Mi piaceva la sensazione che davano le gocce di pioggia quando venivano a contatto con la mia pelle. La pioggia era rilassante, assomigliava tanto alle lacrime.
Salate.
Nessuno si accorgeva se piangevi, perché la pioggia portava via tutto. Non lasciava niente.
Arrivata sotto a un larice decisi di sedermi al riparo che offriva la grande chioma.
Dire che ero bagnata era un eufemismo, ero zuppa, ma non mi importava. Era da tanto tempo che non mi importava più.
Non feci in tempo a mettere due pensieri in fila che sentii una voce in lontananza chiamarmi, ma non mi importava.
Non volevo vedere nessuno. Non oggi. Non alzai neanche gli occhi, se l'interlocutore fosse stato acuto avrebbe capito che non cercavo compagnia. Ma non lo era affatto, e quindi mi si avvicinò, finché non riuscii a distinguere chiaramente la sua voce.
-Lily.-
Non gli risposi.
-Lily.-
Niente.
-Lily!-
Alzai lo sguardo. E lo vidi. Fradicio e bello come sempre, che mi sovrastava con sguardo preoccupato.
-Cosa c'è?- chiesi in tono sommesso.
-Volevo sapere come stavi.-
-Sto bene.-
-E allora perché stai piangendo?-
Come aveva fatto a scoprirlo? La pioggia doveva coprire tutto, anche le lacrime. E come leggendomi nella mente mi rispose: -Puoi raccontare quello che vuoi, ma non puoi ingannare uno che ha speso cinque anni della sua vita nel guardare la stessa persona tutti i giorni.-
-Tutti i giorni?- chiesi sarcastica.
-E la notte ti sognavo, ti sogno.-
-Perché?-
-Perché il cuore non vuol dar retta alla ragione.-
-La ragione...- ripetei.
-Sì, la ragione.-
-Perché ti ostini con questa storia?-
-Te l'ho detto, non voglio arrendermi.-
Lo guardai di sbieco, come poteva dirlo veramente?
-Non ti arrenderai tanto presto vero?-
-No.-
-Bene... Non farlo.-
-Come?-
-Non farlo, non voglio che tu lo faccia.-
-Davvero?-
-Già.-
Sorrise, di un bellissimo sorriso. Uno di quei sorrisi che ti riscaldano l'anima e non ti fanno capire più niente.
Sorrisi anch'io.
Mi piaceva sorridergli, era qualcosa di naturale, di giusto.
Mi faceva stare bene, anche lì, sotto la pioggia.