sulla sabbia. “Cominciamo a ringraziare antiche divinità?” le disse Ardeth, anche lui il respiro pesante, seduto sulla sabbia “Bè, se ci hanno salvato le chiappe facendo sì che quei coccodrilli ci ignorassero completamente potrei tranquillamente ringraziarli ogni tanto!” gli disse facendolo ridacchiare. Cominciò a ridacchiare anche lei per poi scoppiare in una risata liberatrice rotolandosi a terra “Ssh! Potrebbero sentirci!” la riprese Ardeth alzandosi in piedi e tendendole la mano per aiutarla. Un proiettile lo raggiunse in piena gamba, facendolo accasciare a terra dolorante “ARDETH!!” prese il coltello che aveva rubato a Jackson e, di lama, lo lanciò verso l’uomo sulla sponda, prendendolo in pieno petto. Riprese il coltello e gli prese la pistola correndo verso l’uomo “Ardeth! Ti prego guardami!!” gli disse prendendogli il viso tra le mani “Non sto svenendo, tranquilla… hai una bella mira.” “Tutto merito di Rick… dobbiamo trovare un mezzo di trasporto. Devo portare da qualche parte per curarti.” Si sentì chiamare in lontananza e riconoscendo la voce rispose a piena voce “RICHARD!” La nave nel frattempo era andata avanti e riuscì a capire da dove provenisse la voce. Rick, Evelyn e Alex erano in salvo e al sicuro… sulla sponda opposta. “Ci vedremo ad Abu Simbel! Siamo quasi ad Aswan!” gli urlò di rimando “Siete sicuri?” “Ce la caveremo! Vediamoci ad Abu Simbel! Troveremo il modo di comunicare!” Rick la guardò “Breanne! Ho intenzione di rivederti intera, ok?” la preoccupazione del fratello, nonostante a volte si comportasse come se non gli importasse, le fece quasi venire le lacrime agli occhi “Anche voi! Ci vediamo là!”.
Si rivoltò verso l’uomo che cercava di rialzarsi inutilmente e gli corse incontro “No, non muoverti… è peggio se fai così.” “Lo so, ma devo chiamarlo…” le rispose dolorante per poi fare un fischio. Pochi secondi dopo si sentirono degli zoccoli, e un meraviglioso cavallo nero arrivò sulla spiaggia “È… il tuo cavallo?” chiese lei sconvolta. “Esatto, ci ha seguiti per tutto il viaggio… è un animale intelligente…” commentò accarezzandogli il muso mentre si abbassava su di lui. “Aiutami ad alzarmi. Ci condurrà alla prima oasi.” “No, caro mio, prima devo occuparmi della tua ferita. Hai una pallottola nella coscia se non te lo ricordi!” gli disse Breanne tenendolo a terra con un una mano pressata sul petto. “Non-” “Non accetto proteste. Prima ti curo la gamba- Ardeth… sanguini anche qui…” disse preoccupata sentendo il liquido caldo sulla casacca. “C’è una ferita in più.” le confessò guardandola negli occhi “E avevi intenzione di tenermela nascosta?”. Si alzò in piedi e cominciò a sfilare la camicia dall’interno dei pantaloni “Che cosa stai facendo?” le chiese sconvolto “Credo che questa parte di camicia sia l’ultima cosa pulita – anche se dannatamente bagnata – che ci sia disponibile in questo momento! Quindi accontentati e tieni a freno la tua pudicizia nei confronti delle donne.” Dalla camicia si strappò un lembo lungo dal fondo e gli circondò il petto, mentre per la gamba cercò di fermare la fuoriuscita di sangue “Usa il coltello.” Le disse prendendole la mano “N-Non posso. Non è sterilizzato e potrebbe causare un’infezione.” Gli disse scuotendo la testa, ma il medjai strinse la presa “Breanne, devi farlo. È l’unico modo per togliermi il proiettile. O lo fai tu, o lo farò da solo.” La donna sospirò “Non ho nulla con cui anestetizzare la ferita, e nemmeno per disinfettarla “Lo so. Ma devi farlo, o tener dentro la pallottola sarà ancora peggio.” Breanne annuì, sfilandosi la cintura di pelle, dandogliela in mano “Tieni e mettitela tra i denti. Farà male.” “Ho sopportato di peggio.” “Un’operazione chirurgica alla luce della luna senza nemmeno del fuoco. Grazie a chiunque abbia pianificato questa dannata situazione! Davvero. Grazie!” commentò con tono sarcastico mettendosi seduta di fianco alla coscia dell’uomo che si mise la cintura tra i denti. “Cercherò di farla durare il meno possibile, ok?” gli disse passandogli una mano sulla fronte, tirandogli via i capelli, vedendolo annuire. Respirò profondamente e avvicinò lentamente la lama alla carne e non appena la toccò l’uomo cominciò ad urlare facendo spaventare Breanne che esclamò quasi perdendo il coltello di mano “Scusa!!!!” ma vide Ardeth ridere di cuore “Scusami, non ho resistito!” “SEI UN CRETINO!!!!” gli sbraitò contro “SE TI AZZARDI A FARLO UN’ALTRA VOLTA LA PALLOTTOLA TE LA ESTRAI DA SOLO, CI SIAMO CAPITI?!” “Ok, non arrabbiarti! Non lo faccio più.” le promise sorridendo “Dannato Medjai… una persona si preoccupa e lui fa scherzi stupidi. Si presume che siano persone serie, no? E l’unico che si diverte a fare scherzi stupidi chi lo trova? Io!”. Si riconcentrò e riavvicinò la lama alla ferita. Gli lanciò un’occhiataccia prima di riappoggiare la lama sulla ferita. L’uomo trattenne il respiro mentre sentiva il metallo scorrere. Strinse i denti sulla cintura e cercò di mantenere regolare il respiro. “Cerco di fare il meglio possibile… manca poco Ardeth…” la sentì parlare. La sua voce sortiva un effetto calmante su di lui. Sentì la sua mano tremante appoggiarsi sulla sua. La voltò e gliela strinse di rimando. Chiuse gli occhi e fu portato indietro, molto indietro…
Era in preda alla febbre, lo vedeva… era pallido, febbricitante e la ferita alla gamba non aveva ancora un bell’aspetto nonostante fosse il terzo giorno che gli disinfettava continuamente il taglio. Gli pulì la ferita con un panno pulito inzuppato in acqua e aloe. Lo vide aprire di scatto gli occhi alzandosi di scatto facendola quasi spaventare, ma doveva mantenere comunque un certo contegno. Lo fece sdraiare nuovamente, calmandolo “Non preoccuparti, ci sono io qui…” gli disse calma, appoggiandogli una mano al petto per farlo sdraiare. Tutto il corpo era ricoperto da un velo di sudore prodotto dalla febbre. Con un panno inzuppato d’acqua pulita lo rinfrescò. Tremava come una foglia. Preparò l’impasto con le erbe curative come al solito, modificandolo appena per vedere se le cose potevano migliorare e ricoprì la ferita, fasciandola col lino pulito. Gli accarezzò il viso, mentre gli appoggiava sulla fronte un panno inzuppato e cominciò a cantare…
Il dolore gli fece spalancare gli occhi. Strinse la cintura tra i denti più che poteva: la punta del coltello si stava facendo strada tra la carne e il metallo “Ce la facciamo, Ardeth… ci sono quasi!” gli disse tranquillizzandolo mentre lentamente e con attenzione estraeva la pallottola sorridendo quando la prese in mano, al sicuro da una possibile ricaduta nella ferita. Cercò di tamponare la ferita il meglio possibile e gli fasciò la gamba. Ardeth lasciò andare la cintura, il segno dell’arcata evidente sulla pelle. Breanne se la rinfilò senza molte cerimonie e si inginocchiò dietro di lui, alzandogli la testa e appoggiandola sulle sue gambe. Lo sentì rilassarsi mentre gli accarezzava i capelli e la guancia libera da barba fino alla linea della mascella. “Quando te la senti saliamo a cavallo, ok?” gli disse con calma. La mano di lui raggiunse la sua, intrecciando le dita con le sue “Hai… hai visto anche tu, prima?” “Cosa?” “Mentre mi stavi estraendo il proiettile è come se avessi avuto una visione di una situazione simile. Non l’hai vista anche tu?” “No, purtroppo no. Ma ne ho avute altre in altri momenti… come prima sul ponte, quando hai fatto la battuta sul fatto che ogni volta che ti vedo mi cedono le ginocchia.” Gli disse sorridendo vedendolo sorridere a sua volta. Aveva gli occhi chiusi e sembrava si stesse godendo ogni singola carezza che stava ricevendo. Rimasero così per un po’ nel silenzio totale. Il suono del fiume, il vento tra il canneto, il respiro del cavallo. “Ok, possiamo andare.” Decretò dopo un tempo che le parve infinito. “Sicuro?” “Sì, non possiamo stare qui troppo. Saranno sicuramente già sulle nostre tracce. E dobbiamo essere ad Abu Simbel in tempo.” “In tempo per cos- Ardeth, dannazione, reggiti a me!” “Ce la faccio da-ah!” si lamentò mentre appoggiava la gamba a terra, zoppicando verso il cavallo. Breanne si mise una mano in faccia, sospirando “Ecco perché tu e mio fratello andate così tanto d’accordo. Siete due testoni della stessa categoria. Forza, monta con la gamba buona. E non rompere. Conduco io. Tu devi già stare attento a reggerti in sella.” Gli disse mentre aiutava l’uomo a salire a cavallo. “Non ci pensare nemmeno. Cavallo mio, conduco io.” Le disse tenendosi alle redini. Da terra la donna lo guardò con espressione di sfida, incrociando le braccia. “Uomo delle caverne, fammi spazio.” “No.” Decretò spostandosi avanti (dolorante) sulla sella. Breanne andò verso il muso del cavallo, accarezzandolo “Tu lo sai che tra poco anche se il tuo padrone rogna ti condurrò io, vero?” “Smettila e monta a cavallo.” Le ordinò mettendosi una mano in faccia. Breanne montò a cavallo dietro di lui “Reggiti.” Si abbassò verso il cavallo sussurrandogli qualcosa all’orecchio, partendo poi veloci come il vento, dirigendosi verso il deserto.

Il caldo era torrido, secco. Le riserve d’acqua li stavano abbandonando. Il cavallo oramai abituato continuava imperterrito la strada, come se sapesse cosa fare e dove andare. Per lei tutto era uguale. Avevano passato il deserto roccioso e ora si stavano dirigendo verso le dune sabbiose del Sahara. Era ancora dietro ad Ardeth, ma teneva lei le redini del cavallo. L’uomo alla fine del primo giorno di viaggio aveva cominciato ad accusare i primi sintomi della febbre. La gamba scottava e sapeva che era tutta colpa dell’estrazione della pallottola in quelle condizioni precarie e senza disinfettante a portata di mano. Ora, al terzo giorno di viaggio, la pelle scottava e tremava di febbre. Lo teneva appoggiato a sé così da evitare che potesse cadere dalla sella, ed essendo debole anche lei sostenere una persona quasi a peso morto era una faticaccia. Il cavallo continuò ad andare avanti imperterrito, ma anche lui cominciava a dare segni di stanchezza. Scese da cavallo, facendo sì che l’uomo stesse sopra, appoggiato all’animale. Gli tenne le redini, camminandogli a fianco, seguendolo. Non aveva la minima idea di dove stesse andando. Se doveva basarsi sulle sue conoscenze del deserto per lei erano nel bel mezzo del nulla. Prese la borraccia alla richiesta di acqua dell’uomo che, sbilanciandosi, cadde a terra. Breanne si accasciò vicino a lui, alzandogli la testa e appoggiandola sulle sue gambe per tenergliela alzata. Guardò il cielo: le nuvole si stavano avvicinando, in lontananza scorgeva giallo. Significava solo una cosa. Aprì la borraccia e gli fece bere gli ultimi sorsi d’acqua rimasti. “Ardeth, forza, devi risalire a cavallo. Dobbiamo continuare.” Disse facendo coraggio più a sé stessa che a lui. “No, Breanne… non ce la faccio. Lasciami qui e continua tu.” Le disse in un momento di lucidità “Non pensarci nemmeno. Tu vieni con me. Fino alla fine.” Gli disse prendendolo sotto le ascelle tirandolo quasi su a sedere, sempre appoggiandolo al suo corpo “Breanne, non raccontarti bugie… la ferita è infettata” “Ardeth, smettila.” Il nodo in gola era alle soglie “E non so per quanto ne avremo ancora.” “Smettila.” “Lasciami qui…” “Smettila di dire cretinate! Abbiamo cominciato questo viaggio insieme e lo finiremo insieme. E se tu ti azzardi a morire recupero il Libro di Anubi e ti riporto in vita solo per farti fuori con le mie mani!” lo minacciò, gli occhi gonfi, il panico che avanzava. Dovevano trovare un rifugio alla tempesta il prima possibile. Ardeth allungò la mano verso la sua guancia, asciugandole la lacrima che le rigava il viso creando un solco tra la polvere che le ricopriva il viso. Quegli occhi meravigliosi in cui si sarebbe perso a guardare continuamente se solo non fosse stato colui che doveva proteggerla. Il suo dovere era quello. Non poteva lasciarsi andare a certe cose. Ma stava per morire. Cosa poteva importargli? Continuò a sostenere lo sguardo di lei allungando la mano arrivando alla sua nuca, portandola delicatamente verso il suo volto appoggiando le labbra su quelle di lei. Sentì il suo respiro bloccarsi per un secondo, poi il battito cardiaco aveva cominciato ad accelerare. La mano fresca di lei sulla sua pelle calda fu quasi un toccasana. “Ardeth…” sussurrò il suo nome a pelo delle sue labbra. La guardò un’ultima volta, sorridendole, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare, smettendo di combattere. Breanne lasciò andare il fiume di lacrime che stava minacciando di rompere gli argini da un po’. “No. No. Ardeth no! ARDETH!!!!” lo scosse, ma non provenne nessun lamento dall’uomo. Il panico aveva preso possesso del suo corpo, facendo sì che non si ricordasse più della tempesta di sabbia che minacciava avanzando rapidamente. L’abbracciò singhiozzante: era ancora bollente di febbre, ma non aveva reazioni. Alzò lo sguardo. La tempesta era vicina e non c’era più tempo per nascondersi. Enormi nubi di sabbia si avvicinavano senza sosta e tra poco tutti e tre ne sarebbero stati inghiottiti. Dal nulla sentì nitrire dei cavalli "Molto simpatiche, visioni… molto simpatiche" pensò scuotendo la testa, il vento che si faceva forte. Non beveva da quasi un giorno, e non mangiava da più. le visioni nel deserto non erano poco frequenti a chi era in quelle condizioni. Si sentì debole e chiuse gli occhi. Voleva dormire… solo un po’. Percepì un’ombra. Sentì qualcuno che le portava via il corpo di Ardeth dall’abbraccio e che la sollevava da terra. Aprì gli occhi e due occhi azzurro cielo la fissavano. Fu l’ultima cosa che vide prima che tutto diventasse nero.
 


Buongiorno a tutti :) finalmente arrivo col 4^ capitolo! Mi scuso ufficialmente (me la sto facendo in ginocchio con la cenere in testa fino a Canossa) per il ritardo, ma ho avuto un periodo abbastanza pieno e tra il lavoro e gli impegni personali ho avuto davvero poco tempo per mettermi a scrivere! MA sono tornata a tormentarvi e la cosa mi rende taaaaaanto felice *MWAHAHAHAHAHA* mini-me? A cuccia!
Cooooomunque! Lo so che Ardeth Bay è forse il personaggio più serio della mummia, ma ho alterato leggermente il carattere dandogli la capacità di scherzare (anche se effettivamente in La Mummia 2 sdrammatizza il fatto che sia mezzo squartato con una battuta sui dubledecked di Londra...)
Un bacione enorme a tutti voi che leggete e sopportate i miei sproloqui <3
Ciao, Lalli :3
   
 
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