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Autore: WingsOfButterfly    26/11/2014    3 recensioni
«Ci sta provando con me, per caso?» stavolta la donna si voltò verso di lei con decisione ed un cipiglio scettico in volto.
«Se le dicessi di sì, le dispiacerebbe?».
«Porta la fede».
Paola alzò la mano sinistra tra i loro visi, facendo scintillare un sottile cerchietto d’oro attorno all’anulare. Poi abbassò lo sguardo sulla mano sinistra della donna e le sue labbra si piegarono all’insù furbamente.
«Anche lei» ribatté con molta naturalezza.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano le ventidue in punto, quando Paola varcò l’ingresso del maestoso Palazzo Ducale di Siena.
Quella sera non avrebbe dovuto trovarsi lì, a calpestare quel tappeto rosso. Si diresse al guardaroba, dove una gentile signorina le prese il cappotto e poi proseguì verso la sala centrale illuminata e chiassosa. Aveva un altro impegno quella sera, il primo compleanno della figlia di sua sorella di cui era la madrina, “a cui non posso certo mancare”, si era giustificata. Invece, eccola lì, con il vestito che aveva indossato per la festa della piccola Claudia, dove però era rimasta giusto il tempo di un saluto ed un paio di foto, poi aveva preso la macchina ed era corsa in centro.
Nell’immenso salone si agitava una moltitudine di gente, tutti vestiti elegantemente. In un angolo della sala un quartetto d’archi diffondeva note lievi nell’aria. Alle pareti e su vari cavalletti disposti in punti strategici erano esposte una serie di fotografie che avevano tutte come soggetto la gonna, e di conseguenza le donne. Il titolo di quella mostra, d’altronde, era assolutamente esplicativo, giacché recitava “L’odore della gonna”.
Era la serata d’apertura della mostra, quindi erano previsti gli interventi di alcuni artisti, i cui lavori erano esposti lì quella sera, e della curatrice della mostra.
Paola restò qualche momento disorientata, poi aggiustandosi delle invisibili pieghe sul vestito, cominciò a camminare seguendo distrattamente il flusso di persone che transitavano davanti alle varie esposizioni. Si soffermava a guardare le foto quel tanto che bastava per coglierne l’anima, poi passava oltre.
Aveva compiuto quasi mezzo giro della sala, quando alla propria destra intravide un tavolo con una piramide di coppe di champagne, dietro al quale si affaccendavano dei giovani camerieri che soddisfacevano le richieste dei visitatori. Mentre si avvicina, tagliando la folla a metà e scivolando tra le varie persone, i suoi occhi si posarono sul profilo di una donna intenta a chiacchierare e sorridere ad un capannello di persone. I capelli rossi erano raccolti in un morbido chignon che le lasciava il collo scoperto, e le guance accarezzate da due morbide ciocche appena ondulate. Paola osservò le espressioni che si susseguivano sul suo volto. Studiò le piccole rughe che le si formavano attorno agli occhi quando li strizzava per sorridere, l’unico segno di una giovinezza che aveva appena cominciato a sfiorire, perché, a parte quelle, la sua pelle aveva conservato freschezza e luminosità. Non sembrava avere più di trentasei anni, giusto un paio più di Paola.
Dovette smettere di fissarla quando qualcuno la urtò e la costrinse a distogliere lo sguardo. Quando alzò nuovamente gli occhi, l’altra era sparita. Paola riprese a camminare verso il tavolo e fu proprio lì che la vide di nuovo.
«Ci conosciamo?» le sussurrò all’orecchio, affiancandola.
La donna sussultò, colta alla sprovvista. Quando la tensione nelle spalle si sciolse, si voltò lentamente in direzione di Paola squadrandola da capo a piedi con i suoi occhi verdi. Non disse nulla però, si girò nuovamente attendendo il proprio turno per ordinare da bere.
«Lo sa che ha degli occhi magnifici?» insistette Paola, sfoderando un sorriso storto che le dava un’aria provocante.
«Ci sta provando con me, per caso?» stavolta la donna si voltò verso di lei con decisione ed un cipiglio scettico in volto.
«Se le dicessi di sì, le dispiacerebbe?».
«Porta la fede».
Paola alzò la mano sinistra tra i loro visi, facendo scintillare un sottile cerchietto d’oro attorno all’anulare. Poi abbassò lo sguardo sulla mano sinistra della donna e le sue labbra si piegarono all’insù furbamente.
«Anche lei» ribatté con molta naturalezza.
La donna gettò d’istinto un’occhiata alla propria mano e giocò con la fede facendola ruotare con il pollice.
«Prego, signore» la voce di un cameriere le distrasse.
La donna si voltò verso il giovane, pronta ad ordinare, ma Paola s’intromise finendo la frase per lei.
«Per me un… ».
«… calice di prosecco. E per me un bicchiere di vino rosso. Grazie» Paola gettò uno sguardo di sfida all’altra «Ho indovinato?».
Quella le restituì un’occhiata ermetica e cambiò discorso.
«Quindi, lei non è fedele?» le chiese con un accenno di curiosità malcelata.
«Lo sono sempre stata… fino ad ora» rispose Paola alzando le sopracciglia con aria enigmatica.
Il cameriere gli porse due bicchieri, loro li presero e si allontanarono dal tavolo per dare spazio agli altri.
«Prima la osservavo parlare con delle persone» riprese Paola camminandole a fianco «Lo sa che quando ascolta socchiude leggermente gli occhi e quando l’argomento non le interessa abbassa lo sguardo a sinistra?».
«Io prima, invece, la osservavo girare per la sala e studiare le fotografie» rispose la donna, interrompendosi per sorseggiare il suo prosecco «Lo sa che quando le piace un’opera strizza le labbra e quando non la soddisfa arriccia il naso?» stavolta toccò a lei trafiggerla con un sorriso provocatorio.
Paola incassò il colpo con nonchalance, prese tempo per pensare ad una risposta bevendo un sorso di vino.
«Dunque non sono l’unica che è stata colpita da un colpo di fulmine, stasera» ribatté tranquilla.
Alla donna scappò un risolino divertito.
«E la sua fede?» domandò fermandosi in un angolo della sala e voltandosi verso la sua interlocutrice con aspettativa.
Paola si fermò a sua volta, volutamente a poco meno di un passo dal corpo dell’altra. Era diversi centimetri più alta di lei, quindi si abbassò leggermente in avanti sporgendosi verso il suo orecchio.
«Non è un problema per me, se non lo è per lei» sussurrò con voce bassa ed intima.
Si trattenne un attimo in quella posizione, annusando con insistenza l’odore della donna e sfiorandole la mascella con la punta del naso.
Quando si spostò per incontrare nuovamente il suo sguardo, trovò i suoi occhi torbidi e brucianti.
«Vieni con me» le ordinò la donna, afferrandola per un polso e tirandola con sé mentre camminava a passo svelto per una serie di corridoi.
Paola lasciò andare una risata divertita ed impaziente, seguendola docilmente. Più si inoltravano nella ragnatela di corridoi, più la musica ed il chiacchiericcio della sala divenivano indistinti suoni in sottofondo.
La donna si fermò davanti ad una porta con su la targhetta “Direzione”. L’aprì con disinvoltura e ci entrò, tirandosi dietro anche Paola. Dopo essersi assicurata che la porta fosse chiusa a chiave, si voltò verso di lei e cominciò ad avanzare con espressione famelica costringendola ad indietreggiare.
«Vuoi farlo qui?» domandò Paola divertita.
«Avresti preferito in sala, davanti a tutti?» la provocò l’altra continuando ad avanzare.
Paola si limitò a sorridere maliziosa, poi il suo cammino all’indietro fu bloccato da un ostacolo, e lei non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi a vedere di cosa si trattasse, che la donna le fu addosso baciandola con prepotenza.
Consumarono quell’attimo di passione, lì, poggiate ad una scrivania, con le gonne dei vestiti alzate sopra la vita, le bretelle calate sulle spalle e le mutande attorcigliate alle caviglie.
Poco più di dieci minuti dopo, tornavano verso la sala principale. Paola si fermò un attimo prima di entrare, nascosta dietro una colonna, per aggiustarsi i capelli fermati in una coda di cavallo, ormai completamente disfatta e disordinata.
«Hai rischiato di strapparmeli via, i capelli» commentò sarcastica, verso la sua accompagnatrice, stringendo l’elastico attorno alla coda bionda nuovamente perfetta.
«Ero presa dal momento» si difese la donna, scoccandole un’occhiata furba.
Paola scosse la testa, la trafisse con i suoi profondi occhi castani, ma infine non riuscì a trattenere un sorriso.
«Torniamo alla festa» disse, poggiandole una mano dietro la schiena e guidandola verso l’interno della sala.
Non appena varcarono l’ingresso, videro correre verso di loro un uomo un po’ panciuto e con un accenno di calvizie, che aveva un’aria piuttosto trafelata.
«Alessia! Dove ti eri cacciata? Ti aspettano per il discorso» proruppe rivolto alla donna, ignorando completamente Paola.
«Oh Alberto» Alessia lanciò uno sguardo di sottecchi a Paola, poi tornò a guardare l’uomo davanti a sé «Sono stata… occupata”».
L’uomo seguì la sua occhiata furtiva e, quando incontrò il viso di Paola, che lo accolse con un ghigno sardonico, arrossì e si passò una mano sulla fronte.
«Ah! Non mi ero reso conto che fossi in compagnia» si giustificò con un sorriso di scuse.
Alessia scosse bonariamente il capo e gli poggiò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
«Questo è Alberto Fozio, direttore del Museo di Arte Contemporanea di Siena. Mi ha aiutato a trovare dei contatti per organizzare questa mostra» spiegò a beneficio di Paola «E dato che si tratta della mia prima mostra, come curatrice, direi che il suo aiuto è stato davvero prezioso» chiosò con un sorriso grato verso il direttore.
«Molto piacere» Paola gli tese la mano con aria amichevole.
«Piacere mio» rispose lui, stringendogliela per qualche momento e successivamente voltandosi verso Alessia con aria interrogativa.
«Ah sì, che sciocca!» Alessia alzò gli occhi al cielo biasimando la sua stessa distrazione «Lei è Paola Sacchi, mia moglie».
Un improvviso lampo di consapevolezza passò negli occhi di Alberto, che finalmente sorrise più rilassato.
«La famosa Paola, quindi. Alessia parla moltissimo di te» si fermò un attimo pensieroso «A questo proposito, mi pareva di aver capito che non ci saresti stata questa sera» le rivolse uno sguardo interrogativo.
Paola sbuffò divertita.
«Infatti, non sarei dovuta venire» confermò gettando uno sguardo ad Alessia che le restituì un’occhiata graffiante «Ma poi ho pensato che, vendicativa com’è mia moglie, avrebbe potuto decidere di punirmi flirtando con la prima bionda che le avesse offerto un calice di prosecco» stavolta guardò divertita la sua compagna «Quindi ho pensato bene di precipitarmi qui ed essere io la prima bionda ad offrirglielo» terminò tornando, soddisfatta, con lo sguardo su Alberto.
Quest’ultimo non trattenne un risolino divertito a quella spiegazione, poi scosse la testa riassumendo un’aria seria.
«Mi fa piacere che vi siate chiarite, ma credo che sia davvero ora di andare per te , Alessia» spostò lo sguardo al centro della sala, dove era già stato approntata un’asta con un microfono.
«Arrivo subito» la donna annuì, prima di spostare lo sguardo su sua moglie.
Alberto capì che gli serviva un minuto da sole, quindi discretamente si allontanò.
«Dimmi in bocca al lupo» mugugnò Alessia con aria inquieta.
Paola sorrise e le circondò il viso con entrambe le mani, si avvicinò a lei lentamente e le diede un dolce bacio sulle labbra.
«Ti amo» le rispose invece.
Alessia sorrise, rincuorata e più tranquilla, e si avviò verso il centro della sala, sicura che lo sguardo di sua moglie la stesse seguendo e che lei fosse lì a posta per supportarla ed infonderle coraggio.



  
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