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Autore: Sphinx    29/01/2005    7 recensioni
Una storia un po' diversa, un'AU inaspettata. La storia di una ragazza che, nella scuola di magia più famosa del mondo, non vede altro che una prigione. La determinazione, la frustrazione, l'ambizione... che la porteranno alla scorrettezza: sottrarre i poteri di un altro mago.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Piccola One-Short, veloce veloce…

Piccola One-Short, veloce veloce…

Change

Quel giorno la lezione era stata più difficile del solito; la ragazzina abbassò lo sguardo, sconsolata, alla bacchetta che stringeva nel pugno della mano destra e scosse leggermente il capo in segno di rinuncia e disperazione. Volse uno sguardo speranzoso verso l'orologio appeso sopra la cattedra e riuscì a sorridere: la lezione era quasi finita.

Drrriiinnn!!!!!!

Un suono lungo e metallico che le parve più dolce del miele.

Il sorriso sul suo volto si allargò e si concesse un piccolo sospiro di sollievo: ora poteva andarsene, ma:

- Signorina Hossas! Rimani un momento, ti devo parlare!- annunciò la McGrannit senza neppure guardarla, riordinando i fogli sparsi sulla cattedra con movimenti rapidi. Il sorriso che per un attimo aveva illuminato il volto della ragazza si spense, osservò con la bocca socchiusa ed espressione allibita l'insegnante ancora intenta nel suo lavoro mentre i suoi compagni si dirigevano allegramente a pranzo.

Nell'uscire, Hanna Abbot le concesse un’occhiata veloce e incoraggiante; Susan Hossas raccolse i libri, infilandoli nella borsa che si mise a tracolla con rassegnazione, abbandonò il suo banco in ultima fila e si avvicinò alla cattedra.

La McGrannit finì di riassettare i fogli e dopo essersi tolta gli occhiali squadrati le dedicò uno sguardo penetrante:

- Signorina Hossas, anche oggi sei stata l'unica a non essere in grado di trasfigurare la tua lucertola in una borsetta per signore...- iniziò, mentre Susan spalancava gli occhi fissandola.

- Ma prof. anche Neville Paciok non c'è riuscito!- ma era una scusa, e lei lo sapeva bene: anche se la borsa di Neville correva ancora per la stanza, ben salda sulle quattro zampette, era pur sempre una borsetta! Lei invece, non era riuscita a fare altro che mettere una cerniera sul dorso della propria lucertola che sonnecchiava comoda sul banco.

- Non stiamo parlando del signor Paciok, che, tra parentesi, sta facendo numerosi progressi... ma di te. E' inutile dirti che, se non otterrai qualche risultato nei prossimi mesi, rischi la bocciatura!-

Susan avrebbe voluto gemere, invece si morse il labbro inferiore e annuì tristemente, uscendo lentamente dalla stanza.

Cosa poteva fare lei se non ci riusciva? Non era colpa sua! Odiava essere inferiore agli altri e, soprattutto odiava essere sempre ripresa da tutti i docenti per i suoi scarsi risultati, odiava quel dannato castello così... così... magico.

Ecco quale era il problema: lei non possedeva magia. Eppure, dannazione! doveva studiare in quella stramaledetta scuola, con tantissimi ragazzi a cui gli incantesimi uscivano con la stessa semplicità con cui fioriscono i fiori a primavera!

Lei non era una strega: ci aveva sperato, aveva tentato, ma era tutto inutile. Non sarebbe mai stata accolta in quella scuola se non per l'insistenza dei suoi nonni. La sua era una famiglia purosangue, maghi da generazioni e generazioni ma poi, sua madre, un giorno e per caso, aveva incontrato quel biondo e affascinante Babbano di cui si era innamorata. I genitori della madre si erano scandalizzati quando l'unica figlia gli aveva presentato l'uomo con cui intendeva sposarsi e l'avevano cacciata.
Il frutto di quell'unione era stata lei, un... ibrido senza una goccia di magia nelle vene e il nome della famiglia da tenere alto.

Quando i suoi genitori erano morti in un incidente d'auto era stata adottata dai suoi nonni che le avevano infilato di forza un abito per lei troppo piccolo e sbattuta in un mondo a cui non sentiva di appartenere.

Aveva provato a spiegarlo: -Non ci riesco! Lo capisci nonna, non ce la faccio proprio!-

-Si che ce la fai! E' che non vuoi farcela, sei come quell'idiota di tuo padre! Tua madre era una strega, e anche tu lo sei!!!-

Così era arrivata ad Hogwarts. Sapeva che sarebbe stata una dura sfida e nei primi tempi si era anche illusa di poter vincere, ma poi si era accorta che stava restando indietro e, con l'andar dei mesi, aveva capito che la distanza che la separava dai suoi compagni era troppa e non sarebbe mai riuscita a colmarla.

Tutte le volte che impugnava la bacchetta si ripeteva "Sono una strega. Sono una strega." ma era tutto inutile, non sentiva nulla scorrere nel suo braccio né vedeva scintille sprizzare dalla punta... se avesse semplicemente impugnato un rametto di legno avrebbe avuto gli stessi risultati.

Ed era confusa.

Da una parte avrebbe voluto scappare, abbandonare quella scuola e quelle persone, rifugiarsi in una cittadina Babbana e vivere la vita normale di chi non sa neppure cosa sia la magia; ma dall'altra sentiva sulle sue spalle una grande responsabilità che la tratteneva a Hogwarts: non erano le continue prediche di sua nonna sull'onore e la famiglia, era sua madre. Voleva dimostrare di essere anche solo l'ombra di quella donna bionda a cui era stata tanto affezionata e che l'aveva tanto amata. Voleva che quell'angelo, dolce e gentile, potesse sentirsi fiera di lei, dei suoi successi.

---

E la soluzione arrivò, improvvisamente, proprio quel pomeriggio...

---

Il sotterraneo era freddo e umido, i muri impregnati dell'odore acre delle pozioni che giorno dopo giorno avevano rilasciato i loro vapori nella grande stanza quadrata.

Susan, con la testa appoggiata al grande libro Radici e Piante: trovarle e utilizzarle in uno schiocco di bacchetta, fingeva di ascoltare la voce profonda del professor Piton che stava introducendo la pozione della giornata.

Le piaceva l'odore di quella stanza, il suono delle provette e delle misture che bollivano e Pozioni era una delle sue materie preferite.

Era stata probabilmente l'unica ad apprezzare il discorso dell'insegnante durante la prima lezione del primo anno: l'assenza degli "insulsi sventolii di bacchetta e stupidi incantesimi..." aveva terrorizzato i suoi compagni ma subito interessato e affascinato la ragazza, dove non c'era magia era il posto giusto per lei.

D’altronde, erano state proprio le sue prestazioni in Pozioni, Erbologia e Astronomia a evitarle la bocciatura per ben quattro anni, ma con gli esami, era tutta un'altra cosa.

-... era questa una pozione particolarmente temuta dagli Auror perché, incolore e insapore, poteva intrappolare i loro poteri e consegnarli ad altri...-

Intrappolare i loro poteri...

quelle parole rimbombarono nella mente di Susan distogliendola dalla contemplazione di un vaso contenente occhi di salamandra...

Consegnarli ad altri...

consegnarli ad altri...

ad altri...

La ragazza si raddrizzò improvvisamente, rovesciando una boccetta d'inchiostro sul piede del Corvonero che le stava a fianco ma il discorso del professore era cambiato.

- Ora preparerete un'altra pozione, molto più debole di quella che ho accennato un attimo fa (che è anche estremamente complicata), tuttavia in grado di privare momentaneamente un mago dei suoi poteri.-

Non me ne frega un accidente della Pozione BloccaPoteri! Voglio sapere come si prepara quella per rubarli...

- Professore, mi scusi- azzardò Susan ricevendo un'occhiataccia dall'arcigno insegnante.

- Cosa vuoi, signorina Hossas?-

Nello sguardo e nel tono dell'uomo la ragazza percepì grande disappunto e una rabbia inspiegabile.

- Io vorrei... vorrei solo sapere il titolo del libro che contiene la pozione a cui ha accennato...- spiegò con un filo di voce.

- E... di grazia, a cosa ti serve?! In ogni caso posso anche dirtelo, è contenuta nel libro 1000 Pozioni Pericolose e Dannose ai Poteri Magici, ma tanto non c'è nella biblioteca di Hogwarts. E ora, muoviti con quella pozione... Boot è quello il modo di maneggiare un pestello?!- sbraitò poi rivolto ad una minuta Corvonero che sobbalzò schiacciandosi un pollice con l'arnese di legno.

- Cosa hai intenzione di fare?- le sussurrò Hanna, fingendo di voltarsi per chiedere in prestito bile di scoiattolo.

Susan non rispose: forse, e per la prima volta, i suoi nonni le sarebbero stati d'aiuto.

---

Nell'aria fredda che spazzava sempre la guferia, una figura dai lunghi capelli raccolti in trecce, scura e solitaria nel tramonto rosso e oro, osservava il volo di un barbagianni che si allontanava con una lettera strettamente legata alla zampetta destra.

Cara nonna, (recitava la pergamena intestata)

spero che a casa stiano tutti bene: il nonno? E Twig, l'Elfo domestico?

Qui va tutto a meraviglia ma, per prepararmi meglio ai G.U.F.O, vorrei fare una ricerca più approfondita sulle pozioni. Purtroppo, uno dei libri che maggiormente potrebbe essermi d'aiuto, non si trova nella biblioteca di Hogwarts. Non è che potresti inviarmi il volume 1000 Pozioni Pericolose...

(seguivano altre chiacchiere e pettegolezzi, inseriti semplicemente per far volume e distogliere l'anziana donna dal fatto che la nipote chiedeva un libro che, in altri casi, avrebbe trovato collocamento nella Sezione Proibita).

La risposta, portata con gran fatica da due gufi reali, planò davanti a lei durante la colazione di martedì e un grosso pacco le fu depositato accanto al piatto di frittelle con le mele. Velocemente si cacciò in bocca ciò che rimaneva della frittella che aveva in mano e, con un sorriso in saluto ad Hanna Abbott, si dileguò con il pacco sotto braccio.

La carta marroncina copriva un grosso libro rilegato in oro, con le pagine spesse e incollate fra loro. La ragazza lo sfogliò il più velocemente possibile fino ad arrivare alla pagina 666: Pozione Cattura Poteri. Mentre usciva trionfante, con il libro in grembo e gli ingredienti delle pozioni nella sacca, notò il biglietto allegato al pacco: Fidando della coscienziosità di mia nipote, riportava la grafia grande e maestosa di suo nonno.

Non temere, nonno...

---

Erano passate cinque lunghe e difficili settimane da quando aveva ricevuto il libro e, nella quite pomeridiana, la pozione finiva di bollire a fuoco lento nella Stanza delle Necessità.

Aveva sentito parlare di quella stanza da una Corvonero: Cho Chang, una ragazza piuttosto carina che si vociferava avesse un debole per il Grifondoro Harry Potter, e aveva deciso di approfittarne.

Durante i giorni interminabili durante i quali la complicata pozione cuoceva, cambiando frequentemente colore e consistenza, la giovane Tassorosso si era guardata intorno, per i corridoi e in Sala Grande, alla ricerca della sua vittima.

Alla fine aveva deciso, la decisione forse più ambiziosa della sua vita: Harry Potter.

Quando un piccolo gnomo uscì dall'orologio a pendolo, annunciando con dieci colpi su un incudine che erano ormai le 22.00, Susan si svegliò. Si era assopita osservando il calderone bollire sul fuoco, acceso con normalissimi fiammiferi Babbani.

Si avvicinò alla pozione, trasparente e senza il minimo profumo. Ne raccolse un po' con un mestolo per poi lasciarla ricadere fluida nel calderone.

Raccolse da terra la sua sacca che conteneva l'ultimo ingrediente, il più importante: il sangue del mago a cui si voleva rubare i poteri, e che la ragazza aveva preso dalla divisa di Quidditch del giovane, impregnata del prezioso liquido porpora dopo una rovinosa caduta in una partita d'allenamento.

..."Si, Marietta, mi piace molto. Credo che Harry sia un ragazzo stupendo, domani sera, dopo la riunione, credo che ci proverò con lui..." Le tornarono alla mente le parole che aveva sentito bisbigliare a Cho quella mattina, mentre passava davanti al tavolo dei Corvonero per andare a fare colazione. La giovane asiatica era arrossita mentre le confidava alla più cara amica, passandosi contemporaneamente sulla bocca un BurroLabbra Contro Ogni Tipo di Screpolature, dato che le sue labbra perfette avevano risentito pesantemente del gelo pungente durante gli allenamenti nella fredda aria serale.

E Cho sarà la mia inconsapevole complice... pensò, lasciando cadere un burro-cacao che aveva trafugato dalla sacca della Chang nel calderone ...solo poche gocce di pozione, e non sarò più l'ultima della classe, l'ultima della mia Casa, l'ultima della scuola...

§

Aveva riconsegnato a Cho il BurroLabbra che gli aveva rubato, a lei non sarebbe accaduto nulla, il sangue della vittima serviva a quello: identificare lo sfortunato e ignaro mago che in poco tempo si sarebbe ritrovato come un misero Babbano; e aveva seguito la ragazza proprio fino alla stanza in cui aveva passato tante ore china sulla sua pozione. La giovane Corvonero aveva addirittura estratto un piccolo specchietto dal mantello prima di entrare, si era sistemata i capelli e, come sempre si era passata l'ormai inseparabile burro-cacao sulle labbra, ancora terribilmente screpolate. Il tutto mente Marietta borbottava: - Tutto questo per Harry!-

Molti ragazzi, furtivamente, erano entrati nella stessa stanza, chissà cosa combinavano. Erano tutti eccitati, con le bacchette in attesa nelle mani frementi. Dovette aspettare per più di un ora, poi, finalmente e con una lentezza esasperante i ragazzi uscirono a gruppetti (-Hei, hai visto che Schiantesimo!-, -Non avevo mai capito come agitare il polso, ma ora ci riesco alla perfezione...!). Anche Marietta, l'inseparabile amica di Cho, uscì e fissò a lungo la porta scuotendo la testa prima di andarsene. Restavano solo loro due all'interno: Harry e Cho. La vittima e il carnefice inconsapevole...

#- S...sei un bravo insegnante, sai- disse Cho, sorridendo tra le lacrime -Non ero mai riuscita a Schiantare nulla, prima-

- Grazie- mormorò Harry, impacciato.

Si guardarono per un lungo istante. Harry provava un ardente desiderio di fuggire dalla stanza, ma allo stesso tempo era del tutto incapace di muovere i piedi.

- Vischio- sussurrò Cho, indicando il soffitto sopra la sua testa.

- Sì- disse Harry. Aveva la bocca arida - Però deve essere pieno di Nargilli.

- Che cosa sono i Nargilli?-

- Non ne ho idea- ammise Harry. Lei si era fatta più vicina. Gli sembrava di avere la mente schiantata. - Devi chiedere a Lunatica. A Luna, voglio dire-

Cho emise un buffo suono, a metà fra un singhiozzo e una risata. Era ancora più vicina. Avrebbe potuto contarle le lentiggini sul naso.

- Mi piaci un sacco, Harry-

Non riuscì più a pensare. Un formicolio si era impadronito di lui, paralizzandogli braccia, gambe e cervello.

Era troppo vicina. Vedeva ogni lacrima appesa alle sue ciglia...#

Cho uscì furtivamente, con le lacrime agli occhi ma anche con un sorriso enorme e un po' impacciato di chi ha appena fatto qualcosa che desiderava da tanto ma se ne vergogna un po'.

Susan, appoggiata alla statua in fondo al corridoio si mise in allerta.

E' ora. Non puoi tornare indietro, realizzerai i tuoi sogni... tutti ti noteranno e i professori ti ammireranno...

CLUNK!

La porta della Stanza delle Necessità si chiuse seccamente ed un Harry, dall'espressione ebete, uscì barcollando, ancora inebriato dal bacio appena ricevuto.

-ARTEM CAPTO!- sussurrò Susan, desiderando con tutto il cuore che funzionasse e richiamando a se quel briciolo di magia che a volte le veniva in aiuto nelle situazioni d'emergenza.

Uscì da dietro l'angolo in cui stava nascosta mentre Harry iniziava a tremare appoggiato alla parete.

Mi dispiace Harry, non voglio farti del male, potrai continuare tranquillamente la tua vita... voglio solo i tuoi poteri magici...

Una polverina fine e luccicante iniziò a emergere dalle mani, dalla fronte e dalle labbra del giovane Grifondoro che, nonostante non capisse cosa gli stava accadendo, sentiva che qualcosa di importante lo stava abbandonando.

Provò ad opporre resistenza, a impedire di essere "svuotato". Ma fu inutile.

Pensa all'ironia Harry... E' tutta colpa di un bacio...

La ragazza rimase immobile mentre quella polverina leggera e luccicante la avvolgeva, le pareva polvere di stelle e, per la prima volta, sfiorando la bacchetta sentì un calore salirle per il braccio e un flusso di energia scorrere attraverso il suo corpo. Grazie infinite...

Il ragazzo si riscosse, si raddrizzò e scosse la testa come per liberarsi di un cupo fantasma. Cosa era stato? Quando la vista gli si era annebbiata gli era parso di vedere la figura di una ragazza, lo stemma dei Tassorosso, ma non ne era certo. E in più stava bene. Non sentiva alcun dolore e neppure la sottile cicatrice a forma di saetta gli bruciava.

-Oblivion!- recitò la voce limpida di una ragazza e il giovane fu investito da un fascio di luce.

Harry si guardò intorno e, con l'unico ricordo di quel dolce bacio si avviò alla Sala Comune dei Grifondoro.

§

FINE

D'accordo, lo so che in alcuni punti è di una banalità mostruosa ma spero vi abbia fatto piacevolmente trascorrere un po' di tempo.

Vorrei precisare due cose:

1) la parte contenuta tra #...# è presa uguale uguale da Harry Potter e l'Odine della Fenice, ci tenevo a precisarlo anche se credo che si capisca.

2) non c'è scritto da alcuna parte che Susan Hossas sia una Maganò ma non mi andava di creare un personaggio per questo e poi, ho scelto un personaggio che, marginalmente, c'è da sempre per tentar di rendere meglio l'idea che volevo trasmettere.

A presto.

Data di creazione: 31 Luglio 2003 (della serie: era anche ora di pubblicarla!)

Sphinx

  
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