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Autore: LeMuseInquietanti    31/10/2008    1 recensioni
<< sei una donna, non sarai mai libera >> replicò Narcissa, ma non vi era tristezza ad illanguidire il viso, una simile asserzione non la turbava, era quasi un postulato, un assioma, qualcosa dato per scontato a priori e inconfutabile. Era ciò che mandava in bestia Andromeda, la tranquillità con cui le altre Purosangue accettavano quello che lei a stento sopportava immaginare. << allora non sarò più una donna! >> strillò, e in un attimo, fu fuori dal Dormitorio. Lucius Malfoy si avvicinò alle sorelle Black, che mostravano l’una una certa rabbia, solo per non aver avuto l’ultima parola, l’altra una totale indifferenza << ha sempre avuto una certa propensione alla tragedia, dopotutto è la figlia di mezzo, se non si dava da fare chi mai l’avrebbe notata? >> << No Cissy, lei ha avuto sempre una spiccata tensione per la bastardaggine. Se non fossimo parenti le spaccherei volentieri la faccia >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue Puro

Not conventional Halloween



Le zucche illuminate da candele fluttuanti fungevano da paralumi nella stanza, altrimenti avviluppata dal manto oscuro della notte. La Sala Grande era stata incantata in modo che il soffitto ospitasse solo un mare di pece dove minuscoli puntini trapunti nell’infinito erano gli unici spiragli luminosi. Tutto pareva freddo, nuvoloni gravidi di tempesta, di sventura avevano ingoiato la luna.
Appese alle pareti svettavano gli stemmi delle quattro Case, irradiando pallidi riverberi sulle tavolate chilometriche appena sotto di loro. il centro del salone era stato sgombrato, tutto pareva fosse stato creato per ottenere una pista abbastanza grande per ospitare una partita di Quidditch.
Andromeda Black constatò questo e altro facendosi aria con un antico ventaglio di famiglia, in modo da poter storcere le belle labbra rosee senza che nessuno la vedesse. Non si capacitava di vedere quella sala pacchiana e teatrale in cui gli studenti erano costretti a sorbire i loro pasti ogni santo giorno tirata a lucido in tal modo, come se l’orgoglio del castello si fosse risvegliato all’improvviso ed avesse imposto una necessaria trasformazione.
Gli occhi di Andromeda indugiarono a lungo sulle finestre, splendevano nonostante l’atmosfera tetra causata dalle lanterne fluttuanti a forma di zucca che volteggiavano annoiate attorno al soffitto, poi si posarono sugli stemmi, erano fulgidi e imponenti. Le parve per un attimo, assicurandosi della perfetta pulizia di ogni chincaglieria abbandonata per la stanza, di trovarsi catapultata nel suo salotto, che s’impreziosiva di ogni sorta di raffinatezza ogni giorno di più, presentandosi nella sua forma migliore nelle serate di gala, quando l’alta società vi si recava in tutta la sua opulenza per passare un po’ di tempo a spettegolare, a fingere di non voler concludere affari finanziari, o a trovare una nuova fiamma con cui trascorrere patetici momenti di felicità illusoria.
La ragazza si strinse nelle spalle, sbottando rozzamente. Se sua madre l’avesse vista allora, senza il contegno che si addiceva ad una figlia della nobile stirpe dei Black, probabilmente il ripudio sarebbe stata la punizione minore. Eppure, dopo anni di balli, di abiti costosi, di falsi sorrisi e dopo interminabili conversazioni basate su stupidi convenevoli sfocianti poi nell’adulazione e terminanti, negli abitacoli confortevoli di una carrozza, con imprecazioni crudeli e commenti acidi, lei poteva ben dirsi sazia di festicciole, e assolutamente contraria a prendere parte all’ennesima.
Per questo aveva volutamente rifiutato ogni invito ricevuto dai Serpeverde interessati ad accedere al suo cuore, di prendere parte insieme al ballo di Halloween, al ricevimento indetto da Lumacorno proprio quella sera.
Per questo, e non per altre misteriose ragioni, perché odiava le feste, Andromeda aveva deciso volutamente di passare la serata china su qualche manuale, a mettersi in pari con i compiti. Da quando sua sorella Bellatrix aveva accettato la corte di Rodolphus e le trattative per il matrimonio stavano occupando la mente di Druella e Cygnus Black, lei aveva potuto tirare un sospiro di sollievo. Perché aver raggiunto i sedici anni ed essere la più acida delle tre figlie destinate a mirabolanti matrimoni significava paradossalmente divenire la più ammirata, la più contesa. Quella per cui i rampolli Purosangue avrebbero speso un patrimonio pur di averla in moglie.
Sempre per paradosso, Andromeda era la sorella più mite e insignificante delle tre: il primato del fascino spettava a Bellatrix, che non perdeva mai l’occasione per incantare chiunque si soffermasse ad osservarla, anche per caso, grazie alla sua innata dote dialettica e alla bellezza seducente insita in ogni angolo del suo corpo. Ma Bella aveva un’anima dedita all’amor proprio, e poiché nessuno ancora, l’aveva fatta soffrire, questa leonessa mascherata da gazzella feriva senza mai sanguinare, e una così non poteva comprendere cosa significasse amare. Figurarsi accettare la corte di un Lestrange melenso e possessivo come Rodolphus!
Andromeda non era bella quanto Narcissa: ma la sua sorellina minore era ancora fredda e razionale, un pezzo di ghiaccio che nessun sole ancora aveva potuto sciogliere, Narcissa era permafrost che nel profondo del suo cuore sperava di venir infranto, anche se in superficie, i suoi gelidi occhi parevano voler scongiurare ogni possibile interessato.
Andromeda quindi non era né la più fascinosa, né la più bella. Eppure era coraggiosa, leale e da qualche tempo aveva perfino smarrito la certezza di essere perfetta, pertanto aveva un certo riguardo per le critiche, cosa che l’avvicinava agli esseri umani e costituiva la linea di demarcazione tra lei e gli altri componenti della famiglia Black.
Andromeda era corteggiata perché pareva sfuggente, eludeva ogni suo ammiratore scappandogli come acqua dalle mani con lenta cautela, ma avanzando verso la salvezza inesorabilmente. Andromeda era fatta di un’altra sostanza, non era aristocratica e intoccabile. Semplicemente la volevano tutti perché era diversa, unica, preziosa.
<< signor Tonks, levi dall’angolo quello scheletro! Merlino, quante volte dovrò ripeterlo che gli studenti non sono autorizzati ad introdurre nella Sala Grande addobbi non accettati dal Comitato di Organizzazione del Ballo? >>
La professoressa di Trasfigurazione, la McGranitth stava inveendo esasperata nei confronti di un prefetto di Tassorosso. Andromeda si strozzò a dir poco quando vide quel tipo bizzarro danzare con un vecchio scheletro, uno di quelli stipati in Infermeria per aiutare la vecchia Madama Knife nel ricordare la corretta posizione delle ossa umane ( beh, lei aveva sezionato ogni sorta di animale fino a quasi perdere cognizione sulla struttura del corpo umano ) e per poco non si lasciò sfuggire una risata. Quel dannato Mezzosangue non perdeva mai occasione per mostrarsi un idiota, davanti ad ogni donna dell’istituto, professoresse comprese. << ma professoressa, i Babbani usano questi oggetti per terrorizzare i bambini, la notte di Halloween. Ho pensato che sarebbe stato divertente se li avessimo usati anche qui ad Hogwarts, solo per farci due risate >>
<< dubito che questo possa scacciare il sonno dei tuoi compagni, signor Tonks. E comunque lì è già stato deciso cosa poggiare. Sarà la postazione delle foto ricordo >> la donna lanciò un’occhiata rassegnata verso il cielo, anche lei non era certo un’estimatrice dei ricevimenti << quindi non abbiamo bisogno di altri giocattoli >>
<< da Prefetto volevo solo rendermi utile >> si scusò Tonks, passandosi una mano tra i capelli indomabili, che facevano sbellicare dalle risate Bellatrix e Narcissa.
<< la prossima volta sono certa che le chiederemo una mano, visto il gaudio con cui ti sei fatto avanti. Beh, cinque punti a Tassorosso per il pensiero, ma adesso ti propongo di pattugliare un po’ i corridoi, ho paura che i “signori” del Settimo Anno abbiano in mente qualche scherzetto alle nuove reclute >>
Tonks la salutò come se si trovasse di fronte ad un capitano << certo Mylady. Beh, Miss Osso pare che anche quest’anno la tua carriera sia stata bloccata sul nascere. >>esclamò ridendo, e ancora ballando con lo scheletro sfortunato attraversò la grande stanza. Si diresse verso di lei, Andromeda, e per qualche misteriosa ragione le sorrise << fate largo a Miss Osso! >> gridò nei corridoi, e sparì lasciandosi alle spalle la Lady Grigia accigliata e il Barone Sanguinario come non mai lieto di non essere, per una volta, la causa del turbamento del fantasma.
Andromeda rimase immobile, con gli occhi ancora rivolti a quello strano tipo. Era un Tassorosso, un patetico Tassorosso, e per di più Mezzosangue. Si divertiva con oggetti e con modi che avrebbero fatto dubitare della sua sanità mentale. Doveva essere pazzo, o giù di lì.
Sorrise da dietro il merletto del suo ventaglio.
In fondo anche lui, come lei, era diverso dalla massa.


<< Così resterai nella tua stanza a piangerti addosso? >>
Bellatrix masticava quasi a bocca aperta, rozza e sanguigna, canzonando la notizia appena ricevuta da sua sorella. Andromeda non sarebbe andata al ballo, quella sera. Stavano pranzando ognuno nei propri dormitori, visti i preparativi indetti in Sala Grande, così i Serpeverde per una volta non avevano nulla da obiettare sul panorama detestabile che dovevano sorbirsi durante i pranzi, naturalmente la vista dei loro avversari Grifondoro, di quei secchioni dei Corvonero e delle nullità patentate di Tassorosso. << come mai, Meda, non ti sopporta nessuno? >>
Bella e i suoi modi del diavolo. A volte Andromeda pensava che se non fossero state sorelle, certamente lei avrebbe potuto odiarla. Si sforzò di sorridere, e scandì le parole come se parlasse con un troll, e con la stessa certezza che comunque, non sarebbe stata ascoltata << vedi Bella, sono io a non sopportare nessuno a scuola. E poi i balli mi annoiano, non vedo perché debba agghindarmi e fingermi allegra per ore, farmi dolere i piedi e poi dover tentare una fuga a metà serata per evitare il bacio della buona notte di qualche bavoso corteggiatore >>
<< Come possono non piacerti i balli? Ballo significa nuovi vestiti, tanto per cominciare >> si intromise Narcissa, che da un po’ di tempo passeggiava ostinatamente con uno specchio, contemplando nel tempo libero se fosse poco più bella del secondo precedente. Da quando Lucius Malfoy le aveva confessato che stava diventando più bella di Bellatrix, Narcissa aveva scoperto il portento della sua bellezza, e come una madre ansiosa e inesperta trascorreva ogni attimo della sua vita domandosi come preservarla, come farla fiorire a pieno, e soprattutto, come ottenere nuovi complimenti da quel giovane dal sorriso accattivante che l’aveva ferita con il suo sguardo e che adesso pareva non avesse intenzione di salvarla dall’emorragia.
<< Cissy, continuando così finirò per credere anche io nella tua superficialità. Ma guardatevi: vi state trasformando in… in nostra madre! >> le colpevolizzò la ragazzina, scuotendo la chioma fulva cascante fino alla schiena esasperata.
<< nostra madre ha realizzato tutti i suoi sogni. Non vedo quale temibile destino sia seguire la sua stessa strada. >> replicò Narcissa, ancora persa nella contemplazione di fronte allo specchio.
<< tanto per iniziare dovremmo essere delle marionette, nelle mani di nostro padre >>
<< beh, se non lo hai ancora capito… Svegliati! Siamo nate per questo! >> E mentre diceva questo, Bella quasi le saltò addosso, alla maniera dei gatti, con gli artigli pronti ad affondarle nella carne.
<< e ti diverte l’idea di essere solo uno strumento per la produzione di nuovi bambini? >>
<< Purosangue, non bambini >>
Andromeda lasciò andare la forchetta, che cadde sul pavimento risuonando. Si trovò con il fiato corto, il cuore le pulsava, sul viso dardeggiava la costernazione, la rabbia, la delusione nel vedere le sorelle rassegnate al loro compito.
<< volete sapere perché ho deciso di non venire alla festa? >> domandò, più a se stessa che a chiunque la volesse ascoltare, e di orecchie attente ormai ve n’erano tante stipate in quella stanza << perché non voglio appartenere al passato, non voglio vivere nella menzogna. Io sarò libera. >>
<< sei una donna, non sarai mai libera >> replicò Narcissa, ma non vi era tristezza ad illanguidire il viso, una simile asserzione non la turbava, era quasi un postulato, un assioma, qualcosa dato per scontato a priori e inconfutabile. Era ciò che mandava in bestia Andromeda, la tranquillità con cui le altre Purosangue accettavano quello che lei a stento sopportava immaginare.
<< allora non sarò più una donna! >> strillò, e in un attimo, fu fuori dal Dormitorio.
Lucius Malfoy si avvicinò alle sorelle Black, che mostravano l’una una certa rabbia, solo per non aver avuto l’ultima parola, l’altra una totale indifferenza << ha sempre avuto una certa propensione alla tragedia, dopotutto è la figlia di mezzo, se non si dava da fare chi mai l’avrebbe notata? >>
<< No Cissy, lei ha avuto sempre una spiccata tensione per la bastardaggine. Se non fossimo parenti le spaccherei volentieri la faccia >>
<< signore, calmatevi! Comunque la vogliate definire, Andromeda che non fa più la donna proprio non la riesco a immaginare. E poi, cosa dovrebbe fare per non essere più una donna? >>

La campanella dell’inizio delle lezioni pomeridiane suonò a lungo, per costringere gli studenti elettrizzati per l’imminente festa a tornare con i piedi per terra. La classe si riempì di visi annoiati, di mani femminili che tracciavano bozzetti che si rivelavano essere anticipazioni alle amiche sui loro abiti. I ragazzi avevano l’aria tesa, preoccupata, altri sembravano rilassarsi attendendo che il professore di Storia della Magia smettesse di sproloquiare invano di battaglie e intrighi la cui rassegna, inascoltata nei tempi di pace, figurarsi come cadeva miseramente nel dimenticatoio adesso che c’era la corsa agli armamenti per il ballo!
Ted Tonks sembrava l’unico intento a prendere qualche appunto, la Storia era una delle poche materie che davvero attraevano il suo interesse. Forse perché le battaglie e gli eroi immortali erano tutto l’opposto di quello che lui era. Una nullità, nel profondo.
O almeno questo credeva di se stesso.
Non che non avesse amici, era pur sempre un Tassorosso, e si sa che i Tassorosso sono i più leali e amichevoli dei maghi. Doveva pur vantarsi della sua Casa, comunque sia.
Fu quindi l’ultimo ad accorgersi che all’improvviso, i discorsi in sottofondo dell’intera scolaresca cambiarono repentinamente soggetto. Quando Ted alzò gli occhi vide seduta accanto a lui una ragazza che gli sembrava di non aver mai visto. Aveva la testa completamente rasata a zero, non portava nessun trucco, ed indossava con orgoglio la divisa maschile. In silenzio, e ignorando chiunque la fissasse con la bocca aperta, Andromeda Black aprì il libro e il quaderno, e iniziò ad osservare il professore fantasma che borbottava senza posa.
Ted si accorse che sotto gli occhi, un segno profondo e a modo suo indelebile, impresso nell’anima, aveva occhiaie rossastre, effetto di un pianto incontrollabile. Nonostante lei non gli avesse mai parlato, Ted si sentì comunque triste nei suoi confronti.
Andromeda in fondo, sembrava la più normale, nell’anormalità tipica delle famiglie ricche e nobili come le sue. Era un’insolita Purosangue. Tanto per cominciare, non chiamava mai, almeno in pubblico, gli altri come feccia, o Mezzosangue. Era già un grande pregio. E poi aveva occhi di cristallo che sembravano potergli penetrare l’anima. Cosa che se non era un pregio, era di certo un’arma. Si trovò stupidamente a fissarla, per un istante lunghissimo. Che si rivelò non essere un semplice attimo.
<< cos’hai da guardare? >> sbottò alla fine, guardandolo con astio << cos’è anche tu vuoi che ti spieghi cosa mi è saltato per la testa? >>
<< beh, devi essere stata attaccata da un rasoio, suppongo >> replicò Ted, sorridendo << comunque non guardavo te. Ero sovrappensiero. >>
Lei fece una smorfia, le ciglia lunghe si serrarono nascondendo gli occhi << buon per te. adesso scusami, ma devo prendere gli appunti >>
Il silenzio seguì le sue parole. Meda in realtà scriveva in maniera sconnessa, il suo pensiero cadeva sempre sulle sorelle, sui Serpeverde, che avrebbero sparlato per secoli la sua stupidissima idea di tagliarsi i capelli. Aveva voglia di piangere, era diventata un mostro! E aveva confuso il suo essere donna con l’abbruttirsi, concetti estremamente diversi. Era frivola e stupida, come tutte le donne con il suo futuro.
<< Black? >>
<< Tonks cosa diamine vuoi? >>
<< Adesso finalmente ti si vedono gli occhi. Non dovresti mai nasconderli, sono lo specchio dell’anima. La tua mi sembra stupenda >> sussurrò il ragazzo, arrossendo con rabbia.
Andromeda lo fissò stupita. Come poteva un Mezzosangue, un figlio di Babbani, uno inferiore e per di più Tassorosso, uno scherzo della natura, come lo avrebbe definito sua madre, ebbene come poteva lui rivolgerle un simile complimento, all’improvviso?
<< non eri sovrappensiero? >> disse lei, cercando di mantenersi seria.
<< si, indovina a cosa pensavo? >>
Lei arrossì, cerco i capelli per nascondersi dietro qualche morbida ciocca, con stizza non la trovò. Già, si era rasata la testa. Che idiota patentata.
<< ho fatto arrossire una Black. Finirò ad Azkaban? >>
Meda lo guardò, per un attimo parve inondata dalla solennità, dal potere della verità, rivestita di una bellezza che sulla terra non aveva eguali << io non sono più una Black. Il mio sangue ora è puro >>
La campanella ringhiò furiosamente, gli studenti eppure non si mossero.
Attesero che lei, marciando a testa alta, abbandonasse la stanza, per studiarla da ogni angolazione, per convincersi di non aver avuto un’allucinazione. << deve essere sul serio impazzita >> concluse Lucius Malfoy, alzando le spalle.

<< Si può sapere cosa diamine ti è passato per la mente? >> Bella la acciuffò all’improvviso, mentre lei tentava di far sparire i segni del pianto che, comunque, non volevano abbandonarla. In realtà ci aveva rinunciato. Ma continuava con insistenza a guardarsi gli occhi. Era la prima volta che vedeva la sua anima in maniera così limpida.
Gliel’aveva mostrata uno che l’anima, almeno secondo la sua famiglia, nemmeno ce l’aveva.
L’urlo di Narcissa la riscosse, le due sorelle solo allora la vedevano così, senza capelli, vestita come un ragazzo, pareva che Andromeda avesse rinnegato ogni privilegio dell’essere una Black. Adesso assomigliava ad una cornacchia, indecisa per di più, si vedeva lontano un miglio che il suo era stato un gesto dettato dalla rabbia.
<< dove hai lasciato l’amor proprio? >>
<< E tu Narcissa, dove hai lasciato lo specchio? >>
<< Devi essere una vera stupida! Nostro padre sarà fiero di avere in casa un’anarchica! Tu non capisci cosa stai facendo. Vuoi metterti in mostra perché nessuno ti ha invitato? E lo fai nel peggiore dei modi, rendendoti avvenente come una cavalletta? >>
<< Ragazze, farete tardi per il ballo. I cavalieri non devono attendere troppo. Potrebbero rincorrere altre gonnelle. >> le liquidò Andromeda, e poi senza voltarsi, si precipitò in biblioteca, nell’antro più appartato che potesse trovare.
<< devo assolutamente trovare quel libro >> sospirò. << non voglio essere sulla bocca di tutti. Non mi aspettavo che andasse così. Sono una stupida >>
Passò lunghe ore a cercarlo. Alla fine, sconfitta, chiese alla bibliotecaria dove potesse guardare.
<< Mi spiace, l’unico volume sull’argomento lo hanno preso in prestito per l’infermeria. Ti consiglio di fare un salto lì. Anche se, a quest’ora io se fossi in te cercherei un bell’abito per la festa >>
Andromeda uscì sbattendo la porta infuriata.

Si domandò fino all’ultimo istante, se non fosse stato Lucius Malfoy e le sorelle a toglierle l’unica possibilità per farsi ricrescere i capelli, l’incantesimo che doveva imparare per riuscirci. La rabbia governava la sua mente mentre, ogni nuovo passo la faceva avvicinare alla sua nuova meta, il regno di Madama Knife.
<< e se vi chiederà di farglieli ricrescere, fatele leggere pagina 564. L’estratto dei crini di Unicorno sono il metodo più efficace. >>
Andromeda entrò, con le sopraciglia corrugate per la curiosità << Tonks? >>
Lui si voltò, il viso visibilmente rosso, e l’aria stupita. Era dolce, così.
<< Black! Oh, ecco io… >>
<< Teddy, è lei la ragazza che ha subito la fattura? >> chiese Madama Knife comprensiva << oh, vedrai, non è nulla, ti hanno solo tagliato la chioma, ti poteva andare peggio. Beh, l’estratto dei crini di Unicorno fanno al caso tuo. Vado a preparare la pozione >>
Andromeda annuì. Gli occhi chiari e luminosi si soffermarono su Ted. Lui pareva aver perso la capacità di replicare.
<< così hai spiattellato i fatti miei all’infermiera? Che amico! >>
<< noi due non siamo amici. E comunque >> abbassò la voce << non ho raccontato come sono andati i fatti. Ho detto che ti hanno fatto una >>
Andromeda gli sorrise << sì, lo so. Grazie per esserti preoccupato per me. ma adesso ti conviene andarti a preparare. Non vorrai far aspettare la tua dama al ballo spero! >>
Ted scosse il capo << beh, la mia partner per ora ha poche pretese! È Miss Osso e per quanto le riguarda mi preferisce selvatico! >>
La ragazza riprese a sorridere. Si trovò in imbarazzo.
<< neanche io vado al ballo. Non mi andava >> gli confessò, pacata.
Ted la osservò stralunato << con mezza scuola ai piedi, non ti andava? >>
<< non ho bisogno di altra pubblicità, dopo questo >> sussurrò Meda, indicandosi la testa << davvero no >>
<< un vero peccato. C’è gente che lascerebbe su due piedi la propria ragazza pur di ballare per due minuti con te. >>
lei l’osservò di nuovo, Ted era arrossito dannatamente, ma non per questo aveva perso le parole << non dovresti fare certe dichiarazioni davanti a Miss Osso >>
<< Oh, beh, lei non ci sente, non vede, non ha cervello né cuore, cosa vuoi che provi? >>
<< già, non ci avevo pensato. Beh, in questo caso posso ringraziarti per il complimento. Mi fa sentire davvero lusingata anche adesso che sembro una… >>
<< l’unico tuo vero problema non sono i capelli. L’unica cosa sbagliata è la tristezza nei tuoi occhi, Andromeda >>
rimase interdetta, sentendosi chiamare per nome. E poco mancò perché arrossisse. Ted si era avvicinato, e chissà come la sua mano aveva cinto quella della giovane. Andromeda lo osservava intimorita, ma non fece nulla per scostarsi.
<< spero vorrai essere la mia dama al ballo questa sera >> sussurrò.
<< Io… >>
<< ecco, bevi questo! >> Madama Knife apparve sorridendo, una ciotola fumava tra le sue mani, e un liquido di colore azzurro si vedeva galleggiare sbirciando dentro. << i tuoi capelli saranno più belli di prima >>
<< ora tornerai ad essere la misteriosa Black, la figlia di mezzo dagli occhi di cristallo celati da un manto misterioso, eh Andromeda? >> scherzò Ted, ma nello scherzo c’era un palpito di timore tremendo << d’accordo, io vado a prepararmi. Ho una dama da intrattenere questa sera >> disse, e si chiuse la porta alle spalle.
<< che caro ragazzo! >> esclamò con dolcezza l’infermiera << è da un po’ che ha la testa fra le nuvole. Non sarà mica innamorato? >>
Andromeda non rispose. Passò parecchio tempo a specchiarsi nella pozione, la testa vuota, piena solo dal rintocco frenetico del suo cuore, che imbizzarrito, seguitava a battere.

La sala era piena di gente, quella sera. Abiti sfarzosi, oceano colorato e fluttuante di stoffe diverse che si mescolavano, i corpi si abbracciavano parlando nell’universale linguaggio della danza . Bibite galleggiavano da una parte all’altra scontrandosi con le zucche-lanterne, qualche volta un po’ di Burrobirra cadeva addosso a dei poveri ragazzi, ma tutti ne ridevano, perché quando si avevano le maschere non si poteva essere triste.
Bellatrix danzava con brio, intrattenendo Rodolphus Lestrange, che era giunto all’improvviso chissà come per passare del tempo con lei. Lei che non lo avrebbe amato mai.
Narcissa invece era nelle mani di Malfoy, che cercava di strapparle un bacio con insistenza. Lei lo rifiutava, con il sorriso ad illuminarle il viso.
E lei invece, avanzava, vestita di porpora per la stanza. Tutti la osservavano, era davvero bellissima.
Ma lei non lasciava trasparire nulla se non la sua emozione. L’ansia la dominava.
<< Dove sei Ted? >>
Lo cercò fino a farsi dolere i piedi, la musica era assordante, i professori erano impazziti, ballavano anche loro dimenandosi al ritmo delle Chitarre Stregate. Che l’avesse ingannata?
Un terribile dubbio l’aveva appena colta.
Si sedette, grattandosi la testa assorta.
<< non è venuto >> borbottò.
<< ragazzi, posso avere la vostra attenzione? >> sul palco, una voce richiamava gli studenti ad un attimo di serietà << sto cercando il Prefetto Black, avrei bisogno del suo consulto, grazie >>
<< ehi, Meda, quella feccia di Tonks ti sta cercando >> le disse Narcissa, che chissà come l’aveva raggiunta << alla fine ti sei decisa a venire >>
Andromeda corse fino al palco con il sorriso sulle labbra.
Ted l’attendeva lì, vestito elegantemente, non con la divisa mal stirata come al solito. Era un pasticcione, ma era anche un principe. Uno dal sangue puro. Come lei.
<< alla fine non ti sei fatta ricrescere i capelli! >> disse lui senza l’aria di essere stupito.
<< e tu, perché li hai rasati? >> esclamò lei, accorgendosene all’improvviso.
<<  volevo che vedessi dentro la mia anima >> sospirò lui.
Andromeda sorrise, arrossendo fino alle orecchie << è bellissima, Ted >> confessò con dolcezza.
<< Miss Osso non l’ha apprezzato >>
<< è solo gelosa! >> scherzò lei, e poi, senza sapere come, prese la mano di Ted e lo invitò a ballare.
<< finalmente me lo hai domandato. Ho aspettato a lungo questo momento. Spero solo di non romperlo. Rompo sempre tutto io  >>
<< sono certa che non succederà. Adesso balliamo, c’è una festa da mandare avanti! >>
Lucius Malfoy vide la Purosangue e il Mezzosangue in pista, l’uno cotto dell’altra, e con il suo solito cinismo sospirò << se per innamorarmi devo tagliare la mia chioma, allora preferisco essere bastardo per tutta la vita! >>

Fine

Vi è piaciuta???? Felice Halloween a tutti, e ricordate,
la magia è dovunque noi siamo!
  
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