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Autore: Midnight the mad    25/11/2014    2 recensioni
"Kurt scoprì di chiamarsi Kurt quando aveva quattordici anni, e decise di chiamarsi St. Jimmy più o meno nello stesso periodo. Tutta colpa di un diario.
E di una sigaretta."
"Alzò gli occhi al cielo, sibilando una bestemmia. Qualcuno dietro di lui rise. Si girò e vide una ragazza che lo osservava divertita. Lei sollevò un sopracciglio e canticchiò: - Look down, look down, Sweet Jesus doesn't care... -
Lui sbuffò. - E allora cosa dovrei fare? -
La ragazza alzò le spalle. - Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi. -"
"- Syd? -
- Già. Syd. Problemi? -
- No, è che tipo, sei... "incastrata" a fare Syd. Che lo sai già che alla fine morirai da drogata pazza e chissà cos'altro. Io fossi in te me lo darei un futuro, almeno con il nome. Concediti il beneficio del dubbio. -
- Tu sei la prima a non darti un futuro con il tuo nome. -
Lei scrollò le spalle. - Non ho mai avuto così tanta voglia di avere un futuro. Tu invece non vuoi altro. Quindi almeno datti una possibilità. -
- Sì, ma non voglio sperare troppo, capisci cosa intendo? Che poi se va male resto delusa. -
- E allora chiamati Whatsername. -"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JESUS OF SUBURBIA
DEARLY BELOVED
(Stessa città,
la sera dello stesso giorno)
 
Quando Jesus si svegliò, Syd stava ancora dormendo. Il ragazzo si alzò sbadigliando e si guardò intorno alla ricerca dei suoi vestiti. Si infilò quello che riuscì a trovare, ma la maglietta sembrava misteriosamente scomparsa, così si chiuse direttamente la felpa sul torace nudo. Quel gesto gli ricordò, chissà per quale motivo, la prima volta che aveva incontrato St. Jimmy.
Già, St. Jimmy. Per un pomeriggio intero era riuscito a non pensare a lei. Solo che non sapeva se fosse una buona cosa o no. Cioè, quella ragazza l’aveva mandato in crisi, ma Jesus sapeva che aveva ragione su tutta la linea.
Entrò in cucina e la vide seduta al tavolo davanti a un libro aperto e a un cappuccino. Gli sembrò strano vederle bere qualcosa di analcolico, in realtà. Lei sembrava tanto una da ubriacarsi dalla mattina alla sera. Eppure, in effetti, l’aveva vista bere solo una volta.
“Chi cazzo sei tu, St. Jimmy?”
- Ehilà. – fece la ragazza. – Bella la scopata? –
Alzò gli occhi al cielo e si sedette. – Che fai? –
- Studio. Sai, ogni tanto capita. – Sbadigliò e mise giù la tazza. – Mi piaceva di più quando la caffeina mi dava alla testa così tanto che poi mi veniva da vomitare. –
- Non è granché. –
- E’ meglio di quello che sembra. – ribatté, scrollando le spalle. – Anche tu fai l’esame dopodomani? –
- Già. Però dai, sembra semplice. –
- Mh. – commentò la ragazza. Jesus non capì cosa volesse dire, ma non fece in tempo a chiederglielo perché lei continuò: - Sai, quando ero più piccola sapevo con una certezza incredibile che o sarei morta entro i trent’anni o sarei diventata una fisica delle particelle e un’astrofisica. Ora inizio a convincermi che le due cose potrebbero tranquillamente accadere contemporaneamente e non mi dispiacerebbe poi così tanto. –
- Non è così ovvio morire entro i trent’anni. – osservò lui.
- Dipende tutto da quando esaurisci i motivi di divertimento. – fece lei, poi si rimise a leggere.
Jesus la guardò. Quella era St. Jimmy. Risposte scontate e poche spiegazioni, e le spiegazioni che c’erano erano troppo per lui e contemporaneamente non gli bastavano.
Come fai a vivere così? avrebbe voluto chiederle. A vivere senza la sicurezza, a vivere senza evitare di pensare, di concentrarsi sulle cose. Perché era così che andava, in fondo. Le cose si sfioravano appena, di solito, se ne sentiva appena il sapore. Della vita si sentiva appena il sapore.
E non sapeva se gli bastava, o meglio, non più. Non essere disfattista era raccontarsi bugie, era quello il punto.
- Come si fa a non impazzire? – gli uscì.
La ragazza sorrise appena senza alzare lo sguardo. – Non si può. –
- Tu lo fai, però. –
St. Jimmy sospirò. – Io sono pazza, Jesus. Sinceramente, pensavo te ne fossi accorto. –
- Non lo sembri. –
Un altro sorriso. – Un sacco di cose non sono come sembrano. Ma credimi, non dovrebbero essere quelle a preoccuparti. –
- E allora quali dovrebbero essere? –
- Quelle che sono esattamente come sembrano. Sul serio, quelle sono le uniche cose che dovrebbero fare paura. –
- C’è qualcosa che dici che abbia senso? – sbottò il ragazzo. Gli sembrava sempre di più che lei lo stesso prendendo in giro.
- Tutto quello che dico ha senso e non lo ha, a seconda di come lo vedi. Ma questo vale per tutto e probabilmente lo sai già anche tu. – Sbadigliò di nuovo e vuotò la tazza, poi si alzò e la buttò nel lavandino. – Direi che per oggi basta studiare. Tanto fra poco devo andare a lavoro. –
Detto questo uscì dalla cucina e lui si ritrovò a fissare l’uscio senza sapere cosa fare. Giri di parole, ecco tutto quello che si otteneva a parlare con quella ragazza. E lui sicuramente non aveva voglia di perdere tempo o di farsi rovinare la vita da lei.
Cinque minuti dopo era ad aspettare sulla porta di ingresso che lei uscisse per andare a “lavoro”.
Quando lo vide St. Jimmy fece una smorfia. – Non promette per niente bene. –
- Magari è una di quelle cose che non sono come sembrano. – osservò lui, serafico.
- Senti, io non ti piaccio e lo sappiamo entrambi. Ogni volta che apro bocca ti incazzi. Quindi non vedo cosa... –
- Non è vero. – la interruppe. – Quando apri bocca e ti spieghi non mi incazzo. –
- Sì, ma poi stai di merda. E io non ho più voglia di... – Si bloccò. – Ma tanto non sono fatti miei. – aggiunse, dopo un po’. Però aveva lo sguardo cupo.
- Non hai più voglia di cosa? – domandò Jesus, senza capire.
- Lascia perdere. Se vuoi venire, vieni. Se avrò voglia di parlare, parlerò. Tu spera solo che non ne abbia voglia. –
- Stai ricominciando a dire cose alla cazzo o sbaglio? – ribatté il ragazzo.
- Dio, quanto sei stupido. – borbottò lei, poi lo superò e uscì di casa.
Jesus la seguì sul pianerottolo. – Ma che problemi hai? – Iniziava ad arrabbiarsi. Perché doveva parlare in quel modo?
St. Jimmy non rispose e iniziò a scendere le scale.
- Spiegami, cazzo! Che cosa ci sarà di difficile? – le urlò dietro lui.
La ragazza si girò e gli lanciò un’occhiata di fuoco. – Lasciami in pace. – disse, semplicemente, poi sparì fuori dal portone.
Jesus rimase immobile sul pianerottolo, senza sapere cosa fare. Quello scatto l’aveva lasciato di sasso. St. Jimmy per lui era sempre stata una stronza geniale e irriverente. Ma ora? Che senso aveva il modo in cui si era comportata?
Nessuno, decise. Era stata solo una scenata tanto per farla.
-
Era stata solo una scenata tanto per farla.
Sì, probabilmente lo era stata.
St. Jimmy lanciò un’occhiata fuori dal finestrino dell’autobus. Pioveva, e le parole che aveva scritto poco prima sulla condensa del vetro stavano già scomparendo.
We are the last call and we’re so pathetic...
“Le cose che dovrebbero fare paura sono quelle che sono esattamente come sembrano. Sul serio.” pensò, e prese un respiro. Aveva passato già da un po’ la sua fermata, ma non le importava. Quale altro posto c’era per passare una notte come questa se non un autobus semivuoto diretto chissà dove?
Ricordò che, quando aveva circa tredici anni, un giorno al supermercato aveva trovato una maglietta dei Sex Pistols con disegnato sopra un treno, e sul treno c’era scritto: Direction Nowhere, o qualcosa del genere, comunque. E in quel momento a lei sembrava proprio di stare andando da nessuna parte, o meglio, le sembrava ancora più del solito.
Chiuse gli occhi. Perché aveva fatto quella scenata a Jesus? Che senso aveva avuto? Non aveva fatto altro che peggiorare le cose. Se avesse voluto tenerselo lontano le sarebbe bastato fingere di essere normale. Eppure non l’aveva fatto. Gli aveva schiaffato in faccia tutto e poi si era ritrovata a gridargli contro sentendosi assolutamente vuota, senza sapere perché lo stesse facendo.
“Ma non c’era neanche un motivo per smettere.”
Forse, in realtà, non voleva tenere lontano Jesus. Voleva disperatamente che lui capisse, eppure continuava a piacerle l’idea di avere qualcosa per sé, qualcosa che nessuno riuscisse davvero a capire a parte lei. Le piaceva illudersi di essere speciale, di avere qualcosa in più. Le era sempre piaciuto e l’aveva sempre saputo, e aveva sempre saputo anche che tutto quello era stupido. Aveva anche sempre saputo, però, che evitare le cose stupide era assolutamente impossibile. E aveva sempre saputo, anche, che quella consapevolezza era un modo di giustificarsi, ma che giustificarsi era normale, e che quella era una giustificazione a sua volta, ma che in fondo non importava, perché...
Cazzo, con che coraggio Jesus aveva detto che lei non era pazza?
Pensi troppo, aveva detto una volta lei. E St. Jimmy aveva risposto che era verissimo, ma che le andava bene così. Solo che, ogni tanto, pensare troppo era stancante, e faceva male. E allora veniva voglia di parlare con qualcuno, ma con chi? Con chi, se neanche lei era riuscita ad ascoltare tutti i suoi discorsi?
La ragazza chiuse gli occhi e appoggiò la testa al finestrino. “Forse mi serve solo qualcuno che sia capace di non farsi male.”
-
- Tu che ne pensi di lei, Syd? –
La ragazza alzò la testa dal libro che stava leggendo. Pensava che il suo coinquilino fosse già uscito, a dire il vero. – Di lei? – ripeté.
- Di St. Jimmy. Cioè, è assurda, e spara cazzate dalla mattina alla sera, ed è una stronza, però... mi sento sempre come se lo stupido fossi io perché non capisco. – disse lui, appoggiandosi allo stipite. – A te non capita mai? –
Syd ripensò a quando aveva letto il diario di Kurt Cobain e tutto quello che St. Jimmy ci aveva infilato dentro. Ma non fece in tempo a decidere cosa dire che Jesus ricominciò a parlare: - Sembra sempre così... così convinta di se stessa, come se volesse sempre farti sentire inferiore, e non si rende conto che è solo un’idiota e che le piace rovinarsi la vita tenendosi lontana da chiunque. – Adesso sembrava quasi arrabbiato.
Per qualche motivo alla ragazza venne da pensare che era quasi divertente il modo in cui le persone frustrate riuscissero a odiare chiunque. – Secondo me no, invece. Secondo me sa benissimo quello che fa e lo fa comunque. E’ troppo intelligente per non accorgersene. –
- E allora perché continua a farlo? – sbottò Jesus, alzando gli occhi al cielo.
- Magari perché non ha nessun motivo per smettere. Altrimenti perché? – fece lei. – Comunque, senti, non credo che dovresti... farti così tanti problemi. Se vorrà spiegarsi si spiegherà, no? –
Il ragazzo fece una smorfia. – Non ha senso. – borbottò, e uscì.
Syd appoggiò il libro sul tavolino del salotto e pensò che invece di senso ne aveva eccome. E che anche a lei sarebbe piaciuto capire St. Jimmy, ma che Jesus non ci sarebbe riuscito se continuava a essere convinto che le cose dovessero avere un senso.
Sospirò e si alzò, avvicinandosi al divano. St. Jimmy aveva riempito dei suoi libri la libreria del sotto, e adesso erano tutti lì, sporchi e mezzi sfasciati. Appoggiato allo scaffale trovò anche Il ritratto di Dorian Gray. Si era quasi dimenticata di averglielo prestato. Lo prese e lo aprì.
E si bloccò.
Lo sfogliò. E si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo. Praticamente in ogni pagina la ragazza aveva sottolineato qualcosa. E meno male che le aveva detto di non farlo.
Beh, ormai non c’era molto da fare. Lo riappoggiò allo scaffale e ricominciò a guardare i libri. All’improvviso ne notò uno piuttosto piccolo, con la costoletta viola e bianca. Lo tirò fuori e riconobbe il libro per bambini che aveva visto la prima volta. Lo guardò meglio. Era uno di quelli messi peggio, con la copertina piegata e scolorita che rappresentava una strega china su un calderone, e il titolo era: Strega come me.
Lo aprì. Neanche a dirlo, anche quello era tutto sottolineato. Ma cosa ci poteva essere da sottolineare in un libro per bambini?
Iniziò a leggere.
-
La città di notte sapeva semplicemente di buio. Buio freddo, che si insinuava ovunque, anche sotto la luce dei lampioni. Il buio non si poteva fermare. Stava sempre lì, nascosto, in agguato, forse in attesa. Di cosa Jesus non lo sapeva, ma non era quella la domanda che si stava facendo adesso.
Era uscito da lavoro, ma non era tornato a casa. Era rimasto lì a gironzolare senza meta, e a pensare. Già, stava pensando troppo. Stava pensando alle parole di St. Jimmy, al fatto che probabilmente ce l’avevano eccome un senso, solo che lui non aveva mai voluto vederlo.
Ma adesso lo stava facendo. Adesso tutti i pensieri di quel giorno erano tornati ed esigevano conseguenze, perché se St. Jimmy aveva ragione allora restare indifferenti era impossibile.
Pensò a quello che gli aveva detto Syd. Di calmarsi, di non lasciarsi travolgere. Di lasciar perdere, in un certo senso.
Ma come era possibile lasciar perdere?
No, non l’avrebbe fatto. Non ne era capace.
Avrebbe trovato St. Jimmy e basta. Le avrebbe parlato. L’avrebbe capita, perché aveva un bisogno assurdo di capirla.
“Scusa, Syd, ma non posso fare quello che mi chiedi di fare. Non ci riesco.” pensò, e si avviò nel buio, con una canzone troppo vera che gli risuonava in testa.
 
Dearly beloved, are you listenin’?
I can’t remember a word that you were saying.
Are we demented or am I disturbed?
The space that’s in between insane and insecure...

Ehi people! Scusate l'assenza, ma anche voi siete un po' freddini... me la lasciate una recensione? (Occhioni a cucciolo)
 
  
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